domenica 16 novembre 2014


PANE SPEZZATO

''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
PARTE SECONDA
Capitolo 6
II. SALOMONE E LA RICERCA DELLA SAPIENZA
I re devono ricercare la sapienza

II PARTE

PER RIFLETTERE INSIEME…
Riprendiamo la nostra riflessione sulle parole ‘’ricerca’’ e ‘’Sapienza’’ contenute nel titolo del 6° capitolo del Libro della Sapienza.
L’ultima volta abbiamo parlato della ‘’Ricerca’’ come attività mentale di tipo logico-razionale e come attività spirituale da portare avanti per l’intero arco della nostra vita.
La ricerca spirituale deve essere un impegno continuo, una tensione mai spenta, un desiderio mai consumato, mai logoro, perché quando si ha a che fare con le Verità di Fede nessun traguardo è mai quello definitivo, c’è sempre altro e tanto di più da comprendere, da conoscere, da ascoltare.

Affrontiamo oggi il concetto di ‘’SAPIENZA’’ e chiediamoci: che cos’è la Sapienza e il sapiente per la Chiesa e che cos’è la Sapienza  e il sapiente per il mondo?  
Ovviamente, anche in questo caso, ci sono due modi diversi di intendere la sapienza e il sapiente.

Innanzitutto bisogna dire che quanto più la Chiesa ha smesso di parlare della Sapienza di Dio, tanto più il mondo ne ha strumentalizzato il concetto, infarcendolo di intrugli pericolosi e dannosi, trasformandola in ‘’cosa di questo mondo’’, dandole così un’identità che niente ha più a che fare con il suo significato biblico.
Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capire dove sta la vera difficoltà e dove sta l’inganno del mondo.

Per quanto riguarda la Chiesa, la Sapienza di Dio fa sicuramente da filo conduttore ad ogni momento liturgico, ad ogni celebrazione, ma non appare quasi mai in primo piano; fa da supporto, sì, ma resta nascosta; è sottointesa nelle parole, nei gesti, anche nei fatti, ma quasi mai appare esplicitamente per quella che veramente è: Potenza di Dio!
Per gli addetti ai lavori (sacerdoti, vescovi…) sicuramente non è una ‘’Sconosciuta’’, perché ogni cosa è rivestita della Sapienza di Dio, questo è chiaro e saldo nei loro cuori e nelle loro parole, ma per la restante parte forse questo attributo di Dio sfugge, per non dire che è ignorato, da buona parte dei fedeli.
La Sapienza fa da protagonista e quindi viene espressamente citata solo in poche occasioni come quella della Cresima o nella catechesi per la preparazione a tale Sacramento… o in altri sporadici momenti in cui si leggono brevi brani tratti dalla Sapienza… poi si tace - o quasi - per il resto dell’anno se non della vita intera.
 Possiamo anche concludere che questo grande attributo di Dio non è affatto conosciuto ed anche quando se ne parla lo si fa sempre in maniera molto limitata, qualche accenno o poco più.
Possiamo ancora dire che come lo Spirito Santo è il Grande Sconosciuto della Trinità, così la Sapienza è la Grande Sconosciuta degli Attributi di Dio.
Viene da sé la giustificazione che: non si può certamente pensare di poter esaurire o perlomeno occuparsi di tutto ciò che riguarda la Persona di Dio, sarebbe impensabile una cosa simile! La grandezza di Dio chi la può misurare!?
Certo che l’Onnipotenza e l’Onniscienza di Dio sono incomprensibili all’uomo, che può solo a malapena sfiorarli, la nostra conoscenza e la nostra esperienza di Dio, per quanto possa essere vasta, non potrà mai essere completa o avvicinarsi minimamente alla completezza… è chiaro che la distanza tra noi e la Sapienza e la Grandezza di Dio è incalcolabile!
Su questo sono perfettamente d’accordo, tuttavia non posso non riflettere su una cosa: molte volte capita di sentire domande su… perché questo, perché quello… domande relative ai fatti raccontati nei Vangeli nei quali magari manca qualche tassello… sembra che la nostra attenzione sia più rivolta verso ciò che manca e non verso ciò che c’è, ciò che abbiamo e sappiamo; un esempio per tutti: in tutti e quattro i Vangeli manca la parte relativa all’adolescenza e alla giovinezza  di Gesù, tranne pochi accenni come il ritorno dall’Egitto, lo smarrimento nel tempio… la vita di Gesù resta nel silenzio, nell’ombra, fino all’inizio della vita pubblica a 30 anni.
C’è un periodo lunghissimo della sua vita completamente sconosciuto, di cui non si parla da nessuna parte. L’immaginario umano, non accettando il silenzio dei Vangeli, ha voluto riempire questo periodo producendo film relativi a questa fase della vita di Gesù riempiendoli di contenuti inesistenti, facendogli fare e dire cose inesistenti, inventando situazioni inverosimili; prendendo inizialmente spunto dai vangeli apocrifi, ma poi infarcendoli di cose non scritte da nessuna parte, ma che purtroppo vengono fatte passare per vere; lo sappiamo bene che davanti allo schermo la distanza tra realtà, storia e finzione è piuttosto ridotta se non annullata, soprattutto se il lavoro è tecnicamente ben fatto; ciò che interessa è la mercificazione di idee e conoscenze, in questo caso relative alla fede, perché tutto ha un prezzo e solo questo, a quanto pare, conta; che si distorca o si inventino situazioni inesistenti non importa, che si disorienti la fede di milioni di persone… non importa, che ci si appropri e si inventi la Vita  di un Dio… neanche questo importa!
Dove voglio arrivare dicendo questo?
