‘’IL DONO DELLA CROCE’’
08.09.14 - ‘’Tre suore saveriane italiane sono state uccise in Burundi,
apparentemente nel corso di una rapina da parte di uno squilibrato. La notizia
è stata confermata dalla Farnesina. Suor Lucia Pulici e suor Olga Raschietti sono
stata aggredite nel loro convento di Kamenge.
È stata uccisa anche una terza
suora italiana, domenica sera, nel convento delle suore saveriane di Kamenge, a
Bujumbura. Lo rende noto la Farnesina, precisando che la religiosa è stata
uccisa successivamente, dopo l'omicidio delle prime due. Secondo la polizia,
entrambe sono state uccise con un arma da taglio, ma poi una di loro è stata
anche sgozzata.
Il convento di Kamenge, in un quartiere settentrionale di Bujumbura,
sostiene un Centro per i giovani fondato dai Padri saveriani che promuove la
convivenza tra etnie diverse.’’
Molte volte, guardando a quella degli
altri, la nostra ci sembra la più pesante, insopportabile, insostenibile,
inaccettabile; molti vorrebbero rinunciarci, tanti la rigettano, molti altri la
maledicono, alcuni cercano di alleggerirla, di ridimensionarla, di modificarla
a propria misura; non sono pochi neanche quelli che la lasciano per strada, che
la dimenticano agli angoli della vie; ci sono poi quelli che se ne
liberano caricandola sulle spalle altrui,
così da vivere ‘’più leggeri’’ e meno condizionati.
La croce è un dono che non ci è stato
dato per la nostra rovina, per renderci più pesante il carico di questa vita,
ma ci è stata data come ‘’dono’’ , appunto, su misura per ognuno di noi; il
Signore non dà mai un peso superiore alle proprie forze, alle proprie
possibilità; il Signore conosce ognuno di noi e dà e chiede soltanto quello che
sa che ognuno è in grado di affrontare, di realizzare, di portare a termine.
Perché il Signore ci ‘’dona la
croce’’?
Perché è il ‘’dono’’ più grande che
possa farci: è il dono che ci consente la salvezza; la Strada, cioè, che ci
porta alla Vera Vita, il dono che ci consente di accedere alle Porte della
Vita, è la Strada per eccellenza che ci conduce alla Gioia Eterna.
Ma perché proprio la Croce? La croce
implica il dolore, la sofferenza, la rinuncia, il sacrificio, è sinonimo di
supplizio, di morte, di afflizione, di martirio… come può il Signore che è
tanto Buono volere il dolore per i suoi figli che dice di amare?
Sono questi gli interrogativi che
tanti si pongono e ai quali non sempre sanno dare una risposta oppure ne danno
di così balorde e ridicole tanto da offendere il buon senso e l’intelligenza
stessa.
La risposta giusta ce la dà santa
Teresa d’Avila: un giorno mentre rifletteva sul fatto che ‘’ Egli ha tanti nemici e così pochi amici,
questi almeno gli fossero devoti. ... Molte persone mi parlano e molte volte
non so proprio cosa dire…’’, Gesù stesso interviene e le dice che ‘’ai miei amici Io dò in dono la Croce’’…
E lei, di rimando: ‘’Ah, Dio mio, ora
capisco perché ne avete così pochi’’
A chi crede in Lui, il Signore dà
cose grandi e chiede cose grandi: «Nostro
Signore chiede e ama anime coraggiose, per quanto umili. Nella vita spirituale
occorre intraprendere grandi cose ».
La Croce non è un dono qualsiasi,
come quello degli occhi azzurri o dei capelli biondi, la Croce è un vincolo
d’Amore, un legame particolarmente esigente che richiede una fede sincera,
forte, matura, coraggiosa.
La fede è la più grande prova di
coraggio che ci sia.
Le tre suore ce l’hanno dimostrato
con la loro vita, così come i tanti cristiani che propri in questi giorni vengono crocifissi, decapitati, bruciati, sgozzati, minacciati, cacciati,
violentati… a causa della loro fede!
Il coraggio della fede non ha misura
né paragoni!
La fede non si perde quando è
operante per mezzo dell’amore; se, invece, è soltanto un tendere alle cose di Dio allora difficilmente reggerà, quando si
tratterà, infatti, di mettersi in gioco personalmente, di spendersi per Dio e
per gli altri allora quella fede si spegnerà come un lumicino, semplicemente
perché è una fede-ornamento, un
adornarsi esteriormente, come il mondo ci abitua a mostrare monili e gioielli
per impreziosire, abbellire il corpo, così si tende a fare della fede ‘’ un
gioiello, un ornamento da mostrare agli altri’’: sedersi nei primi posti,
essere sempre presente ad ogni cerimonia, partecipare attivamente e da protagonisti
ad ogni iniziativa… ma questi Gesù li ha chiamati ‘’ipocriti’’, perché sono
quelli che vivono di apparenza e che fanno della propria fede un ‘’monile con
cui adornare il collo’’, senza mai ‘’viverla’’.
