domenica 12 ottobre 2014

PANE SPEZZATO

''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
PARTE SECONDA
Capitolo 6
II. SALOMONE E LA RICERCA DELLA SAPIENZA
I re devono ricercare la sapienza
La sapienza si lascia trovare


PER RIFLETTERE INSIEME…
Leggendo il titolo, il sottotitolo e il capoverso di questo sesto capitolo, l’attenzione è stata subito catturata da alcune parole, incontrate già tante volte, ma che, chissà perché,  oggi, in modo particolare, sembrano quasi volersi schiudere e dar vita a delle riflessioni che mi sembrano interessanti ed importanti per un cristiano; spezzando il PANE DELLA PAROLA ci si rende conto che ogni parola porta con sé una marea di concetti sui quali è bene soffermarsi un po’ di più rispetto alla quotidiana superficialità con la quale un po’ tutti, compresi i cristiani, si avvicinano agli argomenti di fede, perché hanno la forza di portarci in profondità e migliorarci, smuovendo, in noi, antiche incrostazioni o aprendo porte chiuse da tempo se non da sempre.
Cominciamo, dunque, dal titolo dal quale prendiamo in prestito due termini e riflettiamo su ciò che vogliono dirci, inserendoli prima in un contesto di spiritualità cristiana e poi trasportandoli in un contesto di ‘’cultura mondana’’ per vedere e verificare ciò che essi diventano nel passaggio da un livello all’altro, da un contesto all’altro.
Dal titolo ‘’Salomone e la ricerca della Sapienza’’ estrapoliamo i termini ‘’ricerca’’ e ‘’Sapienza’’ e cerchiamo di capire cosa si intende dire con essi e cosa oggi ci dicono realmente.
In termini spirituali, possiamo dire che la ricerca è il filo conduttore della nostra fede: ’cercate prima il Regno di Dio… cercate e troverete… il buon Pastore cercò la pecorella smarrita… la donna cercò la dramma perduta… la folla cercava Gesù e gli andava dietro, lo seguiva… Gesù cercò tra la folla chi gli avesse toccato il mantello…’’.
Sono solo alcuni esempi, ma si potrebbe proseguire a lungo, bastano però anche queste poche testimonianze per aiutarci a capire due importanti verità sulla nostra fede: se ben guardiamo in fondo a queste situazioni che i Vangeli ci propongono, noteremo immediatamente che la ricerca è bifrontale: da una parte l’uomo che deve cercare Dio, dall’altra parte Dio che va alla ricerca dell’uomo.  
Prendendo in considerazione due delle parabole più note, quella del buon pastore e quella della dramma perduta (sopra citate), possiamo dire che i gesti quotidiani di una donna che cerca la moneta perduta, pur possedendone altre nove, la gioia del pastore che, tutto contento, si mette la pecora ritrovata sulle spalle e la porta a casa, il loro rallegrarsi con gli amici e le amiche… diventano espressione dell'accurata e paziente ricerca di Dio e la sua gioia per il ritrovamento e quindi per la salvezza anche di un solo peccatore; sia la donna che il pastore rappresentano, infatti, Dio e ci fanno capire che è Lui a prendere l’iniziativa, a fare il primo passo incontro a noi, anzi a non fermarsi se prima non ci ha ritrovati, a cercarci dovunque, anche tra i rovi, anche negli angoli più bui, come la donna che spazza la casa accuratamente per ritrovare ciò che ha perso e che per lei è molto prezioso.
Da queste parabole emerge anche un’altra verità: la pecorella apparteneva all’ovile del pastore, come la moneta apparteneva alla donna, quando sono state smarrite la donna e il pastore non si sono dati pace fino a quando non sono ritornate nelle loro mani; questo ci dice che la moneta e la pecorella, che rappresentano le creature umane, appartengono a Dio, vengono da Lui, per questo non può darsi pace fino a quando tutte le sue creature non siano ritornate nelle Sue Mani.
Dio, dunque, va alla ricerca delle sue creature perché Gli appartengono, sono sue e come qualsiasi padre della Terra non può smettere di cercare i suoi figli smarriti sulle strade impetuose del mondo, non può non essere preoccupato per loro, per i pericoli che corrono, per gli agguati tesi dai lupi sempre pronti ad azzannarli.
