PANE SPEZZATO
''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
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II. SALOMONE E LA RICERCA DELLA SAPIENZA
I re devono ricercare la sapienza
II PARTE![]() |
PER RIFLETTERE INSIEME… |
L’ultima
volta abbiamo parlato della ‘’Ricerca’’ come attività mentale di tipo
logico-razionale e come attività spirituale da portare avanti per l’intero arco
della nostra vita.
La
ricerca spirituale deve essere un impegno continuo, una tensione mai spenta, un
desiderio mai consumato, mai logoro, perché quando si ha a che fare con le
Verità di Fede nessun traguardo è mai quello definitivo, c’è sempre altro e
tanto di più da comprendere, da conoscere, da ascoltare.
Affrontiamo
oggi il concetto di ‘’SAPIENZA’’ e chiediamoci: che cos’è la Sapienza e il
sapiente per la Chiesa e che cos’è la Sapienza
e il sapiente per il mondo?
Ovviamente,
anche in questo caso, ci sono due modi diversi di intendere la sapienza e il
sapiente.
Innanzitutto
bisogna dire che quanto più la Chiesa ha smesso di parlare della Sapienza di
Dio, tanto più il mondo ne ha strumentalizzato il concetto, infarcendolo di
intrugli pericolosi e dannosi, trasformandola in ‘’cosa di questo mondo’’, dandole così un’identità che niente ha più
a che fare con il suo significato biblico.
Ma
andiamo per ordine e cerchiamo di capire dove sta la vera difficoltà e dove sta
l’inganno del mondo.
Per
quanto riguarda la Chiesa, la Sapienza di Dio fa sicuramente da filo conduttore
ad ogni momento liturgico, ad ogni celebrazione, ma non appare quasi mai in
primo piano; fa da supporto, sì, ma resta nascosta; è sottointesa nelle parole,
nei gesti, anche nei fatti, ma quasi mai appare esplicitamente per quella che
veramente è: Potenza di Dio!
Per
gli addetti ai lavori (sacerdoti, vescovi…) sicuramente non è una
‘’Sconosciuta’’, perché ogni cosa è rivestita della Sapienza di Dio, questo è
chiaro e saldo nei loro cuori e nelle loro parole, ma per la restante parte forse
questo attributo di Dio sfugge, per non dire che è ignorato, da buona parte dei
fedeli.
La
Sapienza fa da protagonista e quindi viene espressamente citata solo in poche occasioni
come quella della Cresima o nella catechesi per la preparazione a tale
Sacramento… o in altri sporadici momenti in cui si leggono brevi brani tratti
dalla Sapienza… poi si tace - o quasi
- per il resto dell’anno se non della vita intera.
Possiamo anche concludere che questo grande
attributo di Dio non è affatto conosciuto ed anche quando se ne parla lo si fa
sempre in maniera molto limitata, qualche accenno o poco più.
Possiamo
ancora dire che come lo Spirito Santo
è il Grande Sconosciuto della Trinità, così la Sapienza è la Grande Sconosciuta degli Attributi di Dio.
Viene
da sé la giustificazione che: non si può certamente pensare di poter esaurire o
perlomeno occuparsi di tutto ciò che riguarda la Persona di Dio, sarebbe
impensabile una cosa simile! La grandezza di Dio chi la può misurare!?
Certo
che l’Onnipotenza e l’Onniscienza di Dio sono incomprensibili all’uomo, che può
solo a malapena sfiorarli, la nostra conoscenza e la nostra esperienza di Dio,
per quanto possa essere vasta, non potrà mai essere completa o avvicinarsi
minimamente alla completezza… è chiaro che la distanza tra noi e la Sapienza e
la Grandezza di Dio è incalcolabile!
Su
questo sono perfettamente d’accordo, tuttavia non posso non riflettere su una
cosa: molte volte capita di sentire domande su… perché questo, perché quello… domande relative ai fatti raccontati
nei Vangeli nei quali magari manca qualche tassello… sembra che la nostra
attenzione sia più rivolta verso ciò che manca e non verso ciò che c’è, ciò che
abbiamo e sappiamo; un esempio per tutti: in tutti e quattro i Vangeli manca la
parte relativa all’adolescenza e alla giovinezza di Gesù, tranne pochi accenni come il ritorno
dall’Egitto, lo smarrimento nel tempio… la vita di Gesù resta nel silenzio,
nell’ombra, fino all’inizio della vita pubblica a 30 anni.
C’è
un periodo lunghissimo della sua vita completamente sconosciuto, di cui non si
parla da nessuna parte. L’immaginario umano, non accettando il silenzio dei
Vangeli, ha voluto riempire questo periodo producendo film relativi a questa
fase della vita di Gesù riempiendoli di contenuti inesistenti, facendogli fare
e dire cose inesistenti, inventando situazioni inverosimili; prendendo inizialmente
spunto dai vangeli apocrifi, ma poi infarcendoli di cose non scritte da nessuna
parte, ma che purtroppo vengono fatte passare per vere; lo sappiamo bene che davanti
allo schermo la distanza tra realtà, storia e finzione è piuttosto ridotta se
non annullata, soprattutto se il lavoro è tecnicamente ben fatto; ciò che
interessa è la mercificazione di idee e conoscenze, in questo caso relative
alla fede, perché tutto ha un prezzo e solo questo, a quanto pare, conta; che
si distorca o si inventino situazioni inesistenti non importa, che si
disorienti la fede di milioni di persone… non importa, che ci si appropri e si
inventi la Vita di un Dio… neanche
questo importa!
Dove
voglio arrivare dicendo questo?
Semplicemente
ad una riflessione: se la nostra ragione individua delle carenze, dei vuoti
nella vita dei grandi personaggi e fra questi mettiamoci pure il Figlio di Dio,
Gesù Cristo, immediatamente cerca di colmarli inventandosi anche l’inverosimile,
diventa quasi una necessità colmare un vuoto storico; se invece ci sono delle
conoscenze molto chiare, definite, documentate anche, come tutto quello che ci
viene rivelato nella Bibbia, quelle vengono ignorate perchè non accendono né la
curiosità né l’immaginario, vengono semplicemente messe da parte, per quella
maniacale e quanto mai pericolosa tendenza dell’uomo a cercare ciò che non c’è, piuttosto che a comprendere ciò che c’è.