La fede non va mostrata, ma vissuta.
Una fede fatta di parole è ‘’un
gioiello senza valore’’.
La fede vera va vissuta e poi, semmai
raccontata!
La fede non è un gioiello da
mostrare, ma ‘’Acqua Viva con la quale dissetarsi’’, Acqua che bisogna lasciar
penetrare in profondità nel terreno arido del nostro cuore, per irrorarlo e
renderlo fertile, così che possa produrre frutti buoni e abbondanti.
Una fede simile ci chiede di
abbracciare la croce che ci è stata data, di spenderci per essa, di accogliere
il sacrificio che Qualcuno ha fatto per noi e di essere eventualmente disposti
a sacrificarsi per Colui che si è sacrificato per noi.
Gesù ci chiede di spenderci fino in
fondo per quella Croce, Gesù è esigente, perché ci ama e sa che la salvezza è
una conquista faticosa, che è possibile soltanto con la rinuncia di se stessi:
la rinuncia della propria vita, della propria volontà, dei propri progetti, dei
propri desideri, di tutto quanto viene da se stessi per lasciarsi fare, lasciarsi plasmare interamente e direttamente dalle
Mani di Dio. Ciò che il Signore ci chiede è tanto grande quanto difficile per
noi.
La Croce altro non è se non la
rinuncia a se stessi, a quei piaceri che ci danno soddisfazione immediata, che
danno soddisfazione al corpo, ai bisogni istintuali, ai piaceri mondani.
La ‘’croce’’ è dolorosa, lo sappiamo,
è faticosa, è pesante, è scomoda, impegnativa, totalizzante, cioè richiede lo
sforzo non solo di tutte le membra fisiche, ma anche di tutte le forze e le
potenze a disposizione dell’anima e dello spirito, così che si abbia il
coraggio di reggere il peso, lo sforzo, la fatica, che non ci si abbatta, che
non ci si scoraggi, che non ci si rinunci per indolenza, per stanchezza, per
svogliatezza, per trascuratezza, per negligenza, per pigrizia… la croce chiede
l’impegno fisico, ma anche quello volitivo, intellettivo, mentale, spirituale,
l’impegno della persona tutta intera… ed è forse qui che molti cadono, perché
sono convinti di essere fatti solo di materia, solo di corpo, solo di fisicità,
di forza fisica e non danno importanza alle forze mentali e ancor meno a quelle
spirituali; pensano che basta farsi carico del proprio lavoro quotidiano per il
proprio sostentamento o al massimo di quello della propria famiglia per essere
a posto, per aver fatto il massimo e già questo sembra loro una ‘’croce
pesante’’, una croce della quale farebbero volentieri a meno; non sorge in loro
il benchè minimo desiderio di migliorarsi, di camminare interiormente, un
minimo sforzo lo farebbero tutt’al più per un cammino culturale, ma solo perché
aumenterebbe il loro prestigio sociale, per il resto… null’altro li tange!
Nient’altro li tocca.
Il tocco dello Spirito non solo non è
desiderato, ma neanche eventualmente accettato, preferiscono ignorarlo,
rifiutarlo, allontanarlo dalla loro realtà quotidiana, così che la croce sia il
più possibile leggera, tanto quanto il corpo riesce a sopportarne il peso, ma
guai a lasciar penetrare quel ‘’peso’’ dentro, guai ad interrogarsi sulla
natura della propria croce, guai a lasciarsi
prendere dagli interrogativi sul senso di quella croce, guai… ad
accettarla come dono da parte di Chi dice
di volergli bene e in virtù di questo Bene gli offre come ‘’Via per la salvezza… la Via Crucis’’!
Il martirio di queste tre suore nel
Burundi ci interpella profondamente e ci deve davvero mettere in crisi
profondamente, creare un rivoluzionario turbamento di coscienza almeno in noi
che ci diciamo cristiani, dovrebbe farci riflettere sulle nostre scelte, sulla
nostra disponibilità ad accettare quella ‘’croce’’ e a considerarla ‘’ dono’’
per la nostra salvezza!
