mercoledì 10 settembre 2014

Risultati immagini per la croce immagini

‘’IL DONO DELLA CROCE’’

08.09.14 - ‘’Tre suore saveriane italiane sono state uccise in Burundi, apparentemente nel corso di una rapina da parte di uno squilibrato. La notizia è stata confermata dalla Farnesina. Suor Lucia Pulici e suor Olga Raschietti sono stata aggredite nel loro convento di Kamenge.
È  stata uccisa anche una terza suora italiana, domenica sera, nel convento delle suore saveriane di Kamenge, a Bujumbura. Lo rende noto la Farnesina, precisando che la religiosa è stata uccisa successivamente, dopo l'omicidio delle prime due. Secondo la polizia, entrambe sono state uccise con un arma da taglio, ma poi una di loro è stata anche sgozzata.
Il convento di Kamenge, in un quartiere settentrionale di Bujumbura, sostiene un Centro per i giovani fondato dai Padri saveriani che promuove la convivenza tra etnie diverse.’’

Ognuno di noi, alla nascita, riceve ‘’in dono una croce’’.
Molte volte, guardando a quella degli altri, la nostra ci sembra la più pesante, insopportabile, insostenibile, inaccettabile; molti vorrebbero rinunciarci, tanti la rigettano, molti altri la maledicono, alcuni cercano di alleggerirla, di ridimensionarla, di modificarla a propria misura; non sono pochi neanche quelli che la lasciano per strada, che la dimenticano agli angoli della vie; ci sono poi quelli che se ne liberano  caricandola sulle spalle altrui, così da vivere ‘’più leggeri’’ e meno condizionati.
La croce è un dono che non ci è stato dato per la nostra rovina, per renderci più pesante il carico di questa vita, ma ci è stata data come ‘’dono’’ , appunto, su misura per ognuno di noi; il Signore non dà mai un peso superiore alle proprie forze, alle proprie possibilità; il Signore conosce ognuno di noi e dà e chiede soltanto quello che sa che ognuno è in grado di affrontare, di realizzare, di portare a termine.
Perché il Signore ci ‘’dona la croce’’?
Perché è il ‘’dono’’ più grande che possa farci: è il dono che ci consente la salvezza; la Strada, cioè, che ci porta alla Vera Vita, il dono che ci consente di accedere alle Porte della Vita, è la Strada per eccellenza che ci conduce alla Gioia Eterna.
Ma perché proprio la Croce? La croce implica il dolore, la sofferenza, la rinuncia, il sacrificio, è sinonimo di supplizio, di morte, di afflizione, di martirio… come può il Signore che è tanto Buono volere il dolore per i suoi figli che dice di amare?
Sono questi gli interrogativi che tanti si pongono e ai quali non sempre sanno dare una risposta oppure ne danno di così balorde e ridicole tanto da offendere il buon senso e l’intelligenza stessa.
La risposta giusta ce la dà santa Teresa d’Avila: un giorno mentre rifletteva sul fatto che ‘’ Egli ha tanti nemici e così pochi amici, questi almeno gli fossero devoti. ... Molte persone mi parlano e molte volte non so proprio cosa dire…’’, Gesù stesso interviene e le dice che ‘’ai miei amici Io dò in dono la Croce’’… E lei, di rimando: ‘’Ah, Dio mio, ora capisco perché ne avete così pochi’’ 
A chi crede in Lui, il Signore dà cose grandi e chiede cose grandi: «Nostro Signore chiede e ama anime coraggiose, per quanto umili. Nella vita spirituale occorre intraprendere grandi cose ».
La Croce non è un dono qualsiasi, come quello degli occhi azzurri o dei capelli biondi, la Croce è un vincolo d’Amore, un legame particolarmente esigente che richiede una fede sincera, forte, matura, coraggiosa.
La fede è la più grande prova di coraggio che ci sia.
Le tre suore ce l’hanno dimostrato con la loro vita, così come i tanti cristiani che propri in questi giorni vengono crocifissi, decapitati, bruciati, sgozzati, minacciati, cacciati, violentati… a causa della loro fede!
Il coraggio della fede non ha misura né paragoni!