Mi
spiego meglio: ciò che non viene detto della vita di Gesù accende dibattiti e
suscita curiosità, ciò che invece è ben esplicitato sia nella vita di Gesù che
nella conoscenza del Padre viene semplicemente ignorato come a dire: ciò che abbiamo e conosciamo preferiamo
ignorarlo, ciò che non abbiamo e non conosciamo ce lo inventiamo, deformando
così anche quello che abbiamo.
Mi
sembra un meccanismo perverso e contorto, ma è questa la verità: la Sapienza di
Dio non è un mistero, è quanto mai visibile, esplicitata e raccontata non solo
dall’intera Bibbia, ma da tutto il Creato, dall’intero Cosmo regolato in
maniera impeccabile in ogni sua più piccola particella, ma questo a nessuno
interessa, anzi è una verità piuttosto scomoda, meglio ignorarla, meglio occuparsi
della sapienza dell’uomo, delle sue conquiste, meglio evidenziare la grandezza
della sapienza umana ed oscurare quella divina: la concorrenza è sempre meglio
annientarla!
Sì,
perché tutto viene letto e vissuto in termini commerciali, concorrenziali e
competitivi: la concorrenza è sempre un nemico che va tolto di mezzo al più
presto, fosse anche Dio, anzi… prima di tutto Dio!
Resta
però il fatto (e meno male!) che … nonostante la volontà e l’impegno dell’uomo
di voler oscurare la Verità… i suoi tentativi vanno sempre in frantumi: la
Verità è che… la Sapienza di Dio ci circonda, ci abbraccia da tutte le parti, non
ci è ignota, è talmente visibile e riscontrabile intorno a noi, dentro e fuori di
noi, è talmente parte sostanziale di noi
al punto da non rendercene conto.
La
Sapienza non va cercata con il lumicino, basta chiederla, basta desiderarla… ed
è pronta lì… per noi, per tutti… per sempre!
Il problema
vero è che… nessuno la chiede, nessuno la desidera, nessuno vuole conoscerla,
impregnato com’è della sua sapienza personale, chiuso nel suo recinto
intellettuale ed ideologico, tutto preso di sé e dai suoi meriti, dalle sue
conquiste e dalle sua tuttologìa
personale.
Cosa
farcene della sapienza divina?
Cosa
può darci o dirci in più di ciò che già abbiamo raggiunto, capito, sperimentato?
Oggi
si sta lentamente, e con grande difficoltà, scoprendo l’altro grande attributo
di Dio: la Sua Misericordia, grazie agli ultimi due papi, papa Francesco e san
Giovanni Paolo II, che hanno preso sul serio l’esperienza di suor Faustina
Kowalska; perché si comprenda la portata della Sapienza divina… bisognerà forse aspettare… chissà… qualche altro
papa che ne faccia la scoperta?… ma a parte la battuta che, mi rendo conto lascia
un po’ l’amaro in bocca, davvero ci è sconosciuta la Sapienza di Dio!
Non
avendo Essa nessun posto nella nostra vita, nel nostro pensiero e neanche nella
nostra fede (se non solo in alcuni limitati casi ed un posto piuttosto
risicato!), ecco che la sapienza del mondo viene ad occupare tutto lo spazio
vuoto, riempiendolo di concetti e di illusioni che, nel fare il loro corso,
creano non pochi danni all’intera nostra vita fisica, morale nonchè spirituale.
La
Sapienza di Dio attraversa, permea tutta la Storia dell’Umanità, la Storia
della Salvezza, la Sua Parola stessa è frutto della Sua Sapienza, la sapienza
stessa dell’uomo è scintilla della Sapienza divina!
Dove
e da chi poter ascoltare parole più sapienti?
‘’Da chi andremo? Solo TU hai Parole di Vita
Eterna!’’
La
Sapienza si è fatta Parola.. e questa Parola non ci è rimasta sconosciuta, non
è rimasta seduta sul Trono nei Cieli, non è rimasta avvolta nel silenzio, non è
rimasta lontana dall’uomo… la Sapienza di Dio si è fatta Uomo, è scesa tra gli
uomini, ha parlato agli uomini, ha guidato ed insegnato agli uomini… ha salvato
e redento gli uomini… non è rimasta nel Mistero ma si è Rivelata in tutta la
sua magnificenza e potenza… ma a noi uomini tutto questo non interessa… perché
è cosa scontata, è entrata a far parte del nostro abitudinario vivere, di
quelle cose trite e ritrite che non dicono più niente perché abbiamo perso la capacità
di stupirci, perché siamo convinti che non ci siano più novità nel
Cristianesimo… mentre noi siamo sempre alla ricerca dello scoop… della notizia
dell’ultima ora, di quella notizia che strabilia per l’orrore e la violenza di
ciò che accade nel mondo.
Non
siamo aperti alle novità del cuore che ci scombussolano e ci ricostruiscono dentro,
ma solo all’informazione giornalistica che ci scorre addosso e ci violenta
psicologicamente; non ci lasciamo più stupire dalla Parola di Dio, perché siamo
convinti di conoscerla già tutta, di averla compresa già tutta, di possederla
già tutta!
E
ciò che siamo convinti di possedere non ci stupisce più; entra a far parte
dell’abitudinario e così si spegne lentamente… fino a morire!
Se
solo pensassimo che la Sapienza è scesa dal Trono presso Dio ed è venuta ad
abitare in mezzo a noi incarnandosi in un Corpo umano: vi sembra cosa di poco
conto?
Come
può non scuoterci questo? Come può lasciarci indifferenti tutto questo? Come
può non accendere il nostro cuore e riempirlo di meraviglia e di stupore?
Noi accendiamo
facilmente la fantasia, ma non sappiamo più accendere il nostro cuore!
Quale
altra notizia mondana potrà mai superare Questa in bellezza e splendore?
