DA QUEL PULPITO SENZA SCALA…
Nella chiesa conventuale SS. Annunziata,
riaperta al culto il mese scorso, c’è un
bellissimo pulpito restaurato insieme a tutte le altre opere
d’arte presenti nella chiesa.
Al pulpito vi si accedeva per mezzo
di una scaletta ricavata nello spessore di una colonna; veniva usato
soprattutto nel periodo quaresimale quando i padri predicatori giravano per le
parrocchie per offrire le loro riflessioni e le loro meditazioni sulla Passione
di Cristo; il pulpito aveva un ruolo importante perché in tempi in cui il
microfono non era stato ancora pensato, favoriva la diffusione della voce e
quindi un miglior ascolto ed un’attenzione più partecipata.
Nel restaurare la chiesa, la scala
d’accesso è stata chiusa, ma il pulpito è rimasto lì, stagliato in alto sul
lato destro della navata centrale.
Attira l’attenzione perché è un capolavoro
d’arte, d’un bellissimo legno intarsiato; entrando, non lo si può non notare,
non perché sia ingombrante, ma perché è in una posizione centrale, lo si
incrocia necessariamente nel guardare verso l’altare…
Mi chiedevo a che cosa potesse
servire ancora un pulpito privato della sua scala: diventa un ornamento?
Un’opera d’arte d’ammirare? Magari qualcuno guardandolo fa un sospiro pensando
ai vecchi tempi! Magari qualcuno ricorda i tanti sacerdoti o frati che si sono avvicendati
dall’alto di quel pulpito? Chissà, forse
qualcuno, oltre a ricordare qualche nome, ricorda anche qualche parola, qualche
espressione da loro pronunciata che è rimasta nel proprio cuore come un seme
gettato in un campo e che… chissà forse ha dato anche qualche frutto di
conversione! Chissà!
In tutti questi giorni in cui la
chiesa è rimasta aperta per l’adorazione eucaristica quotidiana, rivolgendo lo
sguardo verso quel pulpito tanti
interrogativi mi sono passati per la testa… ma nessuna risposta mi soddisfaceva
e neanche lo sguardo restava mai soddisfatto: c’era qualcosa che non vedevo nel
guardare, che non riuscivo a cogliere pur vedendo; m’inquietava questa
mancanza… non capivo!
La mancanza di quella scala mi inquietava
particolarmente: un pulpito senza scala non ha senso! Se quel pulpito sta lì
solo per farne bella mostra… non mi stava bene!
Oppure c’era qualcosa che non
comprendevo… che mi sfuggiva… forse non avevo guardato attentamente… so bene
che tutto quel che c’è in chiesa ha un senso, un’importanza, un uso specifico…
ma quel pulpito chiuso… mi sembrava … un pugno nello stomaco!
Che cosa voleva dirmi quel pulpito?
Che cosa non capivo? Che cosa non vedevo?
Ecco… che cosa non vedevo… e non
capivo… quando lo sguardo non sa
cogliere ciò che vede… ecco che soggiunge il cuore ad aprire gli orizzonti e a
svelarti ciò che gli occhi vedono ma non sanno comprendere
Dall’alto di quel pulpito si erge una
Croce incastrata nel legno!
Ovviamente la Croce l’avevo sempre
vista, ma non capivo perché stesse proprio lì, da sola!
Di Croce ce n’era già una
sull’altare… perché quella Croce lì su quel pulpito dove non potrà salire più
nessuno?!
La risposta alla fine è venuta!
La scala non serve più per un motivo
ben preciso: su quel pulpito c’è già Chi parla e Chi parla non ha nessun
intenzione né nessun bisogno di scendere, quel posto Gli spetta di diritto!
È Suo! È l’Unico che ne ha veramente
diritto!
Su quel pulpito ci saliva chi doveva
parlare, chi aveva qualcosa di importante da dire: e chi meglio della Croce ha
cosa importanti da dirci? Cose importanti da proporci? Cose per noi necessarie
da ascoltare?
Quel pulpito non è inutile, non è
vero che senza la scala non potrà più essere utilizzato; non servono più i
predicatori, questo sì, perché ce n’è già Uno, è il Predicatore per eccellenza,
c’è la Parola Eterna che parla e dice, ammonisce e accoglie, converte e salva:
è quella Croce che dall’alto del pulpito parla incessantemente a noi che stiamo
giù e guardiamo in su… guardiamo ma non vediamo, purtroppo, quell’Uomo sulla Croce che sta lì a parlare a noi
che non abbiamo nessuna intenzione di ascoltare quella Parola di salvezza che
ci viene rivolta ed offerta!
Dall’alto di quel pulpito è quella
Croce che parla a noi fedeli!
