giovedì 2 gennaio 2014


PANE SPEZZATO

''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA

PARTE PRIMA (16) 
La vita secondo gli empi

[16]Gli empi invocano su di sé la morte

con gesti e con parole,

ritenendola amica

si consumano per essa

e con essa concludono alleanza,

perché son degni di appartenerle.



PER RIFLETTERE INSIEME…
L’ultimo versetto del primo capitolo del Libro della Sapienza fa sintesi del concetto di empietà.

Se cerchiamo dei sinonimi per definire e per meglio chiarire il concetto di ‘’empietà’’ troveremo ‘’malvagità, sacrilegio ’’.

Se il termine ‘’malvagità’’ è più immediato come significato, quello di ‘’sacrilegio’’ potrebbe essere un po’ più discutibile, perché lo si usa con molta superficialità e spesso per qualsiasi argomento al punto da abusare del suo stesso significato.

Chiariamo dunque il concetto di ‘’SACRILEGIO’’ per meglio capire quello di ‘’EMPIETÀ:  sacrilegio è un’offesa, una violazione, un’ingiuria, una bestemmia, una profanazione.

Or bene, chiarito questo, vediamo in che cosa consistono e a chi sono riferite queste azioni ‘’malvagie’’.

L’essere in un contesto religioso spesso trae in inganno, perché la società tende a separare il mondo religioso da quello profano: ma non esistono due mondi, non ci sono compartimenti stagni, non ci sono separazioni nette tra questi due ambiti, il religioso e il mondano, perché esiste un solo mondo che è quello dell’uomo, della vita umana in tutta la sua interezza ed integralità.

Per cui la divisione in  ’sacro e profano’’ va un po’ rivista e riletta alla luce della Sapienza divina, perché il nome ‘’profano ‘’ viene dal verbo ‘’profanare’’, che è un’azione riferita al sacro: il profano non esiste come realtà, ma esiste l’azione del profanare che è una violazione riferita al sacro.

La realtà è dunque una sola:  esiste solo ciò che è sacro.

La profanazione esiste in quanto relativa alla sacralità delle cose create.

Spieghiamo meglio: ciò che veramente esiste è ‘’il Sacro’’, il profano è una derivazione dell’azione del profanare, in questo caso un abuso ed un uso sbagliato della lingua parlata, perché il profano in sé non esiste, mentre esiste l’azione del profanare  cioè del dissacrare.

Tutto è sacro! Esiste solo il sacro!

Perché!?

Perché tutto viene da Dio e Dio non può non santificare ciò che crea con le sue Mani Sante.

La vita è santa.

L’uomo è santo.

Il mondo è santo.

Se tutto viene da Dio, tutto è degno di santità, tutto è rivestito di santità.

Ho detto ‘’degno di santità’’ perché questo è lo stato originario di tutte le cose: ‘’Tutte le cose furono create in vista di Lui e per mezzo di Lui’’.

Tutto il Creato è dunque rivestito di santità.

In principio … tutto era cosa buona … e santa!

Era.

Uso un verbo al passato perché oggi, è sotto gli occhi di tutti, non è più così.

Oggi tutto è stato violentato, deturpato,  corrotto… profanato… cioè privato della sua santità iniziale o meglio dire…  dissacrato!

Per  ’santità del Creato’’ intendo ‘’la purezza iniziale, la bellezza prima della violazione, la perfezione prima della corruzione’’.

La Vita era santa prima che vi entrasse la morte; santa nel senso  di purezza, di immortalità.

Il Creato era santo prima che  la serpe fosse precipitata sulla Terra con un terzo dei suoi angeli.

L’uomo era santo prima che con la sua disubbidienza rifiutasse Dio, scegliendo di diventare Dio al posto di Dio, obbedendo all’insinuazione della serpe.

L’uomo dunque profana ogni cosa perché è lui il primo ad essere stato profanato, il primo ad essere diventato ‘’corruttibile’’; e se l’uomo è stato profanato, cioè violentato nella sua santità iniziale, nella bellezza che Dio aveva messo nel suo cuore, ecco che ciò che egli tocca rischia di essere  a sua volta profanato, cioè corrotto, trasformato nella sua originaria natura.

Il profano, dunque, non esiste, mentre esiste il profanare, l’azione dell’uomo di trasformare ciò che viene in contatto con lui e privarlo della santità iniziale.