Dio cerca l’uomo per amore, perché chi ama non può sopportare la lontananza o il pensiero che la persona amata possa essere in pericolo e non fare niente per proteggerla o per salvarla dai pericoli del mondo.
Dal canto suo, anche l’uomo DEVE fare altrettanto: ‘’cercare Dio’’, su espresso invito di Dio: ‘’cercate prima le cose di lassù’’, ma l’uomo pare essere sordo a quest’invito, non sempre lo prende in considerazione, potremmo anche dire (non senza tristezza!) che nella maggior parte dei casi non lo fa e, se dovesse farlo, lo fa in maniera sbagliata, in luoghi sbagliati, per motivi sbagliati, ne abbiamo un esempio nel Vangelo di Matteo 22, 1-14, in cui Gesù presenta il regno dei cieli e dice che esso è ‘’simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.
Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.
Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.
Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;
altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;
andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,
gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti’’.
Questo brano non potrebbe descrivere meglio la condizione e il comportamento dei cristiani di oggi nei confronti della chiamata di Dio, del Suo invito a Nozze!
Pensate: Dio non ci sta invitando al Calvario,  al martirio, alla sofferenza: ci sta invitando a nozze!!!
Quale situazione più piacevole, felice ed invitante di un banchetto di nozze?
Chi mai direbbe no ad un pranzo nuziale… a casa di un re addirittura?
Quale onore sarebbe mai questo? Chi oserebbe rifiutare l’invito di un re? Chi?
È il sogno proibito di tanta gente!
Eppure, qui si dice che quell’invito fu disertato, ignorato, contestato, rifiutato!
Ma come? Chi può avere il coraggio di dire no ad un banchetto regale?
Noi! Proprio noi, cristiani adulti e convinti della solidità della nostra fede!
Noi, che aspiriamo ad alti onori, rifiutiamo l’onore più grande: un invito a nozze da parte di un Re!
È paradossale, ma è la nostra realtà, sono le nostre scelte: rifiutare l’invito di Dio, al Suo banchetto, alla Sua sequela, a metterci in cerca di Lui.
Non solo rifiutiamo di cercarlo, volontariamente decidiamo di ignorarne la Presenza, ma anche quando è Dio che ci cerca… noi preferiamo ignorarLo, non ci interessa l’essere cercati dal Re:
non vogliamo cercarLo e non vogliamo essere cercati da Lui!
Papa Francesco, nell’omelia della SANTA MESSA IN OCCASIONE DELL’APERTURA DELLA III ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI del 5 ottobre scorso, così afferma: ‘’Il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo "frustrare" il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività.’’
Il Sogno di Dio è che l’uomo ricambi liberamente il Suo Amore, che ritorni nelle Sue  Mani, che desideri prender parte al Suo Banchetto di nozze!
Sta all’uomo realizzare il Sogno di Dio che ha al centro la Vita Eterna della Sua creatura.
È difficile, molto difficile pensare che all’uomo tutto questo non interessi, è molto strano che all’uomo non stia a cuore la sua stessa salvezza, un’ Eternità immersa nell’Amore di Dio! C’è qualcosa di più desiderabile di questo?
Certo che no! Eppure sembra che all’uomo importi davvero poco tutto questo!
Il suo rinunciare all’invito del Re, ora come allora, conferma la sua indifferenza per i Beni promessi ed offerti gratuitamente da Dio.
Nonostante la risposta negativa e anche violenta dei primi invitati al banchetto, Dio, però, manda ancora i suoi servi a cercare altri invitati, buoni e cattivi, tutti quelli che si incontrano ai crocicchi delle strade: tutti!
Solo l’amore infinito di un Padre può essere così perseverante, testardo si potrebbe dire, da non arrendersi, nonostante la grande mortificazione ricevuta per il rifiuto dei suoi ospiti prediletti
Nonostante l’indifferenza e il dolore che l’uomo Gli procura, nonostante i suoi tradimenti, le delusioni, le offese, le violenze, l’uccisione addirittura del Suo Figlio unigenito, Dio continua a cercare l’uomo e lo fa perché è Lui che VUOLE FARLO, è Lui che decide liberamente di mettersi in cerca della sua creatura: della pecorella smarrita, della donna che Gli va dietro per chiedere aiuto per le sue infermità… Dio si mette alla ricerca dell’uomo, di qualunque uomo e non basta: non solo lo fa Lui stesso di Persona, ma chiama, prepara e manda anche i suoi operai, i suoi servi, i suoi profeti, i suoi ministri, i suoi pastori, perchè si mettano con Lui in cerca della creatura che non comprende l’importanza, la necessità, l’urgenza della ricerca e la bellezza della Sua Presenza nella sua vita, la preziosità dei Suoi Doni.
