![]() |
PANE SPEZZATO ''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
PARTE SECONDA (1 - 9)
|
[1]Dicono fra loro
sragionando:
«La nostra vita è breve e triste;
non c'è rimedio, quando l'uomo muore,
e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi.
[2]Siamo nati per caso
e dopo saremo come se non fossimo stati.
E' un fumo il soffio delle nostre narici,
il pensiero è una scintilla
nel palpito del nostro cuore.
[3]Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere
e lo spirito si dissiperà come aria leggera.
[4]Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo
e nessuno si ricorderà delle nostre opere.
La nostra vita passerà come le tracce di una nube,
si disperderà come nebbia
scacciata dai raggi del sole
e disciolta dal calore.
[5]La nostra esistenza è il passare di un'ombra
e non c'è ritorno alla nostra morte,
poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.
[6]Su, godiamoci i beni presenti,
facciamo uso delle creature con ardore giovanile!
[7]Inebriamoci di vino squisito e di profumi,
non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera,
[8]coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano;
[9]nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza.
Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia
perché questo ci spetta, questa è la nostra parte.
«La nostra vita è breve e triste;
non c'è rimedio, quando l'uomo muore,
e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi.
[2]Siamo nati per caso
e dopo saremo come se non fossimo stati.
E' un fumo il soffio delle nostre narici,
il pensiero è una scintilla
nel palpito del nostro cuore.
[3]Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere
e lo spirito si dissiperà come aria leggera.
[4]Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo
e nessuno si ricorderà delle nostre opere.
La nostra vita passerà come le tracce di una nube,
si disperderà come nebbia
scacciata dai raggi del sole
e disciolta dal calore.
[5]La nostra esistenza è il passare di un'ombra
e non c'è ritorno alla nostra morte,
poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.
[6]Su, godiamoci i beni presenti,
facciamo uso delle creature con ardore giovanile!
[7]Inebriamoci di vino squisito e di profumi,
non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera,
[8]coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano;
[9]nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza.
Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia
perché questo ci spetta, questa è la nostra parte.
![]() |
PER RIFLETTERE INSIEME… |
La Sapienza di Dio ci porta una PAROLA
che viene dall’eternità, quella stessa Parola che ha creato ogni cosa e che
dice, ancora oggi a noi, ogni cosa, ci svela ogni verità, ci rivela ogni nostra
empietà, ci mette davanti ad una realtà che non è quella di mille e mille anni
fa, ma la nostra, la nostra quotidianità: sembra, infatti, che questa Parola
sia stata scritta stamattina per fotografare la nostra realtà, il nostro modo di pensare, quale sintesi dei frutti
della nostra cultura post-moderna.
È sconcertante questo, è
sconvolgente leggere questi versetti e poi leggere le cronache quotidiane e
vedere quanto i primi si rispecchino nelle seconde, quanto vere e attuali siano
queste parole, nessuno scrittore avrebbe meglio potuto descrivere il pensiero
dell’uomo moderno.
Ma vediamo nello specifico cosa ci
dicono questi versetti e a chi parlano.
Cominciamo dalla seconda domanda: a
chi parlano?
Qui c’è poco da discutere e poco da quantificare:
parlano a tutti, a tutti noi, ma proprio a tutti noi, a me che scrivo, a voi
che leggete, a quelli che ascoltano… all’uomo di questo nostro tempo.
E che cosa ci dicono?
Anche questo è molto semplice…
innanzitutto dobbiamo chiarire una cosa che potrebbe sembrare scontata, ma
scontata non lo è: queste parole ci dicono qualcosa!