Quella Croce incastrata sul bordo del
pulpito non è ‘’un oggetto da museo’’, è una Persona che parla e dice a noi…
che entriamo ogni giorno in chiesa a guardare un pulpito vuoto; quella Croce non sta lì per caso… come un’ opera
d’arte da ammirare… no, certo che no!
Ma neanch’io avevo compreso la sua
posizione strategica!
Quella Croce sta lì per la sua
predica quotidiana, è un Predicatore d’eccellenza e non l’avevo capito!
Ma cosa mi dice, cosa vuole dirci
quella Croce?
Mi dice… anzi ci dice che c’è stato
Qualcuno che ci ha amato così tanto da morire per noi, da soffrire per noi, da
voler restare inchiodato al legno di una Croce fino a quando l’ultimo dei suoi fratelli
non sarà salvo nel Suo Regno; ci dice che dal suo costato è sgorgato un Fiume
di Misericordia che resta inutilizzato, son pochi quelli che vanno a dissetarsi
attingendo dal Suo Costato; ci dice che possiamo mettere tutte le nostre
sofferenze nelle Sue Piaghe e lasciare che Lui le guarisca; ci dice di mettere
in quel Suo Cuore ferito dalla ferocia degli uomini tutte le nostre preoccupazioni, i nostri
bisogni, le nostre ansie, le nostre angosce, tutto quello che ci fa soffrire …
perché Lui brucerà ogni cosa nella Fornace ardente del Suo Amore e le trasformerà
in frutti di Speranza e di Pace; ci chiede di ricordarci di contare quelle spine che gli premono sul
Capo, che lo feriscono a morte ogni qualvolta bestemmiamo il Suo Nome, quelle
spine che si moltiplicano all’infinito, perché infinite sono le nostre
bestemmie! Ci ricorda che c’è un Uomo innocente sulla Croce per la salvezza di
un’umanità peccatrice e impenitente! Ci dice che c’è un Dio che ha avuto
compassione dei suoi figli degeneri, ma che nonostante le loro infedeltà e la
loro ingratitudine, non li ha voluti abbandonare alla morte eterna, ma li ha
voluti ancora con Sé, li desidera ancora, non li ha dimenticati, non li ha
maledetti come noi facciamo ingiustamente e crudelmente con Lui!
Ci dice che c’è una Speranza per
tutti, che non verrà mai meno, neanche se si trattasse del peccatore più
incallito o se ‘’i suoi peccati fossero
rosso scarlatto’’. Ci dice che c’è una Mano tesa dal Cielo verso la Terra,
una Mano sicura e forte, pronta ad afferrare chiunque cada nel baratro del
peccato. Ci dice che Lui resterà lì, su quel pulpito, a parlare a noi, ogni
giorno, in ogni tempo, fino a quando non avremo imparato ad ascoltarlo, non
avremo capito i suoi messaggi di pace e di amore, fin quando non volgeremo lo sguardo verso Colui che abbiamo trafitto ed
avremo l’umiltà di chiedere perdono!
No, a ben pensarci non è una predica
la sua, ma una lettera d’amore per noi, che ci diciamo fratelli, che ci diciamo
cristiani, che ci diciamo fedeli, ma che… non sappiamo ascoltare con le
orecchie del cuore la Sua Voce che implora la nostra conversione.
Ecco, alzate lo sguardo voi che
entrate, piegate le ginocchia verso Colui che parla, giungete le mani ed
implorate misericordia voi che bestemmiate il Suo Nome e poi vi avvicinate alla
Sua Mensa, ascoltate la VOCE di chi è tra voi da duemila anni, di Chi è rimasto
su quella Croce per voi, da duemila anni, di chi gronda sangue per voi da
Duemila anni, di Chi vi ama con lo stesso amore di sempre, nonostante le nostre
colpe, da duemila anni, di Chi continua ad offrirci la sua Salvezza da duemila
anni e la vede sempre rifiutata e mortificata da tanti… ecco, ascoltate oggi la
voce che viene da quella Croce: ‘’… non indurite il cuore come a Meriba, come nel
giorno di Massa nel deserto dove i
vostri padri mi misero alla prova… non indurite il cuore, non volgete lo
sguardo dall’altra parte, venite, alzate lo sguardo, guardatemi… ascoltatemi… ah
se Israele mi ascoltasse…!’’
Mi chiedo perché facciamo così tanta fatica ad ascoltare anche chi è ‘’per noi’’ e non contro di noi?
Lui non è venuto nel mondo per
condannarlo, ma per salvarlo… allora perché ci schieriamo sempre contro di Lui?
