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UN RACCONTO PER L'ESTATE |
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 29)

Per poter conservare con maggiore agio il silenzio, mi
inchinai davanti alla signora e le dissi: – Vi prego, madre mia, in nome di
Dio, è molto tempo che conducete una vita così santa? Raccontatemi come siete
giunta a questo grado di bontà. – È molto facile – disse lei –. Mia madre è
pronipote di san Giosafat di cui sono onorate le reliquie a Belgorod. Avevamo là
una grande casa e un’ala era stata affittata a un signore di pochi mezzi. Egli
morì, e sua moglie morì a sua volta, dopo aver messo al mondo un bambino. Il
neonato era completamente orfano. Mia madre lo raccolse in casa sua, e io
nacqui l’anno dopo. Crescemmo insieme, avevamo gli stessi maestri ed eravamo
come fratello e sorella. Quando mio padre morì, la mamma lasciò il villaggio e
venne a stabilirsi con noi in questo paese. Quando fummo in età adatta, mia
madre mi maritò con il suo protetto, ci donò questa borgata e si ritirò in
convento. Dopo averci impartito la sua benedizione, ci raccomandò di vivere da
cristiani, di pregare Dio con tutto il cuore e di osservare prima di tutto il
comandamento più importante, quello dell’amore per il prossimo, aiutando i
poveri, fratelli di Cristo, educando i nostri figli nel timor di Dio e
trattando i nostri servi come fratelli. È così che noi viviamo da dieci anni in
questa solitudine, cercando di obbedire ai consigli di nostra madre. Abbiamo un
asilo per i mendicanti; ve ne sono più di dieci in questo momento, infermi o
malati; se vuoi, andremo a visitarli domani. Alla fine del suo racconto le
chiesi: – E dov’è il libro di Giovanni Climaco che volete mandare a vostra
madre? – Rientriamo, te lo farò vedere. Avevamo appena cominciato a leggere che
arrivò il padrone. Ci abbracciammo cristianamente come fratelli, poi egli mi
condusse in camera sua, dicendo: – Vieni, fratello, nel mio studio, benedici la
mia cella. Forse lei ti ha infastidito (indicava sua moglie). Quando trova un
pellegrino o un malato, è così felice che non lo lascia più né la notte né il
giorno, è una vecchia consuetudine della sua famiglia. Entrammo nello studio.
Quanti libri! Che splendide icone, e la croce, in grandezza naturale, davanti a
cui stava un Vangelo! Mi segnai e dissi: – Voi avete qui, piccolo padre, il
paradiso di Dio. Ci sono il Signore Gesù Cristo, la sua purissima Madre e i
suoi santi servi; ed ecco qui le loro parole e i loro insegnamenti vivi e
immortali; penso che dovete trovare un gran gusto a intrattenervi con loro. –
Eh sì – disse il signore – mi piace molto leggere. – Che genere di libri avete?
– chiesi. – Ho molti libri spirituali. Ho qui il Menologio, le opere di
Giovanni Crisostomo, di Basilio il Grande, molte opere filosofiche e teologiche
e moltissimi sermoni di predicatori contemporanei. Questa biblioteca mi è
costata cinquemila rubli. – Non avete per caso un lavoro sulla preghiera? –
chiesi. – Mi piacciono molto i libri sulla preghiera. Ecco qui un opuscolo
recente, opera di un prete di Pietroburgo. Il signore trasse fuori un commento
sul Padre nostro e cominciammo a leggerlo. Poco dopo arrivò la signora che
portava il tè: i bambini reggevano un cestino d’argento pieno di pasticcini,
come non ne avevo mai assaggiati. Il signore mi prese il libro, lo passò alla
moglie e disse: – Ce lo leggerà, legge molto bene, e intanto noi ci
rifocilliamo un po’. La signora si mise a leggere. Sempre ascoltando, io
sentivo la preghiera che saliva nel mio cuore; più essa leggeva e più la
preghiera si sviluppava e mi riconfortava. A un tratto vidi una forma passare
rapidamente nell’aria, come se fosse il mio starets defunto. Feci un gesto, ma
per nasconderlo dissi: – Scusatemi, mi ero distratto. In quel momento, ebbi
l’impressione che lo spirito dello starets penetrasse nel mio e lo illuminasse,
e sentii in me come una grande chiarezza e molte idee sulla preghiera. Mi
segnai e mi sforzai di respingere quelle idee, mentre la signora terminava la
lettura e il signore mi chiese se mi era piaciuta. La conversazione si svolse
su questo argomento. – Mi piace molto – dissi –. D’altra parte il Padre nostro
è più elevato e più prezioso di tutte le preghiere scritte che noi abbiamo;
perché è il Signore Gesù che ce l’ha insegnato. Il commento che voi avete letto
è molto buono, ma è completamente rivolto verso la vita attiva del cristiano,
mentre io ho letto nei santi Padri una spiegazione che è soprattutto mistica e
orientata verso la contemplazione. – In quali Padri l’hai trovato? – Oh, in
Massimo il Confessore per esempio, e nella Filocalia di Pietro Damasceno. – Te
ne ricordi? Puoi ripetercene qualche passo? – Certo.
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