Semplicemente ad una riflessione: se la nostra ragione individua delle carenze, dei vuoti nella vita dei grandi personaggi e fra questi mettiamoci pure il Figlio di Dio, Gesù Cristo, immediatamente cerca di colmarli inventandosi anche l’inverosimile, diventa quasi una necessità colmare un vuoto storico; se invece ci sono delle conoscenze molto chiare, definite, documentate anche, come tutto quello che ci viene rivelato nella Bibbia, quelle vengono ignorate perchè non accendono né la curiosità né l’immaginario, vengono semplicemente messe da parte, per quella maniacale e quanto mai pericolosa tendenza dell’uomo a cercare ciò che non c’è, piuttosto che a comprendere ciò che c’è.
Mi spiego meglio: ciò che non viene detto della vita di Gesù accende dibattiti e suscita curiosità, ciò che invece è ben esplicitato sia nella vita di Gesù che nella conoscenza del Padre viene semplicemente ignorato come a dire: ciò che abbiamo e conosciamo preferiamo ignorarlo, ciò che non abbiamo e non conosciamo ce lo inventiamo, deformando così anche quello che abbiamo.
Mi sembra un meccanismo perverso e contorto, ma è questa la verità: la Sapienza di Dio non è un mistero, è quanto mai visibile, esplicitata e raccontata non solo dall’intera Bibbia, ma da tutto il Creato, dall’intero Cosmo regolato in maniera impeccabile in ogni sua più piccola particella, ma questo a nessuno interessa, anzi è una verità piuttosto scomoda, meglio ignorarla, meglio occuparsi della sapienza dell’uomo, delle sue conquiste, meglio evidenziare la grandezza della sapienza umana ed oscurare quella divina: la concorrenza è sempre meglio annientarla!
Sì, perché tutto viene letto e vissuto in termini commerciali, concorrenziali e competitivi: la concorrenza è sempre un nemico che va tolto di mezzo al più presto, fosse anche Dio, anzi… prima di tutto Dio!
Resta però il fatto (e meno male!) che … nonostante la volontà e l’impegno dell’uomo di voler oscurare la Verità… i suoi tentativi vanno sempre in frantumi: la Verità è che… la Sapienza di Dio ci circonda, ci abbraccia da tutte le parti, non ci è ignota, è talmente visibile e riscontrabile intorno a noi, dentro e fuori di noi, è  talmente parte sostanziale di noi al punto da non rendercene conto.
La Sapienza non va cercata con il lumicino, basta chiederla, basta desiderarla… ed è pronta lì… per noi, per tutti… per sempre!
Il problema vero è che… nessuno la chiede, nessuno la desidera, nessuno vuole conoscerla, impregnato com’è della sua sapienza personale, chiuso nel suo recinto intellettuale ed ideologico, tutto preso di sé e dai suoi meriti, dalle sue conquiste e dalle sua tuttologìa personale.
Cosa farcene della sapienza divina?
Cosa può darci o dirci in più di ciò che già abbiamo raggiunto, capito, sperimentato?
Oggi si sta lentamente, e con grande difficoltà, scoprendo l’altro grande attributo di Dio: la Sua Misericordia, grazie agli ultimi due papi, papa Francesco e san Giovanni Paolo II, che hanno preso sul serio l’esperienza di suor Faustina Kowalska; perché si comprenda la portata della Sapienza divina… bisognerà forse aspettare… chissà… qualche altro papa che ne faccia la scoperta?… ma a parte la battuta che, mi rendo conto lascia un po’ l’amaro in bocca, davvero ci è sconosciuta la Sapienza di Dio!
Non avendo Essa nessun posto nella nostra vita, nel nostro pensiero e neanche nella nostra fede (se non solo in alcuni limitati casi ed un posto piuttosto risicato!), ecco che la sapienza del mondo viene ad occupare tutto lo spazio vuoto, riempiendolo di concetti e di illusioni che, nel fare il loro corso, creano non pochi danni all’intera nostra vita fisica, morale nonchè spirituale.
La Sapienza di Dio attraversa, permea tutta la Storia dell’Umanità, la Storia della Salvezza, la Sua Parola stessa è frutto della Sua Sapienza, la sapienza stessa dell’uomo è scintilla della Sapienza divina!
Dove e da chi poter ascoltare parole più sapienti?
’Da chi andremo? Solo TU hai Parole di Vita Eterna!’’
La Sapienza si è fatta Parola.. e questa Parola non ci è rimasta sconosciuta, non è rimasta seduta sul Trono nei Cieli, non è rimasta avvolta nel silenzio, non è rimasta lontana dall’uomo… la Sapienza di Dio si è fatta Uomo, è scesa tra gli uomini, ha parlato agli uomini, ha guidato ed insegnato agli uomini… ha salvato e redento gli uomini… non è rimasta nel Mistero ma si è Rivelata in tutta la sua magnificenza e potenza… ma a noi uomini tutto questo non interessa… perché è cosa scontata, è entrata a far parte del nostro abitudinario vivere, di quelle cose trite e ritrite che non dicono più niente perché abbiamo perso la capacità di stupirci, perché siamo convinti che non ci siano più novità nel Cristianesimo… mentre noi siamo sempre alla ricerca dello scoop… della notizia dell’ultima ora, di quella notizia che strabilia per l’orrore e la violenza di ciò che accade nel mondo.
Non siamo aperti alle novità del cuore che ci scombussolano e ci ricostruiscono dentro, ma solo all’informazione giornalistica che ci scorre addosso e ci violenta psicologicamente; non ci lasciamo più stupire dalla Parola di Dio, perché siamo convinti di conoscerla già tutta, di averla compresa già tutta, di possederla già tutta!
E ciò che siamo convinti di possedere non ci stupisce più; entra a far parte dell’abitudinario e così si spegne lentamente… fino a morire!
Se solo pensassimo che la Sapienza è scesa dal Trono presso Dio ed è venuta ad abitare in mezzo a noi incarnandosi in un Corpo umano: vi sembra cosa di poco conto?
