LA
MIA VOCE SALE A TE

NOIA perché LA
PREGHIERA è considerata da molti un
inutile monotono ripetere di frasi fatte e a volte senza senso e che, se mai un
senso ce l’avessero, sicuramente non hanno nessun peso sulla nostra vita.
Pregare è dunque inutile, noioso, monotono, scontato, un’ attività per
creduloni, per nullafacenti, per bambini tutt’alpiù che ancora credono alle
favole e a Babbo Natale e per i vecchi che hanno paura di morire.
L’altra associazione viene fatta con la parola TEMPO,
perché è convinzione comune che prega solo chi ha tempo disponibile, chi non ha
nient’altro di più importante da fare; possono pregare dunque i vecchi che
passano il tempo seduti alle panchine sotto il sole… per tutti gli altri è un
togliere tempo a chi di tempo ne ha già così poco.
Conclusione: il tempo per pregare
non c’è, se poi ci aggiungiamo che è pure inutile… a questo punto… preghi chi
può e chi proprio non ha altro che fare!
Certo che siamo proprio pieni di pregiudizi e preconcetti!
Molte volte, siamo molto distanti dalla verità eppure siamo convinti
di averla sempre in tasca la verità, siamo convinti di sapere sempre quale sia
la cosa più giusta, anche quando di quell’argomento non conosciamo niente, siamo
pronti a giudicare, a valutare, a dare consigli e risposte su qualsiasi
argomento… qualsiasi… anche su quello dal quale siamo lontani mille anni luce come
appunto può essere quello riguardante la fede.
Chi ha fede sa che la preghiera non è tempo perso né tanto meno una
faccenda da relegare nelle due fasce
estreme della vita: infanzia e vecchiaia.
Tutt’altro!
E per capire questo ‘’tutt’altro’’,
bisogna sradicare alcuni luoghi comuni,
convinzioni che non hanno alcun fondamento né religioso né culturale.
Per prima cosa bisogna avere chiaro il concetto di preghiera: la preghiera non si esaurisce in un ripetere
monotono di frasi: la preghiera è un colloquio diretto con Dio, un dialogo
‘’privato o collettivo’’ tra creature e Creatore, è un pensiero rivolto a Dio e
pertanto è una cosa che posso fare in qualsiasi momento del giorno, in
qualsiasi luogo, come, quando e con chi voglio.
Il ripetersi monotono e ritmico di ciò che dico… già di per sé esclude
che quella sia preghiera; quando il mio
parlare diventa un monologo monotono vuol dire che non è più preghiera, non lo
è mai stata; la preghiera è un dialogo, non un monologo; se è un dialogo, vuol
dire che se c’è chi parla c’è anche chi ascolta e viceversa… ragion per cui non posso annoiarmi se sono in
colloquio con qualcuno e se quel
colloquio l’ho cercato io.
Se c’è una cosa di cui l’uomo moderno ha proprio bisogno è il dialogo,
il bisogno di parlare di sé a qualcuno e il sentirsi compreso, colto in
profondità, tant’è vero che negli ultimi decenni un numero sempre maggiore si
rivolge allo psicologo per essere ascoltati e per avere consigli su come
comportarsi in certe situazioni.
Questo aprirsi a qualcuno non può, dunque, annoiarmi, perché parlo di me a qualcuno che
mi sta ascoltando.
Questa è la preghiera: un parlare di me a Chi non solo mi ascolta ma
mi risponde anche, se ho la bontà di ascoltare a mia volta, perché accade spesso
che a parlare sia sempre e soltanto un interlocutore, non entrambi: finito ciò che ho bisogno di dire… chiuso
discorso, non ho tempo per ascoltare la risposta, non mi interessa la risposta,
non mi interessano consigli che… chissà …
potrebbero anche limitarmi nella libertà per cui è meglio non ascoltarli.
È preghiera, dunque:
- se c’è un dialogo;
- se nel dialogo sono coinvolta;
- se so tanto parlare quanto ascoltare;
- se la Persona a cui parlo ha la mia
fiducia.
Sono i princìpi cardini della comunicazione, a chiunque essa sia
rivolta: a un uomo o a un Dio.
Se questi princìpi sono rispettati… allora la mia sarà vera preghiera,
altrimenti è davvero un ripetere inutile di formule e frasi, alle quali però
non posso e non devo assegnare il concetto di PREGHIERA.
La seconda cosa importante
riguarda la lunghezza della preghiera: la preghiera non si misura in durata,
ma in profondità, in intensità; l’unità di misura non è il tempo: minuti, secondi, ore…
giorni…, ma il CUORE, cioè il
coinvolgimento del cuore in ciò che dico con il pensiero e con le parole… un
esempio:
la frase ‘’SIGNORE AIUTAMI’’
è un’invocazione brevissima che può avere, però, due effetti: nessuna conseguenza se io la banalizzo come
esclamazione che intercalo ad ogni discorso, quasi come un tic che ripeto senza
nemmeno rendermene conto; oppure può essere
un palpito profondo che sale dal cuore in un dato momento ed avere un effetto
completamente diverso: il Signore aiuta davvero chi lo invoca con fede e lo
soccorre nelle sue necessità.