Papa Francesco dice che noi siamo ‘’cristiani dalla chiave in tasca e dalla
porta chiusa’’, cioè sbarriamo la porta a chiunque, chiudiamo la porta del
nostro cuore a chiave e ce la mettiamo in tasca; sono due gli atteggiamenti che
ne conseguono: o chiudiamo la porta restando dentro casa, quindi chiusi in noi
stessi oppure chiudiamo la porta e ce ne andiamo in giro per il mondo, fuori e
lontani da noi stessi, chiudiamo con noi stessi e ci emarginiamo, ci
allontaniamo per sempre dal nostro cuore, cerchiamo in giro per il mondo una
parvenza di felicità e vaghiamo senza meta in cerca di chissà che cosa.
Così facendo, dunque, o chiudiamo la porta a Cristo, restando barricati
in noi stessi ed impedendo a Lui di entrare e di sedersi alla nostra tavola
oppure Lo lasciamo fuori dalla porta a bussare ad un cuore vuoto, ad una ‘’casa’’
vuota davanti alla quale Lui si siede e resta ad aspettare il nostro ritorno,
come il padre misericordioso in attesa del figliol prodigo.
È proprio vero: siamo cristiani dalle
chiavi in tasca, ci affrettiamo a chiudere anziché a spalancare le porte: perché?
Perché abbiamo così tanta paura di
chi ci ama?
Non possiamo dubitare del suo amore, perché
Lui ce l’ha dimostrato con i fatti!
Ed allora perché?
Se è difficile amare chi non ci ama,
come possiamo non amare chi ci ama?
Forse perché amare non è il nostro
forte! Forse perché è più facile odiare che amare!
Ma se l’amore viene da Dio, l’odio
viene da Satana: questa la dice lunga nello stabilire da che parte stiamo!
Gesù da quella Croce sul pulpito ci
chiede solo una cosa: di ricambiare il suo amore!
Dovrebbe essere normale, logico e
scontato amare Chi ci ama… ma a quanto pare non è proprio così!
Sarà anche logico, ma non certo scontato…
chi ama non può stare lontano dalla persona che ama… noi invece ci passiamo
davanti, sappiamo che Lui è lì per noi, che aspetta un nostro saluto, un nostro
sguardo, un nostro pensiero d’amore… ci passiamo davanti e poi cambiamo strada…
oppure restiamo seduti fuori sui muretti… a guardare la gente che passa e va!
Quel pulpito senza scala forse è il
luogo che più gli si addice, Lui che è
Parola proclamata, Parola Eterna che crea, rinnova, restaura, Parola in cui
tutto viene ricapitolato… da quel pulpito continua a far sentire la Sua Voce…
ad urlare il Suo Amore, ad offrirlo come dono gratuito per tutti, anche per
coloro che l’hanno crocifisso… dall’alto di quel pulpito continua a bussare ai
nostri cuori, ad aspettare dietro le nostre porte chiuse, continua a parlarci d’Amore…
ma noi seduti là sotto siamo troppo indaffarati a parlare di noi stessi, a
parlare dei problemi degli altri, a contare le nostre ferite e non ci
accorgiamo che Qualcuno aspetta il nostro silenzio per poter dire ‘’Ti amo, ti
aspetto, voglio salvarti, sono qui perché voglio risorgere con te!’’
Ma forse siamo troppo convinti che Dio
è morto sulla Croce e da quella Croce non è mai risorto!
Forse non siamo abbastanza convinti che Cristo è vivo e parla proprio a noi!
Forse un pulpito non basta per
convincerci di questo!
Tuttavia, io voglio sperare che quel
pulpito senza scala serva ancora a qualcosa… per cui… tu che entri… alza lo
sguardo… c’è un Uomo sulla Croce che vuole parlare al tuo cuore… porgi l’orecchio,
ascoltalo, comprendilo… amalo… perché sta lì per te!
Per te che soffri, per te che sei sola, per te che
sei disperata, per te che sei ammalata, per te che ti senti abbandonata,
incompresa, violentata… alza lo sguardo … dall’alto di quel pulpito c’è una
Parola che cura, che guarisce, che
salva, che ama, che perdona… forse anche tu hai bisogno di perdonare e di
essere perdonato/a!
Chissà… forse da un pulpito senza
scala… Qualcuno potrebbe ancora avere cose buone da dirti, da offrirti… da
donare al tuo cuore… a quel tuo cuore abbandonato, devastato, incatenato,
ferito, ammalato, trafitto, tradito, disorientato… alza lo sguardo ed ascolta… fa tacere i tuoi
pensieri… dall’alto di un pulpito senza scala c’è una Croce che ti parla…
pronta ad asciugare le tue lacrime e a consolare il tuo cuore indurito e per
questo abbandonato da tutti… ma certamente non da Lui!
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