La fede non si perde quando è operante per mezzo dell’amore; se, invece, è soltanto un tendere alle cose di Dio allora difficilmente reggerà, quando si tratterà, infatti, di mettersi in gioco personalmente, di spendersi per Dio e per gli altri allora quella fede si spegnerà come un lumicino, semplicemente perché è una fede-ornamento, un adornarsi esteriormente, come il mondo ci abitua a mostrare monili e gioielli per impreziosire, abbellire il corpo, così si tende a fare della fede ‘’ un gioiello, un ornamento da mostrare agli altri’’: sedersi nei primi posti, essere sempre presente ad ogni cerimonia, partecipare attivamente e da protagonisti ad ogni iniziativa… ma questi Gesù li ha chiamati ‘’ipocriti’’, perché sono quelli che vivono di apparenza e che fanno della propria fede un ‘’monile con cui adornare il collo’’, senza mai ‘’viverla’’.
La fede non va mostrata, ma vissuta.
Una fede fatta di parole è ‘’un gioiello senza valore’’.
La fede vera va vissuta e poi, semmai raccontata!
La fede non è un gioiello da mostrare, ma ‘’Acqua Viva con la quale dissetarsi’’, Acqua che bisogna lasciar penetrare in profondità nel terreno arido del nostro cuore, per irrorarlo e renderlo fertile, così che possa produrre frutti buoni e abbondanti.
Una fede simile ci chiede di abbracciare la croce che ci è stata data, di spenderci per essa, di accogliere il sacrificio che Qualcuno ha fatto per noi e di essere eventualmente disposti a sacrificarsi per Colui che si è sacrificato per noi.
Gesù ci chiede di spenderci fino in fondo per quella Croce, Gesù è esigente, perché ci ama e sa che la salvezza è una conquista faticosa, che è possibile soltanto con la rinuncia di se stessi: la rinuncia della propria vita, della propria volontà, dei propri progetti, dei propri desideri, di tutto quanto viene da se stessi per lasciarsi fare, lasciarsi plasmare interamente e direttamente dalle Mani di Dio. Ciò che il Signore ci chiede è tanto grande quanto difficile per noi.
La Croce altro non è se non la rinuncia a se stessi, a quei piaceri che ci danno soddisfazione immediata, che danno soddisfazione al corpo, ai bisogni istintuali, ai piaceri mondani.
Accettare ‘la croce come dono’’ significa sfidare se stessi, assumere il dominio su se stessi, significa avere il coraggio di ‘’ entrare per la porta stretta… perché è la porta stretta e angusta che conduce alla Vita e quanti  pochi sono quelli che la trovano e che la desiderano; ‘’la porta stretta’’ è sinonimo di ‘’croce’’, cioè dell’ insieme di tutte quelle rinunce che l’anima deve fare per non peccare, è la vittoria su molte tentazioni, sulle tante passioni che dominano il corpo immergendolo in quella mondanità che altro non è se non ‘’la strada larga che porta alla perdizione’’ .
La ‘’croce’’ è dolorosa, lo sappiamo, è faticosa, è pesante, è scomoda, impegnativa, totalizzante, cioè richiede lo sforzo non solo di tutte le membra fisiche, ma anche di tutte le forze e le potenze a disposizione dell’anima e dello spirito, così che si abbia il coraggio di reggere il peso, lo sforzo, la fatica, che non ci si abbatta, che non ci si scoraggi, che non ci si rinunci per indolenza, per stanchezza, per svogliatezza, per trascuratezza, per negligenza, per pigrizia… la croce chiede l’impegno fisico, ma anche quello volitivo, intellettivo, mentale, spirituale, l’impegno della persona tutta intera… ed è forse qui che molti cadono, perché sono convinti di essere fatti solo di materia, solo di corpo, solo di fisicità, di forza fisica e non danno importanza alle forze mentali e ancor meno a quelle spirituali; pensano che basta farsi carico del proprio lavoro quotidiano per il proprio sostentamento o al massimo di quello della propria famiglia per essere a posto, per aver fatto il massimo e già questo sembra loro una ‘’croce pesante’’, una croce della quale farebbero volentieri a meno; non sorge in loro il benchè minimo desiderio di migliorarsi, di camminare interiormente, un minimo sforzo lo farebbero tutt’al più per un cammino culturale, ma solo perché aumenterebbe il loro prestigio sociale, per il resto… null’altro li tange! Nient’altro li tocca.