Certo che accettare la sofferenza
come dono è già una ‘’forma alta di santità’’, accettare la croce e mettersi a
disposizione di Dio e degli altri è un impegno notevole, un sì coraggioso,
accettare la croce e non lamentarsi, non ribellarsi, non scoraggiarsi… è un
percorso ad ostacoli in salita… loro, le tre suore, lo hanno fatto, hanno avuto
il coraggio di dare un senso al loro sì… fino all’estremo martirio, certo…
perché per loro la morte non è stata sicuramente una sorpresa, chi vive in quei
luoghi spendendosi per i bisognosi e gli esclusi sa che la propria vita vale
meno della polvere che calpestano e sa che i giorni avranno breve durata, loro
sanno bene che la ‘’croce’’ che è stata posta sulle loro spalle è pesante e
faticosa, dolorosa e pericolosa; certo
che loro lo sapevano, il mondo si stupisce di fronte a tanta barbarie ma loro
avevano sicuramente messo in conto un epilogo del genere; indubbiamente
speravano di evitarlo, ma nei loro pensieri la morte violenta aveva un posto di
grande attenzione.
Ecco, la loro croce ha richiesto a
loro non solo il coraggio di morire per Colui al Quale si erano donate, ma
soprattutto il coraggio di vivere per Colui al Quale avevano detto il loro sì
in tempi non sospetti, il coraggio di vivere ogni giorno con la morte sempre in
agguato, il coraggio di sorridere e di spendersi per coloro che un giorno
qualsiasi sarebbero potuti essere i loro aguzzini… così come poi è stato!
Già… il coraggio della croce! Un
coraggio che si fa scandalo!
Un coraggio di cui noi non potremo mai immaginare l’immensità
della portata, il mistero della sua potenza, la bellezza del suo mistero…
Ecco, loro adesso hanno ricevuto la
palma della vittoria, la corona di gloria che era stata loro promessa, perché
hanno creduto nella promessa, hanno creduto in Colui che ha promesso, gli hanno
dato fiducia anche quando il pericolo si faceva reale, hanno avuto il coraggio
di credere anche quando credere significava ‘’morte sicura’’.
Beate loro! Sì, beate loro che hanno
creduto! Beate loro che hanno saputo accogliere la croce e portarla fino in
cima al Golgota col sorriso sul volto e con le mani piene di fiori da offrire
al Signore; quei ‘’fiori’’ sono tutti coloro che hanno ricevuto del bene da
loro, ai quali loro hanno dato da mangiare, hanno curato le ferite, hanno dato
semi di cultura, carezze di sostegno, sorrisi di gioia, abbracci di carità.
Quanti ‘’fiori’’ in quelle loro mani che
il mondo ha sempre visto vuote, in realtà le loro mani sono sempre state
strapiene di ‘’doni’’: vite e anime salvate per la gloria di Dio!
La ‘’ santità è un grattacielo’’.
Sì, perché su quel piccolo fazzoletto
di terra sul quale si pongono le fondamenta si costruisce un grattacielo
altissimo che sfiora le nuvole e si fa scala per quel Regno al quale tutti
vorrebbero arrivare, ma possibilmente in pantofole, pigiama, divano e pipa in
bocca, sonnecchiando e sbadigliando e con la richiesta che nessuno disturbi il loro
meritato pisolino!
Il cuore di queste tre suore, povere,
prive di ogni cosa, umili e bisognose di tutto, è come un piccolo fazzoletto di
terra, buono per edificare poco più che una casupola di campagna, con spazi
limitati alle necessità primarie; su questo microscopico ‘’fazzoletto di
terra’’ lo Spirito ha edificato non un edificio, non un palazzo, ma un
grattacielo, di molti, molti, molti piani… innalzandole a livelli altissimi,
vertiginosi… ma irrinunciabili per loro che hanno sperimentato ‘’la gioia della
croce, il dono grande della Croce di Cristo’’.
Ecco, noi che siamo tanto legati a
questa nostra vita, tanto attenti a questo nostro corpo… noi… non sappiamo
accogliere il dono grande della croce, non sappiamo comprenderlo, non sappiamo
apprezzarlo, non sappiamo abbracciarlo, non sappiamo stimarlo per quello che
veramente vale, non sappiamo valutare correttamente il suo vero valore… noi…
che ci facciamo sapienti non sappiamo comprendere la ‘’stoltezza della croce,
lo scandalo della croce’’.
C’è chi, invece, nella sua umiltà,
povertà e mitezza di spirito ha ben compreso ‘’la sapienza della Croce’’, la
sua preziosità, ha saputo vedere in essa ‘’la perla preziosa’’ nascosta nel
campo per coloro che sanno guardare … più che lontano… in profondità e in
altezza!