Sì, perché non è detto che tutte le
parole dicano qualcosa, siamo abituati a sentire di tutto su tutto, discorsi
vuoti, arzigogolati, parole astratte, parole belle, parole pesanti… ma parole
che non sempre o quasi mai ci dicono qualcosa di significativo, di importante,
di fondamentale, di veramente utile per noi, che ci aiutino concretamente a
cambiare la nostra vita o per lo meno a migliorarla, a farla maturare… non
dobbiamo dimenticare che non si ascolta per ascoltare, ma si ascolta per
maturare, per riempirci di cose che ci aiutino ad andare oltre il nostro
iniziale pensiero, pensiero che, da infantile, deve farsi adulto.
Noi consideriamo adulto
un soggetto soltanto guardando i suoi cambiamenti fisici e il suo
abbigliamento, ma il vero adulto si distingue dal suo ragionare, dai suoi
discorsi maturi, dalle sue parole dense di significato.
Questa Parola che andiamo oggi a
commentare è una Parola Piena, cioè significativa in tutte le sue parti, in
tutti i suoi molteplici significati, per cui va ascoltata con attenzione e va
meditata, riflettendoci sopra; non la si può leggere e basta, archiviandola
come un qualsiasi articolo di cronaca rosa o nera.
È una Parola che dice, che parla,
che ha qualcosa di importante da dire, da dirci, a noi uomini e donne del
Duemila.
Leggendo questi versetti mi sembra
di sentire i discorsi che si fanno in piazza, nei negozi, nelle strade
passeggiando e purtroppo anche durante i funerali: ‘’ Si muore, tutto finisce, chi gliel’ha fatti fare tutti quei sacrifici,
quanto lavoro, quanta fatica, quante preoccupazioni e poi, vedi… tutto finisce
in una bara sotto terra! Mangiamo e divertiamoci ora che possiamo,
prendiamocela allegra la vita, facciamo tutto quello che ci va di fare:
divertimento, passatempi, giochi d’azzardo, piaceri di ogni genere… godiamoci
la vita finchè possiamo… quando la morte
verrà almeno non avremo rimpianti…’’
O certo questo modo di pensare fila
liscio come l’olio, è una filosofia che non lascia dubbi, è talmente semplice
che chiunque può comprenderla.
Un tempo, la filosofia si occupava
dell’immortalità dell’anima, per lo meno ci provava a dare delle spiegazioni,
delle risposte, non sempre ne comprendeva tutta l’ampiezza ma almeno non la
negava. Lasciava il discorso aperto ad altre speculazioni, ad altre
discussioni, ad altre possibilità.
Oggi, invece, ogni discorso è
chiuso, definitivo. Oggi la filosofia ha messo la parola ‘’fine’’ ai suoi
interrogativi di sempre, concludendo, miseramente, con quella corrente che
viene chiamata ‘’esistenzialismo’’, che la vita è questa, che non c’è altra
vita al di fuori di questa; che non abbiamo un’anima. Che non ci sono altre
verità se non queste.
E questo assunto filosofico che
liquida con così intensa superficialità un argomento tanto alto quanto vasto e
profondo, altro non è se non la logica del mondo, di questo mondo, incarnata
nei pensieri di tutti o di quasi tutti.
L’uomo della strada esprime con
semplicità queste verità stabilite dai filosofi moderni con discorsi, i loro,
alquanto altisonanti; ma che siano discorsi semplici o discorsi cattedratici la
sostanza non cambia assolutamente, il nocciolo del pensiero dell’uomo moderno è
fin troppo chiaro: l’uomo è finito, tutta la sua vita si esprime in un arco
temporale definito e circoscritto. L’anima… un’invenzione della religione per
spaventare i bambini!
La vita eterna? Una favola per
vecchietti sprovveduti!
La giustizia divina? Ma chi ci crede
più? Siamo uomini moderni! Evoluti! Non siamo più nel Settecento.
La vita va vissuta qui ed ora perché
solo di questo abbiamo certezza; del doman non c’è certezza… per cui godiamoci il presente… poi si vedrà!
