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| RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO |
(pag. 9)
Qualche tempo dopo giunse il momento di
bere; morivo dalla voglia e aprii il mio baule per prendere il denaro e correre
alla mescita. Mi cadde sotto l’occhio il Vangelo, e mi tornò in mente
immediatamente tutto quello che il monaco mi aveva detto. Lo aprii e cominciai
a leggere il primo capitolo di Matteo. Lessi fino in fondo, senza capirci
nulla. Ma mi ricordai quello che aveva detto il monaco: non importa se non
capisci, basta che tu lo legga con attenzione. Bene – dissi tra me – leggiamone
un altro capitolo. La lettura mi sembrò più chiara. Ecco già il terzo: non
l’avevo cominciato che squillò il segnale della ritirata. Non c’era più modo di
uscire dalla caserma, e rimasi senza bere. Il mattino dopo, mentre stavo per
uscire a cercare un po’ d’acquavite, mi dissi: e se leggessi un altro capitolo
del Vangelo? Stiamo un po’ a vedere. Lessi e non mi mossi di là. Un’altra volta
ancora mi venne voglia di bere dell’alcool, ma mi misi a leggere e mi sentii
rinfrancato. Ne fui tutto riconfortato, e a ogni richiamo del mio vizio, mi
precipitavo su un capitolo del Vangelo. Più il tempo passava e meglio andavano
le cose. Quando ebbi finito i quattro Vangeli, la mia passione per il vino era
completamente scomparsa; ero diventato di sasso a tal riguardo. Ed ecco, da più
di vent’anni non assaggio più una bevanda alcolica. Tutti furono stupiti del
mio mutamento. In capo a tre anni fui riammesso nel corpo ufficiali, percorsi i
gradi successivi e divenni capitano. Presi moglie, capitai in una bravissima
donna; abbiamo messo da parte qualcosa e ora, grazie a Dio, le cose vanno
benino; aiutiamo i poveri come possiamo e ospitiamo i pellegrini. Ho un figlio
che è già ufficiale, un gran bravo ragazzo. Ebbene vedi, dopo la mia
guarigione, mi sono ripromesso di leggere ogni giorno, per tutta la mia vita,
uno dei quattro Vangeli per intero, e non c’è ostacolo che valga. Quando sono
carico di lavoro e mi sento spossato, mi corico e prego mia moglie o mio figlio
di leggere il Vangelo accanto a me, così non vengo meno al mio impegno. In
testimonianza di riconoscenza e per la gloria di Dio, ho fatto rilegare il
Vangelo in argento massiccio e lo porto sempre sul mio petto. Ascoltai con vivo
piacere i propositi del capitano e gli dissi: – Ho conosciuto un caso analogo
al vostro; nel mio villaggio, alla fabbrica, c’era un bravissimo operaio che
sapeva molto bene il suo mestiere; ma per sua disgrazia gli piaceva bere, e
spesso. Un uomo devoto gli consigliò, ogni qualvolta avesse voglia di
acquavite, di recitare trentatré preghiere di Gesù in onore della santissima
Trinità e degli anni di vita terrena di Gesù. Egli eseguì il consiglio e smise
di bere. E non è tutto; dopo tre anni, entrò in un monastero. – E che cosa vale
di più, la preghiera di Gesù o il Vangelo? Chiese il capitano. – È una cosa
sola, risposi. Il Vangelo è come la preghiera di Gesù, perché il nome divino di
Gesù Cristo racchiude in sé tutte le verità evangeliche. I Padri dicono che la
preghiera di Gesù è la sintesi di tutto il Vangelo. Poi recitammo le preghiere;
il capitano cominciò a leggere dall’ inizio il Vangelo secondo Marco e io lo
ascoltai pregando entro il mio cuore. Il capitano terminò la lettura alle due
del mattino e ci andammo a coricare. Secondo la mia abitudine, mi alzai presto
il mattino; dormivano tutti; l’alba spuntava allora e io mi immersi nella
lettura della mia diletta Filocalia. Con quale gioia l’apersi! Mi pareva di
aver ritrovato un padre dopo una lunga assenza o un amico risuscitato da morte.
Baciai il libro e ringraziai Dio di avermelo restituito; quindi cominciai a
leggere Teolepto di Filadelfia nella seconda parte della Filocalia. Fui
meravigliato di vedere che egli propone di dedicarsi contemporaneamente a tre
ordini di attività: seduto a tavola – egli dice – da’ nutrimento al tuo corpo,
al tuo spirito la lettura e al tuo cuore la preghiera. Ma il ricordo della
benefica sera trascorsa mi spiegò praticamente questo pensiero. Fu allora che compresi il mistero della differenza tra il cuore e lo spirito.
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