mercoledì 8 ottobre 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 33)



Si rifece il silenzio; davanti a me stava seduto un accattone dell'asilo, completamente cieco. Il signore lo aiutava a mangiare, gli divideva il pesce, gli porgeva il cucchiaio e gli versava da bere. Lo guardai con attenzione e mi accorsi, che nella sua bocca sempre socchiusa, la sua lingua si muoveva continuamente. Mi chiesi se non stesse recitando la preghiera e lo guardai con maggiore attenzione. Alla fine del pasto, una vecchina si sentì male; soffocava ed emetteva dei gemiti. Il signore e la consorte la condussero nella loro camera e la stesero sul letto; la signora rimase con lei a curarla, il prete andò a cercare a ogni buon conto i santi doni e il signore ordinò la carrozza per correre in città a cercare un medico. Tutti si sparpagliarono. Avevo in me come una fame di preghiera; provavo un bisogno violento di lasciarla sgorgare, da due giorni ormai ero tranquillità né silenzio. Sentivo nel mio cuore come un'onda traboccare ed espandersi in tutte le membra, e poiché la trattenevo, ebbi un acuto male al cuore, ma un male benefico che mi spingeva soltanto alla preghiera e al silenzio. Compresi allora perché i veri adepti della preghiera perpetua fuggivano il mondo e si nascondevano lontani da tutti; compresi anche perché il beato Esichio disse che il colloquio più elevato non è che una chiacchierata se si protrae troppo, e mi ricordai le parole di sant'Efrem il Siro15: "Un buon discorso è d'argento, ma il silenzio è d'oro puro". Pensando a tutto questo, arrivai all'ospizio: tutti dormivano dopo il pasto. Salii nel granaio, mi calmai, riposai e pregai un poco. Quando i poveri si svegliarono, andai a trovare il cieco e lo condussi in giardino; ci sedemmo in un angolo appartato e cominciammo a parlare. – Dimmi, in nome di Dio e per il bene della mia anima, tu reciti la preghiera di Gesù? – È molto tempo ormai che la ripeto senza posa. – Che effetto ne ricavi? – Solo che non ne posso più fare a meno, né di giorno né di notte. – Come ti ha rivelato Dio questa attività? Raccontamelo, fratello, in ogni particolare. – Ebbene, io sono un artigiano di qua, mi guadagnavo il pane facendo il sarto, andavo negli altri governatori, nei villaggi e cucivo i vestiti dei contadini. In un villaggio mi capitò di rimanere un po' di tempo in casa di un contadino per vestire tutta la famiglia. Un giorno di festa che non c'era nulla da fare, scorsi tre vecchi libri sulla mensola che stava sotto le icone. Chiesi a quella gente:
– C'è qualcuno tra voi che sa leggere?
Mi risposero: – Nessuno; questi libri sono di uno zio che sapeva leggere e scrivere. Presi uno di quei libri, l'aprii a caso e lessi queste parole che ancor oggi ricordo a memoria:

La preghiera perpetua consiste nell'invocare senza posa il nome del Signore; seduto o in piedi, a tavola o al lavoro, in ogni occasione, in ogni luogo e in ogni tempo, bisogna invocare il nome del Signore. 

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