Tradotto in parole spicciole,
paesane direi, in discorsi tipici dell’uomo comune, potremmo dire così: nessuno
è tornato dall’altro mondo a darci conferma che ci sia un altro mondo! La vita
è oggi, risparmiamo i soldi per il funerale, che costa tanto, magari ci
mettiamo pure la banda, speriamo che ci portino tanti fiori così facciamo pure
bella figura da morti; quello che possiamo fare oggi lo facciamo per i figli,
per lasciare magari loro una casa; per
il resto… non ci pensiamo più, quando saremo morti non resterà più niente di
noi… quell’altro mondo non sappiamo se veramente esiste e se esistesse davvero…
ci penseremo al momento opportuno, inutile preoccuparsi oggi!
Ecco qui, il discorso dell’ateo
direte!
Sono gli atei che la pensano così!
E no, non è il discorso dell’ateo,
che nega ciò che non sa e che non vuole sapere, ma è il discorso del cristiano
che viene a messa tutte le domeniche, fa la comunione tutte le domeniche,
magari anche durante la settimana, prega e si ritiene un cristiano perfetto, un cristiano modello!
È il discorso dell’uomo comune, che
viene al funerale per dare le condoglianze alle famiglie del defunto, che entra
in chiesa alla fine della messa oppure che fa il sacrifico formale di assistere
alla messa per rispetto dei familiari dell’amico che è venuto a mancare; è la
persona della porta accanto, il familiare con cui mangiamo, l’amico/a del cuore
con cui ci confidiamo, l’anziano
novantenne, il giovane studente, l’ammalato che sta per morire, perfino
il bambino che viene al catechismo settimanale… è il nostro comune e quotidiano
ragionare!
È il nostro ateismo cristiano!
Proprio così, anche il cristianesimo
ha subito una variazione, è diventato un cristianesimo ateo, un cristianesimo
fai-da-te, un cristianesimo usa-e-getta, un cristianesimo scristianizzato, un’appartenenza
formale… ma molto formale, talmente formale che non ha più molti legami con il
cristianesimo vero, quello che ha la forza di farti cambiare i tuoi punti di
vista mondani, quello che ti guida interiormente con Mano potente, quello che è
Rifugio e Scudo dai mali del mondo, quello che è un Volo d’Aquila che ti
solleva dalle miserie umane; il cristianesimo è una Strada, una Guida sicura
nelle cadute quotidiane, una Mano Sicura che trattiene il tuo passo dalle cadute
e se dovessi cadere è pronta a rialzarti
Il Cristianesimo è stato corrotto
nella sua intimità, è stato devastato nella sua libertà, è stato demolito nella
sua altezza spirituale che rendeva belle tutte le cose; gli è stato tolto
spessore, altezza, profondità, ampiezza; è stato appiattito, ridotto a
brandelli, sfigurato nel suo Volto di Maestro di vita.
Il Cristianesimo vero non ci piace, preferiamo
spogliarlo del Suo Splendore Potente, lo modernizziamo mettendogli un look
mondano che sa di amaro, di inconsistenza, di invisibilità; un tempo si partiva
per ‘’cristianizzarlo’’ questo mondo, oggi si fa a gara per ‘’scristianizzarlo’’,
come quel ragazzo che mi chiedeva, un giorno, se si poteva ‘’sbattezzare’’ in virtù di una
libertà di scelta che… era tutt’altro che una scelta.
La scelta la si fa conoscendo le
parti in causa, se invece non conosco né ciò che lascio né ciò che prendo, non
posso parlare di scelta, ma di scelleratezza umana che si erge a presunzione di
sé!
Ciò detto, ritorniamo all’argomento
principale e cioè al modo di intendere la vita: l’Esistenzialismo è una
filosofia così ovvia e così facile da comprendere che la conoscono anche gli
analfabeti; se chiedo ad un vecchietto cosa pensa della vita, mi risponde da
filosofo esistenzialista: la vita è tutta qua, dopo non c’è più niente, nessun
altro mondo, nessun altro giudizio, nessun’altra vita, è vero solo ciò che vedo
e tocco, non c’è altro.