Come può non scuoterci questo? Come può lasciarci indifferenti tutto questo? Come può non accendere il nostro cuore e riempirlo di meraviglia e di stupore?
Noi accendiamo facilmente la fantasia, ma non sappiamo più accendere il nostro cuore!
Quale altra notizia mondana potrà mai superare Questa in bellezza e splendore?
In Potenza e magnificenza? In novità, originalità, freschezza… rinnovamento?
Quale altra notizia potrà mai starle alla pari? Sostituirla in importanza, necessità e Forza?
Se non avvertiamo il battito accelerato del cuore nel contemplare questa Notizia… allora temo che neanche il cardiologo più quotato potrà rianimare un cuore … ormai morto!
Non ci sono defibrillatori così potenti da riportare in vita un cuore che tace di fronte al sussulto dell’Universo intero, di fronte ad un Cosmo che esulta tutto nel Suo Creatore, che lo anima, lo rinnova, lo restaura, lo ama, lo genera e lo custodisce!
Come non avvertire il fremito della Potenza di Dio, della Sapienza di Dio che investe e riveste tutte le cose, tutte le creature!?
Non l’avvertiamo perché siamo … già morti… morti dentro, morti nella novità del cuore… morti per un’overdose di notizie che ci violentano ogni giorno, che ci tolgono la speranza ogni giorno, che ci creano illusioni, delusioni, amarezze, paure, panico, angosce… abituati alla violenza delle notizie non sappiamo più contemplare la pace della Bella Notizia!
Povera Umanità!
 Immersa totalmente nella sua miseria mondana, fatta di apparenza e di superficialità, che devastano e stravolgono l’umano bisogno di cose grandi, belle e buone!
La Sapienza che abita presso Dio, prende parte attiva nella nostra vita, da protagonista, fa da Guida, da Maestra…
La Sapienza di Dio è perfetta.
La Sapienza di Dio è eterna.
La Sapienza di Dio conosce ogni cosa.
La Sapienza di Dio permea ogni cosa.
La Sapienza di Dio ama ogni cosa.
La Sapienza di Dio crea ogni cosa.
La Sapienza di Dio regola ogni cosa.
La Sapienza di Dio dice ogni cosa.
La Sapienza di Dio ascolta ogni cosa.
La Sapienza di Dio interviene in ogni cosa.
La Sapienza di Dio dà tutto a tutti!
La Sapienza di Dio è TUTTA IN TUTTI!
Questo elenco non vuole essere una semplice lode poetica, ma esprimere la Verità sulla Sapienza di Dio e farci riflettere sullo stato di salute della nostra fede: noi siamo immersi nella Sapienza di Dio, ma preferiamo ignorare questa Verità, questa realtà, semplicemente perché non siamo in grado di accettare che … la sapienza umana è poco meno che un lumicino di fronte alla magnificenza e alla perfezione di quella Divina, Sole che illumina, Fuoco che riscalda, Fornace ardente che mai si consuma, Fonte d’Acqua viva che non conosce limiti né temporali né spaziali!
La Sapienza di Dio è una Fonte inesauribile… come non provare stupore incontenibile di fronte ad un’immensità simile?
No, non siamo più capaci di questo!
Siamo stati avvelenati nel cuore; siamo stati derubati della nostra creaturalità!
Siamo stati trasformati in robot… programmabili e sprogrammabili a piacimento, a secondo dell’orientamento culturale che i mass media vogliono darci in questo o in quell’altro momento storico.
Non siamo più padroni di noi stessi.
Siamo pilotati dalle regole delle telecomunicazioni, siamo stati privati del nostro diritto alla Bella Notizia, al punto tale che sia la ‘’Bella Notizia’’ di ordine spirituale che  la ‘’bella notizia’’ di ordine mondano… non fanno… più notizia!
L’unica notizia che attira la nostra attenzione è quella riguardante la ‘’sapienza umana’’ che scopre lentamente le regole del microcosmo e del macrocosmo… dimenticando che tanto l’uno tanto l’altro hanno origine dalla Sapienza di Dio!
Ma ribadire questo significa far crollare tutta l’impalcatura del perfezionismo e del perfettismo umano, considerato il non plus ultra della sapienza.
Sono rare le persone, anche di fede, che hanno saputo riconoscere la grandezza della Sapienza divina e Salomone ne è sicuramente l’esempio eccellente, il modello non solo per tutti i cristiani, ma direi per l’intera umanità.
Egli riconosce la grandezza e la magnificenza di questo dono e sa che è frutto della Grazia di Dio, non una sua conquista personale o un dono ricevuto per meriti; lui si rende conto di non aver parole per esprimere la Sapienza di Dio e le meraviglie che Essa opera in chi la chiede con cuore sincero.
Salomone aveva il cuore aperto alle cose di lassù, lo sguardo rivolto al Cielo e contemporaneamente anche alla terra: sapeva di avere una grande responsabilità nel governare un popolo e sapeva, pur essendo uomo di grande cultura, di non avere né mezzi né conoscenze tali da amministrare con giustizia le tante esigenze di un popolo così numeroso. Nella sua umiltà ha chiesto a Dio di sostenerlo e di infondere in lui il Suo Spirito di Sapienza, soltanto così sarebbe stato sicuro di amministrare correttamente e degnamente un regno.
Con senso pratico, Salomone guarda al mondo e si rende conto di tutto il lavoro che c’è da fare, con spirito d’umiltà riconosce di non potercela fare da solo e chiede, implora la Sapienza dall’Unico Vero Sapiente che può dispensare Sapienza a chi gliene chiede.
Da qui il sottotitolo di questo sesto capitolo: i re devono ricercare la Sapienza.
