SANTA CATERINA LABOURE’
28 NOVEMBRE
Zoe Labourè nacque il 2 maggio 1806, ottava di
dieci figli di un piccolo proprietario terriero francese.
Fu l’unica della famiglia che non riuscì mai ad andare
a scuola; la madre morì quando lei aveva otto anni e dopo poco dovette
sostituire, in veste di casalinga e assistente del padre, la sorella Louise,
che lasciò la famiglia per diventare suora della Carità.
A 14 anni anche Zoe sentì di avere la vocazione per
la vita religiosa, ma il padre era contrario all’idea e la mandò a Parigi a
lavorare come cameriera nel caffè di uno dei suoi fratelli. Ma ciò non produsse
nessun effetto e il padre dovette accettare la sua richiesta concedendole il
permesso di entrare nelle suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, con il
nome di Caterina, poi passò nel convento in rue du Bac a Parigi.
Il giorno d’inizio delle celebrazioni per la
traslazione delle reliquie di S. Vincenzo de’ Paoli ebbe la sua prima visione. Il
27 novembre le apparve la Madonna in piedi su una sfera, con raggi di luce che
uscivano dalle sue mani, circondata dalle parole ‘’O Maria generato senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te ’’.
Quando la Madonna si girò di spalle, Caterina vide
una M maiuscola con una croce sopra e due cuori
sotto, uno incoronato di spine l’altro trafitto da una spada.
Una voce le diceva di imprimere la visione su un
medaglione, con la promessa della grazia a chi lo avesse portato con devozione.
Caterina si confidò con il suo confessore che
riuscì ad ottenere il permesso dall’arcivescovo di Parigi di far coniare il
medaglione. Nel giugno 1832 furono prodotte le prime 1500 medaglie miracolose
4 anni dopo, l’arcivescovo di Parigi aprì un’inchiesta
su queste visioni, ma Caterina non volle presentarsi per non perdere l’anonimato;
il tribunale alla fine diede un giudizio favorevole all’autenticità delle sue
visioni.
Una delle conversioni più conosciute ad opera della
medaglia miracolosa è quella dell’ebreo alsaziano Alfonso di Ratisbona,
inizialmente molto riluttante, ma che avendo accettato di portare la medaglia
ed ebbe una visione uguale a quella di Caterina; divenne cristiano, poi
sacerdote, infine fondò la Congregazione di Notre-Dame de Sion e i Padri di
Sion.
La conversione di Alfonso di Ratisbona fu
utilizzata per la causa di beatificazione di Caterina.
Caterina trascorse il resto della sua vita nel
convento a Engien- Revilly come custode, badando al pollame o assistendo gli
anziani nell’ospizio, restando nascosta e silenziosa. I superiori la definirono
‘’piuttosto insignificante, prosaica e
non irritabile, fredda quasi apatica’’.
Solo 8 mesi prima di morire confidò la grazia
ricevuta alla sua superiora, suor Dufes.
Dopo la sua morte, si narra che un ragazzo di 12
anni, storpio dalla nascita, sia guarito dopo essere stato portato sulla sua
tomba.
Caterina Labourè è stata canonizzata nel 1947; le
sue reliquie si trovano nella cappella del convento di rue du Bac, dove aveva
avuto le visioni.
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