Or dunque così dicendo ha demolito
millenni di storia: già l’uomo primitivo aveva capito che c’era qualcosa di
‘’speciale’’ nell’uomo e questo lo portò a seppellire i morti, orientando il
loro corpo verso oriente, il luogo della luce, del sorgere del sole, della
nascita o, nella sua intenzione, della ri-nascita.
L’uomo primitivo nella sua estrema
esemplificazione intellettiva aveva intuito il sacro che c’è nell’uomo; non
seppelliva le carcasse degli animali, ma i corpi dei familiari, perché la
sepoltura ne conservasse il ricordo insieme a qualcos’altro che non sapeva
definire, ma che sapeva cogliere intuitivamente, spiritualmente oserei dire,
per una sapienza che né da carne né da sangue gli era stata rivelata.
E la sepoltura dei morti e l’immortalità
dell’anima non è stata certamente un’ invenzione degli stregoni o degli sciamani!
Quei corpi rannicchiati dentro una
buca riempiono oggi i nostri musei archeologici.
Quei corpi primitivi danno oggi risposte
alle nostre domande di uomini moderni, sul senso della vita, sul cosa c’è oltre
la morte?
Loro ci rispondono in coro: oltre questa
vita c’è una Vita più bella!
Quei corpi che venivano adornati con
gioielli, e circondati con armi e utensili di vita quotidiana ci dicono, oggi, che loro, nella loro più assoluta ignoranza, credevano
in una vita nuova, più bella, più piena, più libera.
Loro ci credevano, per questo ci
mettevano tutto l’occorrente per poter vivere tranquillamente.
Noi, che ci diciamo civilizzati,
cristianizzati, tecnolocizzati, quasi autosantificati in alcuni casi, noi… non
crediamo più o peggio ancora… non ci abbiamo mai creduto!
E che a nessuno venga in mente di
ribaltare il filo del discorso e dire ’’credere,
dunque, è cosa da primitivi’’; è l’errore più banale e grossolano oltre che
grottesco che potesse fare.
Il loro credere ci dice una cosa
molto più importante: ci dice che il credere è accessibile tanto all’
ignorante, all’ebete, a chi è privo di ragione, privo di cultura, privo anche
di logica quanto a coloro che si ergono al di sopra delle cattedre, si
auto-statuizzano sui piedistalli, così come è accessibile all’uomo comune, alla
donna moderna, al giovane disorientato, al bambino incantato dal mistero della
Creazione.
È questo l’insegnamento degli uomini
primitivi: credere non richiede ragionamenti filosofici, ma l’ascolto della
propria interiorità accessibilissima a chiunque, a chiunque voglia ascoltare,
naturalmente, a chiunque voglia stare ‘’dentro di sé’’, perché ciò che veramente
serve è soltanto la disponibilità all’ascolto, poi ogni cosa scorrerà come un
fiume in piena, non servono né mezzi di fortuna né grandi santoni, non servono
enciclopedie teologiche o anni di ricerca disperata, serve solo la
disponibilità ad ascoltare ciò che ognuno di noi si porta dentro, un’eredità
che è stata data a tutti, una possibilità donata a tutti, occorre solo volerla
metterla in pratica, farne uso, prenderne coscienza e disporsi all’ascolto.
La Verità è Verità, per coglierla
basta desiderarla; dice il Signore:’’Io
non ho parlato in un’orrida regione, non ho tenuto nascosta la Verità tutta per
me, ma certamente non ai sapienti ma ai piccoli Io l’ho rivelata’’.
Perché ai piccoli e non ai sapienti?
Perché i sapienti si lasciano
ingannare dalla loro sapienza, per le tante sovrastrutture che si sono
accumulate negli strati del suo pensiero; i piccoli, invece, nella loro genuinità
e spontaneità, colgono immediatamente la verità, l’essenziale che è invisibile
agli occhi.