In
Potenza e magnificenza? In novità, originalità, freschezza… rinnovamento?
Quale
altra notizia potrà mai starle alla pari? Sostituirla in importanza, necessità
e Forza?
Se
non avvertiamo il battito accelerato del cuore nel contemplare questa Notizia…
allora temo che neanche il cardiologo più quotato potrà rianimare un cuore … ormai
morto!
Non
ci sono defibrillatori così potenti da riportare in vita un cuore che tace di
fronte al sussulto dell’Universo intero, di fronte ad un Cosmo che esulta tutto
nel Suo Creatore, che lo anima, lo rinnova, lo restaura, lo ama, lo genera e lo
custodisce!
Come
non avvertire il fremito della Potenza di Dio, della Sapienza di Dio che
investe e riveste tutte le cose, tutte le creature!?
Non
l’avvertiamo perché siamo … già morti… morti dentro, morti nella novità del
cuore… morti per un’overdose di notizie che ci violentano ogni giorno, che ci
tolgono la speranza ogni giorno, che ci creano illusioni, delusioni, amarezze,
paure, panico, angosce… abituati alla violenza delle notizie non sappiamo più
contemplare la pace della Bella
Notizia!
Povera
Umanità!
Immersa totalmente nella sua miseria mondana,
fatta di apparenza e di superficialità, che devastano e stravolgono l’umano bisogno
di cose grandi, belle e buone!
La
Sapienza che abita presso Dio, prende parte attiva nella nostra vita, da
protagonista, fa da Guida, da Maestra…
La
Sapienza di Dio è perfetta.
La
Sapienza di Dio è eterna.
La
Sapienza di Dio conosce ogni cosa.
La
Sapienza di Dio permea ogni cosa.
La
Sapienza di Dio ama ogni cosa.
La
Sapienza di Dio crea ogni cosa.
La
Sapienza di Dio regola ogni cosa.
La
Sapienza di Dio dice ogni cosa.
La
Sapienza di Dio ascolta ogni cosa.
La
Sapienza di Dio interviene in ogni cosa.
La
Sapienza di Dio dà tutto a tutti!
La
Sapienza di Dio è TUTTA IN TUTTI!
Questo
elenco non vuole essere una semplice lode poetica, ma esprimere la Verità sulla
Sapienza di Dio e farci riflettere sullo stato di salute della nostra fede: noi
siamo immersi nella Sapienza di Dio, ma preferiamo ignorare questa Verità,
questa realtà, semplicemente perché non siamo in grado di accettare che … la
sapienza umana è poco meno che un lumicino di fronte alla magnificenza e alla
perfezione di quella Divina, Sole che illumina, Fuoco che riscalda, Fornace
ardente che mai si consuma, Fonte d’Acqua viva che non conosce limiti né
temporali né spaziali!
La
Sapienza di Dio è una Fonte inesauribile… come non provare stupore
incontenibile di fronte ad un’immensità simile?
No,
non siamo più capaci di questo!
Siamo stati avvelenati nel cuore; siamo stati derubati della nostra creaturalità!
Siamo stati avvelenati nel cuore; siamo stati derubati della nostra creaturalità!
Siamo
stati trasformati in robot… programmabili e sprogrammabili
a piacimento, a secondo dell’orientamento culturale che i mass media vogliono
darci in questo o in quell’altro momento storico.
Non
siamo più padroni di noi stessi.
Siamo
pilotati dalle regole delle telecomunicazioni, siamo stati privati del nostro
diritto alla Bella Notizia, al punto tale che sia la ‘’Bella Notizia’’ di
ordine spirituale che la ‘’bella
notizia’’ di ordine mondano… non fanno… più notizia!
L’unica
notizia che attira la nostra attenzione è quella riguardante la ‘’sapienza
umana’’ che scopre lentamente le regole del microcosmo e del macrocosmo…
dimenticando che tanto l’uno tanto l’altro hanno origine dalla Sapienza di Dio!
Ma ribadire
questo significa far crollare tutta l’impalcatura del perfezionismo e del
perfettismo umano, considerato il non
plus ultra della sapienza.
Sono
rare le persone, anche di fede, che hanno saputo riconoscere la grandezza della
Sapienza divina e Salomone ne è sicuramente l’esempio eccellente, il modello non
solo per tutti i cristiani, ma direi per l’intera umanità.
Egli
riconosce la grandezza e la magnificenza di questo dono e sa che è frutto della
Grazia di Dio, non una sua conquista personale o un dono ricevuto per meriti;
lui si rende conto di non aver parole per esprimere la Sapienza di Dio e le
meraviglie che Essa opera in chi la chiede con cuore sincero.
Salomone
aveva il cuore aperto alle cose di lassù, lo sguardo rivolto al Cielo e
contemporaneamente anche alla terra: sapeva di avere una grande responsabilità
nel governare un popolo e sapeva, pur essendo uomo di grande cultura, di non
avere né mezzi né conoscenze tali da amministrare con giustizia le tante
esigenze di un popolo così numeroso. Nella sua umiltà ha chiesto a Dio di
sostenerlo e di infondere in lui il Suo Spirito di Sapienza, soltanto così
sarebbe stato sicuro di amministrare correttamente e degnamente un regno.
Con
senso pratico, Salomone guarda al mondo e si rende conto di tutto il lavoro che
c’è da fare, con spirito d’umiltà riconosce di non potercela fare da solo e
chiede, implora la Sapienza dall’Unico Vero Sapiente che può dispensare
Sapienza a chi gliene chiede.
Da
qui il sottotitolo di questo sesto capitolo: i re devono ricercare la Sapienza.
Un
richiamo specifico, un’affermazione e un invito chiari nel concetto e nella
destinazione: i re, soprattutto loro, coloro che si apprestano ad esercitare un
potere fondato sulla legalità e sulla giustizia, per la sicurezza e la crescita
del proprio popolo, sono loro i primi a dover chiedere la Sapienza.
In tutti
questi millenni, di re che si sono avvicendati sui troni della storia umana ce
ne sono stati tanti… ma di re come Salomone non ne son più nati, questo lo
sappiamo… la cosa strana è che nessuno si è mai chiesto il perché!
