sabato 29 novembre 2014

IN PARADISO NON SI VA CON I PIEDI, 
MA CON IL CUORE

Appena qualche settimana fa abbiamo commentato il caso di   Brittany, la ragazza ammalata di  tumore che aveva deciso di ‘’lasciarsi morire’’ a 29 anni, perché (secondo la scienza) le restavano pochi mesi di vita.
Pur nella drammaticità della situazione, resta la gravità della decisione.
A questa scelta, fa eco la vicenda di  Tugce Albayarak,  morta, a 23 anni, per aver difeso due ragazzine…
Ma vediamo i fatti…

29.11.2014.
"Nei giardini del paradiso non si entra con i piedi, ma con il cuore", aveva scritto Tugce nell'ultimo messaggio postato sul suo profilo Facebook prima della tragedia. E non c'è dubbio, che lei ci sia entrata di diritto. Avrebbe compiuto 23 anni. E proprio nel giorno del suo compleanno il padre della giovane ha deciso di staccare la spina alle macchine che tenevano in vita la sua bambina. Una morte cerebrale che non dava più speranze ai familiari dell' "angelo del McDonalds", l'appellativo che Tugce si era guadagnata a seguito del gesto eroico che le è costato la vita.
Un venerdì sera di due settimane fa. Una serata come tante, fra amici. Dopo la discoteca Tugce e la sua compagnia si dirigono in un McDonald's di Offenbach. Chiacchierano, si divertono. All'improvviso la giovane e una sua amica sentono delle urla provenire dal bagno. Tugce accorre in soccorso e trova due ragazzine di circa 13 anni molestate pesantemente da dei ragazzi di poco più grandi, evidentemente sbronzi, Tugce interviene, li mette in fuga. Sembra finita lì. E invece no, non per Tugce. Che dopo circa un'ora viene aggredita da uno dei diciottenni, Sanel, che le tira un pugno alla tempia.
Tugce cade, batte violentemente la testa, perde molto sangue.
Trasportata in ospedale e operata d'urgenza. Non c'è nulla da fare.
Due settimane di coma. Di morte cerebrale. Poi i familiari decidono di lasciarla andare. E di donare i suoi organi, affinché Tugce possa salvare altre vite. La Germania tutta piange il suo angelo, chiede la medaglia al merito per questa giovane e coraggiosa donna, che ha dato la sua vita per salvarne altre due. Ora, dopo la donazione degli organi autorizzata dalla famiglia, altre tre, quattro, cinque.
Nel frattempo l'aggressore è in carcere, ma si rifiuta di parlare. Delle due 13enni nessuna traccia. Sparite nel nulla. L'ultimo appello del padre di Tugce è per loro: "Mia figlia vi ha salvate e ha fatto tutto perché non vi succedesse niente. Forse si è sacrificata per voi. Perciò vi scongiuro: per favore, andate alla polizia, rendete la vostra testimonianza! Tugce non tornerà, ma voi glielo dovete, di testimoniare!".