Se ci facciamo piccoli, non nel
senso di regressione cronologica, ma di pulizia interiore, mentale e
spirituale, cioè semplici, umili, bisognosi e desiderosi di apprendere un
insegnamento paterno, come un bambino che si affida alle braccia del padre ed
ascolta incuriosito ed affascinato le cose che il padre gli racconta, sicuro
che il padre non può mentire a chi è frutto delle sue viscere.
La Verità la può cogliere chiunque,
tanto i sapienti quanto l’uomo comune, l’uomo analfabeta, il bambino o la
vecchietta.
La Verità è semplice. È trasparente.
È visibile. È innegabile. È reale.
Ma per coglierla bisogna volerlo.
È questo il nostro sforzo, l’unico
sforzo che ci viene richiesto.
Ci viene chiesto di prendere una
decisione. Di esprimere una volontà.
Di prendere coscienza di un proprio bisogno.
Di ascoltare i moti dell’anima prima
che il mondo li sopprima totalmente.
Se la nostra anima resta sepolta
sotto gli stratosferici enigmi che il mondo ci propone, certo la fatica diventa
così dura che uno ci rinuncia e prende la prima offerta a buon mercato che gli
viene fatta, credendola un affare, una vincita al lotto: ho trovato la verità!
La Verità, però, non la si trova in
scatole di cartone, ma negli scrigni preziosi; la Verità è Luce che dura in
eterno, non un bagliore provvisorio, che acceca e ti brucia la vista; la Verità
ti dona occhi nuovi, nuova vista, ti apre ad un mondo sconosciuto potenziando
la tua vista, permettendoti di guardare più lontano, con i tuoi stessi occhi,
non quelli del mondo, non quegli degli altri, ma sarai tu a dire: ho visto ed
ho creduto.
Ho visto con i miei occhi. Ho
creduto perché davanti a ciò che ho visto non potevo non credere.
La Verità ti dona una vista nuova.
La menzogna che il mondo offre,
invece, offusca la tua vita e ti acceca con le sue false luci.
La verità del mondo ovvero le tante
verità del mondo sono racchiuse in scatole di cartone, preconfezionate,
impacchettate, comprate, commercializzate, corruttibili, sgualcibili,
temporanee, come temporanee sono le verità che propone.
La Verità vera, l’Unica Verità è
racchiusa nello scrigno prezioso che è la Parola, la Sacra Scrittura, eterna,
incorruttibile, luminosa, aperta, offerta, donata, proposta liberamente e
liberamente accettata.
La Verità rende liberi, non
imprigiona, non mente, non inganna. Ma ti libera dalle zavorre mondane che
impediscono di vedere la verità che è sotto i nostri occhi, davanti a noi e non
aspetta altro che di essere colta in tutta la sua ampiezza e in tutta la sua
bellezza.
Nel primo versetto di questo secondo
capitolo c’è una frase chiarissima nel significato e nelle intenzioni ‘’dicono
fra loro… sragionando’’.
Parafrasando i versetti proposti all’inizio,
andiamo a scoprire cosa dicono coloro
che sragionano.
Sragionare, intanto, è un termine
forte, indica coloro che vaneggiano, delirano, danno letteralmente i numeri,
sono fuori di sé… ecco… essere fuori di sé, dicono queste cose coloro che sono
fuori da se stessi, che sono nel mondo e del mondo, che non conoscono se
stessi, che non si appartengono più, che appartengono al mondo e a ciò che il
mondo dice loro di fare.
Ma la verità non la si trova fuori
da se stessi, è pazzo colui che crede di trovare la verità fuori da se stesso;
soltanto rientrando in se stessi si è in grado di ‘’ragionare’’, fino a quando si è fuori si continuerà a ‘’sragionare’’
E chi sragiona dice queste cose,
queste stoltezze che non sono stoltezze da niente, nel senso che non sono
ragionamenti buttati lì e tutto finisce lì, ma sono ragionamenti che hanno una
conseguenza terribile: portando lontano dalla Verità, quindi dalla Luce che
illumina l’intelletto, li precipita nel regno delle tenebre, dove c’è pianto e
stridor di denti.
