giovedì 28 agosto 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 18)


Un' altra volta, a primavera, giunsi in una borgata e mi fermai in casa di un prete. Era un uomo d’oro, che viveva da solo. Passai tre giorni con lui. Dopo avermi attentamente osservato per tutto quel tempo, alla fine mi disse: "Rimani con me, io ti darò un salario; ho bisogno di un uomo fidato. Avrai visto che si sta costruendo una nuova chiesa in pietra accanto a quella vecchia che è di legno. Non riesco a trovare una persona coscienziosa che mi sorvegli gli operai e che stia nella cappella a raccogliere le offerte per la costruzione; vedo che tu saresti capace e che questa vita sarebbe adatta per te; tu saresti da solo nella cappella a pregare Dio, c’è là uno sgabuzzino isolato nel quale puoi stabilirti a tuo agio. Rimani, te ne prego, almeno fino a che la chiesa sia costruita". Mi difesi per un bel po’, ma alla fine dovetti cedere alla preghiera insistente del sacerdote. Rimasi dunque tutta l’estate fino all’autunno e mi installai nella cappella. All’inizio fui lasciato tranquillo e mi potei esercitare nella preghiera, ma specialmente nei giorni di festa venivano molte persone, alcune per pregare, altre per sbadigliare, altre ancora per piluccare qualche soldo nella cassetta delle elemosine. E quando vedevano me intento a leggere la Bibbia o la Filocalia, alcuni visitatori intavolavano discorsi con me, altri mi chiedevano di leggere loro qualche brano. Dopo un po’ di tempo notai che una fanciulla del paese veniva spesso nella cappella e vi rimaneva a lungo in preghiera. Tendendo l’orecchio a quello che la fanciulla bisbigliava, mi accorsi che recitava delle curiose preghiere, e certe erano addirittura travisate. Le chiesi: – Chi ti ha insegnato queste parole? – Mi rispose che era stata sua madre che era ortodossa, mentre suo padre era uno scismatico della setta dei senza-preti. La sua situazione mi impietosì e le consigliai di recitare le preghiere correttamente, secondo la tradizione della santa Chiesa. Le insegnai il Padre Nostro e l’Ave Maria. Alla fine le dissi: – Recita soprattutto la preghiera di Gesù; essa ci avvicina a Dio più di ogni altra preghiera e tu ne ricaverai la salvezza dell’anima tua. La fanciulla mi ascoltò con attenzione e agì con molta semplicità, secondo i miei consigli. Lo credereste? Dopo un po’ di tempo mi annunciò che si era abituata alla preghiera di Gesù, che sentiva il desiderio di ripeterla senza posa se fosse stato possibile; quando pregava, sentiva il gusto della preghiera e infine la gioia e insieme il desiderio di continuare a pregare sempre di più, invocando il nome di Gesù Cristo.

La fine dell’estate si avvicinava; molti visitatori della cappella venivano a trovarmi, non più soltanto per chiedermi un consiglio o una lettura, ma per raccontare le loro pene domestiche e anche per sapere come ritrovare gli oggetti smarriti; evidentemente alcuni di loro mi prendevano per un mago. Un giorno infine la –fanciulla accorse tutta disperata per chiedermi che cosa doveva fare. Suo padre voleva sposarla contro voglia a uno scismatico come lui e l’officiante sarebbe stato un contadino. – Ma è un vero matrimonio, questo? – diceva angosciata – È concubinato e basta! Io voglio scappare di casa, seguendo lo sguardo dei miei occhi! Le dissi allora: e dove andrai? Ti potranno sempre raggiungere. Con i tempi che corrono, non potrai mai nasconderti senza documenti, e si arriverà facilmente a riacciuffarti; è meglio che tu preghi Dio con fervore affinché spezzi con le sue vie la risoluzione di tuo padre e salvi la tua anima dal peccato e dall’eresia. Questo è meglio del tuo progetto di fuga. 

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