FOGLIO
LITURGICO SETTIMANALE
trentaquattreesima settimana
del Tempo ORDINARIO Anno C
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Cristo, Signore della pace e dell'unità |
Commento al Vangelo Lc 23,35-43
Sulla croce sembra finire tutto. Tutto sembra tornare come prima. Anzi, peggio di rima, perché il male sembra aver vinto ancora e le delusioni seguono le illusioni. Non è così. Gesù, morendo per noi, ha vinto e contemplarlo Crocifisso è vederlo Signore e Re, principio della nuova sapienza, amore senza limiti.
I capi, insieme ai soldati, lo deridono e scuotono il capo. Il solo pensiero dell’uomo – la propria salvezza – è sempre concepito a spese dell’altro, ma il contrario. Questa salvezza egoistica è perdizione, solo chi si perde per amore, si salva. A chi ci ha donato l’acqua della vita, abbiamo dato in cambio l’aceto della morte.
Il titulum inciso sulla croce è cosa seria. La signoria di Gesù è quella dell’amore, la sua debolezza è la forza di Dio. Bestemmia è non riconoscere un amore che si mostra, in croce, tutto svelato. Uno dei criminali a fianco del Signore lo intuisce ed entra in paradiso; l’altro è accecato e si dispera. Il ‘’buon ladrone’’ sente la vicinanza di Dio alla sua maledizione e si salva.
Ogni altro miracolo non ci avrebbe convinti del suo amore. L’impotente vicinanza e la solidarietà con la nostra morte tolgono ogni dubbio: Dio è amore e ci ama. È significativo che il ladrone in croce è l’unico che chiama Gesù per nome. Gesù: Dio salva. Muore a braccia aperte perché nessuno potesse sentirsi abbandonato, Gesù è l’Emanuele, il paradiso di Dio in mezzo a noi.
La grande preghiera di Gesù al Padre per i peccatori: ‘’Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno’’ dice tutta la misericordia di Dio. Sarà la stessa preghiera di quelli di Cristo , a cominciare dal diacono Stefano, primo martire.
Attorno alla croce ci sono molte persone: malfattori, popolo, capi, soldati… sono Gentili e Giudei. In realtà c’è tutta l’umanità, fin dal primo uomo. Golgota, vuol dire cranio. E lì – si pensa ò sia stato sepolto il primo uomo, Adamo, ad aver perso il paradiso.
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VITA PARROCCHIALE
Azione Cattolica Parrocchiale
UDIENZA GENERALE di PAPA FRANCESCO
Piazza San Pietro Mercoledì,
20 novembre 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! … Oggi proseguiamo sul tema della remissione
dei peccati, ma in riferimento al cosiddetto “potere delle chiavi”, che
è un simbolo biblico della missione che Gesù ha dato agli Apostoli.
Anzitutto dobbiamo ricordare che il protagonista del perdono dei peccati
è lo Spirito Santo. Nella sua prima apparizione agli Apostoli, nel
cenacolo, Gesù risorto fece il gesto di soffiare su di loro dicendo: «Ricevete
lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li
rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23). Gesù, trasfigurato
nel suo corpo, ormai è l’uomo nuovo, che offre i doni pasquali frutto della sua
morte e risurrezione. Quali sono questi doni? La pace, la gioia, il perdono dei
peccati, la missione, ma soprattutto dona lo Spirito Santo che di tutto questo
è la sorgente. Il soffio di Gesù, accompagnato dalle parole con le quali
comunica lo Spirito, indica il trasmettere la vita, la vita nuova rigenerata
dal perdono.
Ma prima di fare il gesto di soffiare e donare lo Spirito, Gesù mostra le
sue piaghe, nelle mani e nel costato: queste ferite rappresentano il prezzo
della nostra salvezza. Lo Spirito Santo ci porta il perdono di Dio “passando
attraverso” le piaghe di Gesù. Queste piaghe che Lui ha voluto conservare;
anche in questo momento Lui in Cielo fa vedere al Padre le piaghe con le quali ci
ha riscattato. Per la forza di queste piaghe, i nostri peccati sono perdonati:
così Gesù ha dato la sua vita per la nostra pace, per la nostra gioia, per il
dono della grazia nella nostra anima, per il perdono dei nostri peccati. È
molto bello guardare così a Gesù!