La Croce può essere stoltezza o Sapienza,
scandalo o dono… la prospettiva con la quale considerarla è nostra libera
scelta: dall’alto in basso, dal basso in alto, da destra a sinistra o da
sinistra a destra… oppure… oppure… standoci sopra, abbracciandola, baciandola,
benedicendola, ponendosela sulle spalle, dietro al Signore che guida, conduce e
poi aspetta davanti alla Porta affinchè
tu gliela riconsegni, ringraziandoLo per avertela data, per averti accompagnato
nel cammino, per averti atteso alla Meta finale con la corona di gloria nelle Mani
Sante!
Fra qualche giorno, la Chiesa celebrerà
l’Esaltazione della Santa Croce; è una ricorrenza che passa quasi in
sottofondo, forse perché lontana dalle festività pasquali, sembra quasi strano
celebrare la Croce senza la Passione di Cristo, senza la prospettiva della
Pasqua… sì, a noi sembrano strane tante cose, perché noi abbiamo l’abitudine di
relegare determinati argomenti in brevi scampoli di tempo, ad ogni festa il suo
tempo, circoscritto e determinato, come se Pasqua fosse una sola volta all’anno
e il Natale solo il 25 dicembre, come se il Venerdì Santo fosse solo uno e la
sepoltura di Cristo un solo giorno all’anno.
Questi sono i nostri limiti, siamo
noi che ci siamo organizzati una vita su tempi ben distinti e stabiliti così da
dividere i giorni in feriali e festivi, in
lavorativi o di riposo… ma il tempo dello Spirito non segue i ritmi del
calendario solare: Pasqua è ogni Domenica, il venerdì santo ogni giorno così
come ogni giorno è buono per la nascita del Signore.
Ogni giorno può essere Natale, ogni
giorno può essere Pasqua!
Perché?
Semplicemente perché Gesù non aspetta
il 25 dicembre per nascere in una grotta sulla paglia riscaldata da un bue e un
asinello e fare festa con gli angeli, Egli vorrebbe nascere ogni giorno nei nostri
cuori desolati e di pietra; nascere
significa convertire, la conversione
comincia quando si permette a Gesù di porre la sua dimora dentro di noi, quando
decidiamo di fare del nostro cuore una ‘’stalla, una culla’’ per la sua venuta
e la sua crescita in noi… e perché questo accada ogni giorno è quello giusto,
ogni giorno può e deve essere Natale perchè ogni giorno è buono per la venuta
di Gesù, perché Egli entri nella nostra storia personale quotidiana e se ne
faccia Signore di tutti i nostri giorni.
Ed ogni giorno è Venerdì santo oppure
il sabato della sepoltura, perché ogni giorno uccidiamo, crocifiggiamo,
schiaffeggiamo, deridiamo, flagelliamo il Corpo di Gesù e versiamo il Suo
Sangue per le strade del nostro mondo: lo facciamo quando bestemmiamo, quando
ci ribelliamo alla Sua Volontà, quando non gli diamo ascolto, quando lo
condanniamo e lo accusiamo ingiustamente per un torto subìto, quando diciamo di
non credere in Lui, quando ci mettiamo fuori dalla Sua Grazia, quando con il
peccato lo inchiodiamo a quella Croce, quando rinneghiamo i benefici ricevuti,
quando non Lo riconosciamo come Salvatore, come Redentore, come Figlio di Dio,
come nostro Signore… e poi lo seppelliamo in quella tomba tutte le volte che
non vogliamo ascoltare la sua Voce scomoda, impegnativa, che ci scuote, che vorrebbe
metterci in cammino, che vorrebbe farci guardare un po’ più lontano del nostro
naso, che vorrebbe cambiare la direzione del nostro sguardo: da noi stessi agli
altri; lo seppelliamo tutte le volte che volontariamente Lo ignoriamo, quando ci giriamo dall’altra
parte nel vedere i bisogni degli altri, quando vorremmo continuare a dare
ascolto soltanto alla nostra voce che trova giustificazioni di ogni genere per
i nostri misfatti a volte veramente orrendi e mostruosi.
Nell’ultimo messaggio del 2
settembre, a Medjugorje, la Madre ci dice che prega Suo Figlio ‘’ di illuminarci con un prodigio dello Spirito
Santo, affinché smettiamo di tradirlo, bestemmiarlo e ferirlo sempre di nuovo.
Prega con tutto il Cuore affinché comprendiamo che solo suo Figlio è la
salvezza e la luce del mondo’’.
