venerdì 12 settembre 2014


DA QUEL PULPITO SENZA SCALA…

Nella chiesa conventuale SS. Annunziata, riaperta al culto il mese scorso,  c’è un bellissimo  pulpito  restaurato insieme a tutte le altre opere d’arte presenti nella chiesa.
Al pulpito vi si accedeva per mezzo di una scaletta ricavata nello spessore di una colonna; veniva usato soprattutto nel periodo quaresimale quando i padri predicatori giravano per le parrocchie per offrire le loro riflessioni e le loro meditazioni sulla Passione di Cristo; il pulpito aveva un ruolo importante perché in tempi in cui il microfono non era stato ancora pensato, favoriva la diffusione della voce e quindi un miglior ascolto ed un’attenzione più partecipata.
Nel restaurare la chiesa, la scala d’accesso è stata chiusa, ma il pulpito è rimasto lì, stagliato in alto sul lato destro della navata centrale.
Attira l’attenzione perché è un capolavoro d’arte, d’un bellissimo legno intarsiato; entrando, non lo si può non notare, non perché sia ingombrante, ma perché è in una posizione centrale, lo si incrocia necessariamente nel guardare verso l’altare…
Mi chiedevo a che cosa potesse servire ancora un pulpito privato della sua scala: diventa un ornamento? Un’opera d’arte d’ammirare? Magari qualcuno guardandolo fa un sospiro pensando ai vecchi tempi! Magari qualcuno ricorda i tanti sacerdoti o frati che si sono avvicendati  dall’alto di quel pulpito? Chissà, forse qualcuno, oltre a ricordare qualche nome, ricorda anche qualche parola, qualche espressione da loro pronunciata che è rimasta nel proprio cuore come un seme gettato in un campo e che… chissà forse ha dato anche qualche frutto di conversione! Chissà!
In tutti questi giorni in cui la chiesa è rimasta aperta per l’adorazione eucaristica quotidiana, rivolgendo lo sguardo verso quel pulpito  tanti interrogativi mi sono passati per la testa… ma nessuna risposta mi soddisfaceva e neanche lo sguardo restava mai soddisfatto: c’era qualcosa che non vedevo nel guardare, che non riuscivo a cogliere pur vedendo; m’inquietava questa mancanza… non capivo!
La mancanza di quella scala mi inquietava particolarmente: un pulpito senza scala non ha senso! Se quel pulpito sta lì solo per farne bella mostra… non mi stava bene!
Oppure c’era qualcosa che non comprendevo… che mi sfuggiva… forse non avevo guardato attentamente… so bene che tutto quel che c’è in chiesa ha un senso, un’importanza, un uso specifico… ma quel pulpito chiuso… mi sembrava … un pugno nello stomaco!
Che cosa voleva dirmi quel pulpito? Che cosa non capivo? Che cosa non vedevo?
Ecco… che cosa non vedevo… e non capivo…  quando lo sguardo non sa cogliere ciò che vede… ecco che soggiunge il cuore ad aprire gli orizzonti e a svelarti ciò che gli occhi vedono ma non sanno comprendere
Certo che un senso doveva pur avercelo quel pulpito… ora avevo capito!
Dall’alto di quel pulpito si erge una Croce incastrata nel legno!
Ovviamente la Croce l’avevo sempre vista, ma non capivo perché stesse proprio lì, da sola!
Di Croce ce n’era già una sull’altare… perché quella Croce lì su quel pulpito dove non potrà salire più nessuno?!
La risposta alla fine è venuta!
La scala non serve più per un motivo ben preciso: su quel pulpito c’è già Chi parla e Chi parla non ha nessun intenzione né nessun bisogno di scendere, quel posto Gli spetta di diritto!
È Suo! È l’Unico che ne ha veramente diritto!
Su quel pulpito ci saliva chi doveva parlare, chi aveva qualcosa di importante da dire: e chi meglio della Croce ha cosa importanti da dirci? Cose importanti da proporci? Cose per noi necessarie da ascoltare?
Quel pulpito non è inutile, non è vero che senza la scala non potrà più essere utilizzato; non servono più i predicatori, questo sì, perché ce n’è già Uno, è il Predicatore per eccellenza, c’è la Parola Eterna che parla e dice, ammonisce e accoglie, converte e salva: è quella Croce che dall’alto del pulpito parla incessantemente a noi che stiamo giù e guardiamo in su… guardiamo ma non vediamo, purtroppo,  quell’Uomo sulla Croce che sta lì a parlare a noi che non abbiamo nessuna intenzione di ascoltare quella Parola di salvezza che ci viene rivolta ed offerta!
