giovedì 9 ottobre 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 34)



Riflettei a quel che avevo letto e trovai che andava bene per me; così mentre cucivo mi misi a ripetere sottovoce la preghiera e me ne sentivo felice. Le persone che vivevano con me nell'izba se ne accorsero e mi presero in giro:– Sei uno stregone, che borbotti senza posa? O che fai l'incantesimo? Per non farmi capire, smisi di muovere le labbra e mi provai a dire la preghiera muovendo soltanto la lingua. Alla fine, mi ci sono così abituato che la lingua recita la preghiera giorno e notte, e questo mi fa bene. Continuai a lavorare per parecchi anni finché, quasi all'improvviso, divenni completamente cieco. Da noi, in famiglia, abbiamo quasi tutti l'acqua oscura in fondo agli occhi. Poiché sono molto povero, il comune mi ha trovato un posto nell'asilo di Tobolsk. È là che vado, ma i signori di qua mi hanno trattenuto, perché vogliono darmi una carrozza per arrivare fin là. – Come si chiamava il libro che tu hai letto? Non era la Filocalia per caso? – Parola mia, non lo so. Non ho guardato il titolo. Andai a prendere la mia Filocalia. Ritrovai nella quarta parte le parole del patriarca Callisto che il cieco mi aveva detto a memoria e cominciai a leggere. – È proprio questo – gridò il cieco –. Leggi, leggi fratello, perchè è veramente magnifico. Quando giunsi al passo in cui si dice: bisogna pregare con il cuore, mi chiese che cosa questo voleva dire e come lo si praticava. Gli dissi che tutto l'insegnamento della preghiera del cuore era esposto in modo dettagliato in questo libro, la Filocalia, ed egli mi chiese con insistenza di leggergli tutto quello che la riguardava. – Vediamo un po' come si può fare – gli dissi –. Quando conti di partire per Tobolsk? – Anche subito, se vuoi – rispose il cieco. – Benone. Vorrei partire di qua domani, non ci rimane che partire insieme e durante il cammino io ti leggerò tutto quello che riguarda la preghiera del cuore e ti indicherò come scoprire il tuo cuore e penetrarvi. – E la carrozza? – disse lui.– Lascia perdere la carrozza. Da qui a Tobolsk non ci sono che centocinquanta verste, andremo adagio; in due nella solitudine è bello camminare; e camminando si va bene leggendo e parlando della preghiera. Ci mettemmo così d'accordo; la sera il signore venne a chiamarci per la cena e, dopo aver mangiato, gli spiegammo che desideravamo andarcene e non avevamo bisogno di carrozza, perché volevamo leggere la Filocalia. Il signore ci disse con calore: – La Filocalia è piaciuta molto anche a me; ho già scritto la lettera e preparato il denaro e domani, quando vado in tribunale, manderò il tutto a Pietroburgo per ricevere la Filocalia con il prossimo corriere.

L'indomani dunque ci mettemmo in cammino, dopo aver molto ringraziato quei buoni signori per la loro carità e la loro dolcezza; ci accompagnarono tutti e due per una versta e infine ci salutammo per sempre. Andavamo pian piano con il cieco, percorrendo in media da dieci a quindici verste al giorno, e tutto il resto del tempo ce ne stavamo seduti nei luoghi appartati e leggevamo la Filocalia. Lessi tutto quello che riguardava la preghiera del cuore, seguendo l’ordine indicato dal mio starets, ossia cominciando dai libri di Niceforo il Monaco, di Gregorio il Sinaita, e via di seguito. Quale attenzione e quale ardore metteva nell’ascoltare quelle cose! Cominciò poi a pormi delle domande tali sulla preghiera che la mia mente non bastava per rispondergli. Dopo aver ascoltato la mia lettura, il cieco mi chiese di insegnargli un mezzo pratico di trovare il suo cuore con la mente, di introdurvi il nome divino di Gesù Cristo e di pregare così interiormente con il cuore. Gli dissi: – Tu certamente non vedi, ma con l’intelligenza ti puoi rappresentare quel che hai veduto un tempo, un uomo, un oggetto o le tue membra, il braccio o la gamba: puoi immaginarlo nitidamente come se tu lo vedessi e puoi, benché cieco, dirigere il tuo sguardo verso di esso? – Lo posso sì – rispose il cieco. – Fa’ così, allora. Immagina il tuo cuore, volgi gli occhi come se tu lo vedessi attraverso il petto, e ascolta con l’orecchio teso come esso batte un colpo dopo l’altro. Quando ti sarai abituato, cerca di adattare a ogni battito del cuore, senza perderlo di vista, le parole della preghiera. Ossia, con il primo battito dirai o penserai: Signore; con il secondo: Gesù; con il terzo: Cristo; con il quarto: abbi pietà; con il quinto: di me; e ripeti spesso l’esercizio. Ti riuscirà facile perché sei già abituato alla preghiera del cuore. Poi, quando ti sarai abituato a questa attività, comincia a introdurre nel tuo cuore la preghiera di Gesù e a farla uscire insieme con il ritmo del respiro. Ossia inspirando l’aria, di’ o pensa: Signore Gesù Cristo; ed ispirando: abbi pietà di me! Se tu farai in questo modo abbastanza spesso e per un certo tempo, proverai un lieve dolore al cuore, poi a poco a poco sentirai sorgere un benefico calore. Con l’aiuto di Dio, giungerai così all’azione costante della preghiera all’interno del cuore. Ma guardati specialmente da ogni rappresentazione, da ogni immagine che nasca nel tuo spirito mentre preghi. Respingi ogni fantasia, perché i Padri ci raccomandano, per non cadere nell’illusione, di serbare vuoto lo spirito da ogni immagine durante la preghiera. Il cieco, che mi aveva ascoltato attentamente, si applicò con zelo a fare quanto gli avevo suggerito, e la notte, nelle soste, vi trascorreva lunghi tratti di tempo. Dopo cinque giorni, sentì nel cuore un calore intenso e una indicibile felicità; per di più aveva un desiderio vivissimo di dedicarsi senza posa alla preghiera, che gli rivelava l’amore che egli portava a Gesù Cristo. A volte vedeva una luce, ma non gli appariva davanti oggetto alcuno; quando entrava nel suo cuore, gli sembrava di vedere sfavillare la fiamma luminosa di un gran cero che sfuggendo all’esterno, lo illuminava interamente; e questa fiamma gli permetteva anche di vedere oggetti lontani, come capitò una volta. 

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