martedì 23 settembre 2014

domenica 21 settembre 2014

       PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA
SAN MAURO FORTE


MISSIONE AL POPOLO DI DIO CHE E’ IN 
SAN MAURO FORTE
21  SETTEMBRE 2014


Il Vescovo di Tricarico, Mons. Orofino, ha dato inizio, questo pomeriggio, alla missione al popolo di San Mauro Forte. Nel piazzale davanti al Monastero, verso le ore 18,00, i giovani di Calciano, Garaguso e Accettura hanno portato la Croce di San Damiano che è stata accolta dalla popolazione lì riunita ed è stata  poi consegnata ai giovani della nostra parrocchia all’ingresso della Chiesa Madre S. Maria Assunta.
In questa Chiesa, il vescovo ha concelebrato la S. Messa, mentre fra Massimo ha ricordato ai fedeli gli appuntamenti previsti giorno per giorno nel corso della settimana.
Nell’omelia il vescovo ha sottolineato l’importanza e la necessità di una scelta precisa e consapevole: con chi sto? Da che parte sto? Chi è il mio punto di riferimento? Di chi ho veramente bisogno?
Interrogativi fondamentali le cui risposte cambiano la vita, la cambiano radicalmente e per sempre.
Se nel dare le risposte concludiamo che è in Dio la nostra felicità, che solo Dio ci basta, allora siamo sicuri di stare dalla parte giusta, di essere al sicuro nel Cuore di Dio, perché Lui è ‘’sicuro’’ nel cuore nostro.
Al termine della celebrazione, il Vescovo ha consegnato la Bibbia e il cero alle famiglie che hanno dato la loro disponibilità per i Cenacoli del Vangelo.
La serata si è conclusa con un momento di fraternità, un ricco buffet nel salone parrocchiale.
Si riprende domani mattina con le lodi e la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Rocco a cui farà seguito la missione alla scuola e al paese, nel pomeriggio si continuerà con LA TENDA DELLA PAROLA e si terminerà  in serata con gli incontri con i giovani e i primi tre cenacoli nelle e per le famiglie.

Un primo seme è stato gettato… i suoi frutti dipenderanno dal tipo di terreno che incontrerà: se tra le pietre, i rovi, le spine o… nel terreno fertile del nostro cuore! 

giovedì 18 settembre 2014

PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA
SAN MAURO FORTE
MISSIONE AL POPOLO DI DIO CHE E’ IN TRICARICO
21 – 28 SETTEMBRE 2014

Lo scorso anno, il vescovo della Diocesi di Tricarico, S. E. Mons. Vincenzo Orofino, con una lettera a tutte le parrocchie della sua Diocesi comunicava l’indizione della ‘’MISSIONE AL POPOLO DI DIO CHE E’ IN TRICARICO’’ da parte dei FRATI MINORI DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE.
Un’iniziativa speciale rivolta a tutte le fasce della popolazione (bambini, ragazzi, giovani, adulti, famiglie, ammalati, scuole…) per portare al centro dell’attenzione di ciascun fedele la bellezza e la Sapienza dell’Eucarestia e la ricchezza e la responsabilità dell’annuncio evangelico, dal quale nessuno è escluso, ma del quale tutti sono parti in causa; ogni  cristiano, in virtù del Battesimo ricevuto, diventa un ‘’chiamato e un inviato’’ allo stesso tempo: chiamato ad ascoltare, inviato ad evangelizzare.
Tutte le attività previste negli incontri sono, in realtà, una ‘’chiamata al singolare e al plurale’’, si è chiamati, cioè, come singoli cristiani  e come collettività di fedeli, come comunità di cristiani; non è un semplice invito a partecipare, ma vuol essere qualcosa di più: un riconoscersi fratelli intorno ad una stessa mensa,  un formarsi reciproco per poter essere  ‘’annunciatori’’, secondo il compito assegnato da Gesù stesso ‘’Andate e fate discepoli tutti i popoli’’(MT 28,19), un andare che non necessariamente deve essere vicino, ognuno è chiamato ad essere annunciatore nel proprio ambiente di vita, da quello familiare a quello lavorativo a sociale.
È un invito, questo, a dare ragione della propria fede e a rendersi responsabili della propria fede, è un prendere coscienza della responsabilità che si ha verso se stessi e verso gli altri, verso la ‘’famiglia di Dio che è la Chiesa’’: non ci si può dire ‘’cristiani’’ se non si conoscono  le basi della propria fede, se non si conosce Colui su cui poggia tutta la nostra fede, se non si vive la profondità dei sacramenti cristiani, se non si sente il desiderio di prendere parte ‘’alla mensa del Signore’’, se non si è mai avvertito quella sete di Dio che inquieta e non dà pace finchè non ci si disseta dalla ‘’Fonte dell’Eterna Gioia’’.
No, non ci si può dire cristiani se non si è mai incontrato Gesù, se Cristo non è mai entrato a far parte integrante e necessaria del proprio vivere quotidiano, dei propri pensieri, delle proprie urgenze, delle proprie necessità, dei propri desideri, dei propri bisogni… se non è mai entrato a far parte dell’urgenza dei propri bisogni!
Non ci si può dire cristiani se non si è mai avvertito l’impellente bisogno di ‘’incontrare l’Amato’’.
Il desiderio dell’incontro scaturisce da un bisogno interiore, non da un semplice bisogno emotivo, ma da un profondo anelito spirituale, che non dura un’istante, come un’emozione sensoriale, ma tutta la vita, tutti gli attimi della propria vita, attimi che diventano ‘’urgenza’’, che bruciano dentro come un Fuoco Vivo, che arde e non consuma, ma che provocano un incendio che non si può estinguere se non nell’incontro e nell’abbraccio con l’Amato, e l’Amato non è Uno qualsiasi, ma il Figlio di Dio, morto e risorto per noi, Colui il Quale ci ha dato il più grande esempio di Amore totale, di fedeltà assoluta ‘’non c’è amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici… ed Io vi ho chiamati amici… non più schiavi… ma fratelli… eredi e coeredi di Cristo…’’.
La Missione diventa quindi ‘’l’incontro degli amici di Cristo’’, la festa dei fratelli nella fede, una festa in cui si è invitati a conoscere, a scoprire o a riscoprire la bellezza incomparabile del dirsi cristiano e la ricchezza dei doni ricevuti gratuitamente: Battesimo, Eucarestia, Spirito Santo…  
La ‘’Missione al popolo’’ è la ‘’festa dell’annuncio’’, è la festa dell’Amore, perché al centro c’è Colui che è Amore fatto ‘’carne’’ per insegnarci ad amare come e quanto Lui ha amato noi
La Missione, cominciata a Montemurro il 15 settembre 2013, è giunta quasi al termine del suo percorso diocesano; il 21 settembre prossimo vedrà coinvolta la parrocchia di San Mauro Forte in una settimana piena di incontri e catechesi da parte dei frati, con la presenza del vescovo stesso che darà inizio alla Missione con la celebrazione della S. Messa nella Chiesa Madre.

Riporto qui di seguito la LETTERA DI INDIZIONE DELLA MISSIONE’’ inviata a tutte le parrocchie lo scorso anno da S. E. Mons. Orofino e il programma degli incontri previsti nella nostra parrocchia.