La Storia
ha preso semplicemente atto della straordinaria sapienza salomonica, diventata
un’icona storica, un tassello ‘’eccellente’’ della Storia umana, ma a nessuno è
venuto in mente di ‘’imitare’’ Salomone, di prenderlo come esempio della propria vita;
lo si considera ‘’Storia da archiviare’’, una realtà non più verificabile per l’eccezionalità
del caso… se ne prende semplicemente atto, a volte anche con un po’ di
scetticismo, qualcuno, magari, pensa che possa anche essere un’esagerazione
delle Scritture, qualcuno storce un po’ il naso, qualcun altro fa orecchie da
mercante, qualcun altro pensa che sia un fatto singolo e isolato, impossibile
da ripetersi nella storia umana.
Chissà
perché, c’è da chiedersi però, di fronte ai grandi fatti della storia umana che
implicano un intervento divino, anche così palese e storicamente provato e
documentato, chissà perché la prima reazione che emerge (e alla quale purtroppo
ci si ferma) è quella del rifiuto del suo effettivo verificarsi,
dell’incredulità che limita lo stupore e impedisce l’accoglienza del mistero; si è immediatamente propensi alla sua
negazione, a prendere le distanze dai fatti per non rischiare di essere
coinvolti in qualcosa che non si saprebbe comprendere in tutta la sua grandezza
e la sua bellezza!?
Quest’atteggiamento
di incredulità o di rifiuto riguarda tanto gli uomini di fede quanto quelli che
non credono, tanto la Chiesa quanto quelli che ad essa si oppongono.
L’
incapacità di contenere nello spazio ristretto del proprio cuore e della
propria mente l’immensità della Grazia divina porta, l’uomo di fede e non, a
negare l’evidenza, a ritenerla una favola, un racconto per ragazzini, un
imbroglio, addirittura, alle spalle dei creduloni che si lasciano intondire dalle fandonie di una Chiesa che cerca ‘’di portare il lettore a credere che tutto
l’antico Testamento sia come un ascensore che porta dal pian terreno (la
Genesi) al terrazzo dell’ultimo piano dove atterrano gli elicotteri degli
angeli ed arcangeli...’’ così come afferma un certo G. A. che dice di aver seguito tante catechesi nella
sua gioventù e che pertanto è pronto per commentare il Libro della Sapienza ‘’secondo se stesso’’.
Per
quanto riguarda la Sapienza data ai re dell’A. T. così egli conclude: ‘’Basta seguire l’incongruenza di una figura come Saul o la “suinità”
ipocrita di un uomo tanto importante come Davide o ancora la debolezza di un
regno come quello di Salomone che ha saputo costruire solo per sé e non per il
futuro. Tante altre volte abbiamo dovuto constatare durante la storia di questo
popolo l’abbandono di Dio ed il ricorso
a dèi stranieri (in pratica alla superstizione e simili). Gli accadimenti negativi
nella storia d’Israele (emblematica la deportazione) sono stati oggetto di strumentalizzazione
da parte degli ebrei prima e della chiesa di Roma poi. Quest’ultima ha impostato
lo sviluppo storico del rapporto tra Dio e gli uomini come se Dio fosse stato
un padre all’antica (cinghia di cuoio per il bambino per le sue malefatte), per
poi fargli fare bella figura quando avrebbe offerto all’umanità su un piatto
d’argento suo “figlio” Gesù con relativo sacrificio della propria vita come
uomo.’’
Dire
che una simile conclusione è aberrante è dir poco, ma ciò che più colpisce è
l’impostazione ‘’altalenante e incongruente’’ di tutto il suo ragionamento:
passa da un elogio a una demonizzazione dello stesso testo, passa dall’applauso
e dalla condivisione di alcuni passaggi del Libro della Sapienza alla sua
totale negazione, considerandolo addirittura blasfema.
Parlare
di incoerenza non è sufficiente, perché oserei dire che l’incoerenza fosse
addirittura voluta, per confondere, mistificare meglio le sue teorie; da una
parte, infatti, sembra dire che la sua non è una condanna dei testi sacri,
dall’altra si scaglia furiosamente contro le verità di fede, i dogmi, la Chiesa
e i suoi ministri.
In
questo modo, però, contribuisce ad affondare la rivelazione divina, a creare
dubbi e ad oscurare o contraffare i temi e le verità che stanno alla base del
Cristianesimo e… considerato l’ ‘’analfabetismo religioso’’ dei nostri tempi, è
chiaro che la presa che ha sui lettori è piuttosto forte.
Ma
vediamo nello specifico la sua posizione, per poter trarre con maggiore
consapevolezza le conclusioni; egli dice che quello che è contenuto nel Libro
della Sapienza: ‘’ Sono solo illazioni,
puntualizzano l’attenzione più che sulla “sapienza” che gli ebrei avrebbero ricevuto
da Dio “in quantità superiore”, più che sul collegamento col Nuovo Testamento e
con l’arrivo di Gesù, semplicemente sul tentativo dell’autore di conferire agli
Ebrei della comunità di Alessandria doti di superiorità per spingerli a credere
di più in se stessi e a vantarsi di questa superiorità di fronte proprio a
quegli Egiziani che erano i discendenti degli antichi loro padroni.’’
Scopo
del Libro della Sapienza, dunque, secondo il nostro amico, è una semplice
strategia letteraria, fatta di congetture, così organizzata per dare importanza
e superiorità agli Ebrei sugli Egiziani.
Ma
che cosa se ne facevano gli Ebrei di tale superiorità?
A
cosa gli sarebbe servita? Dovrebbe spiegarcelo meglio il nostro amico!
Dall’elogio
che Salomone farà della Sapienza, prima afferma che si tratta di: ‘’Tanti meravigliosi aggettivi che oggi
potrebbero essere riassunti con “la sapienza è neutra, non ha una sua morale
perché la morale è nel cuore e nella coscienza dell’uomo e non nella sapienza,
nella scienza, nelle scoperte che si fanno sulla natura umana e dell’universo
intero”.
