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RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO |
(pag. 3)

– Vi prego, venerando Padre, spiegatemi che cosa è la
preghiera interiore perpetua e come la si può imparare; vedo che voi ne avete
un’esperienza profonda e sicura.
Lo starets accolse la mia domanda con bontà e mi
invitò a rimanere con lui:
– Vieni da me, ti darò un libro dei Padri che ti farà
comprendere in modo chiaro che cosa sia la preghiera e te la farà imparare con
l’aiuto di Dio.
Entrammo nella sua cella e lo starets mi rivolse
queste parole:
– La preghiera di Gesù, interiore e costante, è
l’invocazione continua e ininterrotta del nome di Gesù con le labbra, con il
cuore e con l’intelligenza, nella certezza della sua presenza in ogni luogo, in
ogni tempo, anche durante il sonno. Si esprime con queste parole: "Signore
Gesù Cristo, abbiate pietà di me!"
Chi si abitua a questa invocazione ne riceve gran
consolazione e prova il bisogno di dire sempre questa preghiera; dopo un po’ di
tempo, non può più vivere senza ed essa scorre in lui da sola. Comprendi ora
cos’è la preghiera perpetua?
– Lo comprendo benissimo, padre! In nome di Dio,
insegnatemi ora come arrivarci! Esclamai pieno di gioia.
Come si impari la preghiera, lo vedremo in questo
libro, che si chiama Filocalia, e contiene la scienza completa e
particolareggiata della preghiera interiore perpetua esposta da venticinque
Padri; è così utile e perfetto da essere considerato la guida essenziale della
vita contemplativa e, come dice il beato Niceforo, "conduce alla salvezza
senza pena e senza dolore".
– È allora più alto della Bibbia? Gli chiesi:
– Non è più alto né più santo della Bibbia, no. Ma
contiene le spiegazioni luminose di tutto quel che rimane misterioso, nella
Bibbia, a cagione della debolezza del nostro spirito, la cui vista non arriva
fino a quelle altezze. Ecco un’immagine: il sole è un astro maestoso,
splendente e superbo; ma non si può guardarlo a occhio nudo. Per contemplare
questo re degli astri e sopportare il suo sguardo di fiamma, bisogna usare un
vetro artificiale, infinitamente più piccolo e più opaco del sole. Bene: la
Scrittura è quel sole splendente e la Filocalia quel pezzo di vetro. Ascolta,
ora ti leggerò come esercitarsi alla preghiera interiore perpetua.
Lo starets aprì la Filocalia, scelse un passo di Simeone il Nuovo Teologo e cominciò. "Rimani assiso nel silenzio e nella solitudine, piega il capo, chiudi gli occhi; respira più dolcemente, guarda con l’immaginazione nell’intimo del tuo cuore, raccogli la tua intelligenza, ossia il tuo pensiero, dalla testa al cuore. Scandisci respirando: "Signore Gesù Cristo, abbiate pietà di me", a voce bassa, o anche soltanto con la mente. Sforzati di cacciar via ogni pensiero, sii paziente e ripeti questo esercizio".
Poi lo starets mi spiegò tutto questo con degli
esempi, e leggemmo ancora nella Filocalia le parole di san Gregorio il Sinaita
e dei beati Callisto e Ignazio. Tutto quel che leggemmo lo starets me lo
spiegava con parole sue. Io stavo attento ed estatico, sforzandomi di fissare
tutte quelle parole nella memoria con la maggior precisione. Passammo così
tutta la notte e andammo a mattutino senza aver dormito mai. Lo starets,
congedandomi, mi benedisse e mi esortò a tornare con franchezza e semplicità di
cuore, perché è vano accingersi senza guida all’opera dello spirito.
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