In questa ricerca spirituale, abbiamo detto, dunque, che c’è un duplice movimento: quello dell’uomo verso Dio e quello di Dio verso l’uomo, l’uno e l’Altro si cercano, si desiderano, si attendono, hanno bisogno l’uno dell’Altro… ma se Dio resta fedele alla sua ricerca, se non molla mai, neanche di fronte ai casi più disperati e irrecuperabili, l’uomo, invece, stenta a mettersi in cammino e se lo fa cammina lentamente, arrancando, fermandosi spesso, ritornando altrettanto spesso sui suoi passi, cambiando strada, dimenticando il punto di arrivo, scoraggiandosi per la fatica, dubitando della sua necessità… la ricerca è dunque un cammino, arduo, faticoso, lungo, pieno di pericoli e di agguati, un cammino in cui ci si trova ad attraversare luoghi loschi e tenebrosi, pantani scivolosi, strade tortuose, deserti inariditi, oceani profondissimi, luoghi insidiosi… un cammino che non garantisce l’arrivo certo alla meta, dunque, per le tante difficoltà e le tante occasioni di smarrimento.
Un cammino che non invita certo alla sua percorrenza, considerato tutto ciò che richiede e che mette in conto sin dall’inizio… ma nonostante questo… resta un cammino da fare, che dobbiamo fare, che dobbiamo VOLER FARE; ed è in questa VOLONTA’ il segreto della sua buona riuscita: per dare inizio alla ricerca bisogna volerlo, volerlo fortemente, parafrasando Alfieri potremmo dire con lui: ‘’volli, sempre volli, fortissimamente volli’’; con questa sua famosissima espressione, contenuta nella Lettera responsiva a Ranieri de’ Casalbigi, scritta da Siena il 6 sett. 1783, il poeta esprime il fermo impegno che aveva assunto con sé stesso, dopo l’applaudita rappresentazione della sua prima tragedia, la Cleopatra, di compiere ogni sforzo per diventare autore tragico.
Ecco il segreto ‘’compiere ogni sforzo’’: compiere vuol dire ‘’fare concretamente, non virtualmente, non idealmente, non ideologicamente, ma operativamente’’, quel ‘’compiere’’ ci indica che c’è qualcosa che va fatto e va fatto con un impegno costante, continuo, perseverante, comprensivo di ogni sforzo, di ogni fatica, di ogni difficoltà, di volontà di superare ogni ostacolo che potrebbe impedire o almeno rallentare la ricerca stessa.
Come possiamo ben capire, dunque, la ricerca non è una passeggiata, non è un impegno per il weekend, non è un optional fra i tanti impegni quotidiani, considerati sempre impellenti, necessari e urgenti… no, non è affatto limitato a determinate fasce d’età o a determinati individui che scelgono una strada e non un’altra, non è limitata a determinati periodi storici o a particolare luoghi di culto…: la ricerca appartiene ad ogni uomo, perché’ siamo ‘’cercatori’’ per natura, e questo  senso di appartenenza non è ‘’un mantello’’ o un costume che si può indossare o meno a piacimento o all’occorrenza, è un’appartenenza inscindibile dalla natura stessa dell’uomo, un ’’abito interiore’’ potremmo dire, qualcosa di così intimo a se stesso dal quale non può, neanche volendolo, separarsene mai, perché gli appartiene, gli è congenito, gli è naturale, connaturale alla sua stessa identità di creatura.
La ricerca dunque non è separabile dall’uomo, non è da lui distinguibile, ragion per cui se l’uomo non dà avvio a questa ‘’ricerca’’ snatura se stesso, rinuncia ad una parte fondamentale di se stesso, perché per sua conformazione spirituale non può non mettersi in ricerca!
E allora perché tanti non lo fanno?
Semplicemente perché è più facile vivere senza mettersi alla ricerca di un Qualcosa o meglio di un Qualcuno che potrebbe interferire con la beatitudine del dormiveglia quotidiano, che è l’unica beatitudine che l’uomo, moderno e non, conosce, desidera e fa di tutto perché non gli venga tolta!
