lunedì 27 gennaio 2014


CANTO A TE, SIGNORE!

La poesia è il volo dell’anima, è il canto dello spirito, è la libertà del pensiero.

La poesia religiosa, in particolare, è l’espressione di una fede che viene dal profondo, che non si accontenta dello spazio mentale che gli viene messo a disposizione, ma ha bisogno di orizzonti più ampi, di spazi inesplorati per poter vivere pienamente quella spinta interiore che  porta l’anima a far festa, a cantare la gioia, a cogliere ciò che le parole stesse non riescono a cogliere e ad esprimere.

Chi scrive poesie ha un rapporto speciale con se stesso e con Dio, perché molto spesso la poesia è un dialogo fra l’anima e Dio, un dialogo diretto, personale, intimo ed universale allo stesso tempo.

Quando l’anima parla, non parla mai sola per sé, ma diventa espressione di un sentire collettivo in cui ogni uomo si ritrova e si rispecchia, è il soggettivo che diventa oggettivo, è l’individuale che diventa universale; la poesia annulla i confini delle parole ed apre ad un mondo fatto di mille colori, mille emozioni, mille movimenti, come un bimbo nel grembo materno, che si gira e si rigira, così è la poesia: un pensiero in gestazione che riesce finalmente a vedere la luce e a mostrare la bellezza di Dio ai ciechi e la Parola di Dio ai sordi, sì, perché la poesia parla al cuore e non ci sono né porte né portoni che non si aprano davanti al respiro profondo che è la parola poetica.

La poesia è l’esito di un parto: il pensiero che,  generato, si incarna nelle nostre emozioni e dà vita ad un canto splendido che sale in alto, per essere cantato dagli angeli, e scendere verso il basso per cogliere dell’uomo tutto il suo dolore,  ma anche tutta la sua capacità di ascoltare il canto degli angeli e sentirne il vibrare delle ali.

Se la poesia è tutto questo, non possiamo non approfittare dell’esperienza religiosa di tanti autori che hanno saputo cogliere il divino pur nella finitezza umana e ce ne hanno lasciato traccia, così da poter percorrere le stesse vie e fare gli stessi loro incontri.

Apriamo, dunque, un nuovo spazio: CANTO A TE, SIGNORE!, uno spazio per chiunque vorrà inviarci i suoi pensieri, poetici e non, per chiunque voglia rivolgere lo sguardo in alto verso il cielo e in basso nelle profondità dell’anima e coglierne le ferite, le gioie, le sorprese, le sofferenze ed innalzare verso il Signore, il Primo e il più grande dei Poeti, il suo grido di aiuto o soltanto il suo canto di gioia.

Aspettiamo fiduciosi le vostre poesie, anche in altre lingue, considerato che sono tantissimi quelli che ci seguono dall’estero, e che saluto affettuosamente.

In attesa delle vostre liriche, ve ne propongo una di BASILIO il GRANDE, che vuole essere un invito a tutti coloro che temono di aprire il proprio cuore a lasciarne fluire il suo canto… scriveteci… leggervi ci farà sentire più vicini… più uguali… più fratelli… più figli dello stesso Dio…

SCRIVIMI

Se mi ami, scrivimi,

ti prego; se sei imbronciato con me

scrivimi lo stesso,

a dispetto del tuo broncio.

Sarà sempre per me una grande gioia

ricevere una lettera da un amico,

anche se un po’ irritato.

Dunque, deciditi…

esci dalla tua indolenza!

E non dire

che non hai nulla da scrivere.

Se non hai nulla da scrivermi, scrivimi

che non hai nulla da scrivermi;

per me sarà già qualcosa

di importante e di bello!

(Basilio il Grande)
Riceviamo e pubblichiamo volentieri una poesia di Lucia  che ringraziamo per aver accolto il nostro invito e per aver voluto condividere con noi la sua fede e i suoi pensieri...
 
A Gesù Salvatore

Da  quando  sei  nato
tutto  è  cambiato,
una  nuova  era  è  cominciata,
una  luce  nuova
al  mondo  hai  portato.
Dio  Padre  sulla  terra
Ti  ha  mandato
e
Tu  obbediente fino  alla  Croce  sei  stato.
Il  Tuo  sacrificio
ha  cancellato  i  peccati
e
nel  Tuo  amore
ci  siamo  salvati.

(Lucia Difato)

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