PANE SPEZZATO
''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
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II. SALOMONE E LA RICERCA DELLA SAPIENZA
I re devono ricercare la sapienza
La
sapienza si lascia trovare
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PER RIFLETTERE INSIEME… |
Cominciamo,
dunque, dal titolo dal quale prendiamo in prestito due termini e riflettiamo su
ciò che vogliono dirci, inserendoli prima in un contesto di spiritualità
cristiana e poi trasportandoli in un contesto di ‘’cultura mondana’’ per vedere
e verificare ciò che essi diventano nel passaggio da un livello all’altro, da
un contesto all’altro.
Dal
titolo ‘’Salomone e la ricerca della
Sapienza’’ estrapoliamo i termini ‘’ricerca’’
e ‘’Sapienza’’ e cerchiamo di capire
cosa si intende dire con essi e cosa oggi ci dicono realmente.
In
termini spirituali, possiamo dire che la ricerca
è il filo conduttore della nostra fede: ‘’cercate prima il Regno di Dio… cercate e troverete… il buon Pastore cercò la pecorella smarrita… la donna cercò la dramma perduta… la folla cercava Gesù e gli andava dietro, lo
seguiva… Gesù cercò tra la folla chi
gli avesse toccato il mantello…’’.
Sono
solo alcuni esempi, ma si potrebbe proseguire a lungo, bastano però anche
queste poche testimonianze per aiutarci a capire due importanti verità sulla
nostra fede: se ben guardiamo in fondo a queste situazioni che i Vangeli ci
propongono, noteremo immediatamente che la ricerca
è bifrontale: da una parte l’uomo che
deve cercare Dio, dall’altra parte Dio
che va alla ricerca dell’uomo.
Prendendo
in considerazione due delle parabole più note, quella del buon pastore e quella
della dramma perduta (sopra citate), possiamo dire che i gesti quotidiani di
una donna che cerca la moneta perduta, pur possedendone altre nove, la gioia
del pastore che, tutto contento, si mette la pecora ritrovata sulle spalle e la
porta a casa, il loro rallegrarsi con gli amici e le amiche… diventano
espressione dell'accurata e paziente ricerca di Dio e la sua gioia per il
ritrovamento e quindi per la salvezza anche di un solo peccatore; sia la donna
che il pastore rappresentano, infatti, Dio e ci fanno capire che è Lui a
prendere l’iniziativa, a fare il primo passo incontro a noi, anzi a non
fermarsi se prima non ci ha ritrovati, a cercarci dovunque, anche tra i rovi,
anche negli angoli più bui, come la donna che spazza la casa accuratamente per
ritrovare ciò che ha perso e che per lei è molto prezioso.
Da queste
parabole emerge anche un’altra verità: la pecorella apparteneva all’ovile del
pastore, come la moneta apparteneva alla donna, quando sono state smarrite la
donna e il pastore non si sono dati pace fino a quando non sono ritornate nelle
loro mani; questo ci dice che la moneta e la pecorella, che rappresentano le
creature umane, appartengono a Dio, vengono da Lui, per questo non può darsi
pace fino a quando tutte le sue creature non siano ritornate nelle Sue Mani.
Dio,
dunque, va alla ricerca delle sue creature perché Gli appartengono, sono sue e
come qualsiasi padre della Terra non può smettere di cercare i suoi figli
smarriti sulle strade impetuose del mondo, non può non essere preoccupato per
loro, per i pericoli che corrono, per gli agguati tesi dai lupi sempre pronti
ad azzannarli.
Dio cerca l’uomo per amore, perché
chi ama non può sopportare la lontananza o il pensiero che la persona amata
possa essere in pericolo e non fare niente per proteggerla o per salvarla dai
pericoli del mondo.
Dal
canto suo, anche l’uomo DEVE fare
altrettanto: ‘’cercare Dio’’, su
espresso invito di Dio: ‘’cercate prima
le cose di lassù’’, ma l’uomo pare essere sordo a quest’invito, non sempre
lo prende in considerazione, potremmo anche dire (non senza tristezza!) che
nella maggior parte dei casi non lo fa e, se dovesse farlo, lo fa in maniera
sbagliata, in luoghi sbagliati, per motivi sbagliati, ne abbiamo un esempio nel
Vangelo di Matteo 22, 1-14, in
cui Gesù presenta il regno dei cieli e dice che esso è ‘’simile a un re che fece un banchetto di
nozze per suo figlio.
Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.
Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.
Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;
altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;
andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,
gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti’’.
Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.
Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.
Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;
altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;
andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,
gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti’’.
Questo
brano non potrebbe descrivere meglio la condizione e il comportamento dei
cristiani di oggi nei confronti della chiamata di Dio, del Suo invito a Nozze!
Pensate:
Dio non ci sta invitando al Calvario, al
martirio, alla sofferenza: ci sta invitando a nozze!!!
Quale
situazione più piacevole, felice ed invitante di un banchetto di nozze?
Chi
mai direbbe no ad un pranzo nuziale… a casa di un re addirittura?
Quale
onore sarebbe mai questo? Chi oserebbe rifiutare l’invito di un re? Chi?
È il
sogno proibito di tanta gente!
Eppure,
qui si dice che quell’invito fu disertato, ignorato, contestato, rifiutato!
Ma
come? Chi può avere il coraggio di dire no ad un banchetto regale?
Noi!
Proprio noi, cristiani adulti e convinti della solidità della nostra fede!
Noi,
che aspiriamo ad alti onori, rifiutiamo l’onore più grande: un invito a nozze
da parte di un Re!
È
paradossale, ma è la nostra realtà, sono le nostre scelte: rifiutare l’invito
di Dio, al Suo banchetto, alla Sua sequela, a metterci in cerca di Lui.
Non
solo rifiutiamo di cercarlo, volontariamente decidiamo di ignorarne la
Presenza, ma anche quando è Dio che ci cerca… noi preferiamo ignorarLo, non ci
interessa l’essere cercati dal Re:
non
vogliamo cercarLo e non vogliamo essere cercati da Lui!
Papa
Francesco, nell’omelia della SANTA MESSA IN OCCASIONE DELL’APERTURA DELLA III
ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI del 5 ottobre scorso,
così afferma: ‘’Il sogno di Dio si
scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo
"frustrare" il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito
Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare
generosamente con vera libertà e umile creatività.’’
Il Sogno
di Dio è che l’uomo ricambi liberamente il Suo Amore, che ritorni nelle
Sue Mani, che desideri prender parte al
Suo Banchetto di nozze!
Sta all’uomo
realizzare il Sogno di Dio che ha al centro la Vita Eterna della Sua creatura.
È difficile,
molto difficile pensare che all’uomo tutto questo non interessi, è molto strano
che all’uomo non stia a cuore la sua stessa salvezza, un’ Eternità immersa nell’Amore
di Dio! C’è qualcosa di più desiderabile di questo?
Certo
che no! Eppure sembra che all’uomo importi davvero poco tutto questo!
Il suo
rinunciare all’invito del Re, ora come allora, conferma la sua indifferenza per
i Beni promessi ed offerti gratuitamente da Dio.
Nonostante
la risposta negativa e anche violenta dei primi invitati al banchetto, Dio,
però, manda ancora i suoi servi a cercare altri invitati, buoni e cattivi,
tutti quelli che si incontrano ai crocicchi delle strade: tutti!
Solo
l’amore infinito di un Padre può essere così perseverante, testardo si potrebbe
dire, da non arrendersi, nonostante la grande mortificazione ricevuta per il
rifiuto dei suoi ospiti prediletti
Nonostante
l’indifferenza e il dolore che l’uomo Gli procura, nonostante i suoi tradimenti,
le delusioni, le offese, le violenze, l’uccisione addirittura del Suo Figlio
unigenito, Dio continua a cercare l’uomo e lo fa perché è Lui che VUOLE FARLO, è Lui che decide
liberamente di mettersi in cerca della sua creatura: della pecorella smarrita, della
donna che Gli va dietro per chiedere aiuto per le sue infermità… Dio si mette
alla ricerca dell’uomo, di qualunque uomo e non basta: non solo lo fa Lui
stesso di Persona, ma chiama, prepara e manda anche i suoi operai, i suoi
servi, i suoi profeti, i suoi ministri, i suoi pastori, perchè si mettano con
Lui in cerca della creatura che non comprende l’importanza, la necessità, l’urgenza
della ricerca e la bellezza della Sua Presenza nella sua vita, la preziosità
dei Suoi Doni.
