domenica 2 novembre 2014




…E IO LO RISUSCITERÒ NELL’ULTIMO GIORNO
(Giovanni 6,37-40)


"Cari figli! Pregate in questo tempo di grazia e chiedete l’intercessione di Tutti i Santi che sono già nella luce. Loro vi siano d’esempio e d’esortazione di giorno in giorno, 
sul cammino della vostra conversione.
Figlioli, siate coscienti che la vostra vita è breve e passeggera.
Perciò anelate all’eternità e preparate i vostri cuori nella preghiera.’’

…è parte del messaggio del 25 Ottobre scorso dato dalla Madonna a Medjugorje; in esso la Madonna ci invita ad imitare i Santi, coloro che hanno conquistato la Palma della Gloria; ci invita alla conversione; ci invita alla preghiera; ci invita a riflettere sul senso e sulla caducità della vita; ci invita ad anelare all’eternità; ci invita a prepararci per l’Incontro finale.
Una serie di inviti che implicano una vita intera.
Che complicano, possiamo anche dire, una vita intera, sì perché fare i conti con questi argomenti è davvero difficile, richiede una revisione generale della propria esistenza alla luce delle Beatitudini evangeliche che tracciano il percorso della santità, della conversione, della salvezza.
Per chi conosce i messaggi della Madonna, non si meraviglierà se anche questa volta  anticipa di qualche giorno le grandi festività cristiane, come sempre Ella segue il calendario liturgico,  i ritmi della nostra vita cristiana; in questo caso, il riferimento al senso della vita e al desiderio di eternità non è casuale, ma in perfetta sintonia con la Chiesa che celebra la festa di tutti i Santi e la commemorazione dei defunti.
Entrambe queste ricorrenze ci riportano al Mistero dell’Eternità e della santità, ma ci pongono anche interrogativi particolarmente impegnativi, sempre molto provocatori, sempre densi di incertezze e dubbi, sempre fortemente legati alla radicalità o meno della nostra fede; le nostre risposte, infatti, dipenderanno dalla tenuta della nostra fede, dalla profondità e dall’adesione più o meno salda alla Parola del Salvatore.
Ma vediamo di affrontare (senza nessuna pretesa – ovviamente - di completezza), questi grandi temi che  inquietano alcuni e lasciano indifferenti altri.

Se c’è una domanda che ha sempre accompagnato l’uomo fin da quando ha cominciato ad esistere sulla terra è quella sulla vita e sulla morte.
In questi millenni scorsi le risposte sono state tante, in base alle mentalità del tempo, al grado di percezione e di conoscenza che ciascuno possedeva, in base alla cultura in cui era immerso e alle correnti filosofiche o intellettuali emergenti nelle varie epoche.
Sia l’uomo comune che il filosofo hanno sempre messo in relazione la vita con la morte, hanno dato importanza a questo corpo mortale, hanno capito che c’è un mistero troppo grande che riguarda il senso di questa vita e che  l’ignoto è il grande protagonista della  morte.
Le loro conclusioni sono state più o meno giuste, più o meno sbagliate, ciò che possiamo dire con certezza è che c’è stato sicuramente un cammino importante dell’umanità, almeno per una parte di essa, giunta a comprendere che esistono alcuni concetti che trascendono la nostra realtà  terrena e vanno ben oltre la nostra capacità logico-razionale ed intuitiva di cogliere ciò che non è visibile.
In tutto questo, la fede ha avuto sicuramente un grande spazio, si è posta come ‘’unico mezzo’’ capace di  cogliere ciò che la ragione non riesce a comprendere e di dare risposta a ‘’quell’ignoto’’ che tanto spaventa e angoscia l’umanità;  l’inconveniente, se così vogliamo dire, è il fatto che la fede non è ‘’scienza’’, cioè le verità di fede non sono dimostrabili empiricamente e, secondo i principi dell’Illuminismo di storica memoria,  ciò che non può essere riprodotto nei laboratori, ciò che non è catalogabile in quadri concettuali o leggi fisiche … non è attendibile!
Questa convinzione ha attraversato i secoli, ha prodotto diatribe e dibattiti accesi, posto questioni spesso irrisolvibili.