Il tocco dello Spirito non solo non è desiderato, ma neanche eventualmente accettato, preferiscono ignorarlo, rifiutarlo, allontanarlo dalla loro realtà quotidiana, così che la croce sia il più possibile leggera, tanto quanto il corpo riesce a sopportarne il peso, ma guai a lasciar penetrare quel ‘’peso’’ dentro, guai ad interrogarsi sulla natura della propria croce, guai a lasciarsi  prendere dagli interrogativi sul senso di quella croce, guai… ad accettarla come dono da parte di Chi  dice di volergli bene e in virtù di questo Bene gli offre come  ‘’Via per la salvezza… la Via Crucis’’!
Il martirio di queste tre suore nel Burundi ci interpella profondamente e ci deve davvero mettere in crisi profondamente, creare un rivoluzionario turbamento di coscienza almeno in noi che ci diciamo cristiani, dovrebbe farci riflettere sulle nostre scelte, sulla nostra disponibilità ad accettare quella ‘’croce’’ e a considerarla ‘’ dono’’ per la nostra salvezza!
Certo che accettare la sofferenza come dono è già una ‘’forma alta di santità’’, accettare la croce e mettersi a disposizione di Dio e degli altri è un impegno notevole, un sì coraggioso, accettare la croce e non lamentarsi, non ribellarsi, non scoraggiarsi… è un percorso ad ostacoli in salita… loro, le tre suore, lo hanno fatto, hanno avuto il coraggio di dare un senso al loro sì… fino all’estremo martirio, certo… perché per loro la morte non è stata sicuramente una sorpresa, chi vive in quei luoghi spendendosi per i bisognosi e gli esclusi sa che la propria vita vale meno della polvere che calpestano e sa che i giorni avranno breve durata, loro sanno bene che la ‘’croce’’ che è stata posta sulle loro spalle è pesante e faticosa,  dolorosa e pericolosa; certo che loro lo sapevano, il mondo si stupisce di fronte a tanta barbarie ma loro avevano sicuramente messo in conto un epilogo del genere; indubbiamente speravano di evitarlo, ma nei loro pensieri la morte violenta aveva un posto di grande attenzione.
Ecco, la loro croce ha richiesto a loro non solo il coraggio di morire per Colui al Quale si erano donate, ma soprattutto il coraggio di vivere per Colui al Quale avevano detto il loro sì in tempi non sospetti, il coraggio di vivere ogni giorno con la morte sempre in agguato, il coraggio di sorridere e di spendersi per coloro che un giorno qualsiasi sarebbero potuti essere i loro aguzzini… così come poi è stato!
Il coraggio di vivere senza mai rinunciare a quella ‘’croce’’ che è stata loro donata e che hanno accolto come il dono più grande che avessero potuto ricevere.
Già… il coraggio della croce! Un coraggio che si fa scandalo!
Un coraggio di cui  noi non potremo mai immaginare l’immensità della portata, il mistero della sua potenza, la bellezza del suo mistero…
Ecco, loro adesso hanno ricevuto la palma della vittoria, la corona di gloria che era stata loro promessa, perché hanno creduto nella promessa, hanno creduto in Colui che ha promesso, gli hanno dato fiducia anche quando il pericolo si faceva reale, hanno avuto il coraggio di credere anche quando credere significava ‘’morte sicura’’.
Beate loro! Sì, beate loro che hanno creduto! Beate loro che hanno saputo accogliere la croce e portarla fino in cima al Golgota col sorriso sul volto e con le mani piene di fiori da offrire al Signore; quei ‘’fiori’’ sono tutti coloro che hanno ricevuto del bene da loro, ai quali loro hanno dato da mangiare, hanno curato le ferite, hanno dato semi di cultura, carezze di sostegno, sorrisi di gioia, abbracci di carità.