Ecco, a proposito di beatitudini, possiamo dire con sicurezza che sono proprio esse la strada privilegiata per la ricerca, esse non solo ce ne indicano il percorso, ma si pongono come gradini perfetti per condurre alla meta, al Luogo per il quale ci mettiamo in cammino.
Ma le beatitudini sono dure, virtuose sì, ma impegnative, faticosissime, ci obbligano a mettere in gioco tutto noi stessi, anche quelle parti che sonnecchiano da sempre, anche quelle parti scomode di noi che ci fanno andare in crisi, che ci creano dubbi, ci ingombrano la mente e il cuore con domande alle quali non sappiamo rispondere o abbiamo paura di rispondere.
La ricerca in se stessa è un cammino arduo, tuttavia non occorre essere eroi per percorrerlo, non occorre avere superpoteri per farcela, non occorre essere dei nababbi per poter comprare soluzioni o traguardi altrimenti inarrivabili… il paradosso inspiegabile sta proprio in questo: cammino difficile… ma non impossibile, faticoso … ma pur percorribile da tutti!
Come può accadere tutto questo?
Se c’è da mettere in conto mille difficoltà, mille ostacoli, pericoli, fatica, una gran dose di sofferenza, di ingiustizie da subìre… come è possibile farcela senza mezzi e senza denari!
La risposta ce la dà Maria nell’ultimo messaggio di Medjugorje, quello del 2 ottobre scorso: ‘’Mio Figlio rianimerà la vostra fede e purificherà i vostri cuori, perché mio Figlio ama con cuore puro ed i cuori puri amano mio Figlio. Solo i cuori puri sono umili e hanno una fede salda. Io vi chiedo cuori del genere, figli miei!’’
I cuori puri amano Mio Figlio e Mio Figlio ama i cuori puri: ecco, un cuore puro è tutto quello che occorre per iniziare la ricerca, portarla avanti e avere la certezza di raggiungere la meta, altissima Meta!
Un cuore puro è il segreto per raggiungere la meta, ce lo rammenta oggi Maria, con materno affetto e premura, ma già nelle beatitudini Gesù ci aveva indicato la strada: beati i puri di cuore, beati i poveri in spirito, beati gli afflitti, beati i miti, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, beati i misericordiosi, beati gli operatori di pace, beati i perseguitati per causa della giustizia: beati voi perché vostro è il regno dei Cieli, vostra è la Meta finale della ricerca; così come ci ricorda anche san Paolo quando ci dice di aver impegnato tutta la sua vita per giungere a quella meta tanto ambìta: la salvezza della sua anima!
Volendo far sintesi di tutto quanto fin qui detto, potremmo così concludere ‘’IL REGNO DEI CIELI E’ UN REGALO CHE VA, PERÒ, RICERCATO E CONQUISTATO’’.
E va conquistato con fatica, perché più alta è la Meta, più alto deve essere l’impegno per raggiungerla, come tutte le cose importanti, per questo necessita dell’aiuto di un compagno di viaggio ‘’speciale’’: lo Spirito Santo, la Guida di Dio, il Suo Braccio  che guida, accompagna, ammaestra, invita, protegge, soccorre, raddrizza, corregge, istruisce, purifica, riempie, insegna, guarisce, perdona e rianima, protegge e va alla ricerca di chi si è perduto.
Per quanto riguarda il nostro impegno personale, esso ha a che fare, in questo caso, con la nostra volontà di iniziare il cammino e di mettere  in pratica le beatitudini: distaccare il cuore dalle ricchezze; soffrire rassegnati le tribolazioni, affliggersi per i peccati commessi, per i mali e per gli scandali che si vedono nel mondo, per la lontananza dal paradiso e per il pericolo di perderlo, trattare il prossimo con dolcezza, soffrire con pazienza i difetti e i torti che da essi si ricevono, senza lamentele, risentimenti o vendette, desiderare ardentemente crescere sempre più nella divina grazia e nell'esercizio delle opere buone e virtuose, amare Dio e per amor di Dio il prossimo, aver compassione delle miserie altrui sia spirituali che corporali, cercare di sollevarli secondo le proprie forze e il proprio stato, non aver alcun affetto al peccato e cercare di starne lontani, schivare ogni sorta di impurità, conservare la pace col prossimo e con se stessi, cercano di mettere pace tra quelli che sono in discordia, sopportare con pazienza le derisioni, i rimproveri e le persecuzioni per causa della fede e della legge di Gesù Cristo.