Irrisolvibili per un semplice motivo: nel porsi la domanda sulla vita e sulla morte si fa riferimento soltanto al visibile, alla parte materiale e corruttibile, si dimentica che su questi argomenti intervengono altri aspetti che fanno pienamente parte della vita umana e che hanno un’ importanza dalla quale non si può prescindere, che non si può ignorare, che non si può oscurare, soltanto perché non è immediatamente visibile o percepibile: l’uomo è corpo e anima, la sua natura non è simile a quella degli  animali ma a quella di Dio: gli animali sono solo carne, Dio è Puro Spirito, noi siamo ‘’carne impastata di Spirito’’, sono presenti in noi entrambi gli aspetti, per cui viviamo nella carne ma sotto la guida dello Spirito.
Questo aspetto non è cosa trascurabile o credulonerìe  degli uomini di fede, è una realtà, è la nostra realtà, non è una corrente filosofica o un modo di pensare o una fragilità emotiva: noi siamo corpo e spirito.
La nostra Ragione si è sempre opposta a questa verità, se vogliamo scorrere un po’ la storia dell’umanità, i grandi nomi della scienza, della filosofia, dell’arte anche, persone di grande cultura hanno fortemente influenzato le coscienze proprio in questo senso, ottenendo una larga adesione alle proprie idee e contribuendo  ad orientare, in maniera sbagliata, la società in cui vivevano; riporto qui di seguito solo alcuni di questi esempi, sufficienti a darci un’idea di quanto l’uomo si sia più adoperato nel cercare di negare la Verità che non nel darle conferma:
Parmenide (515-450 a.C.), filosofo greco: La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è statico e immobile. A tali affermazioni Parmenide giunge promuovendo per la prima volta un pensiero basato non su spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su un metodo razionale, servendosi in particolare della logica formale di non-contraddizione.
Crizia (460-403 a.C.), politico e filosofo greco: La divinità è uno strumento politico atto al governo della sfera personale dei cittadini. Il divino è stato inventato dai governanti affinché gli uomini smettessero di infrangere le leggi di nascosto, convincendoli dell'esistenza di una forza soprannaturale in grado di osservarli in qualsiasi momento e in seguito giudicarli.
Democrito (460-357 a.C.), filosofo greco, padre del materialismo: Democrito considera ogni oggetto inanimato o vivente come materia costituita da particelle indistruttibili e indivisibili che chiamò "atomi". Sosteneva che gli dèi sono fatti di atomi proprio come gli esseri umani e che non interagiscono affatto con noi
Carneade (214-129 a.C.), filosofo greco materialista: Fu uno scettico radicale e il primo a sostenere il fallimento dei metafisici che volevano scoprire un significato razionale nelle credenze religiose.
Baruch Spinoza (1632-1677), filosofo olandese, uno dei massimi esponenti del razionalismo: dopo un esame della Bibbia, concluse che è stata scritta per l’immaginario collettivo e che la stessa non fornisce alcun insegnamento, né metafisico e nemmeno insegna nulla su dio.
Arthur Schopenhauer (1788 – 1860), filosofo tedesco: "Il medico vede l'uomo in tutta la sua debolezza; il giurista lo vede in tutta la sua cattiveria; il teologo in tutta la sua sciocchezza". La sua filosofia può ricollegarsi ad un idealismo ateo.
Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872), filosofo tedesco: postulò che Dio fosse solo la proiezione della volontà umana e delle sue migliori qualità.
Max Stirner (1806-1856),filosofo tedesco Hegeliano, uno dei padri del nichilismo, esistenzialismo e anarchismo.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900), uno dei maggiori filosofi dell'ottocento: «La morale dello schiavo cristiano colloca l’uomo in uno stato d’inferiorità, creandone una virtù». Dichiarando «Dio è Morto» considerava la religione come un alibi davanti alle debolezze umane e alle sue disgrazie. Rifiutava Dio, che l’uomo ha inventato per spingere se stesso alla rassegnazione. Con la morte di Dio, l’uomo alienato si libera dal fardello della trascendenza divina.
Alfred Adler (1870-1937), psichiatra austriaco: pensava che Dio fosse solo una proiezione psicologica che potesse essere di aiuto per molti.
Bertrand Russell (1872-1970),matematico, filosofo, e attivista politico inglese: Scrisse un libro dal titolo "Perché non sono cristiano".