Un richiamo specifico, un’affermazione e un invito chiari nel concetto e nella destinazione: i re, soprattutto loro, coloro che si apprestano ad esercitare un potere fondato sulla legalità e sulla giustizia, per la sicurezza e la crescita del proprio popolo, sono loro i primi a dover chiedere la Sapienza.
In tutti questi millenni, di re che si sono avvicendati sui troni della storia umana ce ne sono stati tanti… ma di re come Salomone non ne son più nati, questo lo sappiamo… la cosa strana è che nessuno si è mai chiesto il perché!
La Storia ha preso semplicemente atto della straordinaria sapienza salomonica, diventata un’icona storica, un tassello ‘’eccellente’’ della Storia umana, ma a nessuno è venuto in mente di  ‘’imitare’’ Salomone, di prenderlo come esempio della propria vita; lo si considera ‘’Storia da archiviare’’, una realtà non più verificabile per l’eccezionalità del caso… se ne prende semplicemente atto, a volte anche con un po’ di scetticismo, qualcuno, magari, pensa che possa anche essere un’esagerazione delle Scritture, qualcuno storce un po’ il naso, qualcun altro fa orecchie da mercante, qualcun altro pensa che sia un fatto singolo e isolato, impossibile da ripetersi nella storia umana.
Chissà perché, c’è da chiedersi però, di fronte ai grandi fatti della storia umana che implicano un intervento divino, anche così palese e storicamente provato e documentato, chissà perché la prima reazione che emerge (e alla quale purtroppo ci si ferma) è quella del rifiuto del suo effettivo verificarsi, dell’incredulità che limita lo stupore e impedisce l’accoglienza del mistero;  si è immediatamente propensi alla sua negazione, a prendere le distanze dai fatti per non rischiare di essere coinvolti in qualcosa che non si saprebbe comprendere in tutta la sua grandezza e la sua bellezza!?
Quest’atteggiamento di incredulità o di rifiuto riguarda tanto gli uomini di fede quanto quelli che non credono, tanto la Chiesa quanto quelli che ad essa si oppongono.
L’ incapacità di contenere nello spazio ristretto del proprio cuore e della propria mente l’immensità della Grazia divina porta, l’uomo di fede e non, a negare l’evidenza, a ritenerla una favola, un racconto per ragazzini, un imbroglio, addirittura, alle spalle dei creduloni che si lasciano intondire  dalle fandonie di una Chiesa che cerca ‘’di portare il lettore a credere che tutto l’antico Testamento sia come un ascensore che porta dal pian terreno (la Genesi) al terrazzo dell’ultimo piano dove atterrano gli elicotteri degli angeli ed arcangeli...’’ così come afferma un certo G. A.  che dice di aver seguito tante catechesi nella sua gioventù e che pertanto è pronto per commentare il Libro della Sapienza ‘’secondo se stesso’’.
Per quanto riguarda la Sapienza data ai re dell’A. T.  così egli conclude: ‘’Basta seguire l’incongruenza di una figura come Saul o la “suinità” ipocrita di un uomo tanto importante come Davide o ancora la debolezza di un regno come quello di Salomone che ha saputo costruire solo per sé e non per il futuro. Tante altre volte abbiamo dovuto constatare durante la storia di questo popolo  l’abbandono di Dio ed il ricorso a dèi stranieri (in pratica alla superstizione e simili). Gli accadimenti negativi nella storia d’Israele (emblematica la deportazione) sono stati oggetto di strumentalizzazione da parte degli ebrei prima e della chiesa di Roma poi. Quest’ultima ha impostato lo sviluppo storico del rapporto tra Dio e gli uomini come se Dio fosse stato un padre all’antica (cinghia di cuoio per il bambino per le sue malefatte), per poi fargli fare bella figura quando avrebbe offerto all’umanità su un piatto d’argento suo “figlio” Gesù con relativo sacrificio della propria vita come uomo.’’
Dire che una simile conclusione è aberrante è dir poco, ma ciò che più colpisce è l’impostazione ‘’altalenante e incongruente’’ di tutto il suo ragionamento: passa da un elogio a una demonizzazione dello stesso testo, passa dall’applauso e dalla condivisione di alcuni passaggi del Libro della Sapienza alla sua totale negazione, considerandolo addirittura blasfema.
Parlare di incoerenza non è sufficiente, perché oserei dire che l’incoerenza fosse addirittura voluta, per confondere, mistificare meglio le sue teorie; da una parte, infatti, sembra dire che la sua non è una condanna dei testi sacri, dall’altra si scaglia furiosamente contro le verità di fede, i dogmi, la Chiesa e i suoi ministri.
In questo modo, però, contribuisce ad affondare la rivelazione divina, a creare dubbi e ad oscurare o contraffare i temi e le verità che stanno alla base del Cristianesimo e… considerato l’ ‘’analfabetismo religioso’’ dei nostri tempi, è chiaro che la presa che ha sui lettori è piuttosto forte.
Ma vediamo nello specifico la sua posizione, per poter trarre con maggiore consapevolezza le conclusioni; egli dice che quello che è contenuto nel Libro della Sapienza: ‘’ Sono solo illazioni, puntualizzano l’attenzione più che sulla “sapienza” che gli ebrei avrebbero ricevuto da Dio “in quantità superiore”, più che sul collegamento col Nuovo Testamento e con l’arrivo di Gesù, semplicemente sul tentativo dell’autore di conferire agli Ebrei della comunità di Alessandria doti di superiorità per spingerli a credere di più in se stessi e a vantarsi di questa superiorità di fronte proprio a quegli Egiziani che erano i discendenti degli antichi loro padroni.’’
Scopo del Libro della Sapienza, dunque, secondo il nostro amico, è una semplice strategia letteraria, fatta di congetture, così organizzata per dare importanza e superiorità agli Ebrei sugli Egiziani.
Ma che cosa se ne facevano gli Ebrei di tale superiorità?
A cosa gli sarebbe servita? Dovrebbe spiegarcelo meglio il nostro amico!
