martedì 3 dicembre 2013


CAMMINIAMO SULLA STRADA
CHE HAN PERCORSO I SANTI TUOI...
 
 
SANT’ELIGIO

1 dicembre

Nella nostra parrocchia si è sempre avuto un affetto particolare per Sant’Eligio, la cui statua è esposta nella chiesa di San Rocco. È conosciuto soltanto come protettore dei cavalli, per questo, nel passato, alla sua processione si usava portare cavalli e muli. Ma la storia di sant’Eligio è molto più di questo…

 
Egli era d’estrazione gallo-romana; nacque  nell’Haute-Vienne , vicino a Limoges, nel 588 e dimostrò ben presto un notevole talento come fabbro.
Il padre lo fece assumere come apprendista da un orafo responsabile della zecca; terminato l’apprendistato entrò nel territorio dei franchi e si fece conoscere alla corte del re Clotario II, a Parigi.
Il re gli fornì i materiali per la fabbricazione di un trono, con oro e pietre preziose e lui ne riuscì a farne due.
Clotario ammirava la sua abilità di progettista e la sua onestà e lo nominò capo della Zecca a Marsiglia.
Eligio e Clotario entrarono in conflitto quando quest’ultimo gli chiese di pronunciare il giuramento di fedeltà. Poi il re capì che era solo una questione di coscienza e che non era mancanza di lealtà nei suoi confronti, così assicurò ad Eligio che la sua coscienza era una garanzia di fedeltà maggiore del giuramento di altri uomini.
La considerazione e la fiducia di re Clotario nei confronti di Eligio era condivisa dal figlio Dagoberto I, che lo ammirava tanto e lo fece restare a Parigi. L’influenza di Eligio fu talmente grande che gli stranieri che giungevano a corte di solito per prima cosa gli facevano visita, così divenne una sorta di custode alla presenza del re. Gli furono affidati diversi incarichi importanti.
 A lui sono stati attribuiti diversi reliquiari come quello di S. Martino di Tours, S. Dionigi, S. Quintino, S. Genoveffa…
La sua abilità di artigiano, la posizione ufficiale a corte e l’amicizia con il re presto lo fecero arricchire; si vestiva in modo magnificente, a volte tutto di seta con abiti ricamati d’oro e adornati con pietre preziose.
Donava anche  grosse somme di denaro in elemosina: quando uno straniero gli chiese la strada per raggiungere la sua casa, gli disse:’’ Va in quella strada e fermati dove vedi una folla di poveri’’.
A corte fece amicizia con molti uomini che divennero poi vescovi, tra cui Audoeno; entrambi sentivano forte la vocazione per la vita monastica, ma Dagoberto non voleva separarsi da loro, sebbene li aiutasse nella donazione dei monasteri. Donò ad Eligio la proprietà di Solignac  dove fondò un monastero e una casa a Parigi  che trasformò in un monastero femminile; chiese poi altre terre  per completare la costruzione degli edifici e Dagoberto gliele concesse. Quando Eligio scoprì di aver usato più terre di quelle  che gli erano state donate, si recò dal re per chiedere perdono.
Dagoberto fu sorpreso della sua scrupolosa onestà e disse ai suoi cortigiani: ‘’ Alcuni miei ufficiali non hanno scrupoli nel derubarmi di intere proprietà, Eligio  invece ha paura di avere un pollice in più che non sia suo’’.
Eligio fu prescelto come vescovo di Noyon; egli si dimostrò un buon vescovo  così come era stato un buon laico e il suo fervore e l’interesse pastorale erano notevoli; le sue attività missionarie lo portarono nelle Fiandre dove predicò in diverse città.  I cittadini di Courtrai  lo insultarono in quanto straniero e romano, ma Eligio si prese cura dei loro infermi, li protesse dall’oppressione e mostrò loro con l’esempio il comportamento cristiano. Ogni anno a Pasqua battezzava coloro che aveva istruito nei dodici mesi precedenti.
Metteva in guardia il popolo che lo ascoltava contro gli incantesimi, la magia, gli indovini, gli stregoni, i maghi, l’uso dei presagi,  i luoghi e i templi segreti, festini di mezzanotte in nome degli antichi  dei pagani greci e molte altre pratiche pagane. I cristiani furono spinti ad aver fede nel Credo, nel Pater Noster, nei sacramenti dell’unzione in caso di malattia e nel Corpo e Sangue di Cristo.
Eligio fu celebre per la predicazione, insegnò ai ricchi ad aiutare i poveri, avvisandoli che lasciar morire di fame i poveri era un atto ignobile.
Fondò un monastero a Noyon, fu attivo nel culto dei santi locali. Ebbe una parte importante nella vita ecclesiastica del tempo; fu valido consigliere della regina reggente S. Batilde con cui condivideva una profonda sollecitudine nei confronti degli schiavi. Batilde, infatti, era stata rapida e venduta da bambina. Il concilio di Chalon proibì la vendita degli schiavi  fuori dai confini del regno e decretò che fossero liberi di riposarsi la domenica e nelle feste.
Eligio si occupò a lungo e personalmente di riscattare gli schiavi (uomini e donne, romani, bretoni, galli, mori e sassoni…) cui fu offerta la possibilità di entrare in monastero, restare nel mondo o ritornare nella loro patria. Alcuni di loro rimasero al suo servizio  fedelmente per tutta la vita.
Dopo essere stato vescovo a  Noyon per 19 anni, contrasse una febbre e morì l’1 dicembre 660.
Eligio fu per molto tempo uno dei santi più popolari della Francia e la sua festa era universalmente osservata nell’Europa nord-occidentale durante il tardo Medio Evo.
È considerato il patrono dei fabbri e degli orafi ed è anche invocato da coloro che hanno a che fare con i cavalli, a cause delle leggende connesse con questi animali e legate al suo nome.

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