In
questa ricerca spirituale, abbiamo detto, dunque, che c’è un duplice movimento:
quello dell’uomo verso Dio e quello di Dio verso l’uomo, l’uno e l’Altro si
cercano, si desiderano, si attendono, hanno bisogno l’uno dell’Altro… ma se Dio
resta fedele alla sua ricerca, se non molla mai, neanche di fronte ai casi più
disperati e irrecuperabili, l’uomo, invece, stenta a mettersi in cammino e se
lo fa cammina lentamente, arrancando, fermandosi spesso, ritornando altrettanto
spesso sui suoi passi, cambiando strada, dimenticando il punto di arrivo,
scoraggiandosi per la fatica, dubitando della sua necessità… la ricerca è
dunque un cammino, arduo, faticoso, lungo, pieno di pericoli e di agguati, un
cammino in cui ci si trova ad attraversare luoghi loschi e tenebrosi, pantani
scivolosi, strade tortuose, deserti inariditi, oceani profondissimi, luoghi
insidiosi… un cammino che non garantisce l’arrivo certo alla meta, dunque, per
le tante difficoltà e le tante occasioni di smarrimento.
Un
cammino che non invita certo alla sua percorrenza, considerato tutto ciò che
richiede e che mette in conto sin dall’inizio… ma nonostante questo… resta un
cammino da fare, che dobbiamo fare, che dobbiamo VOLER FARE; ed è in questa VOLONTA’ il segreto della sua buona
riuscita: per dare inizio alla ricerca bisogna volerlo, volerlo fortemente,
parafrasando Alfieri potremmo dire con lui: ‘’volli, sempre volli, fortissimamente volli’’; con questa sua
famosissima espressione, contenuta nella Lettera responsiva a Ranieri de’
Casalbigi, scritta da Siena il 6 sett. 1783, il poeta esprime il fermo impegno
che aveva assunto con sé stesso, dopo l’applaudita rappresentazione della sua
prima tragedia, la Cleopatra, di compiere
ogni sforzo per diventare autore tragico.
Ecco
il segreto ‘’compiere ogni sforzo’’:
compiere vuol dire ‘’fare concretamente, non virtualmente, non
idealmente, non ideologicamente, ma operativamente’’, quel ‘’compiere’’ ci indica che c’è qualcosa
che va fatto e va fatto con un impegno costante, continuo, perseverante,
comprensivo di ogni sforzo, di ogni fatica, di ogni difficoltà, di volontà di
superare ogni ostacolo che potrebbe impedire o almeno rallentare la ricerca
stessa.
Come
possiamo ben capire, dunque, la ricerca non è una passeggiata, non è un impegno
per il weekend, non è un optional fra i tanti impegni quotidiani, considerati
sempre impellenti, necessari e urgenti… no, non è affatto limitato a determinate
fasce d’età o a determinati individui che scelgono una strada e non un’altra,
non è limitata a determinati periodi storici o a particolare luoghi di culto…:
la ricerca appartiene ad ogni uomo, perché’ siamo ‘’cercatori’’ per natura, e questo senso di appartenenza non è ‘’un mantello’’ o un costume che si può indossare o meno a piacimento o all’occorrenza,
è un’appartenenza inscindibile dalla natura stessa dell’uomo, un ’’abito interiore’’ potremmo dire,
qualcosa di così intimo a se stesso dal quale non può, neanche volendolo,
separarsene mai, perché gli appartiene, gli è congenito, gli è naturale,
connaturale alla sua stessa identità di creatura.
La
ricerca dunque non è separabile dall’uomo, non è da lui distinguibile, ragion
per cui se l’uomo non dà avvio a questa ‘’ricerca’’ snatura se stesso, rinuncia
ad una parte fondamentale di se stesso, perché per sua conformazione spirituale
non può non mettersi in ricerca!
E
allora perché tanti non lo fanno?
Semplicemente
perché è più facile vivere senza mettersi alla ricerca di un Qualcosa o meglio
di un Qualcuno che potrebbe interferire con la beatitudine del dormiveglia
quotidiano, che è l’unica beatitudine che l’uomo, moderno e non, conosce,
desidera e fa di tutto perché non gli venga tolta!
Ecco,
a proposito di beatitudini, possiamo dire con sicurezza che sono proprio esse
la strada privilegiata per la ricerca, esse non solo ce ne indicano il
percorso, ma si pongono come gradini perfetti per condurre alla meta, al Luogo
per il quale ci mettiamo in cammino.
