…E IO LO RISUSCITERÒ NELL’ULTIMO GIORNO
(Giovanni 6,37-40)
"Cari figli!
Pregate in questo tempo di grazia e chiedete l’intercessione di Tutti i Santi
che sono già nella luce. Loro vi siano d’esempio e d’esortazione di giorno in
giorno,
sul cammino della vostra conversione.
Figlioli, siate
coscienti che la vostra vita è breve e passeggera.
Perciò anelate
all’eternità e preparate i vostri cuori nella preghiera.’’
…è parte del messaggio del 25 Ottobre scorso dato dalla Madonna a
Medjugorje; in esso la Madonna ci invita ad imitare i Santi, coloro che hanno
conquistato la Palma della Gloria; ci invita alla conversione; ci invita alla
preghiera; ci invita a riflettere sul senso e sulla caducità della vita; ci invita ad anelare
all’eternità; ci invita a prepararci per l’Incontro finale.
Una serie di inviti che implicano una vita intera.
Che complicano, possiamo
anche dire, una vita intera, sì perché fare i conti con questi argomenti è
davvero difficile, richiede una revisione generale della propria esistenza alla
luce delle Beatitudini evangeliche che tracciano il percorso della santità,
della conversione, della salvezza.
Per chi conosce i messaggi della Madonna, non si meraviglierà se anche
questa volta anticipa di qualche giorno
le grandi festività cristiane, come sempre Ella segue il calendario liturgico, i ritmi della nostra vita cristiana; in
questo caso, il riferimento al senso della vita e al desiderio di eternità non
è casuale, ma in perfetta sintonia con la Chiesa che celebra la festa di tutti
i Santi e la commemorazione dei defunti.
Entrambe queste ricorrenze ci riportano al Mistero dell’Eternità e
della santità, ma ci pongono anche interrogativi particolarmente impegnativi,
sempre molto provocatori, sempre densi di incertezze e dubbi, sempre fortemente
legati alla radicalità o meno della nostra fede; le nostre risposte, infatti,
dipenderanno dalla tenuta della nostra fede, dalla profondità e dall’adesione
più o meno salda alla Parola del Salvatore.
Ma vediamo di affrontare (senza
nessuna pretesa – ovviamente - di completezza), questi grandi temi che inquietano alcuni e lasciano indifferenti
altri.
Se c’è una domanda che ha sempre accompagnato l’uomo fin da quando ha
cominciato ad esistere sulla terra è quella sulla vita e sulla morte.
In questi millenni scorsi le risposte sono state tante, in base alle
mentalità del tempo, al grado di percezione e di conoscenza che ciascuno
possedeva, in base alla cultura in cui era immerso e alle correnti filosofiche
o intellettuali emergenti nelle varie epoche.
Sia l’uomo comune che il filosofo hanno sempre messo in relazione la
vita con la morte, hanno dato importanza a questo corpo mortale, hanno capito
che c’è un mistero troppo grande che riguarda il senso di questa vita e che l’ignoto è il grande protagonista della morte.
Le loro conclusioni sono state più o meno giuste, più o meno
sbagliate, ciò che possiamo dire con certezza è che c’è stato sicuramente un
cammino importante dell’umanità, almeno per una parte di essa, giunta a
comprendere che esistono alcuni concetti che trascendono la nostra realtà terrena e vanno ben oltre la nostra capacità
logico-razionale ed intuitiva di cogliere ciò che non è visibile.
In tutto questo, la fede ha avuto sicuramente un grande spazio, si è
posta come ‘’unico mezzo’’ capace di cogliere
ciò che la ragione non riesce a comprendere e di dare risposta a ‘’quell’ignoto’’ che tanto spaventa e
angoscia l’umanità; l’inconveniente, se
così vogliamo dire, è il fatto che la fede non è ‘’scienza’’, cioè le verità di
fede non sono dimostrabili empiricamente e, secondo i principi dell’Illuminismo
di storica memoria, ciò che non può
essere riprodotto nei laboratori, ciò che non è catalogabile in quadri
concettuali o leggi fisiche … non è attendibile!
Questa convinzione ha attraversato i secoli, ha prodotto diatribe e
dibattiti accesi, posto questioni spesso irrisolvibili.
Irrisolvibili per un semplice motivo: nel porsi la domanda sulla vita
e sulla morte si fa riferimento soltanto al visibile, alla parte materiale e
corruttibile, si dimentica che su questi argomenti intervengono altri aspetti
che fanno pienamente parte della vita umana e che hanno un’ importanza dalla
quale non si può prescindere, che non si può ignorare, che non si può oscurare,
soltanto perché non è immediatamente visibile o percepibile: l’uomo è corpo e
anima, la sua natura non è simile a quella degli animali ma a quella di Dio: gli animali sono
solo carne, Dio è Puro Spirito, noi siamo ‘’carne impastata di Spirito’’, sono
presenti in noi entrambi gli aspetti, per cui viviamo nella carne ma sotto la
guida dello Spirito.