Quanti ‘’fiori’’ in quelle loro mani che il mondo ha sempre visto vuote, in realtà le loro mani sono sempre state strapiene di ‘’doni’’: vite e anime salvate per la gloria di Dio!
La ‘’ santità è un grattacielo’’.
Sì, perché su quel piccolo fazzoletto di terra sul quale si pongono le fondamenta si costruisce un grattacielo altissimo che sfiora le nuvole e si fa scala per quel Regno al quale tutti vorrebbero arrivare, ma possibilmente in pantofole, pigiama, divano e pipa in bocca, sonnecchiando e sbadigliando e con la richiesta che nessuno disturbi il loro meritato pisolino!
Il cuore di queste tre suore, povere, prive di ogni cosa, umili e bisognose di tutto, è come un piccolo fazzoletto di terra, buono per edificare poco più che una casupola di campagna, con spazi limitati alle necessità primarie; su questo microscopico ‘’fazzoletto di terra’’ lo Spirito ha edificato non un edificio, non un palazzo, ma un grattacielo, di molti, molti, molti piani… innalzandole a livelli altissimi, vertiginosi… ma irrinunciabili per loro che hanno sperimentato ‘’la gioia della croce, il dono grande della Croce di Cristo’’.
Guardando a loro, noi che usiamo sempre due pesi e due misure a secondo se si tratta di noi o degli altri, dovremmo fermarci un istante e pensare, onestamente e rettamente: è proprio vero che la nostra croce è la più faticosa, come se il Signore abbia voluto sacrificarci in maniera particolare rispetto agli altri? E’ proprio vero che  la croce degli altri è sempre  più leggera della nostra, meno faticosa, meno scomoda?  Abbiamo mai guardato alle tante croci che sono state distribuite per il mondo, a quelle che richiedono addirittura il sacrificio della propria vita, alle tante croci sulle quali oggi, proprio oggi, in queste ore a noi così tante preziose, vengono crocifissi tanti cristiani la cui unica ‘’colpa’’ è quella di non aver voluto rinunciare alla croce  che era stata loro assegnata, di voler accogliere quella croce come un dono prezioso più della loro stessa vita?
Ecco, noi che siamo tanto legati a questa nostra vita, tanto attenti a questo nostro corpo… noi… non sappiamo accogliere il dono grande della croce, non sappiamo comprenderlo, non sappiamo apprezzarlo, non sappiamo abbracciarlo, non sappiamo stimarlo per quello che veramente vale, non sappiamo valutare correttamente il suo vero valore… noi… che ci facciamo sapienti non sappiamo comprendere la ‘’stoltezza della croce, lo scandalo della croce’’.
C’è chi, invece, nella sua umiltà, povertà e mitezza di spirito ha ben compreso ‘’la sapienza della Croce’’, la sua preziosità, ha saputo vedere in essa ‘’la perla preziosa’’ nascosta nel campo per coloro che sanno guardare … più che lontano… in profondità e in altezza!
La Croce può essere stoltezza o Sapienza, scandalo o dono… la prospettiva con la quale considerarla è nostra libera scelta: dall’alto in basso, dal basso in alto, da destra a sinistra o da sinistra a destra… oppure… oppure… standoci sopra, abbracciandola, baciandola, benedicendola, ponendosela sulle spalle, dietro al Signore che guida, conduce e poi  aspetta davanti alla Porta affinchè tu gliela riconsegni, ringraziandoLo per avertela data, per averti accompagnato nel cammino, per averti atteso alla Meta finale con la corona di gloria nelle Mani Sante!
Fra qualche giorno, la Chiesa celebrerà l’Esaltazione della Santa Croce; è una ricorrenza che passa quasi in sottofondo, forse perché lontana dalle festività pasquali, sembra quasi strano celebrare la Croce senza la Passione di Cristo, senza la prospettiva della Pasqua… sì, a noi sembrano strane tante cose, perché noi abbiamo l’abitudine di relegare determinati argomenti in brevi scampoli di tempo, ad ogni festa il suo tempo, circoscritto e determinato, come se Pasqua fosse una sola volta all’anno e il Natale solo il 25 dicembre, come se il Venerdì Santo fosse solo uno e la sepoltura di Cristo un solo giorno all’anno.