Carissimi,
con gioia vi annuncio che nel prossimo anno pastorale 2013/2014 in tutte le parrocchie della Diocesi si terrà una straordinaria ‘’Missione al Popolo’’, che avrà ufficialmente inizio con un pellegrinaggio diocesano ad Assisi nei giorni  29-31 agosto 2013. Sarà guidata dai Frati Minori dell’Immacolata Concezione e ci accompagnerà per tutto il tempo che il programma diocesano ha previsto come periodo di riflessione sul sacramento dell’Eucarestia, ‘’Pane vivo… per la vita del mondo’’ (Gv 6,51)
LA ‘’MISSIONE AL POPOLO’’ si colloca dentro il cammino spirituale e pastorale ordinario della nostra Comunità diocesana, segnato in questi ultimi anni dalla mia prima Visita Pastorale alla Diocesi, dalla riflessione sugli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano e dalla scelta di ripartire dai sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia) per educarci alla vita buona del Vangelo, farci discepoli del Signore e crescere in santità di vita.
Più volte ci siamo detti che anche in mezzo a noi sono evidenti le conseguenze del processo di secolarizzazione che investe tutte le dimensioni della vita delle persone e tutti gli ambiti sociali e culturali; che anche  noi, come la maggior parte degli uomini  e delle donne del nostro tempo, non viviamo più in un prevalente ‘’contesto di cristianità’’ disposto ad  accogliere con immediatezza e con favore la proposta cristiana; che anche noi, in modo più o meno velato, siamo circondati da ostilità o comunque da perniciosa indifferenza.
È ben chiara tra noi la consapevolezza della necessità di una radicale conversione, personale e comunitaria , spirituale e pastorale.
Noi lo sappiamo! Non può esserci vera riforma della Chiesa se prima non c’è la nostra personale riforma e la conversione del nostro cuore, così come non è possibile rifare il tessuto cristiano della società umana senza prima rinnovare il tessuto cristiano della comunità ecclesiale.
Noi  sappiamo anche che il cambiamento della nostra vita non accade casualmente, ma, come ci insegna Papa Francesco, deriva da un profondo e puntuale cammino ascetico e di purificazione che coinvolga il cuore, l’intelligenza e la volontà. Abbiamo bisogno, perciò, di essere sostenuti per vivere la fede più profondamente, più intensamente, più fedelmente, più virilmente, più efficacemente, più seriamente.
Questo è il primo e più intimo motivo per cui abbiamo chiesto ai Frati francescani di venire tra noi quali missionari di Gesù Cristo e del Suo messaggio di salvezza. I Frati vengono per riannunciarci la Parola di Dio in tutta la sua freschezza e aiutarci a compiere il percorso della fede  così come è arrivata a noi la prima volta, perché solo un avvenimento di felicità presente, qui e ora, piena e ininterrotta, rende ragionevole la nostra appartenenza alla Chiesa e la nostra adesione a Gesù Cristo.
Abbiamo bisogno, personalmente e comunitariamente, che ci riaccada ciò che è avvenuto all’inizio. Non ‘’come’’ è accaduto all’inizio (… perché ogni incontro è unico e sorprendente) , ma ‘’quello’’ che è successo all’inizio; non la nostalgia di un evento passato, ma un nuovo incontro, un vero incontro capace  di dare alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.
Il secondo motivo della ‘’MISSIONE AL POPOLO’’ è dentro la natura stessa della Chiesa, poiché ‘’evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda’’.
L’annuncio della buona novella è il principale compito che duemila anni fa Gesù ha assegnato ai suoi discepoli e che oggi assegna anche a noi: ‘’Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato’’ (Mc 16,15-16).
Nella vita della Chiesa la formazione e la missione vanno sempre insieme, poiché la  si rafforza donandola. Mentre, perciò, siamo chiamati a crescere spiritualmente siamo ugualmente invitati a uscire dalle ‘’sagrestie’’ per andare ‘’oltre’’ il ‘’gruppetto degli amici’’ e parlare con tutti e a tutti, annunciando loro Gesù Cristo in modo esplicito e deciso, chiaro e convincente, persuasivo e coinvolgente. Il diffondersi anche tra noi di un marcato ‘’infantilismo spirituale’’ e di un certo ‘’analfabetismo religioso’’ esige che ci ridiciamo con chiarezza e senza riduzioni tutte li ragioni della fede.
La ‘’MISSIONE AL POPOLO’’, pertanto, vuole essere il ‘’tempo opportuno’’ durante il quale possano imparare ad essere sempre pronti a rispondere a chiunque ci domanda ragione della speranza che è in noi , con la convinzione che far conoscere Gesù  Cristo è il dono più prezioso e più utile che possiamo fare ai nostri fratelli e la condizione prima per la ripresa della vita delle persone e delle nostre comunità. Con l’aiuto dei frati missionari ogni comunità parrocchiale avrà la possibilità di vivere una settimana di intensa vita spirituale ed ecclesiale per ‘’rivedere’’ il proprio stile di vita cristiana e ‘’ripartire’’ con rinnovato slancio apostolico nella sequela di Cristo e nella testimonianza della vita secondo lo Spirito.
Mentre vi esorto a prepararvi  adeguatamente a celebrare nel modo più proficuo questo decisivo evento ecclesiale e missionario, che si concluderà l’8 dicembre 2014 con affidamento della Diocesi alla Madonna nel 160° anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.
Il vostro vescovo
Vincenzo Orofino

PROGRAMMA DELLA PARROCCHIA DI SAN MAURO FORTE

DOMENICA 21

ORE 17,30 ACCOGLIENZA DEL CROCIFISSO E DEI MISSIONARI (PIAZZA MARCONI)
ORE 18,00 (CHIESA MADRE) CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DA S.E. MONS.                         VINCENZO OROFINO, VESCOVO DI TRICARICO.
19,30 FESTA INSIEME AI MISSIONARI (SALONE PARROCCHIALE)

LUNEDI’ 22

ORE 7,30  ANNUNCIO AI GIOVANI IN PULLMAN
ORE 8,00 LODI MATTUTINE E CELEBRAZIONE EUCARISTICA (SAN ROCCO)
ORE 9,30 ANNUNCIO NELLA SCUOLA (ISTITUTO COMPRENSIVO)
ORE 10,00 ANNUNCIO NEL PAESE
ORE 12,00 ORA MEDIA (MONASTERO)
ORE 16,00/ 19,00  TENDA DELLA PAROLA (PIAZZA MONASTERO)
ORE 21,00 CENACOLI DEL VANGELO
                    FAM. ZEZZA GIUSEPPE – ARMENTO ANNA
                    FAM. RACANIELLO GIANNI –LAURA BRUNO
                    FAM. CAPORALE FRANCO – CILIBERTI TERESA
ORE 21,00 INCONTRO CON I GIOVANI (EX  SALA GIOCHI)

MARTEDI’ 23

‘’CONVERTITEVI PERCHE’ IL REGNO DEI CIELI E’  VICINO’’ (Mt 3,1 – 12)
ORE 8,00    LODI MATTUTINE E CELEBRAZIONE EUCARISTICA (SAN ROCCO)
ORE 10,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
                    VISITA AGLI AMMALATI
ORE 12,00  ORA MEDIA E REPOSIZIONE DELLA SS.EUCARESTIA
ORE 16,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
                    VISITA AGLI AMMALATI
ORE 16,30  INCONTRO RAGAZZI: SCUOLA ELEMENTARE E SCUOLA MEDIA (SALONE                               PARROCCHIALE)
ORE 18,00  VESPRI E CATECHESI (MONASTERO)
ORE 21,00  CENACOLI DEL VANGELO ‘’VOI CHI DITE CHE IO SIA’’
                    FAM. GRASSO CARMINE-TREMAMONDO NINA
                    FAM. DIRAGO ROCCO-GIANNOTTO LUCIA
                    FAM. FANIELLO SALVATORE-COLUCCI DONATA
ORE 21,00 INCONTRO CON I GIOVANI (EX  SALA GIOCHI)

MERCOLEDI’ 24

‘’SERVIRE E DARE LA PROPRIA VITA IN RISCATTO PER MOLTI’’ (Mt 20,20-28)
ORE 8,00 LODI MATTUTINE E CELEBRAZIONE EUCARISTICA (SAN ROCCO)
 ORE 10,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
                    VISITA AGLI AMMALATI
ORE 12,00  ORA MEDIA E REPOSIZIONE DELLA SS.EUCARESTIA
ORE 16,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
                    VISITA AGLI AMMALATI
ORE 16,30  INCONTRO RAGAZZI: SCUOLA ELEMENTARE E SCUOLA MEDIA (SALONE                               PARROCCHIALE)
ORE 18,00  VESPRI E CATECHESI (MONASTERO)
ORE 21,00  CENACOLI DEL VANGELO ‘’PARABOLA DEL SEMINATORE’’
                    FAM. LAMAGNA GIUSEPPE – LAURIA ROSA
                    FAM. DIRISO STEFANO – MEGA MARIELLA
                    FAM. MALACARNE ROCCO  – BELMONTE ROSA
ORE 21,00 INCONTRO CON I GIOVANI (EX  SALA GIOCHI)

GIOVEDI’ 25

‘’PRENDETE, QUESTO E’ IL MIO CORPO… QUESTO E’ IL MIO SANGUE’’ (Mt 26, 26-29)
ORE 8,00 LODI MATTUTINE (SAN ROCCO)
ORE 8,30 CELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I RAGAZZI DELLA SCUOLA (SAN ROCCO)
 ORE 10,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
                    VISITA AGLI AMMALATI
ORE 12,00  ORA MEDIA E REPOSIZIONE DELLA SS.EUCARESTIA
ORE 16,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
                    VISITA AGLI AMMALATI
ORE 16,30  INCONTRO RAGAZZI: SCUOLA ELEMENTARE E SCUOLA MEDIA (SALONE                               PARROCCHIALE)
ORE 18,00  VESPRI E CATECHESI (MONASTERO)
ORE 21,00  CENACOLI DEL VANGELO IN CHIESA MADRE
ORE 21,00 VEGLIA PER I GIOVANI E AFFIDAMENTO DEGLI STUDENTI A S. GIUSEPPE DA  
                   COPERTINO(MONASTERO)

VENERDI’ 26

ORE 8,00 LODI MATTUTINE (SAN ROCCO)
ORE 9,00 CELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I BAMBINI DELLA SCUOLA MATERNA                              (PRESSO LE SUORE)
 ORE 10,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
                    VISITA AGLI AMMALATI
ORE 12,00  ORA MEDIA E REPOSIZIONE DELLA SS.EUCARESTIA
ORE 16,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
ORE 16,30  ADORAZIONE EUCARISTICA CON I RAGAZZI DELLA SCUOLA ELEMENTARE E                       SCUOLA MEDIA (MONASTERO)
ORE 18,00  VESPRI E CATECHESI (MONASTERO)
ORE 21,00  VIA LUCIS PER IL PAESE
SABATO 27

