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UN RACCONTO PER L'ESTATE |
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 14)

Lessi una volta, poi un’altra, e questa lettura
infiammò il mio zelo e il desiderio di provare coi fatti tutto quello che avevo
letto. Scoprii chiaramente il senso della preghiera interiore, i mezzi per
arrivarci e i suoi effetti; compresi che essa riscalda l’anima e il cuore, e
che si può distinguere se questa felicità viene da Dio, dalla natura sana o
dall’illusione. Cercai per prima cosa di scoprire il luogo del cuore, secondo
l’insegnamento di san Simeone il Nuovo Teologo. Chiusi gli occhi e diressi il
mio sguardo verso il cuore, cercando di rappresentarmelo com’è, nella parte
sinistra del petto, e ascoltando attentamente il suo battito. Ripetei questo
esercizio prima per mezz’ora, molte volte al giorno; all’inizio non vedevo che
tenebre; presto però il mio cuore apparve e sentii il suo movimento profondo;
poi arrivai a introdurre nel mio cuore la preghiera di Gesù e a farvela uscire,
seguendo il ritmo del respiro, secondo l’insegnamento di san Gregorio il
Sinaita, di Callisto e di Ignazio; perciò, guardando con lo spirito nel mio
cuore, inspirai l’aria e la tenni nel petto, dicendo: Signore Gesù Cristo, e la
espirai dicendo: abbiate pietà di me. Mi esercitai per un’ora o due, nei primi
tempi, poi mi applicai con sempre maggiore frequenza a questa occupazione, e
infine passai così quasi tutta la giornata. Quando mi sentivo pesante, stanco o
inquieto, leggevo subito nella Filocalia i passi che trattano dell’attività del
cuore, e il desiderio e lo zelo per la preghiera rinascevano in me. In capo a
tre settimane, avvertii un dolore al cuore, e poi un tepore gradevole e un
sentimento di consolazione e di pace. Questo mi infuse maggior forza per
esercitarmi nella preghiera a cui i miei pensieri si riferivano, e cominciai a
provare una gioia immensa. Da quel momento provai di volta in volta diverse
sensazioni nuove nel cuore e nello spirito. Talvolta c’era nel mio cuore come
un fervore e una leggerezza, una libertà, una gioia così grandi che ne ero
trasformato e mi sentivo in estasi. A volte, sentivo un amore ardente per Gesù
Cristo e per tutta la creazione divina. Talvolta le mie lacrime fluivano da
sole per riconoscenza al Signore che aveva avuto pietà di me, peccatore
indurito. Talvolta il mio spirito angusto si illuminava in modo tale che io
comprendevo chiaramente quello che un tempo non avrei potuto nemmeno concepire.
Talvolta il dolce calore del mio cuore si diffondeva in tutto il mio essere e
sentivo con emozione la presenza infinita del Signore. Provavo certe volte una
gioia potente e profonda nell’invocare il nome di Gesù Cristo e comprendevo
quel che significa la sua parola: Il Regno di Dio è dentro di voi (Lc 17,21).
In mezzo a tali benefiche consolazioni, notai che gli
effetti della preghiera del cuore si manifestano sotto tre forme: nello spirito,
per esempio, la dolcezza dell’amore di Dio; nei sensi il gradevole calore del
cuore, la pienezza di dolcezza nelle membra, il fervore della gioia nel cuore,
la leggerezza, il vigore di vita, l’insensibilità alle malattie o alle pene;
nell’intelligenza l’illuminazione della ragione, la comprensione della sacra
Scrittura, la conoscenza del linguaggio della creazione, il distacco dalle vane
cure, la coscienza della dolcezza della vita interiore, la certezza della
vicinanza di Dio e del suo amore per noi.
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