Ecco… nel secondo caso ‘’SIGNORE AIUTAMI’’ è una preghiera; nel primo
caso, invece, sono parole vuote e forse anche un po’ dissacranti, perché vengono
pronunciate senza cognizione di causa e senza consapevolezza.
La preghiera presuppone dunque lo slancio del cuore, non l’appiattimento
della ragione, il monotono ripetere di parole imparate a memoria.
Non servono a nessuno: né a chi le dice né a chi sono dirette. Sono davvero
parole buttate al vento.
La terza cosa importante riguarda le modalità della preghiera: come
pregare? Cosa dire?
Non conosco o non ho mai imparato le preghiere canoniche proposte
dalla Chiesa… dunque non posso pregare!
Anche in questo caso c’è un errore di fondo: le parole da usare non me
lo può suggerire nessuno, è il mio rapporto diretto ed intimo con il mio
Signore, sono io che stabilisco i termini e le modalità.
Pensate a due fidanzati: chi mai ha suggerito loro le parole da dirsi?
Chi può dire loro come meglio esprimere i loro sentimenti? Chi può dare teorie
su come comunicare all’amato ciò che si prova nel cuore? Chi può stabilire di quanto tempo essi hanno bisogno per comunicarsi le loro esperienze?
Nessuno… tranne il cuore stesso, che va semplicemente ascoltato e poi
tradotto in parole o in gesti.
Ecco… pregare equivale a ‘’vivere
un fidanzamento’’, è un colloquio, abbiamo detto sopra, ma va specificato
che si tratta di un colloquio d’amore , il che fa la differenza: non è il
colloquio freddo, distante e razionale dello psicologo, cioè di un professionista e di
un cliente, ma una conversazione appassionata, coinvolgente e fortemente
motivata fra due persone che si amano.
Due fidanzati non smetterebbero mai di farsi confidenze, di parlare l’uno con l’altro o di ascoltare l’altro; non
c’è un momento in cui questo ci va di fare o un momento in cui non ci va di
sentire o di contattare l’altro. Non c'è un limite di tempo. L'amore ha i suoi tempi, che non possono essere calcolati con l'orologio. Un amore a tempo... non è amore.
Il momento è sempre quello giusto; e fra le mille occupazione si
riesce sempre a trovare un momento per sentire la voce dell’amato/a, fosse
anche per una manciata di minuti… bastano fino al prossimo anelito, al prossimo
desiderio che sale dal cuore e fa stare male al pensiero di non poter ancora
parlare con l’amato/a.
Niente di più normale, niente di più spontaneo, niente che faccia
stare meglio se non il sentire la voce di chi si ama, oppure il raccontare a
chi si ama una propria esperienza bella o brutta che sia.
Se un fidanzato si annoia nel dialogo con la sua fidanzata... beh.. è chiaro... non è amore!
Se un fidanzato si annoia nel dialogo con la sua fidanzata... beh.. è chiaro... non è amore!
Ecco questa è preghiera, è LA PREGHIERA, quella vera, quella che può
essere definita veramente PREGHIERA: UN DIALOGO D’AMORE COINVOLGENTE ED APPASSIONATO
CHE MI FA STARE BENE QUANDO POSSO PARLARE CON LA PERSONA AMATA E MI FA STARE
MALE QUANDO QUESTO NON POSSO FARLO!
Una preghiera così la possono
vivere tutti, non ci sono certamente limiti d’età, oppure di capacità o
di memorizzazione di cose che non ho mai capito: siamo tutti capaci di amare, a
qualsiasi età, per cui siamo tutti capaci di pregare perché la Preghiera nasce dall’amore e si fa AMORE.
PREGARE È AMARE!
Nient’altro che questo!
È vera preghiera solo quando si fa per amore e con amore!
Purtroppo le nostre preghiere sono ben
lontane da questo concetto: si avverte la pesantezza del pregare, perché
siamo noi che le facciamo diventare parole monotone e vuote, si svuotano di senso quando si svuotano di
amore.
Se la preghiera ci sembra monotona e noiosa siamo certi che quella tutto è… tranne
che preghiera.
La preghiera è confidenza, intimità, dialogo fra innamorati, è l’essere sicuri che c’è Qualcuno
che mi ascolta e si occupa di me, che mi vuole bene e che è felice di sentirmi, di parlare con me, di ascoltare le mie confidenze, quelle che si scrivono solo sul diario segreto.
Forse il punto è proprio questo: siamo davvero convinti che c’è
Qualcuno che ascolta la mia preghiera, la mia invocazione d’amore? Siamo davvero convinti che questo Qualcuno, così grande e onnipotente abbia del tempo per ascoltare proprio me?
Forse questa convinzione non è così radicata nella nostra vita, forse
non ne siamo convinti del tutto… questa mancata o parziale convinzione
trasforma ciò che chiamiamo preghiera in un ‘’tempo tolto ad altre cose’’,
semplicemente tempo inutile!