Dall’elogio che Salomone farà della Sapienza, prima afferma che si tratta di: ‘’Tanti meravigliosi aggettivi che oggi potrebbero essere riassunti con “la sapienza è neutra, non ha una sua morale perché la morale è nel cuore e nella coscienza dell’uomo e non nella sapienza, nella scienza, nelle scoperte che si fanno sulla natura umana e dell’universo intero”.
Poi continua condividendo l’elogio di Salomone: “La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. E' un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra.’’
Afferma, subito dopo, che questo concetto che segue vale l’eternità della creazione:
“(la Sapienza) E' un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della sua bontà. Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti.’’ E ancora dice che Salomone  afferma una cosa molto importante: “Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza. Essa in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di astri; paragonata alla luce, risulta superiore; a questa, infatti, succede la notte, ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere.’’
E conclude dicendo che ‘’E’ tanto bello questo modo di esprimersi, tanto carico di concetti positivi che non è necessario aggiungere commenti’’.
Nel capitolo otto l’esaltazione della sapienza, da parte sua, cresce ancora di più: “Essa manifesta la sua nobiltà, in comunione di vita con Dio, perché il Signore dell'universo l'ha amata. Essa infatti è iniziata alla scienza di Dio e sceglie le opere sue.’’
Ed ecco dove lui individua l’apice della Sapienza: ‘’le quattro virtù cardinali discendono dalla sapienza’’.
Ora, trovare un nesso logico tra queste ultime affermazioni, in cui lui condivide la lode alla Sapienza… e quanto affermato nel versetto iniziale, dove disprezza la Sapienza… mi sembra impresa tanto eroica… quanto insensata!
Come si fa a sostenere l’elogio della Sapienza e a dire, contestualmente, che Essa non ha una morale, perché la morale non è nella sapienza ma nella scienza dell’uomo!?
La spiegazione è semplice: da una parte confonde, come d’altronde fanno in tanti, il concetto di Sapienza divina con quella di sapienza umana, dall’altra le unifica e così facendo le vanifica entrambe.
Il concetto di Sapienza divina non ha niente a che fare con quello di sapienza umana: se non si comprende bene la differenza si finisce col cadere, inevitabilmente, nell’equivoco in cui è caduto il nostro amico.
La prima differenza consiste nel fatto che la Sapienza, in un contesto di spiritualità, è intesa come ‘’Sapienza delle cose divine, conoscenza delle cose di Dio’’; volendo essere più precisi e chiari sentiamo dalla voce di papa Francesco che cos’ è la vera Sapienza, mentre la spiega ai fedeli presenti in piazza san Pietro il 9 aprile scorso, durante l’udienza del mercoledì:
‘’Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Iniziamo oggi un ciclo di catechesi sui doni dello Spirito Santo. Voi sapete che lo Spirito Santo costituisce l’anima, la linfa vitale della Chiesa e di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con noi. Lo Spirito Santo sta sempre con noi, sempre è in noi, nel nostro cuore.
Lo Spirito stesso è “il dono di Dio” per eccellenza (cfr Gv 4,10), è un regalo di Dio, e a sua volta comunica a chi lo accoglie diversi doni spirituali. La Chiesa ne individua sette, numero che simbolicamente dice pienezza, completezza; sono quelli che si apprendono quando ci si prepara al sacramento della Confermazione e che invochiamo nell’antica preghiera detta “Sequenza allo Spirito Santo”. I doni dello Spirito Santo sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.
1. Il primo dono dello Spirito Santo, secondo questo elenco, è dunque la sapienza. Ma non si tratta semplicemente della saggezza umana, che è frutto della conoscenza e dell’esperienza. Nella Bibbia si racconta che Salomone, nel momento della sua incoronazione a re d’Israele, aveva chiesto il dono della sapienza (cfr 1 Re 3,9). E la sapienza è proprio questo: è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. E’ semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. Questa è la sapienza. Alcune volte noi vediamo le cose secondo il nostro piacere o secondo la situazione del nostro cuore, con amore o con odio, con invidia… No, questo non è l’occhio di Dio. La sapienza è quello che fa lo Spirito Santo in noi affinché noi vediamo tutte le cose con gli occhi di Dio. E’ questo il dono della sapienza.
2. E ovviamente questo deriva dalla intimità con Dio, dal rapporto intimo che noi abbiamo con Dio, dal rapporto di figli con il Padre. E lo Spirito Santo, quando abbiamo questo rapporto, ci dà il dono della sapienza. Quando siamo in comunione con il Signore, lo Spirito Santo è come se trasfigurasse il nostro cuore e gli facesse percepire tutto il suo calore e la sua predilezione.
3. Lo Spirito Santo rende allora il cristiano «sapiente». Questo, però, non nel senso che ha una risposta per ogni cosa, che sa tutto, ma nel senso che «sa» di Dio, sa come agisce Dio, conosce quando una cosa è di Dio e quando non è di Dio; ha questa saggezza che Dio dà ai nostri cuori. Il cuore dell’uomo saggio in questo senso ha il gusto e il sapore di Dio. E quanto è importante che nelle nostre comunità ci siano cristiani così! Tutto in loro parla di Dio e diventa un segno bello e vivo della sua presenza e del suo amore. E questa è una cosa che non possiamo improvvisare, che non possiamo procurarci da noi stessi: è un dono che Dio fa a coloro che si rendono docili allo Spirito Santo. Noi abbiamo dentro di noi, nel nostro cuore, lo Spirito Santo; possiamo ascoltarlo, possiamo non ascoltarlo. Se noi ascoltiamo lo Spirito Santo, Lui ci insegna questa via della saggezza, ci regala la saggezza che è vedere con gli occhi di Dio, sentire con le orecchie di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le cose con il giudizio di Dio. Questa è la sapienza che ci regala lo Spirito Santo, e tutti noi possiamo averla. Soltanto, dobbiamo chiederla allo Spirito Santo.
