lunedì 13 gennaio 2014


GLI APOFTEGMI DI ANTONIO IL GRANDE 

(2)
Il padre Antonio, volgendo lo sguardo all’abisso dei giudizi di Dio, chiese:
«O Signore, come mai alcuni muoiono giovani, altri vecchissimi?

Perché alcuni sono poveri, e altri ricchi?

Perché degli empi sono ricchi e dei giusti sono poveri?».

E giunse a lui una voce che disse:

«Antonio, bada a te stesso. Sono giudizi di Dio questi: non ti giova conoscerli»
 
Le risposte di Dio, quelle autentiche, ci sorprendono sempre, perché le sue vie non sono le nostre vie e i suoi pensieri non sono i nostri pensieri e quando l’uomo, presumendo di sé, vorrebbe fare da giudice al Grande Giudice allora supera ogni limite.
Regina et Mater Monachorum
ora pro nobis




 

Noi che non conosciamo giustizia e non sappiamo amministrare la giustizia vorremmo sindacare la giustizia dell’Unico Giusto!?

È vero che alcune situazioni di ciò che noi consideriamo ingiustizia emergono immediatamente agli occhi, ma è anche vero che molte di quelle ingiustizie sono conseguenze dell’incongruenza umana e non divina.

Il Giudizio divino è un abisso, ci dice Antonio, un abisso rispetto alla pochezza del nostro pensare.

Noi vorremmo scrutare i suoi abissi, ci sentiamo capaci di fare questo, quasi ce lo arroghiamo come diritto e come dovere… in realtà è soltanto l’abisso della nostra miseria che ci porta a questo.

Capita, molte volte, di sentir gente che pone quesiti su fatti reali o biblici, su quelli che considera ingiustizie, per esempio molti dicono:’’ Perché Dio ha permesso ad Adamo di peccare? Se lui non avesse peccato… noi non vivremmo così, per causa di un uomo perché dobbiamo pagare tutti noi?’’.

E poi ancora:’’ Perché ci manda i terremoti, perché fa morire tante persone innocente? Dov’è Dio? Perché permette questo? Perché ha permesso la strage degli innocenti? Come può essere  giusto se permette la morte di chi non ha colpe?’’ e così via, domanda dopo domanda si distrugge la Giustizia divina, quasi che l’uomo ritenesse di essere più giusto di Lui.

Spaventa vedere con quanta superficialità l’uomo si avvicina alla Giustizia divina, con quanta facilità vorrebbero far ragionare Dio secondo i suoi parametri umani, con quanta presunzione ci si permette di giudicare Dio, quasi si fosse alla pari, anzi… quasi ci si senta superiori a Lui e lo si accusa di ingiustizia. Quanta presupponenza c’è nell’uomo? Quanta boria! Quanta superbia!

Come si risponde, dunque, alle accuse che l’uomo muove a Dio?

Innanzitutto… molte volte, o quasi sempre, quelle che chiamiamo ‘’ingiustizie divine’’ sono frutto delle nostre vanità umane, della nostra presunzione e della nostra imprudenza, la responsabilità è unicamente nostra in virtù della libertà di scelta dataci all’origine; siamo noi che causiamo le stragi, come la casa dello studente crollata in Abruzzo nella quale sono morti tanti studenti: quella casa era stata costruita al di fuori delle regole, con sabbia e non con cemento… quel sangue innocente urla vendetta presso Dio, non è certamente Dio da mettere alla gogna, ma l’abusivismo umano!

In secondo luogo, il Signore le risposte ce le ha già fornite sin dall’inizio: se noi conoscessimo un po’ di più e un po’ meglio la Bibbia, la sua Parola,  che ci ha dato con larghezza e magnanimità, capiremmo che non ci ha tenuto nascosto nessun segreto, Egli ha sempre rivelato all’uomo i suoi giudizi, la sua logica è molto chiara, comprensibile a chiunque… a chiunque, ovviamente, si ponga come ascoltatore e non come inquisitore, come giudice supremo nei confronti di Dio.

 Le risposte ai nostri quesiti sono già stati scritti all’alba della Vita, ma noi pensiamo di sapere già tutto, per cui non andiamo più a cercar le risposte, giudichiamo e basta.

Se conoscessimo una milionesima parte della Parola dataci da Dio… quelle domande che tanto ci fanno sentire grandi e potenti… le butteremmo da soli nel cestino, comprenderemmo da soli la gravità della nostra presunzione.

Ed invece non conosciamo niente e siamo convinti di conoscere tutto!

Povero uomo! Povera Umanità! Ripiena di miseria e convinta di poter puntare il dito verso Dio!

I pensieri di Dio non sono i nostri pensieri! Ce l’ha detto chiaramente!

È questa l’unica Verità per l’uomo che crede, che crede in Dio… naturalmente!

Per l’uomo che crede solo in se stesso… la verità è un’altra… certo è una sua libertà costruirsi le verità che vuole… ma non può e non deve mai assegnare a Dio le sue misere verità!

Le nostre ingiustizie superano anche la capacità del mondo di contenerle, ma ci autoassolviamo sempre, sul banco degli imputati non restiamo che pochi attimi!

Le ingiustizie apparterrebbero, invece, tutte a Dio!

Certo che la scelleratezza umana non ha proprio limiti!

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