Ma
le beatitudini sono dure, virtuose sì, ma impegnative, faticosissime, ci
obbligano a mettere in gioco tutto noi stessi, anche quelle parti che
sonnecchiano da sempre, anche quelle parti scomode di noi che ci fanno andare
in crisi, che ci creano dubbi, ci ingombrano la mente e il cuore con domande
alle quali non sappiamo rispondere o abbiamo paura di rispondere.
La
ricerca in se stessa è un cammino arduo, tuttavia non occorre essere eroi per
percorrerlo, non occorre avere superpoteri per farcela, non occorre essere dei
nababbi per poter comprare soluzioni o traguardi altrimenti inarrivabili… il
paradosso inspiegabile sta proprio in questo: cammino difficile… ma non
impossibile, faticoso … ma pur percorribile da tutti!
Come
può accadere tutto questo?
Se
c’è da mettere in conto mille difficoltà, mille ostacoli, pericoli, fatica, una
gran dose di sofferenza, di ingiustizie da subìre… come è possibile farcela
senza mezzi e senza denari!
La
risposta ce la dà Maria nell’ultimo messaggio di Medjugorje, quello del 2
ottobre scorso: ‘’Mio Figlio rianimerà la
vostra fede e purificherà i vostri cuori, perché mio Figlio ama con cuore puro
ed i cuori puri amano mio Figlio. Solo i cuori puri sono umili e hanno una fede
salda. Io vi chiedo cuori del genere, figli miei!’’
I
cuori puri amano Mio Figlio e Mio Figlio ama i cuori puri: ecco,
un cuore puro è tutto quello che occorre per iniziare la ricerca, portarla
avanti e avere la certezza di raggiungere la meta, altissima Meta!
Un
cuore puro è il segreto per raggiungere la meta, ce lo rammenta oggi Maria, con
materno affetto e premura, ma già nelle beatitudini Gesù ci aveva indicato la
strada: beati i puri di cuore, beati i
poveri in spirito, beati gli afflitti, beati i miti, beati quelli che hanno
fame e sete della giustizia, beati i misericordiosi, beati gli operatori di
pace, beati i perseguitati per causa della giustizia: beati voi perché vostro è
il regno dei Cieli, vostra è la Meta finale della ricerca; così come ci ricorda
anche san Paolo quando ci dice di aver impegnato tutta la sua vita per giungere
a quella meta tanto ambìta: la salvezza della sua anima!
Volendo
far sintesi di tutto quanto fin qui detto, potremmo così concludere ‘’IL REGNO DEI CIELI E’ UN REGALO CHE VA,
PERÒ, RICERCATO E CONQUISTATO’’.
E va
conquistato con fatica, perché più alta è la Meta, più alto deve essere
l’impegno per raggiungerla, come tutte le cose importanti, per questo necessita
dell’aiuto di un compagno di viaggio ‘’speciale’’: lo Spirito Santo, la Guida di Dio, il Suo Braccio che guida, accompagna, ammaestra, invita,
protegge, soccorre, raddrizza, corregge, istruisce, purifica, riempie, insegna,
guarisce, perdona e rianima, protegge e va alla ricerca di chi si è perduto.
Per
quanto riguarda il nostro impegno personale, esso ha a che fare, in questo
caso, con la nostra volontà di iniziare il cammino e di mettere in pratica le beatitudini: distaccare il
cuore dalle ricchezze; soffrire rassegnati le tribolazioni, affliggersi per i
peccati commessi, per i mali e per gli scandali che si vedono nel mondo, per la
lontananza dal paradiso e per il pericolo di perderlo, trattare il prossimo con
dolcezza, soffrire con pazienza i difetti e i torti che da essi si ricevono,
senza lamentele, risentimenti o vendette, desiderare ardentemente crescere
sempre più nella divina grazia e nell'esercizio delle opere buone e virtuose,
amare Dio e per amor di Dio il prossimo, aver compassione delle miserie altrui sia
spirituali che corporali, cercare di sollevarli secondo le proprie forze e il proprio
stato, non aver alcun affetto al peccato e cercare di starne lontani, schivare
ogni sorta di impurità, conservare la pace col prossimo e con se stessi, cercano
di mettere pace tra quelli che sono in discordia, sopportare con pazienza le
derisioni, i rimproveri e le persecuzioni per causa della fede e della legge di
Gesù Cristo.
