CAMMINIAMO SULLA STRADA
CHE HAN PERCORSO I SANTI TUOI...
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S. Lucia davanti al giudice (Lorenzo Lotto) |
MARTIRIO DI SANTA LUCIA
SECONDO IL CODICE PAPADOPULO
SECONDO IL CODICE PAPADOPULO
13 dicembre
La
narrazione del martirio di S. Lucia ci è pervenuta in una duplice relazione:
quella degli Atti greci e quella degli Atti latini. A giudizio
degli studiosi, i più attendibili sono gli Atti greci, che vanno sotto il nome
di "Codice Papadopulo",
dal nome del prete di rito greco di Palazzo Adriano presso il quale li scoprì
lo storico siracusano P. Ottavio Gaetani (1566-1620). Ecco il testo nella
traduzione del benedettino Lancia di Brolo e del can. Concetto Barreca,
opportunamente ritoccato da Mons. Ottavio Garana.
"Lucia
nasce a Siracusa sul finire del III secolo, in un periodo compreso fra il 280 e
il 290 d.C. (probabilmente nell’anno 284/285). La sua famiglia nobile e molto
ricca è tra le più importanti della città. La madre si chiama Eutichia (in
greco, Fortunata). Del padre non si hanno notizie certe.
L’infanzia di Lucia è particolarmente felice sia per
la sua fede in Cristo sia per i notevoli mezzi economici della famiglia.
Purtroppo all’età di 5-9 anni rimane orfana del padre e questo evento obbliga
Eutichia a provvedere da sola alla sua educazione. Intanto Lucia e la madre
sono costrette, per sfuggire alle persecuzioni, a professare di nascosto
la religione cristiana. Lucia, ancora ragazzina, sebbene non manifesti
alcun interesse per il matrimonio, è promessa in sposa dalla madre ad un
giovane patrizio. La serenità della famiglia però è turbata dall’aggravarsi delle continue emorragie di cui soffre Eutichia, per la quale i medici non nutrono speranze di sopravvivenza.
Lucia convince la madre a recarsi in pellegrinaggio a Catania presso la tomba di S. Agata, in occasione dell’anniversario del suo martirio (secondo la tradizione il 5 febbraio) per chiedere la grazia della guarigione. Giunte a Catania, durante la celebrazione della messa Lucia e la madre sono colpite dalle parole del brano del Vangelo che racconta dell’emorroissa che aveva ricevuto il dono della guarigione toccando il lembo della veste di Gesù. Dopo la messa, Lucia, mentre prega sul sepolcro, si addormenta e in sogno le appare S. Agata che le promette la guarigione della madre e le anticipa che diventerà santa.
Appena sveglia, Lucia si accorge dell’avvenuto miracolo: la promessa della Santa si è avverata. La giovane, che già da tempo aveva deciso di consacrarsi a Dio, sostenuta dalla forza delle parole pronunciate da S. Agata, torna a Siracusa e comunica alla madre la volontà di non sposarsi e di aiutare i poveri e i bisognosi della città donando tutte le loro ricchezze. La madre tenta di dissuaderla, ma alla fine ne accetta la volontà e l’ aiuta nella realizzazione dei suoi progetti.
La notizia che le due donne vendono i loro averi per distribuirne il ricavato ai poveri si diffonde rapidamente e arriva all’orecchio del pretendente di Lucia, il quale chiede spiegazioni ad Eutichia. La donna lo rassicura, dicendogli che la vendita sarebbe servita per un buon investimento. Tranquillizzato, il ragazzo torna a casa, ma quando viene a sapere che Lucia è cristiana, preso dall’ira, la denuncia all’arconte di Siracusa (Pascasio) che subito la fa arrestare.
Pascasio, fatta prendere Lucia, le ordinò di sacrificare agli dei.
Lucia gli disse: "Sacrificio puro presso Dio è il visitare le vedove, gli orfani, i pellegrini, gli afflitti e i bisognosi ed è da tre anni che offro tale sacrificio, erogando tutto il mio patrimonio; e poiché non è possibile sacrificare nell'aldilà, offro me stessa, ostia vivente a Dio, e faccia Egli della mia vita ciò che gli piace".
"Tutto ciò - disse Pascasio - vai a contarlo agli stolti come te, non a me che debbo eseguire gli ordini degli imperatori e perciò non posso prendere in considerazione simili fandonie".
Lucia disse: "Tu osservi i decreti degli imperatori così come io giorno e notte medito la legge del mio Dio; tu temi i loro ordini, io adoro il mio Dio; tu non vuoi loro resistere, né in alcun conto disubbidire, e come dunque potrei io dire o fare cosa contro il mio Dio? Tu cerchi di piacere a loro, io al mio Dio; fai tu dunque quel che credi dover fare, ed io opero secondo è grato all'animo mio".
Pascasio disse: "Tu hai dissipato le tue ricchezze fra i crapuloni e i dissoluti".
Lucia rispose: "Io ho messo al sicuro i miei beni e il mio corpo non ha tollerato l'impurità".
Pascasio soggiunse: "Tu sei la dissolutezza in persona".
Lucia rispose: "Siete voi che costituite la stessa disonestà, voi, di cui l'Apostolo dice: Corrompete le anime degli uomini per apostatare dal Dio vivente e servire al diavolo e agli angeli suoi, che sono in perdizione, voi, i quali anteponendo la caduca volontà ai beni eterni, venite esclusi dai gaudi sempiterni".
Pascasio disse: "Finiranno le parole quando verranno i fatti".
Lucia rispose: "Io sono una serva dell'Eterno Iddio ed Egli ha detto: Quando sarete condotti dinnanzi ai re ed ai principi non vi date pensiero del come o di ciò che dovete dire poiché non sarete voi che parlate ma lo Spirito santo è che parla in voi".
