martedì 9 settembre 2014





SI RIAPRE LA CHIESA… ED È SUBITO FESTA!

Se secondo il pensiero comune, per ottenere risultati significativi ed adeguati alle aspettative occorre essere testardi e tenaci anche oltre il limite umanamente  accettabile,  per noi cristiani  queste qualità hanno un nome e un’ origine ben diversa: queste ed altre qualità sono compendiate nel concetto di Amore;  è la forza dell’amore che permette di portare a termine ciò che si è cominciato; è il credere in ciò che si fa e che si ama al punto tale da immergersi completamente e totalmente nell’opera che si intende portare avanti, senza temere spreco di energie, di tempo e di impegno;  è il lavorare con amore e per amore la strategia vincente: amore per le cose di Dio, in questo caso,  amore per le persone che Dio ama, amore per tutto ciò che riguarda l’uomo e Dio.
La forza dell’amore è coinvolgente, ti trascina  e non ti dà tregua, ti rende inquieto finchè i tuoi occhi non potranno vedere ciò che il cuore ha già intravisto, perché  il cuore ha il dono speciale di ammirare estasiato, stupito, ciò che le mani non hanno ancora realizzato: l’opera delle mani, infatti, non fa altro che realizzare il progetto che il cuore ha già pianificato.
È questa la forza che ha permesso a don Giuseppe di Perna, parroco di San Mauro Forte, di portare a buon fine tutte le opere di restauro e di ristrutturazione delle Chiese presenti nella parrocchia, in un arco di circa 10 anni.
Alla ricchezza del patrimonio artistico presente nella parrocchia faceva riscontro, infatti, uno stato davvero pessimo di conservazione, nonostante la cura premurosa dei custodi che hanno avuto un’attenzione speciale per tutto quanto contenuto nelle Chiese a loro affidate; ciononostante, non è bastato conservare i suppellettili e gli ornamenti e quant’altro faceva  parte dell’arredo del luogo,  il tempo e i fattori sia endogeni che esogeni hanno inciso fortemente sulla loro bellezza e sulla loro resistenza strutturale.
Occorreva un recupero particolarmente profondo oltre che professionale, perché tutto fosse rivalutato e valorizzato per quel che realmente meritava.
Ed è così che don Giuseppe ha cominciato a riportare alla luce oggetti meravigliosi, affreschi, tele e statue di artisti di grande fama,  ha attivato lavori di ristrutturazione e di recupero di quanto conservato nelle varie chiese del paese ed ha tirato fuori una bellezza che incanta anche lo sguardo meno esperto o più superficiale.  La riapertura della Chiesa dell’Annunziata, avvenuta il 3 agosto scorso, ultima, in ordine di tempo, delle chiese ristrutturate,  ha suscitato oltre che stupore una particolare ed intensa emozione nel cuore dei sammauresi, per il rapporto speciale che essi hanno con questo luogo sacro e per quella lunga attesa che i lavori hanno richiesto: una stupenda struttura risalente alla metà del Quattrocento ad opera dei frati francescani capace, ancora oggi, di suscitare e rafforzare sentimenti di fede; è lì che il popolo respira la fede, vive la fede, sente la fede viva di coloro che con particolare amore hanno innalzato a Dio l’opera più bella delle loro mani, permettendo a Lui di restare con noi e fra noi, per sempre.
Ed era quanto mai opportuna la sottolineatura del parroco, nel discorso di resoconto dei lavori, che le nostre chiese non sono e non devono diventare ‘’musei’’ , luoghi in cui ammirare soltanto la bellezza culturale ed artistica, ma nell’ammirare l’opera dell’uomo occorre sempre leggere lo scopo che ha spinto la mano dell’artista nel realizzare tanta bellezza: dar lode a Dio, realizzando per Lui quanto di più grande, di più bello, di più maestoso l’estro umano, dono di Dio,  possa concretizzare su questa terra.  
Il popolo sammaurese questo lo sa molto bene, per questo ha contribuito in vari modi agli interventi di recupero delle varie chiese, pur nella situazione di grave crisi economica che sta caratterizzando questi nostri tempi.
