Il magistero della testimonianza di papa Francesco.
«Non basta dire di essere cristiani, bisogna vivere la fede non solo con le parole ma con le opere», raccomanda Francesco, lanciando un nuovo tweet dal suo account @Pontifex. Una riflessione che appare come l'ultima tessera di un vasto mosaico: il magistero bergogliano della testimonianza.
Quindi, il Vangelo si annuncia innanzitutto con la vita.
“Predicate sempre il Vangelo, se necessario usate le parole”.
Il 16 maggio nella messa del mattino alla residenza Santa Marta il Pontefice aveva esortato a non diventare "cristiani da salotto” e, due giorni dopo, nella veglia di Pentecoste con i movimenti ha indicato come esempio negativo i “cristiani inamidati".
Una insistenza che "si inserisce nell'insegnamento evangelico", spiega a "Vatican Insider" monsignor Dario Viganò, direttore del Centro televisivo vaticano (Ctv). "Gesù parla di sepolcri imbiancati e dice ai farisei e agli scribi che mettono sulle spalle delle persone dei fardelli che loro si guardano bene dal toccare con un dito - osserva Viganò - Le meditazioni di Francesco richiamano il valore della testimonianza al quale anche Benedetto XVI ha dedicato interventi molto precisi".
In questo modo Bergoglio vuole far emergere un fatto e cioè che "l'esperienza della fede si narra con le opere vissute nel nome di Gesù". Infatti, "non è necessario che la Chiesa dica di accogliere i poveri quando l'esperienza stessa della fede si fa capace di dare accoglienza agli indigenti", evidenzia Viganò, e "in Italia abbiamo una Chiesa estremamente generosa che nelle parrocchie e nei movimenti fa vivere il Vangelo nella storia attraverso la creatività dello spirito".
Ed è proprio "il fascino di chi offre testimonianza a permettere al Vangelo di crescere". Inoltre "la conoscenza diretta in Sudamerica di realtà particolarmente disagiate enfatizza l'attenzione di papa Bergoglio, ma la centralità della testimonianza non è un dato culturale e deriva dall'esperienza di essere discepoli e di vivere il dono dell'esperienza di fede".
Il teologo francescano padre Ugo Sartorio evidenzia a Vatican Insider come "papa Bergoglio parlando il 4 ottobre ad Assisi ai giovani davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli ha riecheggiato la regola di san Francesco (‘predicate il Vangelo, se necessario anche con le parole’) perché mette in prima linea la testimonianza, il cristiano impegnato nel fare il Vangelo".
Dunque, "il Vangelo è anche da dire e da proclamare ma l'incarnazione del Vangelo è un atto pratico e le parole devono sorreggere ed esplicitare l'azione piuttosto che essere un momento isolato della proposta cristiana, altrimenti si rischia un cristianesimo parolaio, chiacchierato". E invece, aggiunge, padre Sartorio, "c'è bisogno di fatti di Vangelo, che è poi quello che papa Francesco fa concretamente ogni giorno accorciando le distanze e annunciando il Vangelo nella relazione e non nel proselitismo che è manipolazione".
Francesco sa che "il problema della Chiesa di oggi è incontrare di nuovo la gente, riconoscere i volti". Per questo nella esortazione apostolica "Evangelii gaudium" il Pontefice chiarisce che "la realtà è più importante dell'idea, mentre noi spesso pensiamo piuttosto a difendere le idee rischiando così il nominalismo, l'astrattismo, l'ideologia". E invece, sottolinea padre Sartorio, "dobbiamo incontrare la gente". E "Francesco parte dalla concretezza non dal sistema.
... e basterebbe già questo per fare di noi ''cristiani migliori ovvero cristiani veri'; ma perché questo accada occorre volerlo... è sempre una decisione che sta alla base del nostro agire.
Dobbiamo deciderci per Dio, come ci dice Maria a Medjugorje, dobbiamo decidere se davvero ci interessa Cristo, se davvero siamo disposti a seguirlo, ad amarlo, ad ascoltarlo, a mettere in pratica ciò che ci dice di fare... dobbiamo decidere quanto sia importante per noi Gesù e non sono ammesse risposte a metà, del tipo: ''Sì, mi piace Gesù, però..., mi piace Gesù ma..., preferirei Gesù se...''
I però, i ma e i sé parlano di un Cristianesimo a metà, un Cristianesimo di compromessi, di cedimenti, di concessioni ... un Cristianesimo spurio... un Cristianesimo che offende Dio, che lo mortifica perché sembra quasi che nelle parole di Gesù possa esserci qualcosa che non va, qualcosa di sbagliato, come se non bastasse che Cristo fosse morto in Croce, occorre qualche effetto strabiliante, uno spettacolo con effetti speciali che ci spinga a credere.
Ciò che Cristo ha fatto per noi supera di tanto la nostra misera ragione perché non è in grado di cogliere il mistero di quanto è accaduto e tutt'ora accade in ognuno di noi.
Che cosa accade in ognuno di noi?
Una cosa semplicissima e meravigliosa: accade che la Parola di Dio si incarna in noi, così che potremo dire un giorno '' non son più io che vivo, ma Cristo vive in me''.
Meraviglioso incontro tra la miseria finita della nostra condizione umana e l'Onnipotenza gloriosa del Suo Essere eterno.
Dovrebbe bastarci questo... ma... si vuole di più... ma di più del massimo... non è possibile, è fuori da ogni logica, anche da quella della Ragione, che nonostante i suoi limiti riesce a comprendere che ad un Amore senza misura si può soltanto rispondere con un altro amore senza misura!!!
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