mercoledì 1 ottobre 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 28)



Una famiglia ortodossa. Stavo attraversando il governatorato di Toblosk e mi trovai un giorno in una piccola città. Non avevo più pane e così entrai in una casa per chiederne un poco. Il padrone di casa mi disse: – Capiti al momento buono. Mia moglie ha appena ritirato il pane dal forno, prendi questo pane caldo e prega Dio per noi. Lo ringraziai calorosamente e, mentre parlavo, infilavo il pane nel sacco; la padrona mi vide e disse: – Che povero sacco hai, tutto strappato e liso! Te ne darò un altro. E mi diede un bel sacco nuovo. Li ringraziai dal profondo del cuore e partii. Nell’uscir di città, chiesi un po’ di sale in un negozio e il negoziante me ne diede un sacchetto. Ne fui felice e ringraziai Dio di avermi fatto incontrare persone così buone. – Posso star tranquillo una settimana – mi dicevo – potrò dormire senza inquietudini. Anima mia, benedici il Signore! (Sal 103 e 104,1)). Avevo fatto circa cinque verste dalla città quando vidi un modesto paesino con una modestissima chiesa di legno, dalla facciata dipinta e decorata con garbo. La strada passava lì accanto e io ebbi voglia di inginocchiarmi davanti al tempio di Dio. Salii la scalinata e recitai una preghiera. In un prato poco discosto dalla chiesa c’erano due ragazzini che giocavano; potevamo avere cinque o sei anni. Finita la preghiera me ne andai. Non avevo fatto dieci passi che sentii una voce gridare dietro a me: – Signor mendicante, signor mendicante! Aspetta! Erano i ragazzini che gridavano e correvano verso di me: un bambino e una bimbetta. Mi fermai e, accorrendo, essi mi presero per mano. – Andiamo dalla mamma, lei vuol bene ai mendicanti. – Non sono un mendicante, ma un passante, cari. – E che cosa hai nel sacco? – Il pane per il mio viaggio. – Non fa nulla, vieni con noi, la mamma ti darà il denaro per il viaggio. – E dov’è la vostra mamma? – chiesi . – Laggiù, dietro la chiesa, dopo gli alberi. Mi fecero entrare in un magnifico giardino, in mezzo al quale vidi una grande casa di ricchi; entrammo nel vestibolo. Tutto era pulito, in ordine, curato. La signora ci venne incontro. – Sono proprio contenta! Da che parte il Signore ti ha mandato a noi? Siedi, siedi, caro. Mi levò lei stessa il sacco, lo posò su una tavola e mi fece sedere su una comoda poltrona. – Vuoi mangiare? Vuoi prendere del tè? Hai bisogno di qualcosa? – Vi ringrazio umilmente – risposi – ho di che mangiare nel mio sacco e il tè lo posso bere, ma sono un contadino e non ne ho l’abitudine; la vostra gentilezza e la vostra cortesia mi sono più preziose di un pranzo: pregherò Dio che vi benedica per la vostra evangelica ospitalità. Dicendo queste parole sentivo un gran desiderio di rientrare in me. La preghiera ferveva nel mio cuore e avevo bisogno di calma e di silenzio per lasciare che quella fiamma salisse liberamente e per nascondere un poco i segni esteriori della preghiera: lacrime, sospiri, moti del viso o delle labbra. Così mi alzai e dissi: – Vi chiedo perdono, ma devo andarmene. Che il Signore Gesù Cristo sia con voi e i vostri cari figliolini. – Ah no! Che Dio ti guardi dal partire, non ti lascerò partire. Mio marito deve tornare questa sera dalla città, dove fa il giudice al tribunale del distretto. Sarà felice di vederti: egli considera ogni pellegrino come inviato da Dio. Per di più, domani è domenica, tu pregherai con noi all’Ufficio, e quel che Dio ci manderà lo mangeremo insieme. Da noi, per le feste, riceviamo almeno trenta poveri mendicanti, fratelli di Cristo. E tu non mi hai ancora detto tutto di te, da dove vieni, dove vai ora! Raccontami di te, mi piace sentir parlare coloro che venerano il Signore. Bambini, portate il sacco del pellegrino nella camera delle immagini, passerà la notte in quella. A queste parole mi stupii e mi dissi: – È un essere umano o un’apparizione? Così rimasi per aspettare il padrone. Raccontai in breve il mio viaggio e dissi che andavo a Irkutsk. – Bene! – disse la signora – Tu devi dunque passare per Tobolsk, mia madre vive in un convento di clausura; noi ti daremo una lettera e lei ti riceverà. Si va spesso a chiederle dei consigli spirituali; d’altro canto, tu potrai portarle anche un libro di Giovanni Climaco che abbiamo ordinato per lei a Mosca. Tutto va a meraviglia! Infine giunse l’ora di cenare e ci mettemmo a tavola. Vennero altre quattro signore e sedettero a tavola con noi. Dopo il primo piatto, una di loro si alzò, si inchinò davanti all’icona, poi davanti a noi, e andò a cercare il secondo; per il terzo piatto, un’altra volta si alzò nella stessa maniera. Vedendo questo, mi rivolsi alla padrona: – Posso chiedere se queste signore sono della vostra famiglia? – Sì, sono le mie sorelle, la cuoca, la moglie del cocchiere, la donna di servizio e la mia cameriera. Sono tutte sposate, non c’è una sola ragazza in tutta la casa. Al vedere e al sentire questo, ne fui ancora più stupito e ringraziai il Signore che mi aveva guidato verso persone così pie. Sentivo la preghiera salire nel cuore con forza; così, per trovare la solitudine, mi alzai e dissi alla signora: – Voi dovete riposare dopo il pranzo, io invece ho l’abitudine di camminare, così vorrei passeggiare un po’ in giardino. – No, non mi riposo mai – disse la signora –. Verrò con te in giardino e tu mi racconterai qualcosa di edificante. Se ci vai da solo, i bambini non ti lasceranno in pace; essi non ti lasceranno perché amano molto i mendicanti, fratelli di Cristo, e i pellegrini. Non c’era nulla da fare e andammo insieme in giardino. 

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