Poi
continua condividendo l’elogio di Salomone: “La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde
e penetra in ogni cosa. E' un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio
genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa
s'infiltra.’’
Afferma,
subito dopo, che questo concetto che segue vale l’eternità della creazione:
“(la Sapienza) E' un riflesso della luce
perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e un'immagine della
sua bontà. Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto
rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e
profeti.’’ E ancora dice che Salomone afferma una cosa molto importante: “Nulla infatti Dio ama se non chi vive con
la sapienza. Essa in realtà è più bella del sole e supera ogni costellazione di
astri; paragonata alla luce, risulta superiore; a questa, infatti, succede la
notte, ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere.’’
E
conclude dicendo che ‘’E’ tanto bello
questo modo di esprimersi, tanto carico di concetti positivi che non è
necessario aggiungere commenti’’.
Nel
capitolo otto l’esaltazione della sapienza, da parte sua, cresce ancora di più:
“Essa manifesta la sua nobiltà, in
comunione di vita con Dio, perché il Signore dell'universo l'ha amata. Essa
infatti è iniziata alla scienza di Dio e sceglie le opere sue.’’
Ed
ecco dove lui individua l’apice della Sapienza: ‘’le quattro virtù cardinali discendono dalla sapienza’’.
Ora,
trovare un nesso logico tra queste ultime affermazioni, in cui lui condivide la
lode alla Sapienza… e quanto affermato nel versetto iniziale, dove disprezza la
Sapienza… mi sembra impresa tanto eroica… quanto insensata!
Come
si fa a sostenere l’elogio della Sapienza e a dire, contestualmente, che Essa
non ha una morale, perché la morale non è nella sapienza ma nella scienza
dell’uomo!?
La
spiegazione è semplice: da una parte confonde, come d’altronde fanno in tanti,
il concetto di Sapienza divina con quella di sapienza umana, dall’altra le
unifica e così facendo le vanifica entrambe.
Il
concetto di Sapienza divina non ha niente a che fare con quello di sapienza
umana: se non si comprende bene la differenza si finisce col cadere,
inevitabilmente, nell’equivoco in cui è caduto il nostro amico.
La prima differenza consiste nel fatto
che la Sapienza, in un contesto di spiritualità, è intesa come ‘’Sapienza delle cose divine, conoscenza
delle cose di Dio’’; volendo essere più precisi e chiari sentiamo dalla
voce di papa Francesco che cos’ è la vera Sapienza, mentre la spiega ai fedeli
presenti in piazza san Pietro il 9 aprile scorso, durante l’udienza del
mercoledì:
‘’Cari
fratelli e sorelle, buongiorno!
Iniziamo oggi un ciclo di catechesi
sui doni dello Spirito Santo.
Voi sapete che lo Spirito Santo costituisce l’anima, la linfa vitale della
Chiesa e di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa del nostro cuore la
sua dimora ed entra in comunione con noi. Lo Spirito Santo sta sempre con noi,
sempre è in noi, nel nostro cuore.
Lo Spirito stesso è “il dono di Dio” per
eccellenza (cfr Gv 4,10),
è un regalo di Dio, e a sua volta comunica a chi lo accoglie diversi doni
spirituali. La Chiesa ne individua sette,
numero che simbolicamente dice pienezza,
completezza; sono quelli che si apprendono quando ci si prepara al
sacramento della Confermazione e che invochiamo nell’antica preghiera detta
“Sequenza allo Spirito Santo”. I doni dello Spirito Santo sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza,
scienza, pietà e timore di Dio.
1. Il primo dono dello Spirito Santo,
secondo questo elenco, è dunque la
sapienza. Ma non si tratta semplicemente della saggezza umana, che è
frutto della conoscenza e dell’esperienza. Nella Bibbia si racconta che Salomone,
nel momento della sua incoronazione a re d’Israele, aveva chiesto il dono della
sapienza (cfr 1 Re 3,9).
E la sapienza è proprio questo: è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. E’ semplicemente questo:
è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con
gli occhi di Dio. Questa è la sapienza. Alcune volte noi vediamo le cose
secondo il nostro piacere o secondo la situazione del nostro cuore, con amore o
con odio, con invidia… No, questo non è l’occhio di Dio. La sapienza è quello
che fa lo Spirito Santo in noi affinché noi vediamo tutte le cose con gli occhi
di Dio. E’ questo il dono della sapienza.
2. E ovviamente questo deriva
dalla intimità con Dio,
dal rapporto intimo che noi abbiamo con Dio, dal rapporto di figli con il
Padre. E lo Spirito Santo, quando abbiamo questo rapporto, ci dà il dono della
sapienza. Quando siamo in comunione con il Signore, lo Spirito Santo è come se
trasfigurasse il nostro cuore e gli facesse percepire tutto il suo calore e la
sua predilezione.
3. Lo Spirito Santo rende allora il
cristiano «sapiente». Questo, però, non nel senso che ha una risposta per ogni
cosa, che sa tutto, ma nel senso che «sa» di Dio, sa come agisce Dio, conosce quando una cosa è di
Dio e quando non è di Dio; ha questa saggezza che Dio dà ai nostri cuori. Il
cuore dell’uomo saggio in questo senso ha il gusto e il sapore di Dio. E quanto è importante che nelle
nostre comunità ci siano cristiani così! Tutto in loro parla di Dio e diventa
un segno bello e vivo della sua presenza e del suo amore. E questa è una cosa
che non possiamo improvvisare, che non possiamo procurarci da noi stessi: è un
dono che Dio fa a coloro che si rendono docili allo Spirito Santo. Noi abbiamo
dentro di noi, nel nostro cuore, lo Spirito Santo; possiamo ascoltarlo, possiamo
non ascoltarlo. Se noi ascoltiamo lo Spirito Santo, Lui ci insegna questa via
della saggezza, ci regala la saggezza che è vedere con gli occhi di Dio,
sentire con le orecchie di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le cose
con il giudizio di Dio. Questa è la sapienza che ci regala lo Spirito Santo, e
tutti noi possiamo averla. Soltanto, dobbiamo chiederla allo Spirito Santo.
