lunedì 15 settembre 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 26)


Qualche anno dopo, egli si vantò dopo aver bevuto, e fu così che venimmo a sapere chi aveva rubato e appiccato il fuoco alla casa. Rimanemmo completamente spogli, senza nemmeno i vestiti, come i mendicanti; in qualche modo, tra prestiti e buona voglia, mettemmo in piedi una capannetta e vivemmo come dei poveri diavoli. Mia moglie era imbattibile nel filare, tessere e cucire. Prendeva commissione dai vicini e lavorava giorno e notte, per darmi da mangiare. Per via del mio braccio, io non ero in grado nemmeno di intrecciare delle scarpe di corteccia. Il più delle volte, essa filava o tesseva e io, seduto al suo fianco, leggevo la Bibbia; lei stava ad ascoltare e talvolta si metteva a piangere. Quando io le chiedevo: – "Perché piangi?" Grazie a Dio ce la caviamo lo stesso –, essa rispondeva: – "Sono commossa perché nella Bibbia è scritto così bene" –. Ci ricordavamo anche delle raccomandazioni del nonno; digiunavamo spesso, leggevamo ogni mattino l’inno Acatisto e la sera facevamo ognuno un migliaio di inchini davanti alle icone per non cadere in tentazione. Vivemmo così tranquillamente per un paio di anni. Ma state a sentire il più strano: non sapevamo nulla della preghiera interiore fatta nel cuore, non ne avevamo nemmeno sentito parlare, pregavamo soltanto con la lingua, facevamo i nostri inchini come due grulli, e pure il desiderio di pregare stava là, quella lunga preghiera esteriore non ci pareva difficile, la compivamo anzi con piacere. Aveva certamente ragione quel maestro che una volta mi disse che all’interno dell’uomo esiste una preghiera misteriosa, e nemmeno lui sa come si produce, ma essa incita ciascuno a pregare secondo quello che può e che sa. Dopo due anni di una simile vita, mia moglie prese un febbrone, e il nono giorno, dopo aver fatto la comunione, morì. Rimasi solo e non ero in grado di far nulla; non mi restava che andare a mendicare per le vie del mondo. Ma avevo vergogna a chiedere l’elemosina; per di più, ero così infelice pensando a mia moglie, che no sapevo più dove cacciarmi. Quando entravo nella capanna e vedevo un suo vestito o uno di quei fazzoletti che essa portava sul capo, mi mettevo a singhiozzare e cadevo quasi svenuto. Se continuavo a vivere così nella nostra casa, non avrei potuto più sopportare il dolore; vendetti allora la capanna per venti rubli e distribuii ai poveri le vesti di mia moglie e le mie. Per via della mia infermità, mi fu dato un passaporto valido per sempre, presi la mia cara Bibbia e me ne andai seguendo lo sguardo dei miei occhi. Giunto sulla strada mi chiesi: – "Dove si va ora? Andrò prima a Kiev, mi inchinerò davanti ai santi di Dio e chiederò loro di aiutarmi nella mia sventura" –. Dopo che ebbi preso tale decisione, mi sentii molto meglio e giunsi a Kiev più sereno. E ora son tredici anni che io cammino senza posa: ho visitato molte chiese e molti monasteri, ma ora vado specialmente per le steppe e per i campi. Non so se il Signore mi permetterà di arrivare fino alla santa Gerusalemme. La volontà di Dio forse giudicherà venuto il tempo di seppellire le mie ossa di peccatore. – E che età hai? – Trentatré anni. L’età di Cristo!

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