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RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO (pag. 5) |

– Eccoti abituato alla preghiera. Vedi, bisogna ora conservare quest’abitudine e rafforzarla; non perdere tempo e, con l’aiuto di Dio, impegnati a recitare dodicimila preghiere al giorno; rimani in solitudine, alzati un poco prima, coricati un poco più tardi e vieni a trovarmi due volte ogni mese.
Mi attenni agli ordini dello starets e, il primo giorno riuscii a malapena a recitare le mie dodicimila preghiere, terminando a sera molto avanzata. Il giorno dopo la cosa mi riuscì più facile e più gradevole; sentii dapprima una certa fatica, una specie di indurimento della lingua e una rigidezza nelle mascelle, ma senza alcuna sensazione sgradevole; quindi avvertii un leggero dolorino al palato, poi al pollice della mano sinistra che sgranava il rosario, mentre il braccio si riscaldava fino al gomito, il che provocava una sensazione deliziosa. E questo non faceva che incitarmi a recitare ancor meglio la mia preghiera. Così per cinque giorni io eseguii fedelmente le dodicimila preghiere e insieme con l’abitudine acquistai anche la gioia della preghiera.
In mattino per tempo fui, si può dire, svegliato dalla preghiera. Cominciai a dire le mie orazioni del mattino, ma la lingua mi si inceppava e non avevo altro desiderio che quello di recitare la preghiera di Gesù. Non appena cominciai, divenni tutto gioioso, le mie labbra si muovevano da sole e senza sforzo. Passai tutta la giornata in letizia. Ero come tagliato fuori da tutto e mi sentivo in un altro mondo; terminai senza difficoltà le mie dodicimila orazioni prima della fine della giornata. Avrei addirittura voluto continuare, ma non osavo superare la cifra che mi era stata imposta dallo starets. I giorni che seguirono continuai a invocare il nome di Gesù Cristo con facilità e senza mai stancarmi.
Andai a visitare lo starets e gli raccontai ogni cosa nei più minimi particolari. Alla fine egli mi disse:
– Dio ti ha dato il desiderio di pregare e la possibilità di farlo senza fatica. È un effetto naturale, prodotto dall’esercizio e dall’applicazione costante, come una ruota che si fa girare intorno a un perno; dopo una spinta essa continua a girare su se stessa, ma per far sì che il movimento duri bisogna ungere il meccanismo e dare nuove spinte. Tu vedi ora di quali facoltà meravigliose il Dio amico degli uomini ha dotato la nostra natura sensibile, e hai conosciuto le sensazioni straordinarie che possono nascere anche nell’anima peccatrice, nella natura impura che non è illuminata ancora dalla grazia. Ma quale grado di perfezione, di gioia e di rapimento non raggiunge l’uomo, quando il Signore vuole rivelargli la preghiera spirituale spontanea e purificare l’anima sua dalle passioni! È il dono che ricevono coloro che cercano il Signore nella semplicità di un cuore che trabocca d’amore!
Ormai ti permetto di recitare tante preghiere quante tu vorrai; cerca di consacrare alla preghiera tutto il tuo tempo, e invoca il nome di Gesù senza più contare, rimettendoti umilmente alla volontà di Dio e sperando nel suo aiuto; egli non ti abbandonerà e guiderà il tuo cammino.
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