Pensate a una mamma, a casa sua, con i
bambini, che quando uno fa una cosa l’altro ne pensa un’altra, e la povera
mamma va da una parte all’altra, con i problemi dei bambini. E quando le mamme
si stancano e sgridano i bambini, quella è sapienza? Sgridare i bambini – vi
domando – è sapienza? Cosa dite voi: è sapienza o no? No! Invece, quando la
mamma prende il bambino e lo rimprovera dolcemente e gli dice: “Questo non si
fa, per questo…”, e gli spiega con tanta pazienza, questo è sapienza di Dio?
Sì! E’ quello che ci dà lo Spirito Santo nella vita! Poi, nel matrimonio, per
esempio, i due sposi – lo sposo e la sposa – litigano, e poi non si guardano o,
se si guardano, si guardano con la faccia storta: questo è sapienza di Dio? No!
Invece, se dice: “Beh, è passata la tormenta, facciamo la pace”, e ricominciano
ad andare avanti in pace: questo è sapienza? [la gente: Sì!] Ecco, questo è il
dono della sapienza. Che venga a casa, che venga con i bambini, che venga con
tutti noi!
E questo non si impara: questo è un
regalo dello Spirito Santo. Per questo, dobbiamo chiedere al Signore che ci dia
lo Spirito Santo e ci dia il dono della saggezza, di quella saggezza
di Dio che ci insegna a guardare con gli occhi di Dio, a sentire
con il cuore di Dio, a parlare con le parole di Dio. E così, con questa
saggezza, andiamo avanti, costruiamo la famiglia, costruiamo la Chiesa, e tutti
ci santifichiamo. Chiediamo oggi la grazia della sapienza. E chiediamola alla
Madonna, che è la Sede della sapienza, di questo dono: che Lei ci dia questa
grazia. Grazie!’’.
Credo
che non si possa esprimere con parole più chiare e semplici questo grande dono
dello Spirito.
Sapienza
è, dunque, guardare il mondo con gli occhi di Dio, il che è tutt’altra cosa che
guardare il mondo con gli occhi del mondo, perché quando il mondo guarda se
stesso finisce con l’autocontemplarsi, autocelebrarsi, perdendo così la sua
obiettività, quel senso di verità che è parte
integrante
della Sapienza stessa: Sapienza è Verità; ma il mondo la verità la distorce, la
mistifica, l’amplifica o la nega a suo piacimento, la taglia a sua misura, la
relativizza: se non possiede dunque la verità assoluta, come potrebbe mai
possedere la vera Sapienza?
Se
Dio, invece, è Verità, allora Dio è Sapienza, da Lui e solo da Lui possiamo attingere, come
Salomone, per le nostre ‘’faccende quotidiane’’, proprio come gli esempi
portati da papa Francesco: nel rapporto con i figli, con la famiglia, con gli
amici, con i governanti, nei nostri piccoli e grandi problemi quotidiani.
Restando
sul concetto di Verità, ritorniamo alle affermazioni del nostro amico G. A., il
quale ad un certo punto esordisce così: ‘’Se
la colpa dei nostri progenitori fosse stata quella di aver tentato di scoprire
il mistero del Bene e del Male sarebbe proprio una colpa? O non sarebbe
piuttosto la giusta ricerca della verità da parte dell’uomo?’’.
Poi,
come se niente fosse, continua dicendo che l’autore (del Libro della Sapienza):
‘’Ha appena detto una cosa di una tale
importanza che merita un elogio particolare. Ha detto: “perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo, come mai non ne
hanno trovato più presto il padrone?”. E’ quello che io con umiltà e modestia mi chiedo per me stesso ed è
quello che illustri scienziati si chiedono da sempre: tra di loro ci sono
quelli che scoprono Dio osservando le stelle e quelli che meditando sulla
voracità misteriosa di un buco nero si spaventano e rinnegano che esista un
creatore.
Ci sono quelli che osservando il DNA
dell’uomo e le migliaia di iniziative che la struttura molecolare si prende, si
meraviglia che ancora ci sia gente che non riesce a credere a Dio, ma ci sono
anche quelli che di fronte ad un virus mutante che combatte vittoriosamente
contro i nostri anticorpi maledice Dio,
perché permette che in Congo o in Uganda muoiano migliaia di bambini per
un’epidemia qualunque, dalla malaria all’Aids, dalla lebbra al virus ebola, dalla
meningite al morbillo.’’
Segue
poi un elogio della sapienza umana: ‘’Uomini
che oltre duemila anni fa sapevano gestire
l’agricoltura con precisione matematica in Egitto grazie ai loro studi
per gestire le proprietà terriere prima e dopo le piene del Nilo o che erano
riusciti a immaginare la terra come una sfera e addirittura a misurare la circonferenza all’altezza
dell’equatore con una semplice osservazione di ombre di un palo sul terreno ed
un banale calcolo di trigonometria.’’.
Come
possiamo notare, continua la confusione sul concetto di Sapienza, che viene
scambiata per conoscenza delle cose terrene, con la bravura nei calcoli
matematici, con le ipotesi scientifiche, le teorie e i teoremi per capire e
modificare il mondo. Tutto questo non ha niente a che fare con il concetto di
Sapienza, che riguarda il comportamento dell’uomo, la posizione e la risposta dell’uomo nei confronti di Dio
e del prossimo, più che le sue congetture filo-socio-matematico-scientifiche.
