mercoledì 27 novembre 2013


CAMMINIAMO SULLA STRADA
CHE HAN PERCORSO I SANTI TUOI...
 
SANTA CATERINA LABOURE’

28 NOVEMBRE

Zoe Labourè nacque il 2 maggio 1806, ottava di dieci figli di un piccolo proprietario terriero francese.

Fu l’unica della famiglia che non riuscì mai ad andare a scuola; la madre morì quando lei aveva otto anni e dopo poco dovette sostituire, in veste di casalinga e assistente del padre, la sorella Louise, che lasciò la famiglia per diventare suora della Carità.

A 14 anni anche Zoe sentì di avere la vocazione per la vita religiosa, ma il padre era contrario all’idea e la mandò a Parigi a lavorare come cameriera nel caffè di uno dei suoi fratelli. Ma ciò non produsse nessun effetto e il padre dovette accettare la sua richiesta concedendole il permesso di entrare nelle suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, con il nome di Caterina, poi passò nel convento in rue du Bac a Parigi.

Il giorno d’inizio delle celebrazioni per la traslazione delle reliquie di S. Vincenzo de’ Paoli ebbe la sua prima visione. Il 27 novembre le apparve la Madonna in piedi su una sfera, con raggi di luce che uscivano dalle sue mani, circondata dalle parole ‘’O Maria generato senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te ’’.

Quando la Madonna si girò di spalle, Caterina vide una M maiuscola con una croce sopra e due cuori  sotto, uno incoronato di spine l’altro trafitto da una spada.

Una voce le diceva di imprimere la visione su un medaglione, con la promessa della grazia a chi lo avesse portato con devozione.

Caterina si confidò con il suo confessore che riuscì ad ottenere il permesso dall’arcivescovo di Parigi di far coniare il medaglione. Nel giugno 1832 furono prodotte le prime 1500 medaglie miracolose

4 anni dopo, l’arcivescovo di Parigi aprì un’inchiesta su queste visioni, ma Caterina non volle presentarsi per non perdere l’anonimato; il tribunale alla fine diede un giudizio favorevole all’autenticità delle sue visioni.

Una delle conversioni più conosciute ad opera della medaglia miracolosa è quella dell’ebreo alsaziano Alfonso di Ratisbona, inizialmente molto riluttante, ma che avendo accettato di portare la medaglia ed ebbe una visione uguale a quella di Caterina; divenne cristiano, poi sacerdote, infine fondò la Congregazione di Notre-Dame de Sion e i Padri di Sion.

La conversione di Alfonso di Ratisbona fu utilizzata per la causa di beatificazione di Caterina.

Caterina trascorse il resto della sua vita nel convento a Engien- Revilly come custode, badando al pollame o assistendo gli anziani nell’ospizio, restando nascosta e silenziosa. I superiori la definirono ‘’piuttosto insignificante, prosaica e non irritabile, fredda quasi apatica’’.

Solo 8 mesi prima di morire confidò la grazia ricevuta alla sua superiora, suor Dufes.

Dopo la sua morte, si narra che un ragazzo di 12 anni, storpio dalla nascita, sia guarito dopo essere stato portato sulla sua tomba.

Caterina Labourè è stata canonizzata nel 1947; le sue reliquie si trovano nella cappella del convento di rue du Bac, dove aveva avuto le visioni.

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