Cos’hanno in comune e cos’hanno di diverso queste due  vicende?
In comune hanno l’età: due ragazze giovanissime.
In entrambi i casi, sembra che l’ultima parola l’abbia avuta la scienza: nel primo caso, sulla base di una ‘’morte certificata scientificamente’’, la ragazza rinuncia ai suoi ultimi giorni, lasciando vincere la morte; per lei ‘’vivere’’ probabilmente significava solo consumare giorni su questa terra, non aveva in sé la speranza e il desiderio della vera Vita, non ha saputo andare oltre il visibile, il percepibile, oltre la materia di cui siamo composti e in cui siamo immersi.
Nel secondo caso, invece, apparentemente sembra che a vincere sia stata ancora la morte e la scienza, con lo staccare la spina che la teneva in vita artificialmente, in realtà quella morte è stata sconfitta dal desiderio di vita: Tugce è morta perché credeva nella vita, in quella terrena ed in quella eterna, e il suo gesto ne è la testimonianza.
Se Brittany ha deciso di morire guardando solo a se stessa, si è percepita come una porta ormai destinata inevitabilmente ad essere chiusa; Tugce è morta per difendere la vita, per proteggere la vita, ha rischiato la sua  per salvare quella altrui; verrebbe da dire che ci vuole coraggio per affrontare un gruppo di ragazzi sbronzi e violenti, in realtà non è il coraggio quello che ci vuole… ma l’Amore.
Certi gesti si possono fare solo se mossi dall’Amore!
Il coraggio c’entra poco, perché l’Amore contiene già in sé tutti gli ingredienti e tutti gli strumenti per osare sfidare anche l’impossibile!
Tugce, mossa dall’Amore, non ha pensato alle conseguenze per sè, ha soltanto pensato all’ingiustizia che si stava commettendo, non ha fatto calcoli come Brittany: che cosa mi succederà? Quanti giorni mi resteranno? E se poi  vorranno vendicarsi? Devo intervenire o far finta di niente?
Tugce si è precipitata spinta da qualcosa di più grande dei propri calcoli, qualcosa che le ha permesso di superare le proprie paure e quell’indifferenza che ormai caratterizza i nostri tempi.
Lo vediamo, assistiamo ogni giorno a ciò che le telecamere agli angoli delle strade riprendono: gente che passa indifferente vicino a chi viene picchiato barbaramente per i motivi più diversi.
E vediamo anche i piccoli eroi quotidiani che per difendere gli altri ci rimettono la vita.
Ciò che emerge da queste due vicende è un fatto molto sconcertante: pur essendo immersi in una cultura di morte, la Vita trova sempre il modo di vincere e stravolgere quelle che sembrano regole ormai consolidate e socialmente accettate; il Bene è sempre più forte del Male, ha una Forza in più, una spinta in più, ed agisce in tutti, indipendentemente dall’età o da altre variabili umane, basta lasciar aperta la porta del cuore e lasciare che l’Amore ne prenda possesso.
Tugce aveva capito molto bene questo meccanismo: aveva capito che il nostro traguardo è il Paradiso e che in Paradiso… non si entra né con i piedi né con la testa… in Paradiso si entra con il cuore… perché è lì che abita l’Amore!
Al gesto di Brittany, schieratasi con la Morte, Tugce risponde sfidando la Morte e aprendosi alla vita.
Un esempio brillante, una testimonianza indiscutibile… la Morte è stata sconfitta una volta per tutte e tutti coloro che in questo crederanno… potranno fare altrettanto… Tugce ci ha creduto ed ha agito di conseguenza… dando così conferma alla Verità:  il suo è stato davvero un … morire con dignità!
Non ha scelto di morire, ma per difendere la Vita si è trovata faccia a faccia con la morte… questa morte che le ha strappato un corpo, (resosi ancora utile anche quando ha smesso di battere),  non ha potuto strapparle la Vita… perché ha creduto in quello che il Signore ha detto: … non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. (Mt 10, 24-33).

Tugce ci ha dato una testimonianza forte e chiara:
-          solo rinunciando al Male possiamo testimoniare il Bene;
-          non dobbiamo temere gli uomini del mondo, non dobbiamo temere coloro che possono uccidere il corpo, ma che non possono uccidere né arrecare danno all’anima che sola vive ed ha vita;
-       se proprio nel nostro cuore deve dimorare un timore, sia piuttosto di Colui che è Signore delle nostre anime  e della Vita Vera! 





SI', ACCENDIAMO UNA LUCE PER TUGCE… 
PERCHÉ LEI HA TENUTO ACCESA
QUELLA DELLA VITA E DELLA SPERANZA... 
LA LUCE DELL’AMORE CHE SCONFIGGE LA MORTE...


... ED E’ NELL’ANNUNCIARE LA MORTE… 

CHE PROCLAMIAMO LA RESURREZIONE DI CRISTO… 

IN ATTESA DELLA SUA VENUTA!







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