mercoledì 1 ottobre 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 29)


Per poter conservare con maggiore agio il silenzio, mi inchinai davanti alla signora e le dissi: – Vi prego, madre mia, in nome di Dio, è molto tempo che conducete una vita così santa? Raccontatemi come siete giunta a questo grado di bontà. – È molto facile – disse lei –. Mia madre è pronipote di san Giosafat di cui sono onorate le reliquie a Belgorod. Avevamo là una grande casa e un’ala era stata affittata a un signore di pochi mezzi. Egli morì, e sua moglie morì a sua volta, dopo aver messo al mondo un bambino. Il neonato era completamente orfano. Mia madre lo raccolse in casa sua, e io nacqui l’anno dopo. Crescemmo insieme, avevamo gli stessi maestri ed eravamo come fratello e sorella. Quando mio padre morì, la mamma lasciò il villaggio e venne a stabilirsi con noi in questo paese. Quando fummo in età adatta, mia madre mi maritò con il suo protetto, ci donò questa borgata e si ritirò in convento. Dopo averci impartito la sua benedizione, ci raccomandò di vivere da cristiani, di pregare Dio con tutto il cuore e di osservare prima di tutto il comandamento più importante, quello dell’amore per il prossimo, aiutando i poveri, fratelli di Cristo, educando i nostri figli nel timor di Dio e trattando i nostri servi come fratelli. È così che noi viviamo da dieci anni in questa solitudine, cercando di obbedire ai consigli di nostra madre. Abbiamo un asilo per i mendicanti; ve ne sono più di dieci in questo momento, infermi o malati; se vuoi, andremo a visitarli domani. Alla fine del suo racconto le chiesi: – E dov’è il libro di Giovanni Climaco che volete mandare a vostra madre? – Rientriamo, te lo farò vedere. Avevamo appena cominciato a leggere che arrivò il padrone. Ci abbracciammo cristianamente come fratelli, poi egli mi condusse in camera sua, dicendo: – Vieni, fratello, nel mio studio, benedici la mia cella. Forse lei ti ha infastidito (indicava sua moglie). Quando trova un pellegrino o un malato, è così felice che non lo lascia più né la notte né il giorno, è una vecchia consuetudine della sua famiglia. Entrammo nello studio. Quanti libri! Che splendide icone, e la croce, in grandezza naturale, davanti a cui stava un Vangelo! Mi segnai e dissi: – Voi avete qui, piccolo padre, il paradiso di Dio. Ci sono il Signore Gesù Cristo, la sua purissima Madre e i suoi santi servi; ed ecco qui le loro parole e i loro insegnamenti vivi e immortali; penso che dovete trovare un gran gusto a intrattenervi con loro. – Eh sì – disse il signore – mi piace molto leggere. – Che genere di libri avete? – chiesi. – Ho molti libri spirituali. Ho qui il Menologio, le opere di Giovanni Crisostomo, di Basilio il Grande, molte opere filosofiche e teologiche e moltissimi sermoni di predicatori contemporanei. Questa biblioteca mi è costata cinquemila rubli. – Non avete per caso un lavoro sulla preghiera? – chiesi. – Mi piacciono molto i libri sulla preghiera. Ecco qui un opuscolo recente, opera di un prete di Pietroburgo. Il signore trasse fuori un commento sul Padre nostro e cominciammo a leggerlo. Poco dopo arrivò la signora che portava il tè: i bambini reggevano un cestino d’argento pieno di pasticcini, come non ne avevo mai assaggiati. Il signore mi prese il libro, lo passò alla moglie e disse: – Ce lo leggerà, legge molto bene, e intanto noi ci rifocilliamo un po’. La signora si mise a leggere. Sempre ascoltando, io sentivo la preghiera che saliva nel mio cuore; più essa leggeva e più la preghiera si sviluppava e mi riconfortava. A un tratto vidi una forma passare rapidamente nell’aria, come se fosse il mio starets defunto. Feci un gesto, ma per nasconderlo dissi: – Scusatemi, mi ero distratto. In quel momento, ebbi l’impressione che lo spirito dello starets penetrasse nel mio e lo illuminasse, e sentii in me come una grande chiarezza e molte idee sulla preghiera. Mi segnai e mi sforzai di respingere quelle idee, mentre la signora terminava la lettura e il signore mi chiese se mi era piaciuta. La conversazione si svolse su questo argomento. – Mi piace molto – dissi –. D’altra parte il Padre nostro è più elevato e più prezioso di tutte le preghiere scritte che noi abbiamo; perché è il Signore Gesù che ce l’ha insegnato. Il commento che voi avete letto è molto buono, ma è completamente rivolto verso la vita attiva del cristiano, mentre io ho letto nei santi Padri una spiegazione che è soprattutto mistica e orientata verso la contemplazione. – In quali Padri l’hai trovato? – Oh, in Massimo il Confessore per esempio, e nella Filocalia di Pietro Damasceno. – Te ne ricordi? Puoi ripetercene qualche passo? – Certo. 

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