E veniamo al secondo elemento: Gesù dà agli Apostoli il potere di perdonare
i peccati. È un po’ difficile capire come un uomo può perdonare i peccati, ma
Gesù dà questo potere. La Chiesa è depositaria del potere delle chiavi,
di aprire o chiudere al perdono. Dio perdona ogni uomo nella sua sovrana
misericordia, ma Lui stesso ha voluto che quanti appartengono a Cristo e alla
Chiesa, ricevano il perdono mediante i ministri della Comunità. Attraverso il
ministero apostolico la misericordia di Dio mi raggiunge, le mie colpe sono
perdonate e mi è donata la gioia. In questo modo Gesù ci chiama a vivere la
riconciliazione anche nella dimensione ecclesiale, comunitaria. E questo è
molto bello. La Chiesa, che è santa e insieme bisognosa di penitenza, accompagna
il nostro cammino di conversione per tutta la vita. La Chiesa non è padrona del
potere delle chiavi, ma è serva del ministero della misericordia e si rallegra
tutte le volte che può offrire questo dono divino.
Tante persone forse non capiscono la dimensione ecclesiale del perdono,
perché domina sempre l’individualismo, il soggettivismo, e anche noi cristiani
ne risentiamo. Certo, Dio perdona ogni peccatore pentito, personalmente, ma il
cristiano è legato a Cristo, e Cristo è unito alla Chiesa. Per noi cristiani
c’è un dono in più, e c’è anche un impegno in più: passare umilmente attraverso
il ministero ecclesiale. Questo dobbiamo valorizzarlo; è un dono, una cura, una
protezione e anche è la sicurezza che Dio mi ha perdonato. Io vado dal fratello
sacerdote e dico: «Padre, ho fatto questo…». E lui risponde: «Ma io ti perdono;
Dio ti perdona». In quel momento, io sono sicuro che Dio mi ha perdonato! E
questo è bello, questo è avere la sicurezza che Dio ci perdona sempre, non si
stanca di perdonare. E non dobbiamo stancarci di andare a chiedere perdono. Si
può provare vergogna a dire i peccati, ma le nostre mamme e le nostre nonne
dicevano che è meglio diventare rosso una volta che non giallo mille volte. Si
diventa rossi una volta, ma ci vengono perdonati i peccati e si va avanti.
Infine, un ultimo punto: il sacerdote strumento per il perdono dei
peccati. Il perdono di Dio che ci viene dato nella Chiesa, ci viene
trasmesso per mezzo del ministero di un nostro fratello, il sacerdote; anche
lui un uomo che come noi ha bisogno di misericordia, diventa veramente
strumento di misericordia, donandoci l’amore senza limiti di Dio Padre. Anche i
sacerdoti devono confessarsi, anche i Vescovi: tutti siamo peccatori. Anche il
Papa si confessa ogni quindici giorni, perché anche il Papa è un peccatore. E
il confessore sente le cose che io gli dico, mi consiglia e mi perdona, perché
tutti abbiamo bisogno di questo perdono. A volte capita di sentire qualcuno che
sostiene di confessarsi direttamente con Dio…. Sì, come dicevo prima, Dio ti
ascolta sempre, ma nel sacramento della Riconciliazione manda un fratello a
portarti il perdono, la sicurezza del perdono, a nome della Chiesa.
Il servizio che il sacerdote presta come ministro, da parte di Dio, per
perdonare i peccati è molto delicato ed esige che il suo cuore sia in pace, che
il sacerdote abbia il cuore in pace; che non maltratti i fedeli, ma che sia
mite, benevolo e misericordioso; che sappia seminare speranza nei cuori e,
soprattutto, sia consapevole che il fratello o la sorella che si accosta al
sacramento della Riconciliazione cerca il perdono e lo fa come si accostavano
tante persone a Gesù perché le guarisse. Il sacerdote che non abbia questa
disposizione di spirito è meglio che, finché non si corregga, non amministri
questo Sacramento. I fedeli penitenti hanno il diritto, tutti i fedeli hanno il
diritto di trovare nei sacerdoti dei servitori del perdono di Dio.
Cari fratelli, come membri della Chiesa siamo consapevoli della bellezza di
questo dono che ci offre Dio stesso? Sentiamo la gioia di questa cura, di
questa attenzione materna che la Chiesa ha verso di noi? Sappiamo valorizzarla
con semplicità e assiduità? Non dimentichiamo che Dio non si stanca mai di
perdonarci; mediante il ministero del sacerdote ci stringe in un nuovo
abbraccio che ci rigenera e ci permette di rialzarci e riprendere di nuovo il
cammino. Perché questa è la nostra vita: rialzarci continuamente e riprendere
il cammino.
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