venerdì 17 ottobre 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 39)



Dopo un po’ di tempo, mi avvidi che le verghe non erano più necessarie; il ragazzo eseguiva il mio ordine con maggiore piacere e maggiore zelo; a poco a poco il suo carattere mutò completamente; divenne dolce e silenzioso e si mise a compiere con maggior impegno i lavori di casa. Ne provai gran gioia e gli lasciai maggiore libertà. E il risultato? Bene, il ragazzo si abituò tanto alla preghiera che la ripeteva senza posa e senza che io lo forzassi. Quando gliene parlai, mi rispose che aveva un desiderio immenso di recitare la preghiera. – E che cosa provi? – Niente di speciale, ma mi sento bene mentre recito la preghiera. – Ma come, bene? – Non lo so spiegare. – Ti senti allegro? – Sì, mi sento allegro. Aveva dodici anni quando scoppiò la guerra in Crimea. Io partii per Kazan e lo portai con me da mia figlia. Lo sistemammo in cucina con gli altri domestici, ma lui era sconsolato, perché essi passavano il tempo a divertirsi e a giocare tra loro, prendendo in giro il ragazzo e cercando di distrarlo dalla sua preghiera. Erano passati tre mesi quando venne da me e mi disse: – Torno a casa; non posso sopportare la vita qui, con tanto rumore. Gli dissi: – Come, vuoi andar così lontano da solo e in pieno inverno? Aspetta che io riparta e tu verrai con me. Il giorno dopo il ragazzetto era scomparso. Lo si mandò a cercare dappertutto, ma fu impossibile trovarlo. Un bel giorno finalmente ricevetti una lettera dalla Crimea; i custodi della mia vecchia casa mi annunciavano che, il 4 aprile, il giorno dopo Pasqua, era stato trovato nella casa deserta il corpo inanimato del ragazzo. Giaceva sul pavimento della mia camera, le mani incrociate sul petto, il berretto sotto il capo e con quell’abitino da nulla che portava sempre e con cui era fuggito da Kazan. Lo sotterrarono nel mio giardino. Mi meravigliò molto, quando ricevetti la notizia, la rapidità con cui il ragazzo era arrivato fin là. Era partito il 26 febbraio e fu trovato il 4 aprile. Tremila verste in un mese si possono percorrere sì e no con un cavallo. Significa fare cento verste al giorno. E per di più con abiti leggeri, senza passaporto e senza un centesimo. Ammesso pure che egli abbia trovato una carrozza per fare la strada, anche questo non poteva avvenire senza un intervento divino. Così il mio piccolo domestico ha gustato il frutto della preghiera – disse il signore, terminando – e io alla fine della mia vita non sono arrivato in alto come lui. Allora io dissi a quel signore: – Questo ottimo libro di san Gregorio Palamas che voi avete letto, lo conosco anch’io. Ma vi si esamina soprattutto la preghiera orale; voi dovreste leggere questo libro che si chiama Filocalia. Vi troverete l’insegnamento completo della preghiera di Gesù nello spirito e nel cuore. E gli mostrai la Filocalia. Egli accolse il mio consiglio con visibile piacere e dichiarò che si sarebbe procurato il libro immediatamente. – Mio Dio – dicevo a me stesso – quali meravigliosi effetti della potenza divina si rivelano con questa preghiera! Come è edificante e profondo il racconto di quest’uomo; le verghe hanno insegnato la preghiera a quel ragazzo, gli hanno dato la felicità vera! Le disgrazie e i mali che incontriamo sulla via della preghiera non sono le verghe di Dio? E allora perché temere quando la mano del nostro Padre celeste ce la addita? Egli è pieno di infinito amore per noi e queste verghe ci insegnano a pregare più attivamente, esse ci portano a indicibili gioie. I miei racconti erano terminati, e dissi al mio padre spirituale: – Perdonatemi, in nome di Dio, ho chiacchierato molto e i Padri dichiarano che una conversazione sia pure spirituale non è che vanità se dura troppo tempo. È tempo ormai che io vada a ritrovare quello che mi deve accompagnare a Gerusalemme. Pregate per me, povero peccatore, che il Signore nella sua misericordia volga in bene la mia strada. – Te lo auguro con tutta l’anima, fratello caro nel Signore, rispose lui. Che la grazia sovrabbondante di Dio illumini i tuoi passi e compia la strada con te, come l’angelo Raffaele con Tobia.
FINE

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