Pensate a una mamma, a casa sua, con i bambini, che quando uno fa una cosa l’altro ne pensa un’altra, e la povera mamma va da una parte all’altra, con i problemi dei bambini. E quando le mamme si stancano e sgridano i bambini, quella è sapienza? Sgridare i bambini – vi domando – è sapienza? Cosa dite voi: è sapienza o no? No! Invece, quando la mamma prende il bambino e lo rimprovera dolcemente e gli dice: “Questo non si fa, per questo…”, e gli spiega con tanta pazienza, questo è sapienza di Dio? Sì! E’ quello che ci dà lo Spirito Santo nella vita! Poi, nel matrimonio, per esempio, i due sposi – lo sposo e la sposa – litigano, e poi non si guardano o, se si guardano, si guardano con la faccia storta: questo è sapienza di Dio? No! Invece, se dice: “Beh, è passata la tormenta, facciamo la pace”, e ricominciano ad andare avanti in pace: questo è sapienza? [la gente: Sì!] Ecco, questo è il dono della sapienza. Che venga a casa, che venga con i bambini, che venga con tutti noi!
E questo non si impara: questo è un regalo dello Spirito Santo. Per questo, dobbiamo chiedere al Signore che ci dia lo Spirito Santo e ci dia il dono della saggezza, di quella saggezza di Dio che ci insegna a guardare con gli occhi di Dio, a sentire con il cuore di Dio, a parlare con le parole di Dio. E così, con questa saggezza, andiamo avanti, costruiamo la famiglia, costruiamo la Chiesa, e tutti ci santifichiamo. Chiediamo oggi la grazia della sapienza. E chiediamola alla Madonna, che è la Sede della sapienza, di questo dono: che Lei ci dia questa grazia. Grazie!’’.
Credo che non si possa esprimere con parole più chiare e semplici questo grande dono dello Spirito.
Sapienza è, dunque, guardare il mondo con gli occhi di Dio, il che è tutt’altra cosa che guardare il mondo con gli occhi del mondo, perché quando il mondo guarda se stesso finisce con l’autocontemplarsi,  autocelebrarsi, perdendo così la sua obiettività, quel senso di verità che è parte
integrante della Sapienza stessa: Sapienza è Verità; ma il mondo la verità la distorce, la mistifica, l’amplifica o la nega a suo piacimento, la taglia a sua misura, la relativizza: se non possiede dunque la verità assoluta, come potrebbe mai possedere la vera Sapienza?
Se Dio, invece, è Verità, allora Dio è Sapienza, da Lui  e solo da Lui possiamo attingere, come Salomone, per le nostre ‘’faccende quotidiane’’, proprio come gli esempi portati da papa Francesco: nel rapporto con i figli, con la famiglia, con gli amici, con i governanti, nei nostri piccoli e grandi problemi quotidiani.
Restando sul concetto di Verità, ritorniamo alle affermazioni del nostro amico G. A., il quale ad un certo punto esordisce così: ‘’Se la colpa dei nostri progenitori fosse stata quella di aver tentato di scoprire il mistero del Bene e del Male sarebbe proprio una colpa? O non sarebbe piuttosto la giusta ricerca della verità da parte dell’uomo?’’.
Poi, come se niente fosse, continua dicendo che l’autore (del Libro della Sapienza): ‘’Ha appena detto una cosa di una tale importanza che merita un elogio particolare. Ha detto: “perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo, come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?”. E’ quello che io con umiltà e modestia mi chiedo per me stesso ed è quello che illustri scienziati si chiedono da sempre: tra di loro ci sono quelli che scoprono Dio osservando le stelle e quelli che meditando sulla voracità misteriosa di un buco nero si spaventano e rinnegano che esista un creatore.
Ci sono quelli che osservando il DNA dell’uomo e le migliaia di iniziative che la struttura molecolare si prende, si meraviglia che ancora ci sia gente che non riesce a credere a Dio, ma ci sono anche quelli che di fronte ad un virus mutante che combatte vittoriosamente contro i nostri anticorpi  maledice Dio, perché permette che in Congo o in Uganda muoiano migliaia di bambini per un’epidemia qualunque, dalla malaria all’Aids, dalla lebbra al virus ebola, dalla meningite al morbillo.’’
Segue poi un elogio della sapienza umana: ‘’Uomini che oltre duemila anni fa sapevano gestire  l’agricoltura con precisione matematica in Egitto grazie ai loro studi per gestire le proprietà terriere prima e dopo le piene del Nilo o che erano riusciti a immaginare la terra come una sfera e addirittura  a misurare la circonferenza all’altezza dell’equatore con una semplice osservazione di ombre di un palo sul terreno ed un banale calcolo di trigonometria.’’.
Come possiamo notare, continua la confusione sul concetto di Sapienza, che viene scambiata per conoscenza delle cose terrene, con la bravura nei calcoli matematici, con le ipotesi scientifiche, le teorie e i teoremi per capire e modificare il mondo. Tutto questo non ha niente a che fare con il concetto di Sapienza, che riguarda il comportamento dell’uomo, la posizione  e la risposta dell’uomo nei confronti di Dio e del prossimo, più che le sue congetture filo-socio-matematico-scientifiche.