A
coloro che riescono a vivere secondo queste modalità, Dio promette diversi
premi: il regno dei cieli, la consolazione, la terra in eredità, la
misericordia di Dio, il vedere Dio, l’essere chiamati figli di Dio… premi che
potremmo sintetizzare in un unico grande e definitivo premio: la gloria eterna del cielo, la salvezza!
Ricapitolando:
siamo partiti dalla necessità
connaturata nell’uomo di cercare Dio, dalla Volontà di Dio di cercare
l’uomo; abbiamo visto quale percorso deve fare colui che decide di mettersi in
cammino alla ricerca della Verità. Abbiamo visto i pericoli e le fatiche, ma
anche la grandezza del Premio finale.
Potremmo
dire ancora che la ricerca di Dio da parte dell’uomo e la ricerca dell’uomo da parte di Dio hanno il loro
termine in un abbraccio meraviglioso che si compendia in una trasfigurazione di
straordinaria bellezza: non son più io che
vivo, ma Cristo che vive in me!
Una ricerca
che porta ad identificarsi con Cristo: un solo pensiero, un solo cuore, una
sola volontà!
Una
ricerca che mette in movimento ogni fibra del proprio essere, corporeo e
spirituale; una ricerca che impegna una vita intera, che spinge a stare all’erta,
vigili, consapevoli; una ricerca che non prevede soste, fermate, inversioni di
marcia, dubbi; una ricerca che non permette sedentarietà, indifferenza, dormiveglie,
sonnolenze, appiattimenti, compiacimenti, scoraggiamenti, disperazioni.
Una
ricerca che ha come termine una Meta alta, molto alta, alla quale l’anima anela
e lo spirito tende sin dal primo istante della sua esistenza terrena!
Ecco,
se noi pensiamo al significato di ‘’ricerca’’ in campo spirituale, la ricerca
implica tutto questo e molto altro ancora: una vita in gioco dal primo
all’ultimo istante, in continuo cammino, in continua crescita, in continua
sfida con se stessi, tesa, anelante all’incontro con il Suo Creatore.
Il pericolo
vero, come sempre, viene dall’interno del nostro cuore: la convinzione di aver
trovato Dio una volte e per tutte e di non doverlo più cercare!
Siamo
cercatori (quando lo siamo) che si
arrendono al primo incontro, convinti di essere ormai al sicuro, di non aver
più bisogno di cercarlo, di raggiungerlo, di incontrarlo: fatto una parte del
cammino, ci si convince di averlo fatto tutto.
No. Non
è così.
Chi può
conoscere Dio al primo incontro? Chi può sondare le sue abissali profondità?
Chi può
conoscere Dio ad un semplice sguardo? Chi può dire di possederlo per averlo
incontrato una sola volta?
La ricerca
vera è fatta di continui incontri, di ripetuti e sempre più approfonditi
incontri, di un bisogno e un desiderio che si rinnovano ad ogni incontro.
Di un
anelito che non si spegne mai, che non si sazia mai, che non ha mai fine… se
prima non si è al sicuro nelle Sue Mani.
La ricerca
è per sempre!
La ricerca
è continua!
La ricerca
non va mai fermata!
La ricerca
termina solo quando si è giunti alla meta finale: quando ci si può sedere al
Suo Banchetto di nozze, perché solo allora si potrà avere la certezza che
nessuno potrà mai più ostacolare quell’incontro, quell’abbraccio, quella Gioia!
Solo
quando potremo nutrirci alla Sua Mensa liberamente e continuativamente.
Il nostro
vero problema è quello di essere convinti che ci basti uno sguardo appena per
aver già conquistato ogni cosa: illusione, utopia, inganno il nostro!
Dio è
una conquista continua. Uno scoprirLo e un perderLo continuamente.
Un continuo conoscerLo
e poi smarrirsi. Un continuo cercarLo e smettere di cercarLo .
Un continuo trovarLo
e perdere ciò che si è trovato .
Un continuo comprenderLo
e dubitare di Lui .
È una
ricerca che avrà termine solo quando potremo vederlo faccia a faccia, solo
allora potremo dire di averLo incontrato per sempre!
Se
invece pensiamo al significato di ‘’ricerca’’ in campo mondano, ecco che il
significato cambia totalmente, così come cambiano le modalità e le mete: la
ricerca è legata ad un miglioramento delle condizioni di vita o di salute di un
uomo; un miglioramento che non è mai definitivo ma sempre provvisorio, anche
nelle migliori delle esperienze.