Tante
volte Dio ha infuso la sua Sapienza in uomini e donne perfettamente ignoranti,
analfabeti addirittura, essi hanno manifestato una tale altezza di pensiero e
di conoscenza che fa rabbrividire: pensiamo al curato d’Ars, ritenuto incapace
di esercitare il sacerdozio, ma che è diventato ‘’il santo dei sacerdoti’’; a
San Giuseppe da Copertino, che si riteneva un ‘’asino’’ e che è diventato ‘’il
santo degli studenti’’; a tante sante totalmente analfabete che hanno scritto
libri in latino e spiegato, in perfetto
linguaggio teologico, i misteri della redenzione; molti di coloro che sono
stati dichiarati ‘’Dottori della Chiesa’’ possedevano appena i rudimentali
strumenti del leggere e dello scrivere,
Dal
sito’’ http://www.monasterovirtuale.it/dottori.html
‘’ leggiamo una definizione su di essi: ‘’I
Dottori della Chiesa sono uomini e donne che per la loro santità e per la loro
eminente dottrina, testimoniata specialmente negli scritti, sono stati
proclamati tali dall'autorità della Chiesa. La sapienza che si riconosce ai
Dottori ha le sue radici nella rivelazione biblica dove non è mai separata da
una profonda povertà di spirito: la sapienza viene da Dio e non dall'uomo. Nel
Vangelo, poi, la sapienza non è tanto una scienza teorica e astratta, ma la
capacità di trasformare la vita per mezzo delle opere.
La conoscenza dei misteri della fede che
i Dottori testimoniano è un dono che risponde alla loro intensa passione per la
ricerca, resa splendida e ancor più credibile dalla santità e dalla semplicità della
loro vita.’’.
Ritroviamo
in questa definizione la stretta connessione fra Sapienza e Verità, oltre ad
una conferma che esse nulla hanno a che fare con numeri, teorie e
sperimentazioni scientifiche, perché la vera Sapienza ha sede nell’anima non
nella testa.
Quando
la si esercita con la testa, si rischia di cadere nel madornale errore che fa
il nostro amico, il quale parlando del
passaggio del Mar Rosso così afferma: ‘’il
vero scopo del libro è di far fare agli Egiziani una triste figura raccontando
tutto il male possibile dei loro antenati.’’
Più
che ridicola, questa affermazione la definirei infantile, banalmente infantile!
Giungendo
al termine della sua disquisizione sulla Sapienza, così egli si esprime: ’’La conclusione è una specie di follia
della natura per poter dire che Dio ha magnificato il suo popolo in tutti i
modi, sia quelli naturali, sia con fenomeni imprevedibili e sovrannaturali.
Esso è come un gran canestro in cui qualcuno ha voluto mettere ogni tipo di
frutta o di ortaggio, per questo ci trovi frutti bellissimi, anche artistici e
mele marce, frutti dolci e ortaggi amari.
Il commento è ovviamente negativo perché
troviamo affermazioni di princìpi troppo rigidi e rigidamente legati alla
mentalità ebraica e del Dio degli ebrei dell’Antico Testamento. E’ tutto
materiale in contrasto pieno con il comandamento di Gesù e perciò consideriamo
ingiustificato il consiglio generale di utilizzare il testo dell’Antico Testamento
come opera “sacra” perché “dettata da
Dio”.
Anche se ci sono delle pagine
interessanti da un punto di vista letterario e per una documentazione storica
sugli eventi dell’epoca in cui è stato scritto ed anche relativamente ai tempi
antichi, la negatività rispetto alle nostre tesi può essere ben evidenziata
dalla scelta dei passi essenziali di cui vi riproponiamo qualche esempio:
-
La negazione della speranza in un
aldilà:
-Un’ipotesi di immortalità: è sinonimo di
superbia perché siamo comunque sempre e solo degli animali pensanti, forse con
un’anima, certamente con un’autocoscienza, ma sempre animali: “Sì, Dio ha
creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura. Ma la
morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo”. Una bestemmia che oggi anche la chiesa di Roma
considererebbe peccato solo pensarla: “Meglio essere senza figli e avere la
virtù, poiché nel ricordo di questa c'è immortalità”.
-
La conferma che gli ebrei sono convinti
(o erano, spero) che Dio ama solo il suo “popolo eletto”, mentre odia tutti gli
altri popoli: ’’Tu
odiavi gli antichi abitanti della tua terra santa, perché compivano delitti
ripugnanti’’.
-
La condanna astratta che l’individuo
innocente deve subire secondo gli ebrei perché appartiene ad una stirpe
maledetta fin da principio:
“sebbene tu non ignorassi che la loro razza era perversa e la loro malvagità
naturale e che la loro mentalità non sarebbe mai cambiata, perché era una
stirpe maledetta fin da principio.’’
-
Una contraddizione tra la possibilità di
pentirsi ed il dover nascere col segno del peccato originale: “Con tale modo di agire hai insegnato
al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini; inoltre hai reso i tuoi
figli pieni di dolce speranza perché tu concedi dopo i peccati la possibilità
di pentirsi”.
-
Un finale che riassume la tracotanza, la
superbia e l’orgoglio ingiustificati che gli ebrei devono sentirsi dentro
perché sono il popolo “coccolato” da Dio: “In tutti i modi, o Signore, hai magnificato e reso
glorioso il tuo popolo e non l'hai trascurato assistendolo in ogni tempo e in
ogni luogo.’’
-
Dopo queste affermazione e
controaffermazioni non so che dire?
Non
so se ridere o piangere!
Se arrabbiarmi
o commiserare colui o coloro che condividono questo modo di pensare!
Viene
da ridere… per la superba convinzione, del nostro amico, di essere nel giusto,
quando i ragionamenti esposti cozzano visibilmente l’uno contro l’altro, si
contraddicono e si annullano da soli, da una parte l’autore loda ed esalta la Sapienza, dall’altra nega e distrugge ciò che ha appena finito di apprezzare: come prendere sul serio
ragionamenti simili?
Viene
da piangere… perché questi ragionamenti ‘’strambi, incoerenti, illogici,’’ sono
largamente condivisi, sono presi per ‘’buoni’’ solo perché si oppongono alla
dottrina della Chiesa, vengono accettati acriticamente, per partito preso,
senza ragionarci sopra.
Come
rispondere a tutto questo?