Jean-Paul Sartre (1905-1980),scrittore e filosofo francese: «Dio non esiste, gli uomini non hanno altra scelta che prendere in mano il loro destino, tramite le condizioni politiche e sociali che li circondano».
Woody Allen (1935), attore comico, il maggiore esponente della comicità intellettuale new-yorkese: «Per te sono un ateo, ma per Dio sono una leale opposizione.»
George Carlin (1937-2008), comico americano, attore e autore, ha scritto molti monologhi sulla non esistenza di Dio.
Marco Bellocchio (1939), regista cinematografico italiano: “Io sono ateo ma affermare il proprio ateismo oggi è una cosa molto fuori moda: c'è un'esplosione di conversioni, a destra, a sinistra, dappertutto.
Bob Dylan (1941), cantante e intellettuale americano, guida una motivatissima crociata contro il creazionismo. Si definisce ateo, agnostico e difensore di Darwin, aggiungendo che oggi la religione non ha più motivo di esistere.
André Comte-Sponville (1952), filosofo materialista, razionalista e umanista francese, si definisce un ateo fedele. "La fedeltà è ciò che resta della fede quando la si è perduta.
Michel Onfray (1959), filosofo francese legato a una visione materialista: "Dio non è morto perché non è mortale. Una finzione non muore."
Drammatica quest’ultima affermazione!!!
Questo rapido e quanto mai incompleto excursus storico-sociale sul concetto di religione e sulla esistenza di Dio è sufficiente per farci capire che quanto più il pensiero umano sembra aver toccato sfere d’eccellenza, tanto più grande e forte è l’opposizione a Dio, la negazione della sua esistenza.
L’uomo che crede di avere in sé le verità, crede di poter negare l’unica Verità vera e lo fa intervenendo ad ampio raggio, influenzando, spesso molto efficacemente, grandi masse di popolazione anche per molti secoli.
Tutto questo accade quando la Ragione lavora da sola, quando viene separata dal resto delle facoltà umane, quando viene innalzata ad unica  " facoltà che dà i principi della conoscenza a priori", quella famosa ‘’Ragion pura’’ di kantiana memoria, dove per pura si intende ‘’assolutamente indipendente dall’esperienza, tradizionalmente riferita alla materia impura’’.
Ma l’uomo non può essere scisso nelle sue facoltà, tutto in lui contribuisce alla comprensione del concetto di vita, di morte, di fede: la Ragione da sola può raggiungere sì alcune conoscenze, ma saranno sempre e soltanto parziali e limitate se non intervengono le altre facoltà a disposizione della mente e dell’animo umano, è nel loro insieme che l’uomo può cogliere la Verità, se tutto partecipa, in modo unanime e armonico, alla visione unitaria del senso dell’esistere; così facendo, l’uomo è in grado di andare oltre i limiti della Ragione, del visibile, dell’esperienza materiale, permettendo a Dio di intervenire e di entrare nella sua storia, ma soprattutto di riconoscere il Suo Passo nel nostri giorni.
Bisogna, infatti, sottolineare che è stato dato certamente all’uomo di cogliere il senso del divino, ma che da sole la Ragione e la volontà dell’uomo non bastano, occorre un’alleanza, potremo anche dire ‘’una complicità’’ tra l’uomo e Dio, una relazione intima che permette l’interazione fra le due dimensioni esistenziali: quella divina e quella terrena.
La Ragione da sola può fare ben poco, è fortemente limitata se non permette a tutte le altre forze di interagire con lei per una comprensione più profonda del mistero della vita.
Sono tanti gli esempi che confermano l’importanza del coinvolgimento di tutta la persona umana in una corretta indagine metafisica; la storia ci mette davanti tante esperienze ‘’umane’’ che dimostrano, inequivocabilmente, quale è veramente la nostra realtà, quale è la verità sulla nostra esperienza terrena.
