venerdì 22 novembre 2013


CAMMINIAMO SULLA STRADA
CHE HAN PERCORSO I SANTI TUOI...

B. MICHELE AGOSTINO PRO
23 NOVEMBRE

Miguel Pro Juarez nacque a Guadalupe, in Messico, il 13 gennaio del 1891.
Ebbe un'adolescenza felice e piacevole, durante la quale recepì l'esempio dei genitori, molto devoti.
Il mestiere del padre, ingegnere minerario, costringeva la famiglia a trasferirsi continuamente.
Per dargli una maggiore stabilità e una buona istruzione, a dieci anni, fu mandato nel collegio dei gesuiti di S. Josè, a Città del Messico.
Poco dopo il suo arrivò iniziò a manifestare i primi sintomi di una malattia di cui avrebbe sofferto per tutta la vita.
A quindici anni terminò la sua istruzione primaria;  diventò segretario di suo padre e passava il suo tempo libero svolgendo attività di carità tra i poveri e gli ammalati.
Successivamente trascorse un periodo di crisi spirituale, ma quando una delle sue sorelle entrò nel noviziato per diventare monaca, lui decise di entrare nella Compagnia di Gesù a EL  Llano nel Michoacan. Due anni dopo pronunciò i voti perpetui semplici.
Nel frattempo la situazione politica in Messico si stava deteriorando; un generale ribelle, Venustiano  Carranza, e un bandito, Pancho Villa, oppositori del dittatore Porfirio Diaz, avevano preso come particolare bersaglio la Chiesa cattolica.
Un gruppo di uomini di Carranza saccheggiò l’edificio principale del noviziato e la biblioteca e la congregazione fu costretta a disperdersi.
Michele rimase per un anno in California e circa dieci anni in Spagna per studiare teologia.
Il 30 agosto 1925 fu ordinato sacerdote; la malattia si riacutizzò e dovette sottoporsi a numerose operazioni dolorose; ma lui non permise mai al dolore e alla pena di diventare un peso per gli altri e li nascose con la consueta allegria.
L’anno successivo tornò in Messico, proprio quando il governo aveva dichiarato illegale i servizi religiosi nelle chiese messicane, aprendo la strada a nuove persecuzioni.
Michele cominciò a svolgere il suo ministero clandestinamente, esponendosi a un grande pericolo.
Per tutto questo riceveva forza dalla preghiera giornaliera, offrendo se stesso a Dio  per il bene del suo Paese e dei suoi fratelli Umberto e Roberto che contribuivano alla stampa e alla diffusione della Lega per la difesa della libertà religiosa.
Il 18 novembre 1927 fu arrestato insieme ai fratelli ed accusato di essere stato l’ideatore di un attentato  contro il presidente Alvaro Obregon.
Non esistevano prove né contro di lui né contro i fratelli, ma il generale Obregon decise di usare Michele come esempio per tutti i cattolici, nonostante il responsabile dell’attentato si fosse costituito.
Non vi fu processo né nessuna procedura giudiziaria, il 23 novembre Michele fu preso e fucilato da un plotone di esecuzione.
Mentre aspettava che fosse dato l’ordine di sparare, formò una croce con le braccia e disse con voce ferma: VIVA CRISTO REY.
Anche Umberto fu giustiziato, mentre Roberto fu liberato all’ultimo momento.
Il tentativo del governo di spaventare i cattolici fallì, perché circa ventimila persone assistettero alla sua sepoltura e la notizia della sua morte giunse in tutto il mondo, divenendo uno dei martiri più conosciuti dei tempi moderni.

È stato beatificato il 25 settembre 1988.

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