A coloro che riescono a vivere secondo queste modalità, Dio promette diversi premi: il regno dei cieli, la consolazione, la terra in eredità, la misericordia di Dio, il vedere Dio, l’essere chiamati figli di Dio… premi che potremmo sintetizzare in un unico grande e definitivo premio: la gloria eterna del cielo, la salvezza!
Ricapitolando: siamo partiti dalla necessità  connaturata nell’uomo di cercare Dio, dalla Volontà di Dio di cercare l’uomo; abbiamo visto quale percorso deve fare colui che decide di mettersi in cammino alla ricerca della Verità. Abbiamo visto i pericoli e le fatiche, ma anche la grandezza del Premio finale.
Potremmo dire ancora che la ricerca di Dio da parte dell’uomo e la ricerca  dell’uomo da parte di Dio hanno il loro termine in un abbraccio meraviglioso che si compendia in una trasfigurazione di straordinaria bellezza: non son più io che vivo, ma Cristo che vive in me!
Una ricerca che porta ad identificarsi con Cristo: un solo pensiero, un solo cuore, una sola volontà!
Una ricerca che mette in movimento ogni fibra del proprio essere, corporeo e spirituale; una ricerca che impegna una vita intera, che spinge a stare all’erta, vigili, consapevoli; una ricerca che non prevede soste, fermate, inversioni di marcia, dubbi; una ricerca che non permette sedentarietà, indifferenza, dormiveglie, sonnolenze, appiattimenti, compiacimenti, scoraggiamenti, disperazioni.
Una ricerca che ha come termine una Meta alta, molto alta, alla quale l’anima anela e lo spirito tende sin dal primo istante della sua esistenza terrena!
Ecco, se noi pensiamo al significato di ‘’ricerca’’ in campo spirituale, la ricerca implica tutto questo e molto altro ancora: una vita in gioco dal primo all’ultimo istante, in continuo cammino, in continua crescita, in continua sfida con se stessi, tesa, anelante all’incontro con il Suo Creatore.
Il pericolo vero, come sempre, viene dall’interno del nostro cuore: la convinzione di aver trovato Dio una volte e per tutte e di non doverlo più cercare!
Siamo cercatori (quando lo siamo)  che si arrendono al primo incontro, convinti di essere ormai al sicuro, di non aver più bisogno di cercarlo, di raggiungerlo, di incontrarlo: fatto una parte del cammino, ci si convince di averlo fatto tutto.
No. Non è così.
Chi può conoscere Dio al primo incontro? Chi può sondare le sue abissali profondità?
Chi può conoscere Dio ad un semplice sguardo? Chi può dire di possederlo per averlo incontrato una sola volta?
La ricerca vera è fatta di continui incontri, di ripetuti e sempre più approfonditi incontri, di un bisogno e un desiderio che si rinnovano ad ogni incontro.
Di un anelito che non si spegne mai, che non si sazia mai, che non ha mai fine… se prima non si è al sicuro nelle Sue Mani.
La ricerca è per sempre!
La ricerca è continua!
La ricerca non va mai fermata!
La ricerca termina solo quando si è giunti alla meta finale: quando ci si può sedere al Suo Banchetto di nozze, perché solo allora si potrà avere la certezza che nessuno potrà mai più ostacolare quell’incontro, quell’abbraccio, quella Gioia!
Solo quando potremo nutrirci alla Sua Mensa liberamente e continuativamente.
Il nostro vero problema è quello di essere convinti che ci basti uno sguardo appena per aver già conquistato ogni cosa: illusione, utopia, inganno il nostro!
Dio è una conquista continua. Uno scoprirLo e un perderLo  continuamente.
Un continuo conoscerLo e poi  smarrirsi. Un continuo cercarLo e  smettere di cercarLo .
Un continuo trovarLo e perdere ciò che si è trovato .
Un continuo comprenderLo e dubitare di Lui .
È una ricerca che avrà termine solo quando potremo vederlo faccia a faccia, solo allora potremo dire di averLo incontrato per sempre!

Se invece pensiamo al significato di ‘’ricerca’’ in campo mondano, ecco che il significato cambia totalmente, così come cambiano le modalità e le mete: la ricerca è legata ad un miglioramento delle condizioni di vita o di salute di un uomo; un miglioramento che non è mai definitivo ma sempre provvisorio, anche nelle migliori delle esperienze.