I santi che si sono avvicendati nel corso dei secoli sono state persone simili a noi in tutto e per tutto: analfabeti o intellettuali, poveri o ricchi, donne e uomini,  grandi e piccoli, perfino bambini, di ogni tempo, di ogni parte del mondo, di ogni situazione socio-economica, di ogni credo politico o religioso… sono davvero tante le esperienze in questo campo che hanno dato risposte e prove che non lasciano dubbi e che non possono essere ignorate, a meno che non si voglia negare l’evidenza; anche in questo caso riportiamo qualche esempio, anzi un esempio per tutti: la conversione di Bruno Cornacchiola, ateo convinto e determinato ad uccidere il papa, ci dà lui stesso le risposte alle nostre domande , in un’intervista di un giornalista fatta qualche anno fa:

-          Caro Cornacchiola, tu sei testimone di fatti che suscitano ironica curiosità negli scettici e vivo interesse nei credenti. Come ti senti di fronte a questo mistero che ti supera?
-          Io parlo sempre in modo semplice. Il mistero che ho vissuto, l'apparizione della Madonna, lo confronto col mistero che ha il sacerdote. Questi è investito di una potenza divina per la salvezza del prossimo. Lui non si accorge della grande potenza che ha, ma la vive e la distribuisce agli altri. Così è per me davanti a questo grande fatto. Ho la grazia non tanto di vedere la grandezza dell'accaduto, quanto di vivere una vita pienamente cristiana.
-          Partiamo dagli antefatti. Tu eri miscredente, nemico acerrimo della Chiesa e avevi in animo di uccidere il papa Pio XII. Come arrivasti a tanto odio?
-          All'odio arrivai attraverso l'ignoranza, cioè la non conoscenza delle cose di Dio. Da giovane appartenevo al Partito d'Azione e a una setta protestante, agli Avventisti. Da questi ricevetti una forma di odio verso la Chiesa e i suoi dogmi. Non ero miscredente, ma soltanto pieno di odio verso la Chiesa. Credevo di aver raggiunto la verità, invece combattendo la Chiesa odiavo la verità. Volevo uccidere il papa per liberare il popolo da una schiavitù e da una ignoranza nella quale, come mi insegnavano, lo teneva la Chiesa. Quello che intendevo fare ero sicuro che fosse a beneficio dell'umanità.
-          Poi un giorno, il 12 aprile 1947, tu fosti protagonista di un evento che fece cambiare rotta alla tua vita. In una zona malfamata e periferica di Roma, tu "vedesti " la Madonna. Puoi dire in breve come andarono esattamente le cose?
-          Qui bisogna fare una premessa. Tra gli avventisti ero diventato direttore della gioventù missionaria. In questa veste cercavo di educare la gioventù a rifiutare l'Eucaristia, convincendola che non è presenza reale di Cristo; a rifiutare la Vergine, convincendola che non è Immacolata, a rifiutare il Papa convincendola che non è infallibile. Dovevo parlare di questi argomenti a Roma, in piazza della Croce Rossa, il 13 Aprile 1947, che era di domenica. Il giorno prima, sabato, volli portare la mia famiglia in campagna. Mia moglie era malata. Portai con me solo i bambini: Isola, 10 anni; Carlo, 7 anni; Gianfranco, 4 anni. Presi anche la Bibbia, un taccuino e una matita, per stendere appunti su quello che dovevo dire il giorno seguente.
Senza dilungarmi, mentre i bambini giocano, perdono e ritrovano la palla. Io gioco con loro, ma la palla si perde di nuovo. Vado a cercare la palla con Carlo. Isola va a raccogliere dei fiori. II bambino più piccolo rimane solo, seduto ai piedi di un albero di eucalyptus, di fronte a una grotta naturale. Ad un certo punto chiamo il bambino, ma non mi risponde. Preoccupato mi avvicino a lui e lo vedo inginocchiato davanti alla grotta. Lo sento mormorare: “ Bella signora!” io penso ad un gioco. Chiamo Isola e questa arriva con un mazzetto di fiori in mano e si inginocchia pure lei esclamando: “Bella signora!”
Poi vedo che anche Carlo s'inginocchia ed esclama: « Bella signora! ». Cerco di farli alzare, ma sembrano pesanti dei quintali. Mi metto paura e mi chiedo: ma che cosa succede? Non penso ad una apparizione, ma ad un incantesimo. Ad un tratto vedo due mani bianchissime uscire dalla grotta, mi toccano gli occhi e non ci vedo più. Poi vedo una luce magnifica, splendente, come se il sole fosse entrato dentro la grotta e vedo quella che i miei bambini chiamano la  “Bella Signora”.