Questi sono i nostri limiti, siamo noi che ci siamo organizzati una vita su tempi ben distinti e stabiliti così da dividere i  giorni in feriali e festivi, in lavorativi o di riposo… ma il tempo dello Spirito non segue i ritmi del calendario solare: Pasqua è ogni Domenica, il venerdì santo ogni giorno così come ogni giorno è buono per la nascita del Signore.
Ogni giorno può essere Natale, ogni giorno può essere Pasqua! 
Perché?
Semplicemente perché Gesù non aspetta il 25 dicembre per nascere in una grotta sulla paglia riscaldata da un bue e un asinello e fare festa con gli angeli, Egli vorrebbe nascere ogni giorno nei nostri cuori desolati e di pietra; nascere significa convertire, la conversione comincia quando si permette a Gesù di porre la sua dimora dentro di noi, quando decidiamo di fare del nostro cuore una ‘’stalla, una culla’’ per la sua venuta e la sua crescita in noi… e perché questo accada ogni giorno è quello giusto, ogni giorno può e deve essere Natale perchè ogni giorno è buono per la venuta di Gesù, perché Egli entri nella nostra storia personale quotidiana e se ne faccia Signore di tutti i nostri giorni.
Risultati immagini per la croce immagini

Ed ogni giorno è Venerdì santo oppure il sabato della sepoltura, perché ogni giorno uccidiamo, crocifiggiamo, schiaffeggiamo, deridiamo, flagelliamo il Corpo di Gesù e versiamo il Suo Sangue per le strade del nostro mondo: lo facciamo quando bestemmiamo, quando ci ribelliamo alla Sua Volontà, quando non gli diamo ascolto, quando lo condanniamo e lo accusiamo ingiustamente per un torto subìto, quando diciamo di non credere in Lui, quando ci mettiamo fuori dalla Sua Grazia, quando con il peccato lo inchiodiamo a quella Croce, quando rinneghiamo i benefici ricevuti, quando non Lo riconosciamo come Salvatore, come Redentore, come Figlio di Dio, come nostro Signore… e poi lo seppelliamo in quella tomba tutte le volte che non vogliamo ascoltare la sua Voce scomoda, impegnativa, che ci scuote, che vorrebbe metterci in cammino, che vorrebbe farci guardare un po’ più lontano del nostro naso, che vorrebbe cambiare la direzione del nostro sguardo: da noi stessi agli altri; lo seppelliamo tutte le volte che volontariamente  Lo ignoriamo, quando ci giriamo dall’altra parte nel vedere i bisogni degli altri, quando vorremmo continuare a dare ascolto soltanto alla nostra voce che trova giustificazioni di ogni genere per i nostri misfatti a volte veramente orrendi e mostruosi.
Nell’ultimo messaggio del 2 settembre, a Medjugorje, la Madre ci dice che prega Suo Figlio ‘’ di illuminarci con un prodigio dello Spirito Santo, affinché smettiamo di tradirlo, bestemmiarlo e ferirlo sempre di nuovo. Prega con tutto il Cuore affinché comprendiamo che solo suo Figlio è la salvezza e la luce del mondo’’.
Ecco ‘’tradirlo e ferirlo sempre di nuovo… ucciderlo mille volte al giorno’’, potremmo quasi dire che la nostra vita è un unico Venerdì Santo se consideriamo quante volte al giorno ciascuno di noi offende, tradisce,accusa, rifiuta, ferisce, uccide Cristo!
La Croce fa parte della nostra realtà quotidiana, della vita di tutti i giorni, non c’è un solo Venerdì Santo né un solo Sabato Santo o una sola Pasqua  o un solo Natale… il Signore non nasce e non muore secondo i ritmi del tempo cronologico da noi stabiliti, il Signore è parte integrante e reale di tutti i nostri giorni: ogni giorno Egli può nascere o morire dentro di noi, ogni giorno noi lo mettiamo in croce, ogni giorno può avvenire in noi la Sua Resurrezione… il fatto è che noi siamo restii all’accoglienza del Signore che si fa Bambino, del Signore che risorge, del Signore che muore per i nostri peccati, noi stiamo bene attenti a ciò che questo non avvenga, perché … nel guidare la propria vita si sarebbe in due e questo potrebbe creare dissensi o incomprensioni, si potrebbero avere opinioni o desideri diversi, obiettivi diversi e questo creerebbe un conflitto interiore che non siamo disposti a combattere o a risolvere secondo la Volontà Altrui.