La ricerca implica un impegno di spesa non indifferente, un impegno di risorse, di energie, di tempo; ogni ricerca, inoltre, viene sempre superata da un’altra ricerca, da un altro esperimento, che può confermare o meno quello precedente.
Si parla di ricerca scientifica, ricerca tecnologica, ricerca medico-sanitaria, ricerca culturale… ci sono tanti tipi di ricerca, ma il fine è sempre lo stesso: migliorare le condizioni di vita terrena. Condizioni di vita provvisori, limitati nel tempo.
Ecco dove sta la differenza: la ricerca spirituale porta alla conquista dell’eternità, quella mondana porta ad un miglioramento temporaneo, legato a bisogni umani, mai definitivo, mai interamente o veramente sicuro.
Un ricercare che porta a conclusioni diverse, di epoca in epoca, ma la differenza drammatica vera è un’altra: se da una parte si tiene in grande considerazione e si riconosce la necessità della ricerca nei campi dello scibile umano, se si apprezzano e si stimano molto coloro che fanno questo tipo di ricerca, dall’altra si sminuisce e a volte si disprezza coloro che avviano un cammino di ricerca spirituale.
Sì, uno dei grandi limiti e ostacoli che incontra chi si appresta a mettersi in cammino spiritualmente è la non considerazione del mondo della necessità di tale cammino, l’indifferenza o l’inutilità verso tale cammino.
Abbiamo già detto che la ricerca assume significati e necessità diverse a secondo dell’ ambito in cui essa viene fatta: tutto ciò che riguarda la corporeità, la fisicità e il vivere terreno è accettabile e necessario, tutto ciò che riguarda la ricerca spirituale è inutile, tempo perso, insignificante… e se qualcuno volesse comunque  accingersi ad intraprendere questo cammino diviene subito oggetto di derisione, in primis nella propria famiglia o nel proprio ambiente di vita, lavorativo o sociale, oppure, non essendoci molti padri spirituali a disposizione,  si lascia guidare dalle suggestioni, dalle provocazioni, o direi dalle storpiature pseudoculturali che girano sui massi media, al primo posto su Internet.
Perché?
Perché siamo abituati a leggere ogni cosa in termini materiali, si parla di ricerca soltanto in riferimento alla scienza o alla tecnologia, il campo dello spirito viene considerato un campo morto, o almeno moribondo, statico, senza spessore e senza altezze.
Ovviamente questa è la considerazione che il mondo ne ha, che non è certo la verità.
Ecco: si è in ricerca in ogni campo, per essa si organizzano campagne pubblicitarie e raccolti di fondi… ma la ricerca finisce quando finiscono i bisogni materiali o i fondi: giunti alle soglie dello spirito la ricerca fa inversione di marcia e prende strade diverse.
Così facendo ci perdiamo la parte migliore della nostra vita, quella più piena ed interessante, quella veramente urgente e necessaria da migliorare e far crescere!
Il mondo ha dettato le sue regole e noi le abbiamo accettate, dimenticando quelle che Dio stesso ha scritto nel nostro cuore: amerai il tuo Dio con tutta l’anima e con tutte le tue forze.
Al primo posto: Dio!
La ricerca spirituale porta a mettere in pratica questo comandamento, spinge ad amare sempre più il proprio Creatore, ma il mondo ci mette davanti mete diverse, che sembrano sempre più necessarie e più urgenti… ma cosa ci può essere di più necessario o di più urgente … se non la conquista della vita eterna?
Pare proprio che al mondo questo tipo di ricerca interessi davvero poco?
E a te cristiano? A te che dici di voler seguire Gesù?
A te che ti vanti delle  tue conquiste, dei tuoi  progressi materiali o culturali?
Sei davvero disposto a metterti in gioco fino in fondo?
Sei o siamo davvero disposti a metterci in ricerca della Verità?
Della Verità della tua/nostra esistenza?
Il tuo/nostro pensiero è legato soltanto alle ricerche della scienza umana?
La Sapienza che brami/bramiamo è quella del mondo o quella del Cielo?
E qui introduciamo l’altro concetto che il mondo ha fatto proprio e lo propone soltanto in sensi e significati mondani a volte anche pseudoscientifici: la Sapienza.
Chi è il sapiente per il mondo e chi è il sapiente per la Chiesa?


La risposta… nella seconda parte!

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