Tante volte Dio ha infuso la sua Sapienza in uomini e donne perfettamente ignoranti, analfabeti addirittura, essi hanno manifestato una tale altezza di pensiero e di conoscenza che fa rabbrividire: pensiamo al curato d’Ars, ritenuto incapace di esercitare il sacerdozio, ma che è diventato ‘’il santo dei sacerdoti’’; a San Giuseppe da Copertino, che si riteneva un ‘’asino’’ e che è diventato ‘’il santo degli studenti’’; a tante sante totalmente analfabete che hanno scritto libri  in latino e spiegato, in perfetto linguaggio teologico, i misteri della redenzione; molti di coloro che sono stati dichiarati ‘’Dottori della Chiesa’’ possedevano appena i rudimentali strumenti del leggere e dello scrivere,
Dal sito’’ http://www.monasterovirtuale.it/dottori.html ‘’ leggiamo una definizione su di essi: ‘’I Dottori della Chiesa sono uomini e donne che per la loro santità e per la loro eminente dottrina, testimoniata specialmente negli scritti, sono stati proclamati tali dall'autorità della Chiesa. La sapienza che si riconosce ai Dottori ha le sue radici nella rivelazione biblica dove non è mai separata da una profonda povertà di spirito: la sapienza viene da Dio e non dall'uomo. Nel Vangelo, poi, la sapienza non è tanto una scienza teorica e astratta, ma la capacità di trasformare la vita per mezzo delle opere.
La conoscenza dei misteri della fede che i Dottori testimoniano è un dono che risponde alla loro intensa passione per la ricerca, resa splendida e ancor più credibile dalla santità e dalla semplicità della loro vita.’’.
Ritroviamo in questa definizione la stretta connessione fra Sapienza e Verità, oltre ad una conferma che esse nulla hanno a che fare con numeri, teorie e sperimentazioni scientifiche, perché la vera Sapienza ha sede nell’anima non nella testa.
Quando la si esercita con la testa, si rischia di cadere nel madornale errore che fa il nostro amico, il quale  parlando del passaggio del Mar Rosso così afferma: ‘’il vero scopo del libro è di far fare agli Egiziani una triste figura raccontando tutto il male possibile dei loro antenati.’’
Più che ridicola, questa affermazione la definirei infantile, banalmente infantile!
Giungendo al termine della sua disquisizione sulla Sapienza, così egli si esprime: ’’La conclusione è una specie di follia della natura per poter dire che Dio ha magnificato il suo popolo in tutti i modi, sia quelli naturali, sia con fenomeni imprevedibili e sovrannaturali. Esso è come un gran canestro in cui qualcuno ha voluto mettere ogni tipo di frutta o di ortaggio, per questo ci trovi frutti bellissimi, anche artistici e mele marce, frutti dolci e ortaggi amari.
Il commento è ovviamente negativo perché troviamo affermazioni di princìpi troppo rigidi e rigidamente legati alla mentalità ebraica e del Dio degli ebrei dell’Antico Testamento. E’ tutto materiale in contrasto pieno con il comandamento di Gesù e perciò consideriamo ingiustificato il consiglio generale di utilizzare il testo dell’Antico Testamento  come opera “sacra” perché “dettata da Dio”.
Anche se ci sono delle pagine interessanti da un punto di vista letterario e per una documentazione storica sugli eventi dell’epoca in cui è stato scritto ed anche relativamente ai tempi antichi, la negatività rispetto alle nostre tesi può essere ben evidenziata dalla scelta dei passi essenziali di cui vi riproponiamo qualche esempio:
-          La negazione della speranza in un aldilà:
-Un’ipotesi di immortalità: è sinonimo di superbia perché siamo comunque sempre e solo degli animali pensanti, forse con un’anima, certamente con un’autocoscienza, ma sempre animali: “Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo”.  Una bestemmia che oggi anche la chiesa di Roma considererebbe peccato solo pensarla: “Meglio essere senza figli e avere la virtù, poiché nel ricordo di questa c'è immortalità”.
-          La conferma che gli ebrei sono convinti (o erano, spero) che Dio ama solo il suo “popolo eletto”, mentre odia tutti gli altri popoli: ’’Tu odiavi gli antichi abitanti della tua terra santa, perché compivano delitti ripugnanti’’.
-          La condanna astratta che l’individuo innocente deve subire secondo gli ebrei perché appartiene ad una stirpe maledetta fin da principio: “sebbene tu non ignorassi che la loro razza era perversa e la loro malvagità naturale e che la loro mentalità non sarebbe mai cambiata, perché era una stirpe maledetta fin da principio.’’
-          Una contraddizione tra la possibilità di pentirsi ed il dover nascere col segno del peccato originale: “Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini; inoltre hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza perché tu concedi dopo i peccati la possibilità di pentirsi”.
-          Un finale che riassume la tracotanza, la superbia e l’orgoglio ingiustificati che gli ebrei devono sentirsi dentro perché sono il popolo “coccolato” da Dio: “In tutti i modi, o Signore, hai magnificato e reso glorioso il tuo popolo e non l'hai trascurato assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo.’’
-
Dopo queste affermazione e controaffermazioni non so che dire?
Non so se ridere o piangere!
Se arrabbiarmi o commiserare colui o coloro che condividono questo modo di pensare!
Viene da ridere… per la superba convinzione, del nostro amico, di essere nel giusto, quando i ragionamenti esposti cozzano visibilmente l’uno contro l’altro, si contraddicono e si annullano da soli, da una parte l’autore loda ed esalta la Sapienza, dall’altra nega e distrugge ciò che ha appena finito di apprezzare: come prendere sul serio ragionamenti simili?
Viene da piangere… perché questi ragionamenti ‘’strambi, incoerenti, illogici,’’ sono largamente condivisi, sono presi per ‘’buoni’’ solo perché si oppongono alla dottrina della Chiesa, vengono accettati acriticamente, per partito preso, senza ragionarci sopra.
Come rispondere a tutto questo?