La
ricerca implica un impegno di spesa non indifferente, un impegno di risorse, di
energie, di tempo; ogni ricerca, inoltre, viene sempre superata da un’altra
ricerca, da un altro esperimento, che può confermare o meno quello precedente.
Si
parla di ricerca scientifica, ricerca tecnologica, ricerca medico-sanitaria,
ricerca culturale… ci sono tanti tipi di ricerca, ma il fine è sempre lo
stesso: migliorare le condizioni di vita
terrena. Condizioni di vita provvisori, limitati nel tempo.
Ecco
dove sta la differenza: la ricerca spirituale porta alla conquista
dell’eternità, quella mondana porta ad un miglioramento temporaneo, legato a
bisogni umani, mai definitivo, mai interamente o veramente sicuro.
Un
ricercare che porta a conclusioni diverse, di epoca in epoca, ma la differenza drammatica
vera è un’altra: se da una parte si tiene in grande considerazione e si riconosce la necessità della ricerca nei campi dello scibile umano, se si apprezzano e si stimano molto coloro che fanno questo tipo di ricerca, dall’altra
si sminuisce e a volte si disprezza coloro che avviano un cammino di ricerca
spirituale.
Sì,
uno dei grandi limiti e ostacoli che incontra chi si appresta a mettersi in
cammino spiritualmente è la non considerazione del mondo della necessità di
tale cammino, l’indifferenza o l’inutilità verso tale cammino.
Abbiamo
già detto che la ricerca assume significati e necessità diverse a secondo dell’
ambito in cui essa viene fatta: tutto ciò che riguarda la corporeità, la
fisicità e il vivere terreno è accettabile e necessario, tutto ciò che riguarda
la ricerca spirituale è inutile, tempo perso, insignificante… e se qualcuno
volesse comunque accingersi ad
intraprendere questo cammino diviene subito oggetto di derisione, in primis
nella propria famiglia o nel proprio ambiente di vita, lavorativo o sociale,
oppure, non essendoci molti padri spirituali a disposizione, si lascia guidare dalle suggestioni, dalle
provocazioni, o direi dalle storpiature pseudoculturali che girano sui massi media,
al primo posto su Internet.
Perché?
Perché
siamo abituati a leggere ogni cosa in termini materiali, si parla di ricerca
soltanto in riferimento alla scienza o alla tecnologia, il campo dello spirito
viene considerato un campo morto, o almeno moribondo, statico, senza spessore e
senza altezze.
Ovviamente
questa è la considerazione che il mondo ne ha, che non è certo la verità.
Ecco:
si è in ricerca in ogni campo, per essa si organizzano campagne pubblicitarie e
raccolti di fondi… ma la ricerca finisce quando finiscono i bisogni materiali o
i fondi: giunti alle soglie dello spirito la ricerca fa inversione di marcia e
prende strade diverse.
Così
facendo ci perdiamo la parte migliore della nostra vita, quella più piena ed
interessante, quella veramente urgente e necessaria da migliorare e far
crescere!
Il
mondo ha dettato le sue regole e noi le abbiamo accettate, dimenticando quelle
che Dio stesso ha scritto nel nostro cuore: amerai
il tuo Dio con tutta l’anima e con tutte le tue forze.
Al primo posto: Dio!
La
ricerca spirituale porta a mettere in pratica questo comandamento, spinge ad
amare sempre più il proprio Creatore, ma il mondo ci mette davanti mete
diverse, che sembrano sempre più necessarie e più urgenti… ma cosa ci può
essere di più necessario o di più urgente … se non la conquista della vita
eterna?
Pare
proprio che al mondo questo tipo di ricerca interessi davvero poco?
E a
te cristiano? A te che dici di voler seguire Gesù?
A te
che ti vanti delle tue conquiste, dei tuoi
progressi materiali o culturali?
Sei davvero
disposto a metterti in gioco fino in fondo?
Sei o
siamo davvero disposti a metterci in ricerca della Verità?
Della
Verità della tua/nostra esistenza?
Il
tuo/nostro pensiero è legato soltanto alle ricerche della scienza umana?
La
Sapienza che brami/bramiamo è quella del mondo o quella del Cielo?
E
qui introduciamo l’altro concetto che il mondo ha fatto proprio e lo propone
soltanto in sensi e significati mondani a volte anche pseudoscientifici: la Sapienza.
Chi
è il sapiente per il mondo e chi è il sapiente per la Chiesa?
La risposta…
nella seconda parte!
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