La Croce fa parte della nostra realtà
quotidiana, della vita di tutti i giorni, non c’è un solo Venerdì Santo né un
solo Sabato Santo o una sola Pasqua o un
solo Natale… il Signore non nasce e non muore secondo i ritmi del tempo
cronologico da noi stabiliti, il Signore è parte integrante e reale di tutti i
nostri giorni: ogni giorno Egli può nascere o morire dentro di noi, ogni giorno
noi lo mettiamo in croce, ogni giorno può avvenire in noi la Sua Resurrezione…
il fatto è che noi siamo restii all’accoglienza del Signore che si fa Bambino,
del Signore che risorge, del Signore che muore per i nostri peccati, noi stiamo
bene attenti a ciò che questo non avvenga, perché … nel guidare la propria vita
si sarebbe in due e questo potrebbe creare dissensi o incomprensioni, si
potrebbero avere opinioni o desideri diversi, obiettivi diversi e questo
creerebbe un conflitto interiore che non siamo disposti a combattere o a
risolvere secondo la Volontà Altrui.
Celebriamo la Croce a metà settembre,
quando la nostra mente e il nostro cuore hanno distolto lo sguardo dal Golgota,
quando il Golgota è lontano dai nostri pensieri, quando la Passione ci sembra
quasi una storia solo da raccontare, quando la Pasqua è solo un desiderio a
venire, qualcosa che deve realizzarsi in tempi stabiliti, quando le vacanze non
sono imminenti, quando tutto sembra soltanto un avvenimento fuori dal tempo
reale…
Per le tre suore nel Burundi la
Pasqua è stata l’ 8 settembre, e il Natale è stato il giorno in cui hanno detto
il loro sì accettando di mettersi al servizio del Signore dovunque Lui avrebbe
voluto inviarle; il Venerdì Santo è durato tutta la loro vita, tutti gli anni
in cui hanno visto il sangue dei fratelli versato intorno a loro dalla violenza
dei ribelli, dei rivoluzionari, dei sanguinari violenti che uccidono per disumano
gusto di uccidere il fratello.
La Croce di Cristo può essere
scandalo, stoltezza o sapienza… dipende da che parte ci poniamo: dalla parte di
coloro che l’accettano, l’accolgono, la custodiscono… o dalla parte di coloro
che la rifiutano, la condannano, l’innalzano ogni giorno a condanna del
Signore, la bestemmiano, la respingono come un ‘’dono non gradito’’!
Il 14 settembre è vicino, la Chiesa
ci pone davanti ad una Verità: la Croce è la nostra salvezza!
Ma anche se questa è la Verità più
sconcertante per questo genere umano, non tutti, anzi pochi, pochissimi, ne
sanno comprendere il Mistero, lo sanno accogliere ed apprezzare… molti riducono
questo Mistero ad una ‘’favola per bambini’’ o ‘’una forma di consolazione’’ per
anziani prossimi alla morte…
Ma ciò che è Verità resta tale
nonostante i nostri tentativi di depistaggio e di occultamento o di
ridimensionamento di un Mistero che non sappiamo cogliere… a questo punto… la
domanda è d’obbligo: tu da che parte stai? Tu, proprio tu che ti dici cristiano,
da che parte stai?
Tu, che festeggi il Natale e la Pasqua
di Gesù, da che parte stai?
Tu, hai mai festeggiato il tuo Natale
e la tua Pasqua? Il giorno, cioè, della tua conversione e il giorno della tua
resurrezione dal peccato? Gesù è mai nato nel tuo cuore? Gesù è mai risorto
nella tua vita o appartieni alla
numerosa schiera di coloro che pensano che i cristiani adorano ‘’un uomo morto’’?
Perché molti si sono fermati al Venerdì Santo e continuano a vedere solo un ‘’uomo’’
appeso ad una croce dalla quale non è mai risorto!
Se Gesù ha superato o meno la
barriera della Morte: questo è il punto cruciale!
La risposta fa una differenza enorme!
Per te, che scarti i regali e vai in
vacanza a Natale e a Pasqua, quanto vale quella Croce?
Quanto sei disposto ad accettare la
Sua Croce?
Quanto sei disposto ad accettare la
tua Croce?
Quanto ami… la Sua e la tua Croce?
Ricordati che non basta chiederselo…
anche se questo è già un passo importante, ma è solo il primo passo… bisogna
avere poi il coraggio di rispondersi… con umiltà, con onestà… con sincerità!
Ed avere infine il coraggio di
accettare la risposta e di farne un punto di partenza… per recuperare o per
proseguire lungo quella Via Crucis che, come le suore ci hanno mostrato, è
destinata a diventare Via Lucis… essendo
Essa… Via d’Amore… essendo Essa segno stupendo,
meraviglioso e misterioso… dell’Amore illimitato e salvifico di Dio!
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