E' scalza, con un manto verde sulla testa, un vestito bianchissimo e una fascia rosa con due lembi fino al ginocchio. In mano ha un libro color cenere. Lei mi parla e mi dice: « Io sono quella che sono nella Trinità divina: sono la Vergine della Rivelazione” e aggiunge: “Tu mi perseguiti. Ora basta. Rientra nell'ovile e obbedisci ». Poi aggiunse tante altre cose per il Papa, per la Chiesa, per i sacerdoti, per i religiosi…

Mi fermo qua, perché credo che ce ne sia abbastanza per capire che il Mistero fa parte della nostra vita, il Mistero ci sorprende, ci esorta, interviene nella nostra vita, ci rivela la nostra identità, ci mette davanti alla Verità, e la Verità è una sola, quella che la stessa Madonna della Rivelazione diede a Bruno che, in qualità di protestante, cercava di combattere la Chiesa con la Bibbia stessa, proprio come accade ancora oggi un po’ in tutto il mondo, l’obiettivo è sempre lo stesso: quello di mettere la Chiesa contro se stessa, cogliere la Parola in fallo, in contraddizione, così come i farisei e i sadducei facevano al tempo di Gesù, ma la Madonna è chiara e precisa nel rispondere a questi tentativi:  ‘’Tu puoi scrivere contro di me, ma io sono quella che è scritta qui, nella Bibbia: Immacolata, sempre Vergine. Madre di Dio, Assunta in Cielo’’.
Sì, noi possiamo scrivere tutto quello che vogliamo, manomettere la Bibbia stessa, come fanno alcune sette, negare l’evidenza dei fatti, cercare verità alternative… ma saranno sempre imprese che cadranno nel vuoto, perché la Verità non può e non potrà mai smentire se stessa.
La Verità di Dio ha forza in se stessa, non è come le verità degli uomini: dette e negate, trovate e rinnegate… Dio, invece, ha Una-Sola-Parola, una Parola Eterna ed Universale: ‘’Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
La Ragione, da sola, non potrà mai cogliere il senso dell’eternità, perché la Ragione è finita, mentre l’eternità è infinita, la Ragione stessa comprende che il Finito non può contenere l’Infinito; ma se l’uomo è capace di tanto, vuol dire che intervengono altre risorse, altre facoltà che permettono alla Ragione di andare oltre se stessa; la Ragione non viene esclusa da queste esperienze mistiche, ma mantiene tutte le sue facoltà, coniugandole con quelle dell’anima e dello spirito.
I tanti trasporti mistici, le tante conversioni ‘’eccellenti’’ come quella di sant’Agostino, ci hanno rivelato che c’è una realtà spirituale parallela a quella terrena, intercomunicabile con essa, accessibile a tutti, c’è una porta aperta sul cuore, una via d’accesso al Mistero dell’Eternità.
Ecco, ritornando al Mistero dell’Eternità dal quale siamo partiti, queste esperienze così diverse, che si contrappongono direi: quelle di chi nega con convinzione e quelle di chi dalla negazione è passato alla comprensione dei misteri della fede, per esperienza diretta, hanno influenzato il pensiero di intere generazioni anzi, potremmo dire che, a distanza di secoli, ancora influenzano fortemente il pensiero contemporaneo, al punto da portare ad una spaccatura netta, ad uno scontro tra due posizioni completamente opposte, almeno questo è ciò che emerge ad una prima analisi del problema: da una parte ci sono coloro che dicono che ‘’la vita è una sola, bisogna godersela pienamente’’ , dove per ‘’godimento’’ si intende ‘’ mangiare e bere a dismisura e concedersi tutti i piaceri e i divertimenti che si riescono a collezionare’’; dall’altra parte ci sono coloro che dicono che ‘’la vita è un cammino verso l’eternità, bisogna vivere bene ogni momento’’, dove ‘’per vivere bene’’ s’intende ‘’ mettersi al servizio di Dio e del prossimo’’.
