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UN RACCONTO PER L'ESTATE |
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 15)
Venne il tempo del taglio, i taglialegna si riunirono
e dovetti lasciare la mia silenziosa dimora. Ringraziato il guardaboschi e
recitata una preghiera, baciai quell’angolo di terra in cui il Signore aveva
voluto manifestarmi la sua bontà e partii. Camminai e camminai, percorsi molti
paesi prima di entrare in Irkutsk. La preghiera spontanea del cuore fu la mia
consolazione durante tutto il cammino, e non cessò mai di confortarmi, anche se
a gradi diversi; mai e in nessun luogo mi ha dato noia, nulla ha potuto
menomarla. Se io lavoro, la preghiera agisce da sola nel mio cuore e il lavoro
va avanti più svelto; se ascolto o leggo qualcosa con attenzione, la preghiera
non si interrompe, e io sento l’una e l’altra insieme, come se fossi sdoppiato
o se nel mio corpo si trovassero due anime. Mio Dio, com’è misterioso
l’uomo!…Le tue opere sono grandi, Signore; tu hai fatto tutto con saggezza (Sal
104,24). Ho avuto nel mio cammino molte straordinarie avventure. Se dovessi
raccontarle tutte, non basterebbero delle giornate. Ecco, per esempio: una sera
d’inverno passavo solo per una foresta, e volevo andare a dormire a due verste
di là, in un villaggio di cui si scorgevano già le prime luci. A un tratto mi
si avventò contro un grosso lupo. Tenevo in mano il rosario del mio starets –
lo portavo sempre con me –. Respinsi il lupo con il rosario. E – lo credereste?
– il rosario mi scappò di mano e si attorcigliò intorno al collo della belva.
Il lupo balzò indietro e, saltando attraverso i pruni, le zampe posteriori si
impigliarono tra le spine, mentre il rosario si impigliava nel ramo secco di un
albero. Il lupo si dibatteva con tutte le sue forze, ma non riusciva a
liberarsi perché il rosario gli serrava la gola. Mi feci con fede il segno di
croce e avanzai per liberare il lupo; soprattutto temevo che mi strappasse il
rosario e portasse via con sé quell’oggetto tanto prezioso. Mi ero appena
avvicinato e avevo messo la mano sul rosario che il lupo lo strappò davvero e
fuggì via senza troppi complimenti. Così, ringraziando il Signore e ripensando
al mio santo starets, arrivai senza fatica al villaggio; mi diressi all’albergo
e chiesi da dormire.
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