Molte volte ci sentiamo così insignificanti che finiamo col pensare: '' Figuriamoci se Dio ascolta proprio me, con tutti problemi che ci sono al mondo, non ha certo tempo da perdere con una come me''.
Questa convinzione è particolarmente pericolosa, perché assegniamo a Dio le nostre categorie mentali, lo facciamo pensare come l'unico modo di pensare che conosciamo cioè il nostro.Molte volte ci sentiamo così insignificanti che finiamo col pensare: '' Figuriamoci se Dio ascolta proprio me, con tutti problemi che ci sono al mondo, non ha certo tempo da perdere con una come me''.
'' Ma i miei pensieri non sono i vostri pensieri . dice il Signore . le mie vie non sono le vostre vie''.
Dio non pensa secondo gli uomini e non ama con la misura degli uomini.
Il Suo Pensiero chi può misurarlo? Il Suo Amore... chi può pesarlo?
Pregare non è un arte, non richiede talento, non richiede studio, non
richiede conoscenze o teorie: richiede solo Amore!
Per questo la preghiera è alla portata di tutti, appartiene a tutti.
Dobbiamo chiarire, infine, un ‘ultima cosa: la preghiera è individuale
o collettiva?
Gesù ha detto due cose:
‘’ Quando vuoi pregare, entra
nella tua stanza, chiudi la porta e
prega il Padre tuo’’;
‘’Dove ci sono due o più di voi riuniti in preghiera là in mezzo ci
sono Io’’.
Questo vuol dire che c’è il momento in cui il bisogno di dialogo con
il Signore richiede intimità,
riservatezza… come due fidanzati che si appartano per le loro effusioni d’amore.
Questa è la preghiera personale.
C’è poi il momento in cui i fidanzati sentono il bisogno di
condividere la loro gioia con gli altri, con coloro che sono felici per il loro
amore, allora festeggiare insieme diventa un momento irrinunciabile, che dà
forza e ancora più senso al loro amore.
La preghiera comunitaria è altrettanto necessaria quanto quella
personale, perché non si è soli, ciò serve anche per capire che la fede non è
una patologia che porta alla pazzìa, ma un fuoco d’amore che dal proprio cuore
può irradiare calore per riscaldare il cuore di tanti; se c’è un fuoco acceso e
non riscalda nessuno… è un fuoco che vive per sé stesso.
La preghiera è essenzialmente
relazione: in senso verticale, tra l’uomo e Dio, e in senso orizzontale, tra
uomo e uomo.
E quando la preghiera è comunitaria è normale che ci siano invocazioni
conosciute da tutti, preghiere conosciute da tutti, per potersi meglio
sintonizzare sul senso di quello che si sta celebrando o al quale si sta
partecipando.
Ma sia nell’uno che nell’altro caso… non deve mai mancare il
coinvolgimento del cuore, altrimenti diventa mera abitudine, un comportamento
esterno al quale non corrisponde un movimento interno!
Un ultimo chiarimento: molte volte si pensa che per rivolgersi a Dio occorre
seguire dei canoni particolari, capire le modalità di questo rapporto: dal
basso all’alto? Sullo stesso piano? Chi comanda e chi ubbidisce?
Chi propone e chi dispone? Chi pecca e chi giudica? Chi sbaglia e chi
è perfetto? Su che basi va vissuta questa relazione?
Capita a tutti, penso, di relazionarsi in questo mondo con persone
migliori o peggiori di noi, più importanti o meno importanti… nessuno ci dice come comportarci di volta in
volta, ma dopo aver conosciuto la persona lo capiamo da soli e ci adeguiamo sul campo…
ugualmente vale per il nostro rapporto con Dio: se noi conoscessimo veramente
Dio questa domanda non ce la porremmo per niente.
Il problema esiste solamente perché abbiamo tanti concetti o pre-concetti
che riguardano Dio, che ci riempiono di paure, di schemi che diventano
ostacoli, impedimenti alla sua vera conoscenza… per conoscerlo bisogna fare una
sola cosa: ce lo dice Lui stesso nel primo versetto del Libro della Sapienza: cercare
Dio con animo retto! E Lui si fa trovare.
E una volta trovato… è
facile amarlo… perché non si può non
amare l’AMORE!
Non serve altro. Nient’altro.
Per concludere possiamo sintetizzare così:
- la preghiera è un dialogo d’amore;
- le parole della preghiera vengono dal
cuore;
- il tempo della preghiera è senza limiti,
può durare un istante o un ‘ora, purchè ci sia lo slancio del cuore;
- il luogo della preghiera è dovunque: in
casa, in chiesa, per strada, sul luogo di lavoro… perché la preghiera è un pensiero diretto
alla persona amata… per questo ogni luogo è quello giusto;
- le modalità della preghiera sono quelle del fidanzamento: ci si
conosce reciprocamente e ci si relaziona sulla base dell’intimità che si è
creata.
Perché pregare?
Perché la preghiera ci rende uomini e donne vere,
in quanto ci
restituisce alla nostra identità più vera:
quella di figli che hanno bisogno del Padre!
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