Individuate queste due macro categorie, ora vediamo le sottocategorie in cui esse si dividono, anzi a voler essere precisi, il primo gruppo quello dei ‘’beoni’’ è piuttosto compatto e determinato sulla propria posizione, sono pochi quelli che si discostano dall’idea centrale del senso che hanno scelto di dare alla loro vita; per quanto riguarda il secondo gruppo, invece, le cose sono un po’ diverse: se l’idea di fondo è quella della proiezione  verso l’eternità, le modalità, l’intensità, la costanza e la coerenza con questa idea varia da persona a persona, per cui ci troviamo di fronte a questa situazione: siamo tutti cristiani, siamo tutti credenti, però la vita è oggi, pensiamo al presente, al futuro ci penseremo a suo tempo; se davvero c’è un paradiso lo sapremo solo quando saremo dall’altra parte, non dobbiamo preoccuparcene oggi, abbiamo ben altre preoccupazioni, urgenze e difficoltà, non mancano i problemi da risolvere, le necessità e gli imprevisti, ne abbiamo abbastanza non c’è che dire; pensiamo oggi ai problemi di questo mondo e penseremo domani ai problemi dell'altro mondo.
C’è dunque un andare nettamente fuori da quella visione cristiana della vita, un discostarsi pericolosissimo, una distanza preoccupante tra il credo cristiano e la vita del cristiano, preoccupante perché egli è davvero convinto di essere un ‘’buon cristiano’’, in realtà il suo cristianesimo fa un po’ acqua e la sua fede è molto ma molto diluita nell’ acqua torbida ed avvelenata del pressapochismo, del relativismo, del secolarismo, dell’indifferenza, della superficializzazione della fede stessa, una fede ad acqua di rose,  a pelo d’acqua, che non scalfisce più di tanto, che non occupa spazio più di tanto, che non produce più di tanto, che non ascolta e che non dice più di tanto.
Si potrebbe quasi parlare di ‘’omologazione’’ di pensiero, tra quello del laicista ateo e quello del cristiano-non-cristiano,  non c’è molta differenza tra i due, a quanto pare, il risultato è lo stesso, se non peggiore: chi sceglie di mettersi fuori da un credo religioso fa una sua scelta, sbagliata ma consapevole, il suo  schieramento è chiaro e netto  (speriamo non definitivo!); chi, invece, dice di ‘’star dentro l’ovile’’, ma in realtà razzola in altri campi o si nutre in altri pascoli, oltre a rinnegare ciò che egli stesso dice di professare, è incoerente e infedele a se stesso, confuso in se stesso, vive un senso di appartenenza che in realtà non ha mai scoperto quale sia, crede che la sua adesione sia al cristianesimo, ma il suo comportamento e il suo pensiero smentiscono questa adesione, la sua identità non è coerente con quanto egli dice di credere.
Si vive una sorta di ambiguità, un’ambivalenza pericolosa, dannosa per se stessi ed anche per gli altri, perché il cristiano che crede di vivere da cristiano, non sa di essere un ‘’modello’’ per gli altri, un ‘’esempio’’ per chi guarda le sue opere e ascolta le sue parole, per cui ciò che lui dice viene preso in seria considerazione da chi ascolta, viene imitato spesso da chi guarda; un cattivo cristiano darà dunque un cattivo esempio se non è coerente con ciò in cui dice di credere, creerà convinzioni sbagliate in chi ha bisogno di modelli chiari, affidabili, coerenti, sicuri.
Non poche volte capita di sentire, in luoghi magari impensabili, come davanti ai bar o nei negozi, la tanto famosa quanto disastrosa frase ‘’ e va pure in chiesa ogni giorno!’’, come a dire che ci si aspetta che la condotta di coloro che pregano ogni giorno sia impeccabile, perfetta, indiscutibilmente corretta; quando a questa condotta non corrispondono fatti o parole adeguate ecco che la società grida alla scandalo, si stupisce e finisce con il credere, a buona ragione, che si può essere buone e brave persone anche senza essere dei ‘’cristiani’’, perché non tutti i cristiani sono buoni, anzi il numero di coloro che possono dirsi davvero tali è ben esiguo, tanto esiguo… troppo esiguo, drammaticamente esiguo!
Cosa ci dice tutto questo? Su che cosa dobbiamo riflettere? Qual è il problema vero?
Anzi direi ‘’ chi è il problema vero’’?
Il problema vero è l’uomo e la sua fragilità, la sua drammatica scelta di rifiutare l’aiuto di Colui che tutto può e nel cui Nome tutto è possibile!
