martedì 26 agosto 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 15)

Venne il tempo del taglio, i taglialegna si riunirono e dovetti lasciare la mia silenziosa dimora. Ringraziato il guardaboschi e recitata una preghiera, baciai quell’angolo di terra in cui il Signore aveva voluto manifestarmi la sua bontà e partii. Camminai e camminai, percorsi molti paesi prima di entrare in Irkutsk. La preghiera spontanea del cuore fu la mia consolazione durante tutto il cammino, e non cessò mai di confortarmi, anche se a gradi diversi; mai e in nessun luogo mi ha dato noia, nulla ha potuto menomarla. Se io lavoro, la preghiera agisce da sola nel mio cuore e il lavoro va avanti più svelto; se ascolto o leggo qualcosa con attenzione, la preghiera non si interrompe, e io sento l’una e l’altra insieme, come se fossi sdoppiato o se nel mio corpo si trovassero due anime. Mio Dio, com’è misterioso l’uomo!…Le tue opere sono grandi, Signore; tu hai fatto tutto con saggezza (Sal 104,24). Ho avuto nel mio cammino molte straordinarie avventure. Se dovessi raccontarle tutte, non basterebbero delle giornate. Ecco, per esempio: una sera d’inverno passavo solo per una foresta, e volevo andare a dormire a due verste di là, in un villaggio di cui si scorgevano già le prime luci. A un tratto mi si avventò contro un grosso lupo. Tenevo in mano il rosario del mio starets – lo portavo sempre con me –. Respinsi il lupo con il rosario. E – lo credereste? – il rosario mi scappò di mano e si attorcigliò intorno al collo della belva. Il lupo balzò indietro e, saltando attraverso i pruni, le zampe posteriori si impigliarono tra le spine, mentre il rosario si impigliava nel ramo secco di un albero. Il lupo si dibatteva con tutte le sue forze, ma non riusciva a liberarsi perché il rosario gli serrava la gola. Mi feci con fede il segno di croce e avanzai per liberare il lupo; soprattutto temevo che mi strappasse il rosario e portasse via con sé quell’oggetto tanto prezioso. Mi ero appena avvicinato e avevo messo la mano sul rosario che il lupo lo strappò davvero e fuggì via senza troppi complimenti. Così, ringraziando il Signore e ripensando al mio santo starets, arrivai senza fatica al villaggio; mi diressi all’albergo e chiesi da dormire.

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