Dall’alto di quel pulpito è quella Croce che parla a noi fedeli!
Quella Croce incastrata sul bordo del pulpito non è ‘’un oggetto da museo’’, è una Persona che parla e dice a noi… che entriamo ogni giorno in chiesa a guardare un  pulpito vuoto;  quella Croce non sta lì per caso… come un’ opera d’arte da ammirare… no, certo che no!
Ma neanch’io avevo compreso la sua posizione strategica!
Quella Croce sta lì per la sua predica quotidiana, è un Predicatore d’eccellenza e non l’avevo capito!
Ma cosa mi dice, cosa vuole dirci quella Croce?
Mi dice… anzi ci dice che c’è stato Qualcuno che ci ha amato così tanto da morire per noi, da soffrire per noi, da voler restare inchiodato al legno di una Croce fino a quando l’ultimo dei suoi fratelli non sarà salvo nel Suo Regno; ci dice che dal suo costato è sgorgato un Fiume di Misericordia che resta inutilizzato, son pochi quelli che vanno a dissetarsi attingendo dal Suo Costato; ci dice che possiamo mettere tutte le nostre sofferenze nelle Sue Piaghe e lasciare che Lui le guarisca; ci dice di mettere in quel Suo Cuore ferito dalla ferocia degli uomini  tutte le nostre preoccupazioni, i nostri bisogni, le nostre ansie, le nostre angosce, tutto quello che ci fa soffrire … perché Lui brucerà ogni cosa nella Fornace ardente del Suo Amore e le trasformerà in frutti di Speranza e di Pace; ci chiede di ricordarci di  contare quelle spine che gli premono sul Capo, che lo feriscono a morte ogni qualvolta bestemmiamo il Suo Nome, quelle spine che si moltiplicano all’infinito, perché infinite sono le nostre bestemmie! Ci ricorda che c’è un Uomo innocente sulla Croce per la salvezza di un’umanità peccatrice e impenitente! Ci dice che c’è un Dio che ha avuto compassione dei suoi figli degeneri, ma che nonostante le loro infedeltà e la loro ingratitudine, non li ha voluti abbandonare alla morte eterna, ma li ha voluti ancora con Sé, li desidera ancora, non li ha dimenticati, non li ha maledetti come noi facciamo ingiustamente e crudelmente con Lui!
Ci dice che c’è una Speranza per tutti, che non verrà mai meno, neanche se si trattasse del peccatore più incallito o se ‘’i suoi peccati fossero rosso scarlatto’’. Ci dice che c’è una Mano tesa dal Cielo verso la Terra, una Mano sicura e forte, pronta ad afferrare chiunque cada nel baratro del peccato. Ci dice che Lui resterà lì, su quel pulpito, a parlare a noi, ogni giorno, in ogni tempo, fino a quando non avremo imparato ad ascoltarlo, non avremo capito i suoi messaggi di pace e di amore, fin quando non volgeremo  lo sguardo verso Colui che abbiamo trafitto ed avremo l’umiltà di chiedere perdono!
No, a ben pensarci non è una predica la sua, ma una lettera d’amore per noi, che ci diciamo fratelli, che ci diciamo cristiani, che ci diciamo fedeli, ma che… non sappiamo ascoltare con le orecchie del cuore la Sua Voce che implora la nostra conversione.
Ecco, alzate lo sguardo voi che entrate, piegate le ginocchia verso Colui che parla, giungete le mani ed implorate misericordia voi che bestemmiate il Suo Nome e poi vi avvicinate alla Sua Mensa, ascoltate la VOCE di chi è tra voi da duemila anni, di Chi è rimasto su quella Croce per voi, da duemila anni, di chi gronda sangue per voi da Duemila anni, di Chi vi ama con lo stesso amore di sempre, nonostante le nostre colpe, da duemila anni, di Chi continua ad offrirci la sua Salvezza da duemila anni e la vede sempre rifiutata e mortificata da tanti… ecco, ascoltate oggi la voce che viene da quella Croce: ‘’… non indurite il cuore come a Meriba, come nel giorno di  Massa nel deserto dove i vostri padri mi misero alla prova… non indurite il cuore, non volgete lo sguardo dall’altra parte, venite, alzate lo sguardo, guardatemi… ascoltatemi… ah se Israele mi ascoltasse…!’’
Mi chiedo perché facciamo così tanta  fatica ad ascoltare anche chi è ‘’per noi’’ e non contro di noi?
Lui non è venuto nel mondo per condannarlo, ma per salvarlo… allora perché ci schieriamo sempre contro di Lui?