Il problema vero è solo questo: credere o meno in Colui che ci ha salvati!
Il Vangelo di oggi dice: ‘’chiunque vede il Figlio e crede in lui avrà la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno’’.(Giovanni 6,37-40)
Un credere che non vuol dire ‘’credo però…, credo ma…, credo se…, credo… ma non sono del tutto sicuro che…’’; il ‘’Credere’’ cristiano è un patto di Alleanza indissolubile, a tempo indeterminato, credere in tutto e per sempre, credere come fiducia e abbandono totale; non si può essere credenti a metà, credenti a singhiozzo, credenti… che non credono veramente!
Questo ‘’credere’’ ci chiede tutto e ci prende tutto, ma soprattutto ci dà tutto, ci riempie di tutto, ci soccorre in tutto.
Questo credere così assoluto e totalizzante spaventa in questi tempi dove le certezze sono inesistenti, dove i tempi sono da intendersi sempre parziali e limitati; spaventa un’ adesione totale, un fidarsi ad occhi chiusi, spaventa perché in questo mondo, la cronaca ci insegna che non ci si può fidare più neanche di se stessi, assistiamo ad una crescita esponenziale del numero degli omicidi/suicidi in ambito familiare: di chi fidarsi, se non ci si può fidare del proprio padre e della propria madre? Genitori biologici a tutti gli effetti! Carne della propria carne e sangue del proprio sangue! Di chi fidarsi, dunque?
Sì, solo Lui è sicuro, solo Lui è affidabile, solo Lui è fedele, solo Lui ha una sola Parola ed è il suo ‘’Sì’’ all’uomo, ‘’Sì, conto su di te, sì ho fiducia in te, sì resterò con te fino alla fine, sì non smetterò mai di bussare al tuo cuore, sì non smetterò mai di amarti, nonostante la tua infedeltà e il rifiuto del Mio Amore’’.
È un SI’, questo, che ci salva, ci ridona speranza, ci santifica… sì, il Sì di Dio all’uomo è il sigillo della santità: l’uomo è santo perché Dio gli ha detto di Sì!
Ed è su questo Si’ che noi ci giochiamo la nostra vita terrena e quella ultraterrena: se al suo SI’ corrisponde il nostro Si’, allora niente potrà separarci, né morte né tribolazione, né dolore né sofferenza; se, invece al suo SI’ corrisponde il nostro NO o il nostro SI’ parziale e limitato, allora tutto sarà più difficile, tutto sarà più complicato: ecco, dice il Signore, poiché tu non sei né carne né pesce allora ti vomiterò dalla mia Bocca!
Nel rispetto della libertà dell’uomo, il Signore accetta il suo rifiuto, il suo mettersi fuori dalla Sua Protezione, fuori dalla Sua Misericordia, fuori dal Suo Amore… in questo caso sarà la Sua Giustizia ad intervenire, a guidare la Sua Mano.
L’uomo è libero di mettersi fuori, di negare, di opporsi, di credere in quella ‘’leale opposizione’’ di cui è convinto Woody Allen, può illudersi di essere così grande da potersi opporre alla grandezza di Dio, di combattere con Lui da pari a Pari, sì l’ipertrofico IO umano può anche giungere a convincersi di tanto, ma non potrà mai impedire a Dio di esercitare la Sua Giustizia e la Giustizia di Dio, lo sappiamo (e se non lo sappiamo è bene tenerlo ben presente!)… è ben diversa dalla giustizia umana!
Anche ora, in questi giorni, in cui l’argomento ‘’ETERNITA’ ’’  ci sfiora un po’ più da vicino, perché le visite al cimitero ci stimolano in questo senso, le risposte che ci diamo sono sempre le stesse, di fronte alla morte si risponde con la ’’ rassegnazione, colpa di un cattivo destino, del Signore che ci manda i castighi, del Signore che ci toglie le persone care, perché l’uomo è solo una pedina nelle Mani del Signore, come piace a Lui così va la nostra vita, a Lui non interessa la nostra sofferenza, non ha riguardo per nessuno, il Signore è ingiusto, gioca sporco con la vita dell’uomo …’’.
