martedì 12 agosto 2014

UN RACCONTO PER L'ESTATE

RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
Introduzione

In quest’estate ci farà compagnia un libro molto famoso, tradotto in diverse lingue: RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO.
Si tratta di un testo ascetico, scritto da un anonimo russo, che può essere considerato come la versione ortodossa dell’IMITAZIONE DI CRISTO.
Esso divulgò la pratica mistica della preghiera interiore perpetua, la preghiera del cuore ed è assieme alla Filocalia una delle opere più diffuse prodotte dalla spiritualità ortodossa.
L'origine del racconto è sconosciuta. La redazione è successiva al 1853 perché cita la guerra di Crimea e antecedente il 1861, quando ebbe luogo la liberazione dei servi della gleba russi.
 L'opera fu pubblicata per la prima volta a Kazan', in Russia, nel 1881 con il titolo "Откровенные рассказы странника духовному своему отцу" - letteralmente, "Resoconto sincero di un pellegrino al suo padre spirituale".
Il protagonista è un pellegrino che attraversa l'Ucraina e la Russia portando con sé solo pane secco e la Bibbia. Partecipando a una messa resta molto colpito dall'esortazione di San Paolo a "pregare incessantemente" (1 Tessalonicesi 5,17) e si mette alla ricerca di chi gli insegni come fare a vivere la vita di ogni giorno e contemporaneamente avere la propria mente continuamente rivolta a Dio in preghiera. Incontra, infine, uno "starec" che gli insegna la cosiddetta preghiera di Gesù o preghiera del cuore, che consiste nella ripetizione incessante, secondo il ritmo del respiro, della formula "Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore", una frase adattata dal Vangelo (Luca 18,13). Quando poco dopo il santo monaco muore lasciandogli il proprio rosario, il pellegrino riprende il viaggio completando il proprio bagaglio con l'acquisto di una copia consunta della Filocalia, il libro che insegna l'esicasmo.
Nei capitoli successivi si mostra il progresso spirituale del pellegrino e gli insegnamenti che trae dall'interazione con le persone che incontra nel suo cammino.
Nella prefazione all'edizione del 1884 troviamo una spiegazione dell'origine e del piano dell'opera
I racconti sono la trascrizione di un testo in possesso di un monaco sul Monte Athos, fatta dall'abate Paissy, superiore del monastero dei Ceremissi a Kazan', morto il 26 agosto 1883 (cfr. il suo necrologio sul "Monitore dell'Eparchia di Kazan'" il 21,1883). I racconti furono pubblicati per esaudire il desiderio di molti devoti, che li avevano letti in manoscritto. Non si conosce l'autore.
Probabilmente  i fatti si si sono svolti così: il pellegrino, giunto a Irkutsk, è accolto da un uomo devoto ai pellegrini e dimora presso di lui per un certo tempo, fino al giorno in cui scioglierà il suo voto sulla tomba di sant'Innocenzo, ricevendo, dal fedele che lo ospita, informazioni sul modo di arrivare a Gerusalemme. Frattanto egli cerca e trova un padre spirituale, come è costume dei pellegrini; questi, osservando in lui l'orazione della Preghiera di Gesù, gli domanda verosimilmente come e da chi l'abbia appresa. Questo episodio dà l'avvio alla narrazione e spiega anche perché il primo racconto cominci dal punto in cui il Pellegrino impara da un maestro in tale disciplina la Preghiera di Gesù, e perché, anziché parlare di se stesso, egli tocchi questo argomento solo nel terzo racconto e in modo marginale. Ma non gli riesce di raccontare tutto in una volta. Narra soltanto la metà dei suoi esercizi nella sacra scienza della Preghiera di Gesù, poiché l'ulteriore progresso in questo esercizio è interrotto dalla morte del maestro; la seconda parte degli esercizi è condotta a termine sotto la guida e l'aiuto degli scritti dei santi Padri, quando il Pellegrino è in viaggio verso Irkutsk. Tale è il tema del secondo racconto, che termina con l'arrivo in questa ultima città. Il terzo è un racconto breve, di congedo, prima della partenza verso Gerusalemme. Mentre si prepara al viaggio, il Pellegrino si reca ancora una volta a salutare il padre spirituale e in risposta a una sua domanda, racconta in breve la propria vita. Il quarto racconto comincia in modo occasionale. Il Pellegrino, in procinto di partire, si trattiene per caso in città per qualche giorno. Non resiste al desiderio di vedere ancora una volta il suo maestro, che gli chiede di raccontare qualche altro episodio edificante che gli sia capitato durante i suoi viaggi.
Si possono rintracciare nei testi ‘’Le tre chiavi’’ al tesoro dell'orazione interiore e alcuni ammaestramenti dei Santi Padri, celebri per l'insegnamento della Preghiera di Gesù, quali Simone il Nuovo Teologo, Gregorio il Sinaita, Niceforo il Monaco, e i solitari Ignazio e Callisto (parte prima). Importanti sono anche alcuni brevi sermoni di altri Padri, cioè di Esichio, sacerdote di Gerusalemme, di Filoteo il Sinaita, del metropolita Filippo, di Teolepto, e i detti di Barsanufio il Grande e di Giovanni, suo collaboratore (parte seconda). A conclusione c’è il racconto di abba Filemone."

Il libro ebbe un enorme successo tanto che venne tradotto in diverse lingue. 

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