venerdì 31 gennaio 2014

CAMMINIAMO SULLA STRADA
CHE HAN PERCORSO I SANTI TUOI...

SAN GIOVANNI BOSCO
Oggi, la Chiesa festeggia San Giovanni Bosco e questo ci dà l’occasione per continuare a parlare della santità dei bambini.

È un santo conosciuto da tutti per le sue opere di carità e la sua attenzione verso i poveri, i diseredati, i giovani della strada, del carcere, giovani orfani, analfabeti…, ma oggi, più che ripercorrere le sue virtù e i suoi meriti, cercheremo di rispondere ad una domanda precisa:

                                                   quand’è cominciata la sua santità?
La santità di ognuno comincia al momento della nostra nascita, ma perché essa si compia occorrono due fattori fondamentali:
-          una guida sicura
      -          il nostro ‘’sì’’ alla volontà di Dio.

San Giovanni Bosco, cresciuto senza il padre, morto quando lui aveva due anni, è stato avviato alla conoscenza di Dio dalla madre Margherita.

A nove anni il piccolo Giovanni Bosco ebbe un sogno che egli stesso definì "profetico" e che più volte raccontò ai ragazzi del suo Oratorio:
''A 9 anni ho fatto un sogno. Mi pareva di essere vicino a casa, in un cortile molto vasto, dove si divertiva una gran quantità di ragazzi. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie, mi slanciai in mezzo a loro. Cercai di farli tacere usando pugni e parole.
In quel momento apparve un uomo maestoso, vestito nobilmente. Un manto bianco gli copriva tutta la persona. La sua faccia era così luminosa che non riuscivo a fissarla. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di mettermi a capo di quei ragazzi. Aggiunse: «Dovrai farteli amici non con le percosse ma con la mansuetudine e la carità. Su, parla, spiegagli che il peccato è una cosa cattiva e che l'amicizia con il Signore è un bene prezioso». Confuso e spaventato risposi che io ero un ragazzo povero e ignorante, che non ero capace di parlare di religione a quei monelli.
In quel momento i ragazzi cessarono le risse, gli schiamazzi e le bestemmie, e si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere cosa facessi gli domandai: «Chi siete voi, che mi comandate cose impossibili?» «Proprio perché queste cose ti sembrano impossibili – rispose - dovrai renderle possibili con l'obbedienza e acquistando la scienza». «Come potrò acquistare la scienza?». «Io ti darò la maestra. Sotto la sua guida si diventa sapienti, ma senza di lei anche chi è sapiente diventa un povero ignorante». «Ma chi siete voi?». «Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno». «La mamma mi dice sempre di non stare con quelli che non conosco, senza il suo permesso. Perciò ditemi il vostro nome.» «Il mio nome domandalo a mia madre.»
In quel momento ho visto vicino a lui una donna maestosa, vestita di un manto che risplendeva da tutte le parti, come se in ogni punto ci fosse una stella luminosissima. Vedendomi sempre più confuso, mi fece cenno di andarle vicino, mi prese con bontà per mano e mi disse: «Guarda» Guardai e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c'era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali. La donna maestosa mi disse: «Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Cresci umile, forte e robusto, e ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo dovrai fare per i miei figli.» Guardai ancora, ed ecco che al posto di animali feroci comparvero altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, correvano, belavano, facevano festa attorno a quell'uomo e a quella signora. A quel punto nel sogno mi misi a piangere. Dissi a quella signora che non capivo tutte quelle cose. Allora mi pose una mano sul capo e mi disse: «A suo tempo, tutto comprenderai.»
Aveva appena detto queste parole che un rumore mi svegliò. Ogni cosa era scomparsa. Io rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che facevano male per i pugni che avevo dato, che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi ricevuti. Al mattino ho subito raccontato il sogno, prima ai fratelli che si misero a ridere, poi alla mamma e alla nonna. Ognuno diede la sua interpretazione. Giuseppe disse: «Diventerai un pecoraio». Mia madre: «Chissà che non abbia a diventare prete.» Antonio malignò: «Sarai un capo di briganti». L'ultima parola la disse la nonna, che non sapeva né leggere né scrivere: «Non bisogna credere ai sogni». Io ero del parere della nonna. Tuttavia quel sogno non riuscii più a togliermelo dalla mente''.
In seguito a quel sogno, il giovane Bosco decise di seguire la strada del sacerdozio.