"Oh, dunque, tu credi - disse Pascasio - di avere lo Spirito Santo?".
Lucia rispose: "L'Apostolo ha detto: I casti sono tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in essi".
Pascasio disse: "Ti farò condurre in un luogo infame e quando incomincerai a vivere nel disonore, cesserai di essere il tempio dello Spirito Santo".
Lucia disse: "Non viene deturpato il corpo se non dal consenso della mente; se metterai incenso nelle mie mani e con esse sacrificherai agli idoli, Dio sa in qual modo si offre, poiché Egli giudica la coscienza ed aborrisce dal violentatore della pudicizia come da una specie di ladro o di sanguinario. Che se tu ordini che io subisca violenza contro la mia volontà sarà duplicata la corona della mia castità".
Pascasio disse: "Se non ubbidirai alle leggi degli imperatori avrai crudelissimi tormenti".
Lucia rispose: "Giammai potrai smuovermi dal mio proposito e farmi acconsentire al peccato; ecco che il mio corpo è in tuo potere, pronto ad ogni tortura. Perché indugi? Comincia ad eseguire quello che vuole il diavolo, tuo padre".
Allora Pascasio, furioso, comanda ai lenoni di prenderla e di adunare a vergogna di lei tutta la plebaglia, affinché le fosse fatto oltraggio e morisse nel disonore. Ma quando si tentò di trascinarla verso il luogo infame, lo Spirito Santo le diede tale immobilità che nessuno riusciva a smuoverla dal sito in cui era.
Si aggiunse un gran numero di soldati, che la spingevano violentemente; anch'essi, sfiniti dal grave sforzo, venivano meno, mentre la Vergine di Cristo restava immobile. Indi le avvinghiarono delle funi alle mani ed ai piedi, e tutti insieme cominciarono a tirarla, ma essa stava ferma come un monte.
1Allora l'Arconte cominciò ad infastidirsi e, convocati i maghi e i sacerdoti idolatri, comandò che scongiurassero gli dei per farla muovere; ma, accintisi, a nulla valsero.
Allora Pascasio comandò che la cospargessero di urina, stante che i sacerdoti andavano dicendo che certamente stava immobile per forza di sortilegi.
Indi ordinò che si aggiogassero dei buoi per trascinarla ma neanche ricorrendo a ciò riuscirono a smuovere la Vergine di Cristo, che lo Spirito Santo manteneva immobile.
Come avrebbero infatti potuto smuoverla le mani dei peccatori? Pascasio disse: "O Lucia quali sono le tue arti magiche?"
La Santa però rispose: "Queste non sono arti magiche, ma è la potenza di Dio".
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Il seppellimento di S. Lucia (Caravaggio) |
Al che la Santa: "Anche quando ne aggiungerai altri mille sperimenteranno quello che disse lo Spirito Santo: Cadranno mille alla tua destra e diecimila alla tua sinistra, ma nessuno potrà accostarsi a te.
Si crucciava intanto l'insano, ricercando con qual supplizio potesse far perire la Vergine, la quale gli disse gridando: "Misero Pascasio, a che ti affliggi? Perché impallidisci? Perché, perché ti struggi per il furore nei pensieri? Ecco tu hai avuto la prova che io sono tempio di Dio, credi dunque in Lui?"
Quegli invece, udendo queste cose, diveniva più furibondo ed ecco comanda che fosse acceso un gran fuoco attorno a lei e che vi si gettassero pece, resina, olio e fascine, affinché fosse al più presto consumata la Vergine che pubblicamente li confondeva.
Ella però nel nome del Signore rimaneva immobile
dicendo: "Io pregherò il Signor Nostro Gesù Cristo affinché questo fuoco
non mi molesti; io poi che ho fede nella Croce di Cristo dimostrerò intanto a
te che ho impetrato un prolungamento alla mia lotta, così farò vedere ai
credenti in Cristo, la virtù del martirio e ai non credenti toglierò
l'accecamento della loro superbia".
Allora gli amici dell'arconte spregiando queste parole, la condussero altrove per finirla con la spada. E S. Lucia, piegate le ginocchia, pregò alquanto e rivoltasi agli astanti disse: "Ecco, io annunzio a voi che sarà data la pace alla Chiesa di Dio. Diocleziano e Massimiano intanto decadranno dall'impero e, come la città dei catanesi ha in venerazione S. Agata, così anche voi onorerete me per grazia del Signore Nostro Gesù Cristo osservando di cuore i suoi comandamenti".
Dette queste cose, la decapitarono. Nello stesso luogo poi, dove rese lo spirito, edificarono a Lei un tempio, nel quale i fedeli accorrono alle Sue reliquie, ottengono, per Sua intercessione, grazie e guarigioni dalle malattie, glorificando il Signor Nostro Gesù Cristo, al Quale sia onore e potenza nei secoli dei secoli.
Allora gli amici dell'arconte spregiando queste parole, la condussero altrove per finirla con la spada. E S. Lucia, piegate le ginocchia, pregò alquanto e rivoltasi agli astanti disse: "Ecco, io annunzio a voi che sarà data la pace alla Chiesa di Dio. Diocleziano e Massimiano intanto decadranno dall'impero e, come la città dei catanesi ha in venerazione S. Agata, così anche voi onorerete me per grazia del Signore Nostro Gesù Cristo osservando di cuore i suoi comandamenti".
Dette queste cose, la decapitarono. Nello stesso luogo poi, dove rese lo spirito, edificarono a Lei un tempio, nel quale i fedeli accorrono alle Sue reliquie, ottengono, per Sua intercessione, grazie e guarigioni dalle malattie, glorificando il Signor Nostro Gesù Cristo, al Quale sia onore e potenza nei secoli dei secoli.
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