Alle
sconcertanti e fantomatiche conclusioni proposte dal nostro caro amico, facciamo
rispondere alcune persone molto più qualificate di me:
-
La prima è santa Teresa d’Avila, augurandoci che il Signore voglia
guarire anche la nostra cecità e quella di tutti coloro che continuano a
trattare delle cose dello spirito con uno sguardo storico, socio-culturale, che
più che ‘’mondano’’ è ‘’personalizzato’’, conseguenza cioè delle proprie personali (e
spesso distorte) convinzioni; dice santa Teresa: ‘’Avete guarito (Signore) la mia cecità, con la benda che ricoprì i
vostri occhi divini e la mia vanità con la vostra crudelissima corona di spine.
Oh, Signore, Signore! Tutto questo ferisce più profondamente chi vi ama. Mi
conforta solo il pensiero che, una volta conosciuta la mia cattiveria, la
vostra misericordia sarà lodata per sempre. Ciò nonostante, non so se questa
pena potrà abbandonarmi fino a che, vedendovi faccia a faccia, spariscano tutte
le miserie della nostra mortalità… Oh, con quanto ritardo si sono accesi i miei
desideri e come voi, Signore, vi siete invece adoperato per tempo a chiamarmi
perché mi dedicassi tutta a voi! Forse che, Signore, voi abbandonate il
miserabile, o allontanate il povero mendico quando vuole avvicinarsi a voi?
Hanno forse un limite, Signore, le vostre grandezze o la magnificenza delle
vostre opere? Oh, mio Dio e misericordia mia!’’. (‘’ESCLAMAZIONI DELL’ANIMA
A DIO’’)
-
Diamo adesso la parola a santa Caterina da Siena, che in un
passaggio del ‘’Trattato della
Provvidenza’’ ci rende noto ciò che Dio le rivela durante le estasi e che
si fonde perfettamente con quanto affermato dalla CEI: Cristo, Sapienza di Dio incarnata tra gli uomini, è la fonte della vita
e della felicità eterna”.
Durante
una delle sue estasi, Dio dice a Caterina: «
Mandai el Verbo dell’unigenito mio unico Figliuolo (el quale fu figurato per
Eliseo) che si conformò con questo figliuolo morto, per l’unione della natura
divina unita con la natura vostra umana. Con tutte le membra si unì questa
natura divina, cioè con la potenza
mia, con la sapienza del mio Figliuolo e con la clemenzia dello Spirito santo,
tutto me, Dio, abisso di Trinità, conformato e unito con la natura vostra
umana. »
-
Facciamo concludere a Pierangelo Sequeri, che in un articolo
riportato su Avvenire del 28 settembre scorso, cala la Sapienza di Dio nella
nostra quotidianità e ci dà le istruzioni per ‘’l’uso’’:
‘’Meglio di suor Maria Rosa non saprei
proprio dirlo: - Tante persone agiscono senza consultare il Signore; se lo
facessero, quante cose cambierebbero, quanti cuori si aprirebbero all’amore di
Dio, Padre Misericordioso che ci aspetta per farci grazia.-
Gli ecclesiastici non sono certo
esonerati. Al contrario, devono essere i primi ad accendere il gesto che indica
‘’la prima consultazione’’ che deve essere cercata. Se ci consultiamo solo tra
di noi e poi invochiamo Dio sui giochi fatti, la cosa non promette nulla di
buono. Dio deve illuminarci, non tagliare il nastro e benedire l’impianto
elettrico già predisposto.
La preghiera è una cosa seria: chiede a
Dio anche la fede, figurati il resto.
La preghiera chiede perché il vero
credente è anche sempre consapevole dello scarto incolmabile fra la sua
contorta intelligenza e la cristallina sapienza di Dio, fra il suo incerto
volere e la graziosa determinazione di Dio, fra i suoi confusi affetti e la
signorile fedeltà di Dio.
Dunque, la preghiera appare la forma
pura della fede, che si raccoglie nell’ascolto della Parola di Dio e si mette
in posizione di adorante gratitudine, pronta a ricevere i doni di - Colui che
opera in noi il volere e l’agire, conformemente alla nostra buona volontà - (Sant’
Agostino).
L’occasione di preghiera è seria, non c’è
dubbio…
La preghiera preceda e accompagni ogni
azione, senza stancarsi mai.
Senza la presunzione dei perfetti, senza
lo scoraggiamento dei rassegnati.
Se ti consulti con Dio, prima di
giudicare, la Parola che è necessaria ti raggiungerà.
E non tornerà a Lui senza effetto.
La fede non è un puntiglio nostro da
difendere, è una forza di Dio da chiedere.
Prendiamolo sul serio, con spirito e
cuore bambino, questo invito alla preghiera.
Se vogliamo quello che vuole Dio, la
fede sposta le montagne. Le fa lievitare, persino!’’.
Sapienza
è, dunque, far le cose in Dio, per Dio, con Dio… consigliarsi con Lui prima di
agire invece di chiedergli di approvare ciò che noi abbiamo deciso di fare: siamo
noi che dobbiamo realizzare la Sua Volontà e non Lui la nostra, perché è Lui la Fonte della Sapienza…non noi!
Detto
con Gesù: ‘’Il mio cibo è fare la
Volontà del Padre’’.
Questa
è Sapienza!
Detto
con Maria: ‘’Ecco, sono l’ancella del
Signore, si compia in me la Sua Parola’’.
Questa è Sapienza!
Salomone
la Sapienza gliel’ha chiesto in dono… e Dio gliel’ha data immediatamente e
molto volentieri… e noi? Noi cosa gli chiediamo?
È forse
Dio che non vuole darci la Sua Sapienza o noi che non vogliamo chiedergliela?
È Lui
che non crede in noi o noi che non crediamo in Lui?
Il Signore
accende la sapienza dell’uomo, se l’uomo ha il coraggio e l’umiltà di attingere
dalla Sapienza di Dio.
Già…
coraggio e umiltà! Due doti in discesa vertiginosa! Scarsamente quotati nella Borsa dei valori cristiani e non!
Occorre
riscoprire il coraggio di ‘’chiedere’’, con l’insistenza della donna del
Vangelo, chiedere di ‘’poter e saper usare’’ le cose di
Dio… con rettitudine, onestà, giustizia e Sapienza divina… secondo la Sua e non
la nostra Volontà!
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