Per avvicinare alla preghiera e all'ascolto della messa i ragazzini del paese, Giovannino Bosco decise di imparare i giochi di prestigio e le acrobazie dei saltimbanchi, attirando così i coetanei e i contadini del luogo grazie a salti e trucchetti di magia, invitandoli però prima a recitare il Rosario e ad ascoltare una lettura tratta dal Vangelo.

Nel febbraio del 1826 Giovanni Bosco perse anche la nonna paterna che viveva con loro. Poiché ella riusciva a tenere a freno i tre ragazzi della famiglia, Margherita, spaventata dal fatto che il figlio potesse perdere la via giusta, chiese al parroco, Don Sismondo, di concedergli la Comunione, benché l'età media dei ragazzi per accedere al sacramento fosse di dodici anni, mentre Giovannino Bosco aveva soltanto undici anni. Don Sismondo accondiscese e così il 26 marzo 1826, il ragazzo fece la sua Prima Comunione.

Ecco, dunque, i due fattori che si combinano fra loro: la madre si è fatta strumento di Dio e Giovannino ha detto il suo sì a Dio.

Nasce da qui la sua santità.

Una santità decisa a 9 anni.

A 9 anni aveva già capito quello che tanti altri, molti altri non capiranno mai, nemmeno a 99 anni.

Da lui, dal suo operato c’è da imparare tanto, ma soprattutto sono i genitori che hanno da imparare dalla madre di Giovannino: vivevano in tempi di miseria, di carestia, di epidemia, si moriva di fame lungo le strade… eppure mamma Margherita si è premurata soprattutto che suo figlio non perdesse la strada giusta e che ricevesse il ‘’Pane disceso dal Cielo’’ prima ancora di avere pane da mettere sotto i denti. Una madre esemplare, nella sua semplicità e umiltà, ha desiderato per suo figlio il meglio, il massimo, l’essenziale: i Sacramenti e quindi la Presenza di Cristo nel suo cuore.

Quante mamme oggi si preoccupano di questo?

Quando ci sono gli incontri con i genitori per parlare dei Sacramenti dei figli, il nucleo centrale diventa la data, per prenotare il ristorante, le spese per il vestito, le necessità logistiche e poi ci si raccomanda che i figli non siano troppo stressati da molti incontri… perché devono frequentare il corso di ballo, la piscina, il karate…

Certo che la differenza tra le preoccupazioni di mamma Margherita e quelle delle mamme di oggi è davvero spaventosa e preoccupante!

San Giovanni Bosco, insieme a sua madre, sono stati due strumenti dell’Amore di Dio, capaci di ascoltare Dio e di dire il loro sì.

Mamma Margherita, nella sua ignoranza, ha saputo parlare a Giovannino di Dio, senza usare molte parole ha semplicemente offerto il suo esempio, la sua fede vissuta: è questo il modo migliore per parlare ai bambini di Dio.

I bambini sanno leggere molto bene i gesti; andare a messa con i propri genitori è un messaggio chiaro, il bambino lo percepisce facilmente e si associa spontaneamente.

Basterebbe così poco ed è così facile avviare i bambini alla conoscenza di Dio… ed invece l’attenzione dei genitori va da tutt’altra parte, non si rendono conto che nessun cibo, nessun corso, nessun regalo, per quanto bellissimi… potranno mai sostituire il Dono per eccellenza che è la Presenza di Cristo nella vita dei loro figli!

Mamma Margherita lo aveva capito ed ha guidato suo figlio sulla strada della santità.

Giovannino è diventato un santo straordinario, strumento di amore e di conversione per tanti, tanti altri…

Tutte le mamme vorrebbero un figlio santo, ma nessuna mamma si adopera mai perché questo si realizzi!

Mamma Margherita l’ha desiderato ed ha agito di conseguenza; le mamme di oggi lo desiderano ma agiscono esattamente in senso contrario.

Mi pare che qualche riflessione in merito sia proprio necessaria...

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