Che lo si voglia credere o no, che
piaccia o no, è questa la fine che tocca a chi si mette fuori da se stesso e
fuori dalla Verità che salva, fuori dalla Parola che salva, fuori… fuori da
ogni cosa buona e desiderabile e giusta e veritiera.
Vediamo dunque come ragiona o meglio
come ‘’sragiona’’ lo stolto:
«La nostra vita è breve e triste; non c'è rimedio, quando l'uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi.
Siamo nati per caso e
dopo saremo come se non fossimo stati.
E' un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera.
E' un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera.
Il nostro nome sarà
dimenticato con il tempo e nessuno si ricorderà delle nostre opere.
La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia scacciata dai raggi del sole e disciolta dal calore.
La nostra esistenza è il passare di un'ombra e non c'è ritorno alla nostra morte, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.
Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile!
Inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera, coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano; nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza.
Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia perché questo ci spetta, questa è la nostra parte. ‘’
La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia scacciata dai raggi del sole e disciolta dal calore.
La nostra esistenza è il passare di un'ombra e non c'è ritorno alla nostra morte, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.
Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile!
Inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera, coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano; nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza.
Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia perché questo ci spetta, questa è la nostra parte. ‘’
Alzi la mano chi non ha mai sentito
questi discorsi almeno una volta nella sua vita.
Oggi. Nel 2014.
E ieri. Nell’appena trascorso 2013.
Mi sembra di sentire le voci dei
tanti parrocchiani, i discorsi dei tanti che si dicono credenti.
I discorsi che si fanno oggi. Non duemila
anni fa.
Oggi, dopo duemila anni dal Segno di
Giona, dalla realizzazione delle promesse dei Millenni precedenti, dalla
realizzazione delle parole del Cristo, Parola incarnata, morto e RISORTO per
noi.
RISORTO.
Chiunque ancora dice ‘’Non si conosce nessuno che liberi dagli
inferi. Una volta morti, il corpo diventa cenere e lo spirito si dissolve come
l’aria. La nostra vita è come il passare di un’ombra e non c’è ritorno. E' un
fumo il soffio delle nostre narici…’’ chiunque afferma convintamente queste
cose e cerca di convincere anche gli altri della sua verità sulla vita, della
giustezza delle sue affermazioni… chiunque fa questo… SRAGIONA.
SRAGIONA perché va contro l’evidenza.
Contro la ragionevolezza dell’evidenza.
Cristo è risorto. Coloro che l’hanno
visto, e sono stati in tanti, lo testimoniano e l’hanno testimoniato fino al
martirio della loro vita.
Con la vita, non con le parole
facili, ma con la loro stessa vita.
Con quale altra cosa più preziosa
della propria vita… potevano darne testimonianza concreta?
Nessuno è disposto a morire per
affermare una bugia.
Si è disposti a morire, anche di
morte violenta, soltanto per affermare una Verità.
Tutto questo è evidente perché la
Storia, adeguatamente e contestualmente documentata, ce lo dice chiaramente.
L’evidenza non la si può negare.
Chi nega l’evidenza… SRAGIONA.
Se vogliamo, dunque ragionare e
ragionare da persone adulte e mature, allora non possiamo negare l’evidenza e l’evidenza
è che CRISTO E’ RISORTO E NOI
RISORGEREMO IN LUI E CON LUI.
Solo lo stolto e l’empio, cioè il
corrotto, negano l’evidenza.
E tu da che parte stai?
Sei tra quelli che RAGIONANO o tra
quelli che SRAGIONANO?
Nessun commento:
Posta un commento