Alle sconcertanti e fantomatiche conclusioni proposte dal nostro caro amico, facciamo rispondere alcune persone molto più qualificate di me:
-          La prima è santa Teresa d’Avila, augurandoci che il Signore voglia guarire anche la nostra cecità e quella di tutti coloro che continuano a trattare delle cose dello spirito con uno sguardo storico, socio-culturale, che più che ‘’mondano’’ è ‘’personalizzato’’,  conseguenza cioè delle proprie personali (e spesso distorte) convinzioni; dice santa Teresa: ‘’Avete guarito (Signore) la mia cecità, con la benda che ricoprì i vostri occhi divini e la mia vanità con la vostra crudelissima corona di spine. Oh, Signore, Signore! Tutto questo ferisce più profondamente chi vi ama. Mi conforta solo il pensiero che, una volta conosciuta la mia cattiveria, la vostra misericordia sarà lodata per sempre. Ciò nonostante, non so se questa pena potrà abbandonarmi fino a che, vedendovi faccia a faccia, spariscano tutte le miserie della nostra mortalità… Oh, con quanto ritardo si sono accesi i miei desideri e come voi, Signore, vi siete invece adoperato per tempo a chiamarmi perché mi dedicassi tutta a voi! Forse che, Signore, voi abbandonate il miserabile, o allontanate il povero mendico quando vuole avvicinarsi a voi? Hanno forse un limite, Signore, le vostre grandezze o la magnificenza delle vostre opere? Oh, mio Dio e misericordia mia!’’. (‘’ESCLAMAZIONI DELL’ANIMA A DIO’’)
-          Diamo adesso la parola a santa Caterina da Siena, che in un passaggio del ‘’Trattato della Provvidenza’’ ci rende noto ciò che Dio le rivela durante le estasi e che si fonde perfettamente con quanto affermato dalla CEI: Cristo, Sapienza di Dio incarnata tra gli uomini, è la fonte della vita e della felicità eterna”.
Durante una delle sue estasi, Dio dice a Caterina: « Mandai el Verbo dell’unigenito mio unico Figliuolo (el quale fu figurato per Eliseo) che si conformò con questo figliuolo morto, per l’unione della natura divina unita con la natura vostra umana. Con tutte le membra si unì questa natura divina, cioè con la potenza mia, con la sapienza del mio Figliuolo e con la clemenzia dello Spirito santo, tutto me, Dio, abisso di Trinità, conformato e unito con la natura vostra umana. »
-          Facciamo concludere a Pierangelo Sequeri, che in un articolo riportato su Avvenire del 28 settembre scorso, cala la Sapienza di Dio nella nostra quotidianità e ci dà le istruzioni per ‘’l’uso’’: ‘’Meglio di suor Maria Rosa non saprei proprio dirlo: - Tante persone agiscono senza consultare il Signore; se lo facessero, quante cose cambierebbero, quanti cuori si aprirebbero all’amore di Dio, Padre Misericordioso che ci aspetta per farci grazia.-
Gli ecclesiastici non sono certo esonerati. Al contrario, devono essere i primi ad accendere il gesto che indica ‘’la prima consultazione’’ che deve essere cercata. Se ci consultiamo solo tra di noi e poi invochiamo Dio sui giochi fatti, la cosa non promette nulla di buono. Dio deve illuminarci, non tagliare il nastro e benedire l’impianto elettrico già predisposto.
La preghiera è una cosa seria: chiede a Dio anche la fede, figurati il resto.
La preghiera chiede perché il vero credente è anche sempre consapevole dello scarto incolmabile fra la sua contorta intelligenza e la cristallina sapienza di Dio, fra il suo incerto volere e la graziosa determinazione di Dio, fra i suoi confusi affetti e la signorile fedeltà di Dio.
Dunque, la preghiera appare la forma pura della fede, che si raccoglie nell’ascolto della Parola di Dio e si mette in posizione di adorante gratitudine, pronta a ricevere i doni di - Colui che opera in noi il volere e l’agire, conformemente alla nostra buona volontà - (Sant’ Agostino).
L’occasione di preghiera è seria, non c’è dubbio…
La preghiera preceda e accompagni ogni azione, senza stancarsi mai.
Senza la presunzione dei perfetti, senza lo scoraggiamento dei rassegnati.
Se ti consulti con Dio, prima di giudicare, la Parola che è necessaria ti raggiungerà.
E non tornerà a Lui senza effetto.
La fede non è un puntiglio nostro da difendere, è una forza di Dio da chiedere.
Prendiamolo sul serio, con spirito e cuore bambino, questo invito alla preghiera.
Se vogliamo quello che vuole Dio, la fede sposta le montagne. Le fa lievitare, persino!’’.

Sapienza è, dunque, far le cose in Dio, per Dio, con Dio… consigliarsi con Lui prima di agire invece di chiedergli di approvare ciò che noi abbiamo deciso di fare: siamo noi che dobbiamo realizzare la Sua Volontà e non Lui la nostra, perché è Lui la Fonte della Sapienza…non noi!
Detto con Gesù: ‘’Il mio cibo è fare la Volontà del Padre’’.
Questa è Sapienza!
Detto con Maria: ‘’Ecco, sono l’ancella del Signore, si compia in me la Sua Parola’’.
 Questa è Sapienza!
Salomone la Sapienza gliel’ha chiesto in dono… e Dio gliel’ha data immediatamente e molto volentieri… e noi? Noi cosa gli chiediamo?
È forse Dio che non vuole darci la Sua Sapienza o noi che non vogliamo chiedergliela?
È Lui che non crede in noi o noi che non crediamo in Lui?

Il Signore accende la sapienza dell’uomo, se l’uomo ha il coraggio e l’umiltà di attingere dalla Sapienza di Dio.
Già… coraggio e umiltà! Due doti in discesa vertiginosa! Scarsamente quotati nella Borsa dei valori cristiani e non!

Occorre riscoprire il coraggio di ‘’chiedere’’, con l’insistenza della donna del Vangelo, chiedere di ‘’poter e saper usare’’ le cose di Dio… con rettitudine, onestà, giustizia e Sapienza divina… secondo la Sua e non la nostra Volontà

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