Papa Francesco dice che noi siamo ‘’cristiani dalla chiave in tasca e dalla porta chiusa’’, cioè sbarriamo la porta a chiunque, chiudiamo la porta del nostro cuore a chiave e ce la mettiamo in tasca; sono due gli atteggiamenti che ne conseguono: o chiudiamo la porta restando dentro casa, quindi chiusi in noi stessi oppure chiudiamo la porta e ce ne andiamo in giro per il mondo, fuori e lontani da noi stessi, chiudiamo con noi stessi e ci emarginiamo, ci allontaniamo per sempre dal nostro cuore, cerchiamo in giro per il mondo una parvenza di felicità e vaghiamo senza meta in cerca di chissà che cosa.
Così facendo, dunque,  o chiudiamo la porta a Cristo, restando barricati in noi stessi ed impedendo a Lui di entrare e di sedersi alla nostra tavola oppure Lo lasciamo fuori dalla porta a bussare ad un cuore vuoto, ad una ‘’casa’’ vuota davanti alla quale Lui si siede e resta ad aspettare il nostro ritorno, come il padre misericordioso in attesa del figliol prodigo.
È proprio vero: siamo cristiani dalle chiavi in tasca, ci affrettiamo a chiudere anziché a spalancare le porte: perché?
Perché abbiamo così tanta paura di chi ci ama?
Non possiamo dubitare del suo amore, perché Lui ce l’ha dimostrato con i fatti!
Ed allora perché?
Se è difficile amare chi non ci ama, come possiamo non amare chi ci ama?
Forse perché amare non è il nostro forte! Forse perché è più facile odiare che amare!
Ma se l’amore viene da Dio, l’odio viene da Satana: questa la dice lunga nello stabilire da che parte stiamo!
Gesù da quella Croce sul pulpito ci chiede solo una cosa: di ricambiare il suo amore!
Dovrebbe essere normale, logico e scontato amare Chi ci ama… ma a quanto pare non è proprio così!
Sarà anche logico, ma non certo scontato… chi ama non può stare lontano dalla persona che ama… noi invece ci passiamo davanti, sappiamo che Lui è lì per noi, che aspetta un nostro saluto, un nostro sguardo, un nostro pensiero d’amore… ci passiamo davanti e poi cambiamo strada… oppure restiamo seduti fuori sui muretti… a guardare la gente che passa e va!
Quel pulpito senza scala forse è il luogo che più gli si addice, Lui che  è Parola proclamata, Parola Eterna che crea, rinnova, restaura, Parola in cui tutto viene ricapitolato… da quel pulpito continua a far sentire la Sua Voce… ad urlare il Suo Amore, ad offrirlo come dono gratuito per tutti, anche per coloro che l’hanno crocifisso… dall’alto di quel pulpito continua a bussare ai nostri cuori, ad aspettare dietro le nostre porte chiuse, continua a parlarci d’Amore… ma noi seduti là sotto siamo troppo indaffarati a parlare di noi stessi, a parlare dei problemi degli altri, a contare le nostre ferite e non ci accorgiamo che Qualcuno aspetta il nostro silenzio per poter dire ‘’Ti amo, ti aspetto, voglio salvarti, sono qui perché voglio risorgere con te!’’
Ma forse siamo troppo convinti che Dio è morto sulla Croce e da quella Croce non è mai risorto!
Forse non siamo abbastanza convinti  che Cristo è vivo e parla proprio a noi!
Forse un pulpito non basta per convincerci di questo!
Tuttavia, io voglio sperare che quel pulpito senza scala serva ancora a qualcosa… per cui… tu che entri… alza lo sguardo… c’è un Uomo sulla Croce che vuole parlare al tuo cuore… porgi l’orecchio, ascoltalo, comprendilo… amalo… perché sta lì per te!
Per te  che soffri, per te che sei sola, per te che sei disperata, per te che sei ammalata, per te che ti senti abbandonata, incompresa, violentata… alza lo sguardo … dall’alto di quel pulpito c’è una Parola che cura,  che guarisce, che salva, che ama, che perdona… forse anche tu hai bisogno di perdonare e di essere perdonato/a!

Chissà… forse da un pulpito senza scala… Qualcuno potrebbe ancora avere cose buone da dirti, da offrirti… da donare al tuo cuore… a quel tuo cuore abbandonato, devastato, incatenato, ferito, ammalato, trafitto, tradito, disorientato…  alza lo sguardo ed ascolta… fa tacere i tuoi pensieri… dall’alto di un pulpito senza scala c’è una Croce che ti parla… pronta ad asciugare le tue lacrime e a consolare il tuo cuore indurito e per questo abbandonato da tutti… ma certamente non da Lui!

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