Un popolo cristiano sa che la chiesa rappresenta il luogo della sua identità religiosa, è il luogo di fede per eccellenza; privata delle chiese la vita di un popolo si impoverisce drammaticamente, perché  la vera povertà, lo sappiamo, non è quella di tipo economica ma quella spirituale. Un popolo cristiano consapevole di questo è disposto a rinunciare a tutto, anche ai viveri di prima necessità, se necessario, pur di non far mancare il luogo in cui Dio si rende presente  in mezzo a loro.
Un popolo cristiano sa riconoscere la vera Ricchezza e la vera Bellezza.
Ecco perché nessun sacrificio è mai abbastanza se speso per amore di Dio.
E di sacrifici nonché di  fatica don Giuseppe ne ha davvero fatta tanta in questi anni: l’amore che si fa impegno richiede anche tanta fatica per individuare le strade  preposte al recupero di cui ci si fa carico, per coinvolgere le persone  addette ai lavori e tutti coloro che a vario titolo possono collaborare nella buona riuscita del lavoro.
Certo, bisogna amare davvero tanto per riuscire ad interloquire con tanti, soprattutto con coloro che sanno capire la bellezza e il valore dell’arte, ma faticano a comprendere la bellezza e il valore della fede.
Quando si ha a che fare con luoghi e  opere sacre è chiesto al professionista un valore aggiunto: una delicatezza in più, non tanto per il valore artistico delle opere  che manipolano quanto per ciò che esse rappresentano.  E don Giuseppe non fa certo sconti su questo! Il suo esigere il meglio è conseguenza di un amore e di un’attenzione grande a tutto ciò che riguarda il rapporto dell’uomo con Dio.
La riapertura di una chiesa, dunque, è sempre motivo di festa e di giubilo da parte della popolazione, che riacquista e si riappropria di un pezzo della sua storia di cui ogni luogo sacro è impregnato.
La cerimonia è stata solennizzata dalla presenza di S. E. Mons. Orofino, vescovo della diocesi di Tricarico, il quale ha presenziato la cerimonia stessa, iniziata presso la Chiesa Madre e proseguita lungo la strada principale che da essa porta alla Chiesa dell’Annunziata; qui il vescovo ha aperto ufficialmente le porte ed ha concelebrato la S. Messa con il parroco, don Mimmo Ozza, don Giovanni Trolio, don Vincenzo Cantore, don Gaetano Grippo… , alla presenza delle autorità civili e militari del posto.
Nella lunga lista dei ringraziamenti, don Giuseppe ha ripercorso le tappe principali di questo quasi decennale percorso; tante le persone da ricordare e da ringraziare:  a cominciare dal sindaco  della passata amministrazione locale,  nella persona del rag. Franco Diluca, che ha dato inizio ai lavori contribuendo alla messa in sicurezza del tetto gravemente pericolante; un ruolo fondamentale è stato anche quello dell’allora assessore regionale Giovanni Rondinone, grazie al cui impegno è stato possibile disporre di un fondo regionale per i lavori strutturali interni ed esterni; anche la diocesi ha fatto la sua parte, ma soprattutto la parrocchia che ha permesso di portare a termine i lavori e di poter restaurare numerose statue e tele gravemente compromesse. Tra i sammauresi che hanno contribuito ai lavori, un ringraziamento va a Santino, che ha ridipinto tutte le pareti con meticolosità e precisione certosina.

Un grazie, anche, ai tanti restauratori, soprattutto a coloro che hanno fatto dono alla parrocchia di opere personali di grande valore artistico, come il piano di noce intarsiato per l’altare mobile della chiesa. E un grazie speciale ai ragazzi della comunità terapeutica ‘’S. Francesco’’ di Gemini che hanno dato il loro contributo volontario nell’accellerare i lavori giunti quasi a conclusione, permettendo così di rispettare i tempi previsti per l’apertura della chiesa.

Se il ringraziamento alle persone coinvolte nei lavori è d’obbligo, quello invece da rivolgere al Signore viene spontaneo: a Lui il grazie più caloroso di tutti i sammauresi per il dono della bellezza che ha voluto mettere nelle nostre mani e il dono della fede che in tanti modi, anche attraverso lavori simili, cerca di suscitare, infondere e sostenere nel suo popolo.

E il popolo non può non fare festa quando si rinsalda l’alleanza con il suo Dio!

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