Non sono certo queste le risposte di un cristiano, neanche la realtà della morte ci fa comprendere il senso della nostra fede, anzi ce lo distorce ancora di più, mentalità pagane si sovrappongono, l’ ignoranza della fede  fa il suo gioco, l’analfabetismo religioso dilagante ci porta su sponde nemiche.
Forse proprio in questi giorni più che in altri, proprio nel trovarci faccia a faccia con la morte, con la sua violenza, con la sua crudeltà, proprio in questi giorni… la nostra fede vacilla più che mai!
Superare la violenza della morte non è facile, ringraziare il Signore quando ci viene a mancare una persona cara non è scontato né tantomeno ‘’normale’’, non è normale ringraziare nel dolore, è più normale accusare per quel dolore, puntare il dito, scagliarsi contro.
I Santi che festeggiamo in questi giorni e i nostri cari defunti ci parlano, invece, di una verità diversa: la morte non è l’ultima parola, con la morte non finisce ogni cosa, la morte non annulla l’uomo, la morte è stata sconfitta una volta per tutte, la morte non può niente contro l’uomo che crede in Dio, la morte non ha potere contro il Signore della Vita: chi ha scelto di camminare in Dio durante la sua vita, non può dubitare di essere in Lui dopo la sua morte; ognuno si troverà sulla strada che ha scelto di percorrere.
Le persone più anziane di fronte a domande sull’eternità, usano rispondere: ’’Nessuno è mai tornato dall’aldilà per darcene conferma’’; a ciò si potrebbe rispondere: ‘’ Gesù è il Primo dei Risorti, Lui stesso ce ne dà prova inequivocabile; la Sua Resurrezione è la prova più schiacciante e concreta della resurrezione dei nostri corpi, come Lui ci ha promesso’’.
Ma non basta, no non ci basta la Sua Parola, la parola degli uomini che negano tale Verità  ha più potere su di noi che non quella di Cristo.
Allora chiediamoci, col viso tra le mani: ‘’In chi io credo? In che cosa io credo? Che cristiano sono? Sono davvero un cristiano? Credo davvero nella resurrezione dell'ultimo giorno? Credo davvero che Gesù è risorto? Credo nella vita eterna?''
Chiediamocelo, tutti, ed abbiamo il coraggio di rispondere sinceramente, onestamente, togliendo ogni ipocrisia dal nostro cuore, facendo come Pietro che riconosce il suo peccato ed implora il perdono dal Maestro e non come Giuda che riconosce il peccato e diffida della Misericordia del Signore.
Il rischio grave è quello di dare per scontata la risposta, di rispondere immediatamente senza riflettere veramente, convinti di essere a posto, convinti di aver compreso ogni cosa e di comportarsi di conseguenza; non si può trattare delle cose di Dio così come facciamo con quelle degli uomini, con superficialità e pressapochismo, sulle cose di Dio bisogna riflettere molto profondamente, ripetutamente, consapevolmente, saggiamente ed anche quando siamo sicuri della nostra risposta bisogna continuare a chiedersi ogni giorno se si continua a camminare sulla strada giusta oppure si è deviato, bisogna fare una verifica quotidiana, costante, sincera, perchè è molto, troppo facile smarrirsi, deviare, credere di essere al sicuro quando invece si è già fortemente in pericolo.
Occorre chiedersi se davvero crediamo che il nostro è il Dio della Vita Vera, quella Vita che ci è stata promessa e di cui i Santi già sperimentano la bellezza e il gaudio; se il nostro è il Dio della Speranza, dell’ Amore, della Gioia… se crediamo che tutto quello che ci è stato promesso ci verrà dato veramente…  se prendiamo sul serio la Parola di Dio o se diamo importanza alle parole umane che, la storia ci insegna, ricadono su se stesse, creando un gran polverone e lasciando solo macerie, macerie che ci sporcano e ci appesantiscono, macerie che seppelliscono il nostro cuore, lasciandolo morire non avendo più aria da respirare.
Il cristiano è colui che cerca il Respiro di Dio… ed il Signore è ben felice di darlo a chi lo cerca con cuore puro e sincero!
E tu, tu che credi di essere un buon cristiano, hai mai cercato il Respiro di Dio? La Sua Voce? la Sua Volontà? Pensaci. Pensaci. Pensaci!

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