Celebriamo la Croce a metà settembre, quando la nostra mente e il nostro cuore hanno distolto lo sguardo dal Golgota, quando il Golgota è lontano dai nostri pensieri, quando la Passione ci sembra quasi una storia solo da raccontare, quando la Pasqua è solo un desiderio a venire, qualcosa che deve realizzarsi in tempi stabiliti, quando le vacanze non sono imminenti, quando tutto sembra soltanto un avvenimento fuori dal tempo reale…
Per le tre suore nel Burundi la Pasqua è stata l’ 8 settembre, e il Natale è stato il giorno in cui hanno detto il loro sì accettando di mettersi al servizio del Signore dovunque Lui avrebbe voluto inviarle; il Venerdì Santo è durato tutta la loro vita, tutti gli anni in cui hanno visto il sangue dei fratelli versato intorno a loro dalla violenza dei ribelli, dei rivoluzionari, dei sanguinari violenti che uccidono per disumano gusto di uccidere il fratello.
La Croce di Cristo può essere scandalo, stoltezza o sapienza… dipende da che parte ci poniamo: dalla parte di coloro che l’accettano, l’accolgono, la custodiscono… o dalla parte di coloro che la rifiutano, la condannano, l’innalzano ogni giorno a condanna del Signore, la bestemmiano, la respingono come un ‘’dono non gradito’’!
Il 14 settembre è vicino, la Chiesa ci pone davanti ad una Verità: la Croce è la nostra salvezza!
Ma anche se questa è la Verità più sconcertante per questo genere umano, non tutti, anzi pochi, pochissimi, ne sanno comprendere il Mistero, lo sanno accogliere ed apprezzare… molti riducono questo Mistero ad una ‘’favola per bambini’’ o ‘’una forma di consolazione’’ per anziani prossimi alla morte…
Ma ciò che è Verità resta tale nonostante i nostri tentativi di depistaggio e di occultamento o di ridimensionamento di un Mistero che non sappiamo cogliere… a questo punto… la domanda è d’obbligo: tu da che parte stai? Tu, proprio tu che ti dici cristiano, da che parte stai?
Tu, che festeggi il Natale e la Pasqua di Gesù, da che parte stai?
Tu, hai mai festeggiato il tuo Natale e la tua Pasqua? Il giorno, cioè, della tua conversione e il giorno della tua resurrezione dal peccato? Gesù è mai nato nel tuo cuore? Gesù è mai risorto nella tua vita  o appartieni alla numerosa schiera di coloro che pensano che i cristiani adorano ‘’un uomo morto’’? Perché molti si sono fermati al Venerdì Santo e continuano a vedere solo un ‘’uomo’’ appeso ad una croce dalla quale non è mai risorto!
Se Gesù ha superato o meno la barriera della Morte: questo è il punto cruciale!
Per te, Gesù è morto una volta per tutte o è vivo e vivrà per sempre!
La risposta fa una differenza enorme!
Per te, che scarti i regali e vai in vacanza a Natale e a Pasqua, quanto vale quella Croce?
Quanto sei disposto ad accettare la Sua Croce?
Quanto sei disposto ad accettare la tua Croce?
Quanto ami… la Sua e la tua Croce?
Ricordati che non basta chiederselo… anche se questo è già un passo importante, ma è solo il primo passo… bisogna avere poi il coraggio di rispondersi… con umiltà, con onestà… con sincerità!

Ed avere infine il coraggio di accettare la risposta e di farne un punto di partenza… per recuperare o per proseguire lungo quella Via Crucis che, come le suore ci hanno mostrato, è destinata a diventare Via  Lucis… essendo Essa… Via d’Amore… essendo Essa segno stupendo, meraviglioso e misterioso… dell’Amore illimitato e salvifico di Dio!

Nessun commento:

Posta un commento