’NON E’ QUI.E’ RISORTO’’ (Mt 28, 1-8)
ORE 8,00 LODI MATTUTINE  E CELEBRAZIONE EUCARISTICA (SAN ROCCO)
ORE 10,00  ESPOSIZIONE SS. EUCARISTICA E CONFESSIONI (MONASTERO)
ORE 12,00  ORA MEDIA E REPOSIZIONE DELLA SS.EUCARESTIA
ORE 18,00  CATECHESI DI S.E.MONS. VINCENZO OROFINO CON LA PARTECIPAZIONE                           DELLA ZONA PASTORALE (CHIESA MADRE)
ORE 21,00  FESTA FINALE CON IL BUFFET

DOMENICA 28

ORE 11,00 CONCLUSIONE DELLA MISSIONE CON LA  CELEBRAZIONE EUCARISTICA  -                          RINNOVO DELLE PROMESSE MATRIMONIALI E BENEDIZIONE DEI FIDANZATI
ORE 18,00  ROSARIO MEDITATO PER I CRISTIANI PERSEGUITATI  (MONASTERO)


Preghiera per la Missione al Popolo
31 agosto 2013 – 8 dicembre 2014

O Trinità Santissima,
 noi ti lodiamo e ti ringraziamo
per il dono della vita e della fede.
Converti il nostro cuore
per amare solo Te.
Accresci in noi la fede, la speranza e la carità
per essere nella nostra Comunità diocesana
 segni e strumenti della tua presenza.
Ravviva in noi il fascino della missione evangelica
per comunicare ai fratelli la vita che viene da Te.
O Maria,
Madre della Chiesa e Aiuto dei cristiani,
accompagnaci con la Tua materna protezione
perché questa Missione
sia per tutti noi il tempo favorevole
per imparare a seguire il Tuo Figlio Gesù,
che è “Pane vivo, ... per la vita del mondo”.
Amen.

                                                      + Vincenzo Orofino

Tricarico, 15 agosto 2013
Assunzione della Beata Vergine Maria


mercoledì 17 settembre 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 27)

QUARTO RACCONTO


Nel Signore ho riposto la mia speranza Il proverbio russo ha ragione – dissi tornando dal mio padre spirituale – l’uomo propone e Dio dispone. Credevo di partire oggi stesso per la città santa di Gerusalemme, ma invece le cose sono andate in altro modo: un avvenimento assolutamente imprevisto mi trattiene qui ancora due o tre giorni. Non ho potuto fare a meno di venire a vedervi per annunciarvelo e chiedervi consiglio in merito. Ecco cosa è accaduto. Avevo ormai detto addio a tutti, e con l’aiuto di Dio avevo ripreso la mia strada; stavo per valicare la frontiera, quando sulla porta dell’ultima casa scorsi un vecchio pellegrino che non rivedevo da tre anni. Ci augurammo il buongiorno ed egli mi chiese dove andassi. Gli risposi: – Se Dio vuole, fino all’antica Gerusalemme.– Bene – riprese lui – c’è qui un ottimo compagno per te. – Mille grazie! – gli dissi – Non sai che non prendo mai un compagno e che cammino sempre da solo? – Lo so, ma stammi a sentire: so che quello è proprio il compagno che ci vuole per te. Tutto per lui andrà bene se sarà con te, e per te se sarai con lui. Il padre del proprietario di questa fabbrica, nella quale io lavoro ora come operaio, ha fatto un voto di andare a Gerusalemme; non avrai alcun fastidio a prenderlo con te. È un mercante di qua, un buon vecchio, e per di più è completamente sordo. Puoi urlare fin che ti pare, egli non sente nulla di nulla; quando gli si vuol chiedere qualcosa, bisogna scriverlo su un pezzo di carta. Sta sempre zitto e non ti darà noia durante il cammino. Ma tu gli sarai indispensabile nel tragitto. Suo figlio gli darà un cavallo e una carrozza che potrà vendere poi a Odessa. Il vecchio vuol camminare a piedi, ma si potrà mettere nella carrozza il suo bagaglio e i doni per il sepolcro di nostro Signore. Potrai posare il tuo sacco… Ora, pensaci bene. Credi proprio che si possa lasciar andare così da solo un vecchio completamente sordo? Abbiamo cercato da per tutto una guida, ma tutti chiedono troppo, e poi è pericoloso lasciarlo partire con uno sconosciuto, perché il vecchio ha denaro e oggetti preziosi. Quanto a me, mi sento di garantire per te e i padroni ne saranno felici: sono brava gente e mi vogliono molto bene. Sono due anni ormai che lavoro da loro. Dopo aver così parlato davanti all’uscio, mi fece entrare dal padrone e mi resi conto che era una famiglia perbene: così accettai la loro proposta. Si decise di partire due giorni dopo Natale, se Dio vorrà, dopo aver sentito la divina liturgia. Ecco gli avvenimenti inattesi che avvengono sul cammino della vita! Ma è sempre Dio e la sua divina Provvidenza che agiscono attraverso le nostre azioni e le nostre intenzioni, com’è scritto: Perché è Dio che opera in voi il volere e il fare (Fil 2,13). Il mio padre spirituale mi disse: – Mi rallegro cordialmente, fratello carissimo, che il Signore mi abbia permesso così di rivederti. E visto che sei libero, ti tratterrò un poco e tu mi racconterai alcuni degli incontri che hai fatto durante la tua vita errante. Mi è piaciuto molto sentirti narrare gli altri tuoi racconti. – Lo farò con gioia – gli risposi – e mi misi a parlare. C’è stato del buono e del cattivo; non si può raccontare ogni cosa, e molte sono uscite dalla mia memoria, perché ho sempre cercato di serbare il ricordo di quello che induceva l’anima mia alla preghiera; tutto il resto l’ho rievocato ben di rado o, per meglio dire, ho cercato piuttosto di dimenticare il passato, secondo l’insegnamento dell’Apostolo Paolo che ha detto:

Dimenticando quello che sta dietro a me e portandomi con tutto me stesso verso quello che sta davanti, io corro diritto alla meta.

E il mio beato starets mi diceva che gli ostacoli alla preghiera possono venire da destra e da sinistra o, in altre parole, se il nemico non può distogliere l’anima dalla preghiera con vani pensieri o immagini colpevoli, egli fa rivivere nella sua memoria ricordi edificanti o belle idee, onde strappar via la mente alla preghiera che egli non riesce a sopportare. Questo si chiama il distogliere da destra; l’anima, disprezzando la conversazione con Dio, entra in delizioso colloquio con se stessa o con le creature. Così egli mi ha insegnato che, nel tempo della preghiera, non bisognava ammettere nello spirito nemmeno il pensiero più bello e più elevato; e se alla fine di una giornata ci si accorge di aver passato più tempo in meditazione o in conversazioni edificanti anziché nella preghiera pura e assoluta, bisogna considerarla un’imprudenza o un’avidità spirituale egoistica, specie nei principianti, per i quali il tempo impiegato in preghiera deve essere superiore al tempo dedicato alle altre attività di pietà. Ma non si può dimenticare proprio tutto. Certi ricordi si imprimono così profondamente nella memoria che essi rimangono vivi senza che si debbano evocare, come per esempio quello della santa famiglia nella quale Dio mi ha permesso di trascorrere alcuni giorni. 

lunedì 15 settembre 2014


UN RACCONTO PER L'ESTATE
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO
(pag. 26)


