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UN RACCONTO PER L'ESTATE |
(pag. 27)
QUARTO RACCONTO

Nel Signore ho riposto la mia speranza Il proverbio russo ha ragione – dissi tornando dal mio padre spirituale – l’uomo propone e Dio dispone. Credevo di partire oggi stesso per la città santa di Gerusalemme, ma invece le cose sono andate in altro modo: un avvenimento assolutamente imprevisto mi trattiene qui ancora due o tre giorni. Non ho potuto fare a meno di venire a vedervi per annunciarvelo e chiedervi consiglio in merito. Ecco cosa è accaduto. Avevo ormai detto addio a tutti, e con l’aiuto di Dio avevo ripreso la mia strada; stavo per valicare la frontiera, quando sulla porta dell’ultima casa scorsi un vecchio pellegrino che non rivedevo da tre anni. Ci augurammo il buongiorno ed egli mi chiese dove andassi. Gli risposi: – Se Dio vuole, fino all’antica Gerusalemme.– Bene – riprese lui – c’è qui un ottimo compagno per te. – Mille grazie! – gli dissi – Non sai che non prendo mai un compagno e che cammino sempre da solo? – Lo so, ma stammi a sentire: so che quello è proprio il compagno che ci vuole per te. Tutto per lui andrà bene se sarà con te, e per te se sarai con lui. Il padre del proprietario di questa fabbrica, nella quale io lavoro ora come operaio, ha fatto un voto di andare a Gerusalemme; non avrai alcun fastidio a prenderlo con te. È un mercante di qua, un buon vecchio, e per di più è completamente sordo. Puoi urlare fin che ti pare, egli non sente nulla di nulla; quando gli si vuol chiedere qualcosa, bisogna scriverlo su un pezzo di carta. Sta sempre zitto e non ti darà noia durante il cammino. Ma tu gli sarai indispensabile nel tragitto. Suo figlio gli darà un cavallo e una carrozza che potrà vendere poi a Odessa. Il vecchio vuol camminare a piedi, ma si potrà mettere nella carrozza il suo bagaglio e i doni per il sepolcro di nostro Signore. Potrai posare il tuo sacco… Ora, pensaci bene. Credi proprio che si possa lasciar andare così da solo un vecchio completamente sordo? Abbiamo cercato da per tutto una guida, ma tutti chiedono troppo, e poi è pericoloso lasciarlo partire con uno sconosciuto, perché il vecchio ha denaro e oggetti preziosi. Quanto a me, mi sento di garantire per te e i padroni ne saranno felici: sono brava gente e mi vogliono molto bene. Sono due anni ormai che lavoro da loro. Dopo aver così parlato davanti all’uscio, mi fece entrare dal padrone e mi resi conto che era una famiglia perbene: così accettai la loro proposta. Si decise di partire due giorni dopo Natale, se Dio vorrà, dopo aver sentito la divina liturgia. Ecco gli avvenimenti inattesi che avvengono sul cammino della vita! Ma è sempre Dio e la sua divina Provvidenza che agiscono attraverso le nostre azioni e le nostre intenzioni, com’è scritto: Perché è Dio che opera in voi il volere e il fare (Fil 2,13). Il mio padre spirituale mi disse: – Mi rallegro cordialmente, fratello carissimo, che il Signore mi abbia permesso così di rivederti. E visto che sei libero, ti tratterrò un poco e tu mi racconterai alcuni degli incontri che hai fatto durante la tua vita errante. Mi è piaciuto molto sentirti narrare gli altri tuoi racconti. – Lo farò con gioia – gli risposi – e mi misi a parlare. C’è stato del buono e del cattivo; non si può raccontare ogni cosa, e molte sono uscite dalla mia memoria, perché ho sempre cercato di serbare il ricordo di quello che induceva l’anima mia alla preghiera; tutto il resto l’ho rievocato ben di rado o, per meglio dire, ho cercato piuttosto di dimenticare il passato, secondo l’insegnamento dell’Apostolo Paolo che ha detto:
Dimenticando quello che sta dietro a me e portandomi con tutto me stesso verso quello che sta davanti, io corro diritto alla meta.
E il mio beato starets mi diceva che gli ostacoli alla preghiera possono venire da destra e da sinistra o, in altre parole, se il nemico non può distogliere l’anima dalla preghiera con vani pensieri o immagini colpevoli, egli fa rivivere nella sua memoria ricordi edificanti o belle idee, onde strappar via la mente alla preghiera che egli non riesce a sopportare. Questo si chiama il distogliere da destra; l’anima, disprezzando la conversazione con Dio, entra in delizioso colloquio con se stessa o con le creature. Così egli mi ha insegnato che, nel tempo della preghiera, non bisognava ammettere nello spirito nemmeno il pensiero più bello e più elevato; e se alla fine di una giornata ci si accorge di aver passato più tempo in meditazione o in conversazioni edificanti anziché nella preghiera pura e assoluta, bisogna considerarla un’imprudenza o un’avidità spirituale egoistica, specie nei principianti, per i quali il tempo impiegato in preghiera deve essere superiore al tempo dedicato alle altre attività di pietà. Ma non si può dimenticare proprio tutto. Certi ricordi si imprimono così profondamente nella memoria che essi rimangono vivi senza che si debbano evocare, come per esempio quello della santa famiglia nella quale Dio mi ha permesso di trascorrere alcuni giorni.
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