La prima ad essere profanata e privata della sua santità è la vita, il versetto 16 è chiarissimo: Gli empi invocano su di sé la morte con gesti e con parole, ritenendola amica si consumano per essa e con essa concludono alleanza, perché son degni di appartenerle.

La morte come amica è una delle convinzioni che più ha spopolato da sempre; si è sempre considerata la morte come liberazione, come fuga, come libertà, come riposo dopo il travaglio della vita terrena.

La morte salva l’uomo dalle croci quotidiane, a volte insopportabili, a volte dolorosissime, a volte al di sopra delle proprie forze.

La morte viene a liberare l’uomo dalle catene della carne, dalle sue preoccupazioni, dalle sue sofferenze, da ogni genere di responsabilità.

La morte è la salvezza!

Non è questo un modo di pensare che appartiene al passato, ma è terribilmente radicato nel presente, anzi oggi più che mai  radicato in questa nostra realtà, sintomatico del malessere che appartiene al presente.

Quando si soffre molto, soprattutto gli anziani, la prima cosa che dicono ‘’ morte vieni  a prendermi presto, perché non ce la faccio più, i dolori sono insopportabili, sono stanca!’’

Quando muore qualcuno che ci è caro, si dice ‘’vieni presto a prendere anche me, perché non ce la faccio a stare qui senza di te’’.

Quando qualcuno ci ha deluso, offeso, maltrattato, si desidera morire perché il peso di questa mortificazione, di questa violenza alla nostra persona non lo sopportiamo ed invochiamo la morte, che ci salvi da questa sofferenza che ci schiaccia a terra e ci riduce a larve incapaci di reagire.

Per non parlare poi di quella che è stata coniata come una perla del progresso postmodermo: ‘’dolce morte ovvero eutanasia’’; chi è diventato solo un peso per la famiglia, per la società allora è meglio che muoia, lo si toglie di mezzo e il problema è risolto.

E poi il culmine dell’empietà, manifestazione della corruzione totale del cuore umano, è l‘aborto, l’omicidio della vita nascente nel pieno della sua fragilità, quando più ha bisogno di protezione tanto più viene annientata crudelmente disciolta con acidi, tagliuzzata con pinze e forbici, avvelenata con pillole.

Per l’empio la vita vale meno di una ghianda data ai porci!

La profanazione della vita è al suo massimo livello nei nostri tempi, mai l’uomo ha violentato la vita fin dal suo primo istante di concepimento come nei tempi moderni.

Lasciamo stare le guerre, gli attentati, i kamikaze, gli omicidi, gli assassini, le tragedie familiari che stanno lievitando come la massa per il pane preparata dal fornaio… lasciamo stare queste situazioni che fanno orrore a chiunque, che nessuno che abbia buon senso può approvare consapevolmente, ma non meno gravi sono ‘’le guerre fatte alla vita’’, non un ad un nemico che indossa una divisa diversa, non all’invasore che ha colonizzato la mia terra, ma alla Vita che mi dà vita, che mi sostiene, che mi parla dell’Amore di Colui che mi ha creato.

Noi facciamo guerra alla Vita!!!

Noi odiamo la vita!

Ci alleiamo con la morte, siamo immersi in una cultura di morte; il valore della morte supera quello della vita!

È impressionante rendersi conto che la corruzione del nostro animo giunge a tanto.

È la morte che dovrebbe spaventarci, non la vita!

Invece la morte sembra che ci appartenga più della vita!

La morte è l’estrema e più assoluta profanazione della Vita!

La morte ci toglie la Vita!

La morte dissacra la vita!

La morte offende, violenta la Vita!

Invece noi la consideriamo amica, la invochiamo come ancòra di salvezza, come refrigerio dalle angustie terrene!

Ma la morte è entrata nell’uomo per invidia del diavolo… dunque la morte appartiene al diavolo, è un suo strumento, una sua opera, una sua volontà.

Che sia solo opera sua è provata dal fatto che Colui che ci ha creato ha dovuto mandare Suo Figlio per ridarci la vita che ci era stata negata, tolta, rubata per invidia dal diavolo.

Cristo è morto per noi per restituirci la Vita che ci era stata tolta, non per farci morire per i nostri peccati.

Lui ha lavato le nostre colpe con il Suo Sangue e ci ha riaperto le porte della Vita, della Vita Eterna, ci ha dato la possibilità di tornare a vivere la santità della vita insieme con Lui!

La morte non viene da Dio!