Qualche anno dopo, egli si vantò dopo aver bevuto, e fu così che venimmo a sapere chi aveva rubato e appiccato il fuoco alla casa. Rimanemmo completamente spogli, senza nemmeno i vestiti, come i mendicanti; in qualche modo, tra prestiti e buona voglia, mettemmo in piedi una capannetta e vivemmo come dei poveri diavoli. Mia moglie era imbattibile nel filare, tessere e cucire. Prendeva commissione dai vicini e lavorava giorno e notte, per darmi da mangiare. Per via del mio braccio, io non ero in grado nemmeno di intrecciare delle scarpe di corteccia. Il più delle volte, essa filava o tesseva e io, seduto al suo fianco, leggevo la Bibbia; lei stava ad ascoltare e talvolta si metteva a piangere. Quando io le chiedevo: – "Perché piangi?" Grazie a Dio ce la caviamo lo stesso –, essa rispondeva: – "Sono commossa perché nella Bibbia è scritto così bene" –. Ci ricordavamo anche delle raccomandazioni del nonno; digiunavamo spesso, leggevamo ogni mattino l’inno Acatisto e la sera facevamo ognuno un migliaio di inchini davanti alle icone per non cadere in tentazione. Vivemmo così tranquillamente per un paio di anni. Ma state a sentire il più strano: non sapevamo nulla della preghiera interiore fatta nel cuore, non ne avevamo nemmeno sentito parlare, pregavamo soltanto con la lingua, facevamo i nostri inchini come due grulli, e pure il desiderio di pregare stava là, quella lunga preghiera esteriore non ci pareva difficile, la compivamo anzi con piacere. Aveva certamente ragione quel maestro che una volta mi disse che all’interno dell’uomo esiste una preghiera misteriosa, e nemmeno lui sa come si produce, ma essa incita ciascuno a pregare secondo quello che può e che sa. Dopo due anni di una simile vita, mia moglie prese un febbrone, e il nono giorno, dopo aver fatto la comunione, morì. Rimasi solo e non ero in grado di far nulla; non mi restava che andare a mendicare per le vie del mondo. Ma avevo vergogna a chiedere l’elemosina; per di più, ero così infelice pensando a mia moglie, che no sapevo più dove cacciarmi. Quando entravo nella capanna e vedevo un suo vestito o uno di quei fazzoletti che essa portava sul capo, mi mettevo a singhiozzare e cadevo quasi svenuto. Se continuavo a vivere così nella nostra casa, non avrei potuto più sopportare il dolore; vendetti allora la capanna per venti rubli e distribuii ai poveri le vesti di mia moglie e le mie. Per via della mia infermità, mi fu dato un passaporto valido per sempre, presi la mia cara Bibbia e me ne andai seguendo lo sguardo dei miei occhi. Giunto sulla strada mi chiesi: – "Dove si va ora? Andrò prima a Kiev, mi inchinerò davanti ai santi di Dio e chiederò loro di aiutarmi nella mia sventura" –. Dopo che ebbi preso tale decisione, mi sentii molto meglio e giunsi a Kiev più sereno. E ora son tredici anni che io cammino senza posa: ho visitato molte chiese e molti monasteri, ma ora vado specialmente per le steppe e per i campi. Non so se il Signore mi permetterà di arrivare fino alla santa Gerusalemme. La volontà di Dio forse giudicherà venuto il tempo di seppellire le mie ossa di peccatore. – E che età hai? – Trentatré anni. L’età di Cristo!

domenica 14 settembre 2014



TI SALUTO O  CROCE SANTA



SUL LEGNO DELLA CROCE

Dio Redentore,
eccoci alle porte della fede,
eccoci alle porte della morte,
eccoci di fronte all'albero della croce.

Solo Maria
resta in piedi nell'ora voluta dal Padre,
nell'ora della fede.
Tutto è compiuto,
ma, allo sguardo umano,
la sconfitta sembra completa.

Sul ruvido legno della croce,
tu fondi la chiesa:
affidi Giovanni come figlio a tua madre, e tua madre,
da questo momento entra nella casa di Giovanni.

Tutto è compiuto.
Tu hai dato la vita, apri il nostro cuore a questo dono totale.
Sul legno hai elevato tutto a te.

O Signore,
disceso dalla croce raggiungi l'uomo in lacrime,
per dirgli che l'hai amato fino in fondo.
(Pierre Griolet)


IO SONO IL TUO DIO

Io sono il tuo Dio e ti sto vicino, non puoi avere di più sulla terra,
solo io posso riempire il tuo cuore.
Sei solo ? Io ti farò compagnia
Nessuno ha una parola buona per te?
Ricorri con fiducia al mio cuore e ti esaudirò.

Io sono il tuo Dio e ti resto fedele anche quando ti mando la croce
per quanto pesi, se la porti con amore, diventerà leggera

Io sono il tuo Dio e penso a te.....dall'eternità ho pensato a te
e per te ho dato il mio sangue e la mia vita,
come posso dimenticarmi di te!!!!!!.

Io sono il tuo Dio e tutto dispongo per il tuo meglio
se ora non lo capisci un giorno lo vedrai con tutta la chiarezza e mi ringrazierai.

Io sono il tuo Dio, ti amo fedelmente, conosco tutto ciò che affligge il tuo cuore,
vedo ogni sguardo, ascolto ogni parola che ti contraria.
Accetta tutto con tranquillità e pace perché sono io che permetto
affinché tu perseveri. Restami fedele affinché il mio cuore te ne ricompensi,

Io sono il tuo Dio, il mondo passa, il tempo fugge, gli uomini scompaiono,

la morte tutto ti rapisce, una sola cosa ti resterà, il tuo Dio.

