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UN RACCONTO PER L'ESTATE |
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 25)
TERZO RACCONTO
Prima
di partire da Irkutsk, tornai dal padre spirituale con il quale avevo avuto
qualche colloquio e gli dissi: – Sono in partenza per Gerusalemme; perciò sono
venuto a dirvi addio e a ringraziarvi per la vostra cristiana carità verso di
me, misero pellegrino.Egli mi disse: – Che Dio benedica la tua via. Ma non mi
hai raccontato nulla di te, che sei e da dove vieni. Ho sentito molte cose sui
tuoi viaggi; mi piacerebbe sapere la tua origine e la vita che hai fatto fino
al momento in cui hai cominciato la tua vita errante. – Ve la racconterò
volentieri – gli dissi –. Non è una storia molto lunga. La vita del pellegrino Sono nato in un villaggio della provincia di
Orel. Dopo la morte dei nostri genitori, rimanemmo al mondo mio fratello, che
era maggiore di me, ed io. Egli aveva dieci anni. Io tre. Il nonno ci prese a
casa sua per farci crescere; era un vecchio stimato e benestante, che aveva una
locanda sulla via maestra e, dal momento che era un galantuomo, molti
viaggiatori si fermavano da lui. Andammo così a vivere con lui; mio fratello
era molto vivace, scorazzava tutto il giorno per il villaggio, mentre io
preferivo rimanere piuttosto con il nonno. Nei giorni di festa egli ci portava
in chiesa, e a casa leggeva spesso la Bibbia, ecco, proprio questa qui che
porto sempre con me. Mio fratello divenne grande e cominciò a bere. Avevo sette
anni; un giorno, ero con lui coricato sulla stufa, quando egli mi diede uno
spintone e mi fece cadere. Mi ferii il braccio sinistro e da quella volta non
posso più servirmene. È tutto ustionato. Il nonno, visto che non avrei potuto
dedicarmi ai lavori dei campi, decise di farmi imparare a leggere; non aveva un
sillabario, così si serviva della Bibbia in questo modo: mi mostrava le lettere
e mi obbligava a compitare le parole e poi a distinguere le lettere. Così, non
so troppo bene nemmeno io come abbia fatto, a forza di ripetere con lui, finii
per saper leggere. Più tardi, quando no riusciva più a vederci chiaramente, mi
faceva leggere la Bibbia ad alta voce e mi correggeva. Il cancelliere veniva
speso da noi. Egli aveva un scrittura chiara e a me piaceva molto vederlo
scrivere. Da solo cominciai dunque a formare le parole, seguendo il suo
esempio. Egli allora mi insegnò come fare, mi diede un foglio, l’inchiostro e
mi affilò una penna. Così ho imparato a scrivere. Il nonno era contentissimo e
mi diceva: – Così Dio ti ha dato di saper leggere e scrivere; tu sarai un uomo.
Ringrazia il Signore e pregalo più spesso. Andavamo in Chiesa per tutte le
funzioni, e anche a casa pregavamo spesso. Mi facevano recitare: Signore, abbi
pietà di me, e il nonno e la nonna facevano genuflessioni e inchini fino a
terra, oppure restavano in ginocchio. Quando compii i diciassette anni, morì la
nonna. Il nonno mi disse: – Eccoci qui in casa senza una donna, e come possiamo
fare noi, uomini soli? Tuo fratello è un buono a nulla. Voglio trovarti una
moglie. Io cercai di spiegargli che con la mia infermità non mi sentivo portato
verso quella via, ma il nonno insistette e mi diede in moglie una brava ragazza.
Aveva vent’anni. Passò un anno e il nonno si ammalò seriamente. Mi chiamò, mi
disse le sue ultime parole di saluto e aggiunse: – Ti lascio la casa e tutto
quello che ho; vivi facendo il tuo dovere, non ingannare mai alcuno, e prega
Dio più di tutto; è da lui che ci viene ogni cosa. Non riporre la tua speranza
che in lui, va’ in chiesa, leggi la Bibbia e ricordati di noi nelle tue
preghiere. Tieni mille rubli d’argento, serbali, non spenderli per sciocchezze,
ma non essere varo, sii largo con i poveri e con le chiese di Dio.Morì e lo
sotterrai. Mio fratello era geloso della mia eredità, perché, ora la locanda
era mia; cercò di molestarmi in tutti i modi e il diavolo lo spinse fino al
punto da decidere di farmi fuori. Una notte, infatti, mentre dormivamo e non
c’erano viaggiatori di passaggio, egli entrò nella dispensa e vi appiccò il
fuoco, dopo aver preso tutto il denaro che era conservato in cassapanca. Ci
svegliammo quando ormai la casa era in fiamme e avemmo appena il tempo di
saltare dalla finestra così come stavamo. Tenevamo la Bibbia sotto il guanciale
e la portammo con noi. Guardavamo la nostra casa bruciare e si dicevamo: – Sia
ringraziato Dio! Abbiamo salvato la Bibbia, potremo almeno consolarci nella
sventura. Così tutto il nostro patrimonio fu bruciato e mio fratello sparì dal
paese.
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