Chi implora la morte, chi gestisce la morte facendola passare come una forma di aiuto contro il dolore e la sofferenza, non è con Dio, non ama la vita, ma ha sposato la cultura della morte come panacea di tutti i mali!

Orrenda è la sua situazione! Orrenda di fronte al mondo e di fronte a Dio.

Ma la vita è più forte della morte, perché la vita viene da Dio, la morte dal diavolo che vorrebbe essere come Dio, ma non lo è; è e continuerà ad essere sottomesso a Dio, perché l’Onnipotente è Uno solo!

Qual è dunque il pensiero degli stolti, il ragionare degli empi?

Chi è l’empio?

L’empio è colui che profana la vita e tutto ciò che ad essa è relativa e cioè l’intero Creato, perché tutta la Creazione è Vita, è il Regno della Vita perché è stata fatta dal Signore della Vita.

L’empio è colui che si oppone alla Vita, cioè a tutto ciò che è sacro e quando dico ‘’sacro’’ non intende riferirlo al ristretto ambito religioso, come è abitudine fare oggi, ma  a tutto ciò che è uscito dalle Mani di Dio, quindi ad ogni cosa, tutto è stato creato da Dio e tutto a Lui appartiene.

E Lui che è il Signore della Vita ha sottomesso anche la morte, ha sconfitto la morte.

La morte, dunque, non è da Dio, ma è stata da Lui sconfitta, ricreando la Vita, restaurando ogni cosa che era stata corrotta dalla morte.

Gli empi, dunque, si alleano con la morte per distruggere la Vita creata da Dio.

E chi è colui che brama distruggere le cose create da Dio se non il diavolo?

Chi si allea con la morte sta dunque dalla parte del diavolo, diventa suo strumento, suo complice; mette la sua vita a disposizione di colui che vuole, ad ogni costo, distruggere la cosa più grande, più bella e più santa che Dio ha creato: la VITA!

Se invochiamo la morte, dunque, se ci consumiamo per essa, se con essa stringiamo alleanza, se la consideriamo amica… siamo degni di essa! Apparteniamo ad essa!

Siamo, cioè, coloro che, seguendo e condividendo l’invidia del diavolo, ci opponiamo a tutto ciò che è vita, a tutto ciò che viene dalla vita, a tutta la pienezza che riempie la vita, a tutta la bellezza che c’è nella vita, a tutta la santità di cui la vita è rivestita e di cui è la massima espressione.

Questo versetto ci chiama dunque  a fare discernimento su queste cose, a verificare da che parte stiamo, a stabilire, consapevolmente, da che parte vogliamo stare, senza lasciarci trascinare dai venti di pseudoprogressismo, dalle bufere di retoricismo, dagli inganni della cultura moderna che fa, sfacciatamente, passare per buona e giusta anche la morte!

Se dunque questo è il nostro pensiero, se di questo siamo convinti, se con queste cose sta il nostro cuore, abbiamo l’obbligo di  esserne consapevoli, di affermarlo davanti a noi stessi, di dirsi chiaramente e coraggiosamente in faccia: io sto con la morte!

Non continuiamo ad ingannarci, non continuiamo ad illuderci, a fuggire a noi stessi, a rivestirci di una falsa veste di progressismo che ci rende orribili a noi stessi, non scegliamo la morte facendola passare come l’amica che ci toglie dai guai.

La vita è molto di più delle ansie e delle preoccupazioni quotidiane.

La vita è qualcosa di molto più grande, più immensa, più profonda, più preziosa di quanto il mondo voglia farla sembrare.

La vita è cosa sacra, perché viene dal 3 VOLTE SANTO!

Che io sia credente o meno, ateo convinto o per convenzione, per pigrizia o per formalismo… non c’entra con la realtà della Vita.

La Vita è al di sopra dei nostri scampoli di intelligenza; la vita è cosa buona, molto buona ed è al di sopra di ogni cosa…  per sua stessa natura.

L’uomo, qualunque uomo, indipendentemente dal suo credo religioso o politico, non può negare che la Vita viene prima della morte.

Il Dio della Vita ha sconfitto la Morte; l’uomo, impastato di vita, ma corrotto dalla morte, può scegliere, usando la sua intelligenza, e decidere se stare con il Vincitore o con il perdente.

La Vita ha trionfato!

La Morte è stata annientata!

Ora tocca a noi decidere con chi stare: con la Vita o con la Morte!

L’empio ha già scelto… tu, invece, puoi ancora scegliere!

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