venerdì 12 settembre 2014


DA QUEL PULPITO SENZA SCALA…

Nella chiesa conventuale SS. Annunziata, riaperta al culto il mese scorso,  c’è un bellissimo  pulpito  restaurato insieme a tutte le altre opere d’arte presenti nella chiesa.
Al pulpito vi si accedeva per mezzo di una scaletta ricavata nello spessore di una colonna; veniva usato soprattutto nel periodo quaresimale quando i padri predicatori giravano per le parrocchie per offrire le loro riflessioni e le loro meditazioni sulla Passione di Cristo; il pulpito aveva un ruolo importante perché in tempi in cui il microfono non era stato ancora pensato, favoriva la diffusione della voce e quindi un miglior ascolto ed un’attenzione più partecipata.
Nel restaurare la chiesa, la scala d’accesso è stata chiusa, ma il pulpito è rimasto lì, stagliato in alto sul lato destro della navata centrale.
Attira l’attenzione perché è un capolavoro d’arte, d’un bellissimo legno intarsiato; entrando, non lo si può non notare, non perché sia ingombrante, ma perché è in una posizione centrale, lo si incrocia necessariamente nel guardare verso l’altare…
Mi chiedevo a che cosa potesse servire ancora un pulpito privato della sua scala: diventa un ornamento? Un’opera d’arte d’ammirare? Magari qualcuno guardandolo fa un sospiro pensando ai vecchi tempi! Magari qualcuno ricorda i tanti sacerdoti o frati che si sono avvicendati  dall’alto di quel pulpito? Chissà, forse qualcuno, oltre a ricordare qualche nome, ricorda anche qualche parola, qualche espressione da loro pronunciata che è rimasta nel proprio cuore come un seme gettato in un campo e che… chissà forse ha dato anche qualche frutto di conversione! Chissà!
In tutti questi giorni in cui la chiesa è rimasta aperta per l’adorazione eucaristica quotidiana, rivolgendo lo sguardo verso quel pulpito  tanti interrogativi mi sono passati per la testa… ma nessuna risposta mi soddisfaceva e neanche lo sguardo restava mai soddisfatto: c’era qualcosa che non vedevo nel guardare, che non riuscivo a cogliere pur vedendo; m’inquietava questa mancanza… non capivo!
La mancanza di quella scala mi inquietava particolarmente: un pulpito senza scala non ha senso! Se quel pulpito sta lì solo per farne bella mostra… non mi stava bene!
Oppure c’era qualcosa che non comprendevo… che mi sfuggiva… forse non avevo guardato attentamente… so bene che tutto quel che c’è in chiesa ha un senso, un’importanza, un uso specifico… ma quel pulpito chiuso… mi sembrava … un pugno nello stomaco!
Che cosa voleva dirmi quel pulpito? Che cosa non capivo? Che cosa non vedevo?
Ecco… che cosa non vedevo… e non capivo…  quando lo sguardo non sa cogliere ciò che vede… ecco che soggiunge il cuore ad aprire gli orizzonti e a svelarti ciò che gli occhi vedono ma non sanno comprendere
Certo che un senso doveva pur avercelo quel pulpito… ora avevo capito!
Dall’alto di quel pulpito si erge una Croce incastrata nel legno!
Ovviamente la Croce l’avevo sempre vista, ma non capivo perché stesse proprio lì, da sola!
Di Croce ce n’era già una sull’altare… perché quella Croce lì su quel pulpito dove non potrà salire più nessuno?!
La risposta alla fine è venuta!
La scala non serve più per un motivo ben preciso: su quel pulpito c’è già Chi parla e Chi parla non ha nessun intenzione né nessun bisogno di scendere, quel posto Gli spetta di diritto!
È Suo! È l’Unico che ne ha veramente diritto!
Su quel pulpito ci saliva chi doveva parlare, chi aveva qualcosa di importante da dire: e chi meglio della Croce ha cosa importanti da dirci? Cose importanti da proporci? Cose per noi necessarie da ascoltare?
Quel pulpito non è inutile, non è vero che senza la scala non potrà più essere utilizzato; non servono più i predicatori, questo sì, perché ce n’è già Uno, è il Predicatore per eccellenza, c’è la Parola Eterna che parla e dice, ammonisce e accoglie, converte e salva: è quella Croce che dall’alto del pulpito parla incessantemente a noi che stiamo giù e guardiamo in su… guardiamo ma non vediamo, purtroppo,  quell’Uomo sulla Croce che sta lì a parlare a noi che non abbiamo nessuna intenzione di ascoltare quella Parola di salvezza che ci viene rivolta ed offerta!
Dall’alto di quel pulpito è quella Croce che parla a noi fedeli!
Quella Croce incastrata sul bordo del pulpito non è ‘’un oggetto da museo’’, è una Persona che parla e dice a noi… che entriamo ogni giorno in chiesa a guardare un  pulpito vuoto;  quella Croce non sta lì per caso… come un’ opera d’arte da ammirare… no, certo che no!
Ma neanch’io avevo compreso la sua posizione strategica!
Quella Croce sta lì per la sua predica quotidiana, è un Predicatore d’eccellenza e non l’avevo capito!
Ma cosa mi dice, cosa vuole dirci quella Croce?
Mi dice… anzi ci dice che c’è stato Qualcuno che ci ha amato così tanto da morire per noi, da soffrire per noi, da voler restare inchiodato al legno di una Croce fino a quando l’ultimo dei suoi fratelli non sarà salvo nel Suo Regno; ci dice che dal suo costato è sgorgato un Fiume di Misericordia che resta inutilizzato, son pochi quelli che vanno a dissetarsi attingendo dal Suo Costato; ci dice che possiamo mettere tutte le nostre sofferenze nelle Sue Piaghe e lasciare che Lui le guarisca; ci dice di mettere in quel Suo Cuore ferito dalla ferocia degli uomini  tutte le nostre preoccupazioni, i nostri bisogni, le nostre ansie, le nostre angosce, tutto quello che ci fa soffrire … perché Lui brucerà ogni cosa nella Fornace ardente del Suo Amore e le trasformerà in frutti di Speranza e di Pace; ci chiede di ricordarci di  contare quelle spine che gli premono sul Capo, che lo feriscono a morte ogni qualvolta bestemmiamo il Suo Nome, quelle spine che si moltiplicano all’infinito, perché infinite sono le nostre bestemmie! Ci ricorda che c’è un Uomo innocente sulla Croce per la salvezza di un’umanità peccatrice e impenitente! Ci dice che c’è un Dio che ha avuto compassione dei suoi figli degeneri, ma che nonostante le loro infedeltà e la loro ingratitudine, non li ha voluti abbandonare alla morte eterna, ma li ha voluti ancora con Sé, li desidera ancora, non li ha dimenticati, non li ha maledetti come noi facciamo ingiustamente e crudelmente con Lui!
Ci dice che c’è una Speranza per tutti, che non verrà mai meno, neanche se si trattasse del peccatore più incallito o se ‘’i suoi peccati fossero rosso scarlatto’’. Ci dice che c’è una Mano tesa dal Cielo verso la Terra, una Mano sicura e forte, pronta ad afferrare chiunque cada nel baratro del peccato. Ci dice che Lui resterà lì, su quel pulpito, a parlare a noi, ogni giorno, in ogni tempo, fino a quando non avremo imparato ad ascoltarlo, non avremo capito i suoi messaggi di pace e di amore, fin quando non volgeremo  lo sguardo verso Colui che abbiamo trafitto ed avremo l’umiltà di chiedere perdono!
No, a ben pensarci non è una predica la sua, ma una lettera d’amore per noi, che ci diciamo fratelli, che ci diciamo cristiani, che ci diciamo fedeli, ma che… non sappiamo ascoltare con le orecchie del cuore la Sua Voce che implora la nostra conversione.
Ecco, alzate lo sguardo voi che entrate, piegate le ginocchia verso Colui che parla, giungete le mani ed implorate misericordia voi che bestemmiate il Suo Nome e poi vi avvicinate alla Sua Mensa, ascoltate la VOCE di chi è tra voi da duemila anni, di Chi è rimasto su quella Croce per voi, da duemila anni, di chi gronda sangue per voi da Duemila anni, di Chi vi ama con lo stesso amore di sempre, nonostante le nostre colpe, da duemila anni, di Chi continua ad offrirci la sua Salvezza da duemila anni e la vede sempre rifiutata e mortificata da tanti… ecco, ascoltate oggi la voce che viene da quella Croce: ‘’… non indurite il cuore come a Meriba, come nel giorno di  Massa nel deserto dove i vostri padri mi misero alla prova… non indurite il cuore, non volgete lo sguardo dall’altra parte, venite, alzate lo sguardo, guardatemi… ascoltatemi… ah se Israele mi ascoltasse…!’’
Mi chiedo perché facciamo così tanta  fatica ad ascoltare anche chi è ‘’per noi’’ e non contro di noi?
Lui non è venuto nel mondo per condannarlo, ma per salvarlo… allora perché ci schieriamo sempre contro di Lui?
Papa Francesco dice che noi siamo ‘’cristiani dalla chiave in tasca e dalla porta chiusa’’, cioè sbarriamo la porta a chiunque, chiudiamo la porta del nostro cuore a chiave e ce la mettiamo in tasca; sono due gli atteggiamenti che ne conseguono: o chiudiamo la porta restando dentro casa, quindi chiusi in noi stessi oppure chiudiamo la porta e ce ne andiamo in giro per il mondo, fuori e lontani da noi stessi, chiudiamo con noi stessi e ci emarginiamo, ci allontaniamo per sempre dal nostro cuore, cerchiamo in giro per il mondo una parvenza di felicità e vaghiamo senza meta in cerca di chissà che cosa.
Così facendo, dunque,  o chiudiamo la porta a Cristo, restando barricati in noi stessi ed impedendo a Lui di entrare e di sedersi alla nostra tavola oppure Lo lasciamo fuori dalla porta a bussare ad un cuore vuoto, ad una ‘’casa’’ vuota davanti alla quale Lui si siede e resta ad aspettare il nostro ritorno, come il padre misericordioso in attesa del figliol prodigo.
È proprio vero: siamo cristiani dalle chiavi in tasca, ci affrettiamo a chiudere anziché a spalancare le porte: perché?
Perché abbiamo così tanta paura di chi ci ama?
Non possiamo dubitare del suo amore, perché Lui ce l’ha dimostrato con i fatti!
Ed allora perché?
Se è difficile amare chi non ci ama, come possiamo non amare chi ci ama?
Forse perché amare non è il nostro forte! Forse perché è più facile odiare che amare!
Ma se l’amore viene da Dio, l’odio viene da Satana: questa la dice lunga nello stabilire da che parte stiamo!
Gesù da quella Croce sul pulpito ci chiede solo una cosa: di ricambiare il suo amore!
Dovrebbe essere normale, logico e scontato amare Chi ci ama… ma a quanto pare non è proprio così!
Sarà anche logico, ma non certo scontato… chi ama non può stare lontano dalla persona che ama… noi invece ci passiamo davanti, sappiamo che Lui è lì per noi, che aspetta un nostro saluto, un nostro sguardo, un nostro pensiero d’amore… ci passiamo davanti e poi cambiamo strada… oppure restiamo seduti fuori sui muretti… a guardare la gente che passa e va!
Quel pulpito senza scala forse è il luogo che più gli si addice, Lui che  è Parola proclamata, Parola Eterna che crea, rinnova, restaura, Parola in cui tutto viene ricapitolato… da quel pulpito continua a far sentire la Sua Voce… ad urlare il Suo Amore, ad offrirlo come dono gratuito per tutti, anche per coloro che l’hanno crocifisso… dall’alto di quel pulpito continua a bussare ai nostri cuori, ad aspettare dietro le nostre porte chiuse, continua a parlarci d’Amore… ma noi seduti là sotto siamo troppo indaffarati a parlare di noi stessi, a parlare dei problemi degli altri, a contare le nostre ferite e non ci accorgiamo che Qualcuno aspetta il nostro silenzio per poter dire ‘’Ti amo, ti aspetto, voglio salvarti, sono qui perché voglio risorgere con te!’’
Ma forse siamo troppo convinti che Dio è morto sulla Croce e da quella Croce non è mai risorto!
Forse non siamo abbastanza convinti  che Cristo è vivo e parla proprio a noi!
Forse un pulpito non basta per convincerci di questo!
Tuttavia, io voglio sperare che quel pulpito senza scala serva ancora a qualcosa… per cui… tu che entri… alza lo sguardo… c’è un Uomo sulla Croce che vuole parlare al tuo cuore… porgi l’orecchio, ascoltalo, comprendilo… amalo… perché sta lì per te!
Per te  che soffri, per te che sei sola, per te che sei disperata, per te che sei ammalata, per te che ti senti abbandonata, incompresa, violentata… alza lo sguardo … dall’alto di quel pulpito c’è una Parola che cura,  che guarisce, che salva, che ama, che perdona… forse anche tu hai bisogno di perdonare e di essere perdonato/a!

