mercoledì 18 dicembre 2013

DIARIO DELLA DIVINA MISERICORDIA DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA
 
 G.M.G. DIO E ANIME.

Varsavia, I.VIII.1925 L'INGRESSO IN CONVENTO. (II PARTE)
A casa mia però, non feci più ritorno. In quel periodo dovetti lottare
contro molte difficoltà, ma Dio non mi risparmiò la sua grazia e cominciò
ad invadermi sempre più la nostalgia di Dio. La signora che mi ospitava,
per quanto fosse molto devota, non comprendeva però la felicità della
vita religiosa e, nella sua schietta semplicità, cominciò a prospettarmi
altri progetti di vita, ma io sentivo di avere un cuore così grande, che
nulla avrebbe potuto colmarlo. Mi rivolsi allora verso Dio con tutta la mia
anima assetata di Lui. Fu durante l'ottava del Corpus Domini. Dio inondò
l'anima mia di una luce interiore tale da farmeLo riconoscere più
profondamente come il sommo bene e la suprema bellezza. Compresi
quanto Dio mi amasse: dall'eternità il suo amore per me! Fu durante i
vespri; con le parole semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio
voto di castità perpetua. Da quel momento provai una maggiore intimità
con Dio, mio Sposo; da quel momento costruii nel mio cuore una celletta
dove m'incontravo sempre con Gesù. Venne finalmente il momento in cui
s'aprì per me la porta del convento. Era la sera del primo agosto, vigilia
della Madonna degli Angeli. Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di
essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la
preghiera della gratitudine. Dopo tre settimane però, m'accorsi che qui
era così poco il tempo dedicato all'orazione e che c'erano molte altre cose
che mi spingevano nell'intimo ad entrare in un convento di regola più
stretta. Tale pensiero prendeva sempre più forza dentro di me, ma non
era questa la volontà di Dio. Tuttavia quel pensiero, cioè quella
tentazione si consolidava sempre più, tanto che un giorno decisi di
parlarne con la Madre Superiora e di uscire decisamente dal convento.
Tuttavia Iddio diresse le circostanze in modo tale che non potei accedere
alla Madre Superiora. Prima di andare a riposare, entrai nella cappellina
e domandai a Gesù di illuminarmi su questo problema; ma non ottenni
nulla nel mio intimo; solo s'impadronì di me una strana inquietudine che
non riuscii a comprendere. Tuttavia, nonostante tutto, mi proposi di
rivolgermi alla Madre Superiora di primo mattino, subito dopo la S.
Messa e comunicarle la decisione presa. Andai verso la cella; le suore
erano già coricate e le luci spente. Entrai, angosciata e insoddisfatta,
nella cella. Non sapevo più che fare. Mi buttai a terra e cominciai a
pregare con fervore per conoscere la volontà di Dio. Dappertutto silenzio,
come in un tabernacolo. Tutte le suore, simili a bianche ostie rinchiuse
dentro il calice di Gesù, riposavano e solo dalla mia cella Iddio udiva il
gemito di un'anima. Non sapevo che, senza autorizzazione, non era
consentito pregare nelle celle dopo le nove di sera. Dopo un momento,
nella mia cella si fece un chiarore e vidi sulla tenda il volto di Gesù molto
addolorato. Piaghe vive su tutto il Volto e grosse lacrime cadevano sulla
coperta del mio letto. Non sapendo che cosa tutto ciò potesse significare,
domandai a Gesù: « Gesù, chi ti ha causato un simile dolore? ». E Gesù
rispose: « Tu Mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo
ordine. È qui che t'ho chiamata e non altrove e ho preparato
per te molte grazie ». Domandai perdono a Gesù e mutai all'istante la
decisione che avevo presa. Il giorno dopo ci fu la nostra confessione.
Raccontai tutto quello che era avvenuto nella mia anima ed il confessore
mi rispose che era evidente in ciò la volontà di Dio, che dovevo rimanere
in questa Congregazione e che non dovevo nemmeno pensare ad un altro
ordine. Da quel momento mi sento sempre felice e contenta. Poco tempo
dopo mi ammalai. La cara Madre Superiora mi mandò, assieme ad altre
due suore, a passare le vacanze a Skolimòw, un po' fuori Varsavia. In quel
tempo domandai al Signore Gesù: « Per chi ancora devo pregare? ». Gesù
mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per chi
dovevo pregare. Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un
momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una
folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande
fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare.
Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode
non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il
loro maggior tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro
maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio. Scorsi la Madonna che
visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria « Stella del
Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con
loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla
porta di quella prigione di dolore. Udii nel mio intimo una voce che disse:
« La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia».
Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del
purgatorio.

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