Chissà… forse da un pulpito senza scala… Qualcuno potrebbe ancora avere cose buone da dirti, da offrirti… da donare al tuo cuore… a quel tuo cuore abbandonato, devastato, incatenato, ferito, ammalato, trafitto, tradito, disorientato…  alza lo sguardo ed ascolta… fa tacere i tuoi pensieri… dall’alto di un pulpito senza scala c’è una Croce che ti parla… pronta ad asciugare le tue lacrime e a consolare il tuo cuore indurito e per questo abbandonato da tutti… ma certamente non da Lui!

giovedì 11 settembre 2014



IL PESO DELLA CROCE






Un Cristo senza croce - una croce senza Cristo

Amico, io vado in cerca di una croce.
Vedi, ho un Cristo senza croce,
l’ho acquistato presso un antiquario.
Mutilato e bellissimo. Ma non ha croce.
Per questo mi si è affacciata un’idea.
Forse tu hai una croce senza Cristo.
Quella che tu solo conosci.
Tutti e due siete incompleti.
Il mio Cristo non riposa perché gli manca una croce.
Tu non sopporti la croce, perché le manca Cristo.
Un Cristo senza croce, una croce senza Cristo.
Ecco la soluzione: perché non li uniamo e li completiamo?
Perché non dai la tua croce vuota a Cristo?
Ci guadagneremo tutt’e due. Vedrai.

Tu hai una croce solitaria vuota, gelata, paurosa, senza senso:
una croce senza Cristo.
Ti capisco: soffrire è illogico.
Non comprendo come hai potuto sopportare così a lungo.
Una croce priva di Cristo è una tortura,
il principio logico della disperazione.
Hai il rimedio tra le mani. Non soffrire più solo.
Su, dammi questa croce vuota e solitaria. Dammela.
Ti darò in cambio questo Cristo mutilato,
senza riposo, né croce.
La tua croce non è più solamente tua;
è anche e nello stesso tempo la croce di Cristo.
Su, prendi la tua croce, amico; la tua croce con Cristo.
Non sarai più solo a soffrire.
La porterete in due, il che vuol dire dividerne il peso.
E finirai per abbracciare e amare la tua croce,
una volta che Cristo sarà in essa.
(Centro Missionario Diocesano, Verona)




HO SENTITO IL BATTITO DEL TUO CUORE

 Ti ho trovato in tanti posti, Signore.
Ho sentito il battito del tuo cuore
nella quiete perfetta dei campi,
nel Tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota,
nell’unità di cuore e di mente
di un’assemblea di persone che ti amano.
Ti ho trovato nella gioia,
dove ti cerco e spesso ti trovo.

Ma sempre ti trovo nella sofferenza.
La sofferenza è come il rintocco della campana
che chiama la sposa di Dio alla preghiera.
Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza
della sofferenza degli altri.
Ti ho visto nella sublime accettazione
e nell’inspiegabile gioia di coloro
la cui vita è tormentata dal dolore.
Ma non sono riuscito a trovarti
nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri.
Nella mia fatica ho lasciato passare inutilmente
il dramma della tua passione redentrice,
e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è soffocata
dal grigiore della mia autocommiserazione.
Signore io credo. Ma aiuta la mia fede.


(Madre Teresa di Calcutta)



mercoledì 10 settembre 2014

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‘’IL DONO DELLA CROCE’’

08.09.14 - ‘’Tre suore saveriane italiane sono state uccise in Burundi, apparentemente nel corso di una rapina da parte di uno squilibrato. La notizia è stata confermata dalla Farnesina. Suor Lucia Pulici e suor Olga Raschietti sono stata aggredite nel loro convento di Kamenge.
È  stata uccisa anche una terza suora italiana, domenica sera, nel convento delle suore saveriane di Kamenge, a Bujumbura. Lo rende noto la Farnesina, precisando che la religiosa è stata uccisa successivamente, dopo l'omicidio delle prime due. Secondo la polizia, entrambe sono state uccise con un arma da taglio, ma poi una di loro è stata anche sgozzata.
Il convento di Kamenge, in un quartiere settentrionale di Bujumbura, sostiene un Centro per i giovani fondato dai Padri saveriani che promuove la convivenza tra etnie diverse.’’

Ognuno di noi, alla nascita, riceve ‘’in dono una croce’’.
Molte volte, guardando a quella degli altri, la nostra ci sembra la più pesante, insopportabile, insostenibile, inaccettabile; molti vorrebbero rinunciarci, tanti la rigettano, molti altri la maledicono, alcuni cercano di alleggerirla, di ridimensionarla, di modificarla a propria misura; non sono pochi neanche quelli che la lasciano per strada, che la dimenticano agli angoli della vie; ci sono poi quelli che se ne liberano  caricandola sulle spalle altrui, così da vivere ‘’più leggeri’’ e meno condizionati.
La croce è un dono che non ci è stato dato per la nostra rovina, per renderci più pesante il carico di questa vita, ma ci è stata data come ‘’dono’’ , appunto, su misura per ognuno di noi; il Signore non dà mai un peso superiore alle proprie forze, alle proprie possibilità; il Signore conosce ognuno di noi e dà e chiede soltanto quello che sa che ognuno è in grado di affrontare, di realizzare, di portare a termine.
Perché il Signore ci ‘’dona la croce’’?
Perché è il ‘’dono’’ più grande che possa farci: è il dono che ci consente la salvezza; la Strada, cioè, che ci porta alla Vera Vita, il dono che ci consente di accedere alle Porte della Vita, è la Strada per eccellenza che ci conduce alla Gioia Eterna.
Ma perché proprio la Croce? La croce implica il dolore, la sofferenza, la rinuncia, il sacrificio, è sinonimo di supplizio, di morte, di afflizione, di martirio… come può il Signore che è tanto Buono volere il dolore per i suoi figli che dice di amare?
Sono questi gli interrogativi che tanti si pongono e ai quali non sempre sanno dare una risposta oppure ne danno di così balorde e ridicole tanto da offendere il buon senso e l’intelligenza stessa.
La risposta giusta ce la dà santa Teresa d’Avila: un giorno mentre rifletteva sul fatto che ‘’ Egli ha tanti nemici e così pochi amici, questi almeno gli fossero devoti. ... Molte persone mi parlano e molte volte non so proprio cosa dire…’’, Gesù stesso interviene e le dice che ‘’ai miei amici Io dò in dono la Croce’’… E lei, di rimando: ‘’Ah, Dio mio, ora capisco perché ne avete così pochi’’ 
A chi crede in Lui, il Signore dà cose grandi e chiede cose grandi: «Nostro Signore chiede e ama anime coraggiose, per quanto umili. Nella vita spirituale occorre intraprendere grandi cose ».
La Croce non è un dono qualsiasi, come quello degli occhi azzurri o dei capelli biondi, la Croce è un vincolo d’Amore, un legame particolarmente esigente che richiede una fede sincera, forte, matura, coraggiosa.
La fede è la più grande prova di coraggio che ci sia.
Le tre suore ce l’hanno dimostrato con la loro vita, così come i tanti cristiani che propri in questi giorni vengono crocifissi, decapitati, bruciati, sgozzati, minacciati, cacciati, violentati… a causa della loro fede!
Il coraggio della fede non ha misura né paragoni!
La fede non si perde quando è operante per mezzo dell’amore; se, invece, è soltanto un tendere alle cose di Dio allora difficilmente reggerà, quando si tratterà, infatti, di mettersi in gioco personalmente, di spendersi per Dio e per gli altri allora quella fede si spegnerà come un lumicino, semplicemente perché è una fede-ornamento, un adornarsi esteriormente, come il mondo ci abitua a mostrare monili e gioielli per impreziosire, abbellire il corpo, così si tende a fare della fede ‘’ un gioiello, un ornamento da mostrare agli altri’’: sedersi nei primi posti, essere sempre presente ad ogni cerimonia, partecipare attivamente e da protagonisti ad ogni iniziativa… ma questi Gesù li ha chiamati ‘’ipocriti’’, perché sono quelli che vivono di apparenza e che fanno della propria fede un ‘’monile con cui adornare il collo’’, senza mai ‘’viverla’’.
La fede non va mostrata, ma vissuta.
Una fede fatta di parole è ‘’un gioiello senza valore’’.
La fede vera va vissuta e poi, semmai raccontata!
La fede non è un gioiello da mostrare, ma ‘’Acqua Viva con la quale dissetarsi’’, Acqua che bisogna lasciar penetrare in profondità nel terreno arido del nostro cuore, per irrorarlo e renderlo fertile, così che possa produrre frutti buoni e abbondanti.
Una fede simile ci chiede di abbracciare la croce che ci è stata data, di spenderci per essa, di accogliere il sacrificio che Qualcuno ha fatto per noi e di essere eventualmente disposti a sacrificarsi per Colui che si è sacrificato per noi.
Gesù ci chiede di spenderci fino in fondo per quella Croce, Gesù è esigente, perché ci ama e sa che la salvezza è una conquista faticosa, che è possibile soltanto con la rinuncia di se stessi: la rinuncia della propria vita, della propria volontà, dei propri progetti, dei propri desideri, di tutto quanto viene da se stessi per lasciarsi fare, lasciarsi plasmare interamente e direttamente dalle Mani di Dio. Ciò che il Signore ci chiede è tanto grande quanto difficile per noi.
La Croce altro non è se non la rinuncia a se stessi, a quei piaceri che ci danno soddisfazione immediata, che danno soddisfazione al corpo, ai bisogni istintuali, ai piaceri mondani.
Accettare ‘la croce come dono’’ significa sfidare se stessi, assumere il dominio su se stessi, significa avere il coraggio di ‘’ entrare per la porta stretta… perché è la porta stretta e angusta che conduce alla Vita e quanti  pochi sono quelli che la trovano e che la desiderano; ‘’la porta stretta’’ è sinonimo di ‘’croce’’, cioè dell’ insieme di tutte quelle rinunce che l’anima deve fare per non peccare, è la vittoria su molte tentazioni, sulle tante passioni che dominano il corpo immergendolo in quella mondanità che altro non è se non ‘’la strada larga che porta alla perdizione’’ .
La ‘’croce’’ è dolorosa, lo sappiamo, è faticosa, è pesante, è scomoda, impegnativa, totalizzante, cioè richiede lo sforzo non solo di tutte le membra fisiche, ma anche di tutte le forze e le potenze a disposizione dell’anima e dello spirito, così che si abbia il coraggio di reggere il peso, lo sforzo, la fatica, che non ci si abbatta, che non ci si scoraggi, che non ci si rinunci per indolenza, per stanchezza, per svogliatezza, per trascuratezza, per negligenza, per pigrizia… la croce chiede l’impegno fisico, ma anche quello volitivo, intellettivo, mentale, spirituale, l’impegno della persona tutta intera… ed è forse qui che molti cadono, perché sono convinti di essere fatti solo di materia, solo di corpo, solo di fisicità, di forza fisica e non danno importanza alle forze mentali e ancor meno a quelle spirituali; pensano che basta farsi carico del proprio lavoro quotidiano per il proprio sostentamento o al massimo di quello della propria famiglia per essere a posto, per aver fatto il massimo e già questo sembra loro una ‘’croce pesante’’, una croce della quale farebbero volentieri a meno; non sorge in loro il benchè minimo desiderio di migliorarsi, di camminare interiormente, un minimo sforzo lo farebbero tutt’al più per un cammino culturale, ma solo perché aumenterebbe il loro prestigio sociale, per il resto… null’altro li tange! Nient’altro li tocca.
Il tocco dello Spirito non solo non è desiderato, ma neanche eventualmente accettato, preferiscono ignorarlo, rifiutarlo, allontanarlo dalla loro realtà quotidiana, così che la croce sia il più possibile leggera, tanto quanto il corpo riesce a sopportarne il peso, ma guai a lasciar penetrare quel ‘’peso’’ dentro, guai ad interrogarsi sulla natura della propria croce, guai a lasciarsi  prendere dagli interrogativi sul senso di quella croce, guai… ad accettarla come dono da parte di Chi  dice di volergli bene e in virtù di questo Bene gli offre come  ‘’Via per la salvezza… la Via Crucis’’!
Il martirio di queste tre suore nel Burundi ci interpella profondamente e ci deve davvero mettere in crisi profondamente, creare un rivoluzionario turbamento di coscienza almeno in noi che ci diciamo cristiani, dovrebbe farci riflettere sulle nostre scelte, sulla nostra disponibilità ad accettare quella ‘’croce’’ e a considerarla ‘’ dono’’ per la nostra salvezza!
Certo che accettare la sofferenza come dono è già una ‘’forma alta di santità’’, accettare la croce e mettersi a disposizione di Dio e degli altri è un impegno notevole, un sì coraggioso, accettare la croce e non lamentarsi, non ribellarsi, non scoraggiarsi… è un percorso ad ostacoli in salita… loro, le tre suore, lo hanno fatto, hanno avuto il coraggio di dare un senso al loro sì… fino all’estremo martirio, certo… perché per loro la morte non è stata sicuramente una sorpresa, chi vive in quei luoghi spendendosi per i bisognosi e gli esclusi sa che la propria vita vale meno della polvere che calpestano e sa che i giorni avranno breve durata, loro sanno bene che la ‘’croce’’ che è stata posta sulle loro spalle è pesante e faticosa,  dolorosa e pericolosa; certo che loro lo sapevano, il mondo si stupisce di fronte a tanta barbarie ma loro avevano sicuramente messo in conto un epilogo del genere; indubbiamente speravano di evitarlo, ma nei loro pensieri la morte violenta aveva un posto di grande attenzione.
Ecco, la loro croce ha richiesto a loro non solo il coraggio di morire per Colui al Quale si erano donate, ma soprattutto il coraggio di vivere per Colui al Quale avevano detto il loro sì in tempi non sospetti, il coraggio di vivere ogni giorno con la morte sempre in agguato, il coraggio di sorridere e di spendersi per coloro che un giorno qualsiasi sarebbero potuti essere i loro aguzzini… così come poi è stato!
Il coraggio di vivere senza mai rinunciare a quella ‘’croce’’ che è stata loro donata e che hanno accolto come il dono più grande che avessero potuto ricevere.
Già… il coraggio della croce! Un coraggio che si fa scandalo!
Un coraggio di cui  noi non potremo mai immaginare l’immensità della portata, il mistero della sua potenza, la bellezza del suo mistero…
Ecco, loro adesso hanno ricevuto la palma della vittoria, la corona di gloria che era stata loro promessa, perché hanno creduto nella promessa, hanno creduto in Colui che ha promesso, gli hanno dato fiducia anche quando il pericolo si faceva reale, hanno avuto il coraggio di credere anche quando credere significava ‘’morte sicura’’.
Beate loro! Sì, beate loro che hanno creduto! Beate loro che hanno saputo accogliere la croce e portarla fino in cima al Golgota col sorriso sul volto e con le mani piene di fiori da offrire al Signore; quei ‘’fiori’’ sono tutti coloro che hanno ricevuto del bene da loro, ai quali loro hanno dato da mangiare, hanno curato le ferite, hanno dato semi di cultura, carezze di sostegno, sorrisi di gioia, abbracci di carità.
Quanti ‘’fiori’’ in quelle loro mani che il mondo ha sempre visto vuote, in realtà le loro mani sono sempre state strapiene di ‘’doni’’: vite e anime salvate per la gloria di Dio!
La ‘’ santità è un grattacielo’’.
Sì, perché su quel piccolo fazzoletto di terra sul quale si pongono le fondamenta si costruisce un grattacielo altissimo che sfiora le nuvole e si fa scala per quel Regno al quale tutti vorrebbero arrivare, ma possibilmente in pantofole, pigiama, divano e pipa in bocca, sonnecchiando e sbadigliando e con la richiesta che nessuno disturbi il loro meritato pisolino!
Il cuore di queste tre suore, povere, prive di ogni cosa, umili e bisognose di tutto, è come un piccolo fazzoletto di terra, buono per edificare poco più che una casupola di campagna, con spazi limitati alle necessità primarie; su questo microscopico ‘’fazzoletto di terra’’ lo Spirito ha edificato non un edificio, non un palazzo, ma un grattacielo, di molti, molti, molti piani… innalzandole a livelli altissimi, vertiginosi… ma irrinunciabili per loro che hanno sperimentato ‘’la gioia della croce, il dono grande della Croce di Cristo’’.
Guardando a loro, noi che usiamo sempre due pesi e due misure a secondo se si tratta di noi o degli altri, dovremmo fermarci un istante e pensare, onestamente e rettamente: è proprio vero che la nostra croce è la più faticosa, come se il Signore abbia voluto sacrificarci in maniera particolare rispetto agli altri? E’ proprio vero che  la croce degli altri è sempre  più leggera della nostra, meno faticosa, meno scomoda?  Abbiamo mai guardato alle tante croci che sono state distribuite per il mondo, a quelle che richiedono addirittura il sacrificio della propria vita, alle tante croci sulle quali oggi, proprio oggi, in queste ore a noi così tante preziose, vengono crocifissi tanti cristiani la cui unica ‘’colpa’’ è quella di non aver voluto rinunciare alla croce  che era stata loro assegnata, di voler accogliere quella croce come un dono prezioso più della loro stessa vita?
Ecco, noi che siamo tanto legati a questa nostra vita, tanto attenti a questo nostro corpo… noi… non sappiamo accogliere il dono grande della croce, non sappiamo comprenderlo, non sappiamo apprezzarlo, non sappiamo abbracciarlo, non sappiamo stimarlo per quello che veramente vale, non sappiamo valutare correttamente il suo vero valore… noi… che ci facciamo sapienti non sappiamo comprendere la ‘’stoltezza della croce, lo scandalo della croce’’.
C’è chi, invece, nella sua umiltà, povertà e mitezza di spirito ha ben compreso ‘’la sapienza della Croce’’, la sua preziosità, ha saputo vedere in essa ‘’la perla preziosa’’ nascosta nel campo per coloro che sanno guardare … più che lontano… in profondità e in altezza!
La Croce può essere stoltezza o Sapienza, scandalo o dono… la prospettiva con la quale considerarla è nostra libera scelta: dall’alto in basso, dal basso in alto, da destra a sinistra o da sinistra a destra… oppure… oppure… standoci sopra, abbracciandola, baciandola, benedicendola, ponendosela sulle spalle, dietro al Signore che guida, conduce e poi  aspetta davanti alla Porta affinchè tu gliela riconsegni, ringraziandoLo per avertela data, per averti accompagnato nel cammino, per averti atteso alla Meta finale con la corona di gloria nelle Mani Sante!
Fra qualche giorno, la Chiesa celebrerà l’Esaltazione della Santa Croce; è una ricorrenza che passa quasi in sottofondo, forse perché lontana dalle festività pasquali, sembra quasi strano celebrare la Croce senza la Passione di Cristo, senza la prospettiva della Pasqua… sì, a noi sembrano strane tante cose, perché noi abbiamo l’abitudine di relegare determinati argomenti in brevi scampoli di tempo, ad ogni festa il suo tempo, circoscritto e determinato, come se Pasqua fosse una sola volta all’anno e il Natale solo il 25 dicembre, come se il Venerdì Santo fosse solo uno e la sepoltura di Cristo un solo giorno all’anno.
Questi sono i nostri limiti, siamo noi che ci siamo organizzati una vita su tempi ben distinti e stabiliti così da dividere i  giorni in feriali e festivi, in lavorativi o di riposo… ma il tempo dello Spirito non segue i ritmi del calendario solare: Pasqua è ogni Domenica, il venerdì santo ogni giorno così come ogni giorno è buono per la nascita del Signore.
Ogni giorno può essere Natale, ogni giorno può essere Pasqua! 
Perché?
Semplicemente perché Gesù non aspetta il 25 dicembre per nascere in una grotta sulla paglia riscaldata da un bue e un asinello e fare festa con gli angeli, Egli vorrebbe nascere ogni giorno nei nostri cuori desolati e di pietra; nascere significa convertire, la conversione comincia quando si permette a Gesù di porre la sua dimora dentro di noi, quando decidiamo di fare del nostro cuore una ‘’stalla, una culla’’ per la sua venuta e la sua crescita in noi… e perché questo accada ogni giorno è quello giusto, ogni giorno può e deve essere Natale perchè ogni giorno è buono per la venuta di Gesù, perché Egli entri nella nostra storia personale quotidiana e se ne faccia Signore di tutti i nostri giorni.
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Ed ogni giorno è Venerdì santo oppure il sabato della sepoltura, perché ogni giorno uccidiamo, crocifiggiamo, schiaffeggiamo, deridiamo, flagelliamo il Corpo di Gesù e versiamo il Suo Sangue per le strade del nostro mondo: lo facciamo quando bestemmiamo, quando ci ribelliamo alla Sua Volontà, quando non gli diamo ascolto, quando lo condanniamo e lo accusiamo ingiustamente per un torto subìto, quando diciamo di non credere in Lui, quando ci mettiamo fuori dalla Sua Grazia, quando con il peccato lo inchiodiamo a quella Croce, quando rinneghiamo i benefici ricevuti, quando non Lo riconosciamo come Salvatore, come Redentore, come Figlio di Dio, come nostro Signore… e poi lo seppelliamo in quella tomba tutte le volte che non vogliamo ascoltare la sua Voce scomoda, impegnativa, che ci scuote, che vorrebbe metterci in cammino, che vorrebbe farci guardare un po’ più lontano del nostro naso, che vorrebbe cambiare la direzione del nostro sguardo: da noi stessi agli altri; lo seppelliamo tutte le volte che volontariamente  Lo ignoriamo, quando ci giriamo dall’altra parte nel vedere i bisogni degli altri, quando vorremmo continuare a dare ascolto soltanto alla nostra voce che trova giustificazioni di ogni genere per i nostri misfatti a volte veramente orrendi e mostruosi.
Nell’ultimo messaggio del 2 settembre, a Medjugorje, la Madre ci dice che prega Suo Figlio ‘’ di illuminarci con un prodigio dello Spirito Santo, affinché smettiamo di tradirlo, bestemmiarlo e ferirlo sempre di nuovo. Prega con tutto il Cuore affinché comprendiamo che solo suo Figlio è la salvezza e la luce del mondo’’.
Ecco ‘’tradirlo e ferirlo sempre di nuovo… ucciderlo mille volte al giorno’’, potremmo quasi dire che la nostra vita è un unico Venerdì Santo se consideriamo quante volte al giorno ciascuno di noi offende, tradisce,accusa, rifiuta, ferisce, uccide Cristo!
La Croce fa parte della nostra realtà quotidiana, della vita di tutti i giorni, non c’è un solo Venerdì Santo né un solo Sabato Santo o una sola Pasqua  o un solo Natale… il Signore non nasce e non muore secondo i ritmi del tempo cronologico da noi stabiliti, il Signore è parte integrante e reale di tutti i nostri giorni: ogni giorno Egli può nascere o morire dentro di noi, ogni giorno noi lo mettiamo in croce, ogni giorno può avvenire in noi la Sua Resurrezione… il fatto è che noi siamo restii all’accoglienza del Signore che si fa Bambino, del Signore che risorge, del Signore che muore per i nostri peccati, noi stiamo bene attenti a ciò che questo non avvenga, perché … nel guidare la propria vita si sarebbe in due e questo potrebbe creare dissensi o incomprensioni, si potrebbero avere opinioni o desideri diversi, obiettivi diversi e questo creerebbe un conflitto interiore che non siamo disposti a combattere o a risolvere secondo la Volontà Altrui.
Celebriamo la Croce a metà settembre, quando la nostra mente e il nostro cuore hanno distolto lo sguardo dal Golgota, quando il Golgota è lontano dai nostri pensieri, quando la Passione ci sembra quasi una storia solo da raccontare, quando la Pasqua è solo un desiderio a venire, qualcosa che deve realizzarsi in tempi stabiliti, quando le vacanze non sono imminenti, quando tutto sembra soltanto un avvenimento fuori dal tempo reale…
Per le tre suore nel Burundi la Pasqua è stata l’ 8 settembre, e il Natale è stato il giorno in cui hanno detto il loro sì accettando di mettersi al servizio del Signore dovunque Lui avrebbe voluto inviarle; il Venerdì Santo è durato tutta la loro vita, tutti gli anni in cui hanno visto il sangue dei fratelli versato intorno a loro dalla violenza dei ribelli, dei rivoluzionari, dei sanguinari violenti che uccidono per disumano gusto di uccidere il fratello.
La Croce di Cristo può essere scandalo, stoltezza o sapienza… dipende da che parte ci poniamo: dalla parte di coloro che l’accettano, l’accolgono, la custodiscono… o dalla parte di coloro che la rifiutano, la condannano, l’innalzano ogni giorno a condanna del Signore, la bestemmiano, la respingono come un ‘’dono non gradito’’!
Il 14 settembre è vicino, la Chiesa ci pone davanti ad una Verità: la Croce è la nostra salvezza!
Ma anche se questa è la Verità più sconcertante per questo genere umano, non tutti, anzi pochi, pochissimi, ne sanno comprendere il Mistero, lo sanno accogliere ed apprezzare… molti riducono questo Mistero ad una ‘’favola per bambini’’ o ‘’una forma di consolazione’’ per anziani prossimi alla morte…
Ma ciò che è Verità resta tale nonostante i nostri tentativi di depistaggio e di occultamento o di ridimensionamento di un Mistero che non sappiamo cogliere… a questo punto… la domanda è d’obbligo: tu da che parte stai? Tu, proprio tu che ti dici cristiano, da che parte stai?
Tu, che festeggi il Natale e la Pasqua di Gesù, da che parte stai?
Tu, hai mai festeggiato il tuo Natale e la tua Pasqua? Il giorno, cioè, della tua conversione e il giorno della tua resurrezione dal peccato? Gesù è mai nato nel tuo cuore? Gesù è mai risorto nella tua vita  o appartieni alla numerosa schiera di coloro che pensano che i cristiani adorano ‘’un uomo morto’’? Perché molti si sono fermati al Venerdì Santo e continuano a vedere solo un ‘’uomo’’ appeso ad una croce dalla quale non è mai risorto!
Se Gesù ha superato o meno la barriera della Morte: questo è il punto cruciale!
Per te, Gesù è morto una volta per tutte o è vivo e vivrà per sempre!
La risposta fa una differenza enorme!
Per te, che scarti i regali e vai in vacanza a Natale e a Pasqua, quanto vale quella Croce?
Quanto sei disposto ad accettare la Sua Croce?
Quanto sei disposto ad accettare la tua Croce?
Quanto ami… la Sua e la tua Croce?
Ricordati che non basta chiederselo… anche se questo è già un passo importante, ma è solo il primo passo… bisogna avere poi il coraggio di rispondersi… con umiltà, con onestà… con sincerità!

Ed avere infine il coraggio di accettare la risposta e di farne un punto di partenza… per recuperare o per proseguire lungo quella Via Crucis che, come le suore ci hanno mostrato, è destinata a diventare Via  Lucis… essendo Essa… Via d’Amore… essendo Essa segno stupendo, meraviglioso e misterioso… dell’Amore illimitato e salvifico di Dio!