Questo aspetto non è cosa trascurabile o credulonerìe degli uomini di fede, è una realtà, è la
nostra realtà, non è una corrente filosofica o un modo di pensare o una
fragilità emotiva: noi siamo corpo e
spirito.
La nostra Ragione si è sempre opposta a questa verità, se vogliamo
scorrere un po’ la storia dell’umanità, i grandi nomi della scienza, della
filosofia, dell’arte anche, persone di grande cultura hanno fortemente
influenzato le coscienze proprio in questo senso, ottenendo una larga adesione
alle proprie idee e contribuendo ad
orientare, in maniera sbagliata, la società in cui vivevano; riporto qui di
seguito solo alcuni di questi esempi, sufficienti a darci un’idea di quanto l’uomo
si sia più adoperato nel cercare di negare la Verità che non nel darle conferma:
Parmenide (515-450
a.C.), filosofo greco: La vera natura del mondo, il vero essere della realtà, è
statico e immobile. A tali affermazioni Parmenide giunge promuovendo per la
prima volta un pensiero basato non su spiegazioni mitologiche del cosmo, ma su
un metodo razionale, servendosi in particolare della logica formale di
non-contraddizione.
Crizia (460-403
a.C.), politico e filosofo greco: La divinità è uno strumento politico atto al
governo della sfera personale dei cittadini. Il divino è stato inventato dai
governanti affinché gli uomini smettessero di infrangere le leggi di nascosto,
convincendoli dell'esistenza di una forza soprannaturale in grado di osservarli
in qualsiasi momento e in seguito giudicarli.
Democrito (460-357 a.C.),
filosofo greco, padre del materialismo: Democrito considera ogni oggetto
inanimato o vivente come materia costituita da particelle indistruttibili e
indivisibili che chiamò "atomi". Sosteneva che gli dèi sono fatti di
atomi proprio come gli esseri umani e che non interagiscono affatto con noi
Carneade (214-129
a.C.), filosofo greco materialista: Fu uno scettico radicale e il primo a
sostenere il fallimento dei metafisici che volevano scoprire un significato razionale
nelle credenze religiose.
Baruch Spinoza
(1632-1677), filosofo olandese, uno dei massimi esponenti del razionalismo: dopo
un esame della Bibbia, concluse che è stata scritta per l’immaginario
collettivo e che la stessa non fornisce alcun insegnamento, né metafisico e
nemmeno insegna nulla su dio.
Arthur Schopenhauer
(1788 – 1860), filosofo tedesco: "Il medico vede l'uomo in tutta la sua
debolezza; il giurista lo vede in tutta la sua cattiveria; il teologo in tutta
la sua sciocchezza". La sua filosofia può ricollegarsi ad un idealismo
ateo.
Ludwig Andreas Feuerbach
(1804-1872), filosofo tedesco: postulò che Dio fosse solo la proiezione della
volontà umana e delle sue migliori qualità.
Max Stirner
(1806-1856),filosofo tedesco Hegeliano, uno dei padri del nichilismo,
esistenzialismo e anarchismo.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
(1844-1900), uno dei maggiori filosofi dell'ottocento: «La morale dello schiavo
cristiano colloca l’uomo in uno stato d’inferiorità, creandone una virtù».
Dichiarando «Dio è Morto» considerava la religione come un alibi davanti alle
debolezze umane e alle sue disgrazie. Rifiutava Dio, che l’uomo ha inventato
per spingere se stesso alla rassegnazione. Con la morte di Dio, l’uomo alienato
si libera dal fardello della trascendenza divina.
Alfred Adler
(1870-1937), psichiatra austriaco: pensava che Dio fosse solo una proiezione
psicologica che potesse essere di aiuto per molti.
Bertrand Russell
(1872-1970),matematico, filosofo, e attivista politico inglese: Scrisse un
libro dal titolo "Perché non sono cristiano".
Jean-Paul Sartre
(1905-1980),scrittore e filosofo francese: «Dio non esiste, gli uomini non
hanno altra scelta che prendere in mano il loro destino, tramite le condizioni
politiche e sociali che li circondano».
Woody Allen (1935),
attore comico, il maggiore esponente della comicità intellettuale new-yorkese: «Per
te sono un ateo, ma per Dio sono una leale opposizione.»
George Carlin
(1937-2008), comico americano, attore e autore, ha scritto molti monologhi
sulla non esistenza di Dio.
Marco Bellocchio
(1939), regista cinematografico italiano: “Io sono ateo ma affermare il proprio
ateismo oggi è una cosa molto fuori moda: c'è un'esplosione di conversioni, a
destra, a sinistra, dappertutto.
Bob Dylan (1941), cantante e intellettuale americano, guida una
motivatissima crociata contro il creazionismo. Si definisce ateo, agnostico e
difensore di Darwin, aggiungendo che oggi la religione non ha più motivo di
esistere.
André Comte-Sponville
(1952), filosofo materialista, razionalista e umanista francese, si definisce
un ateo fedele. "La fedeltà è ciò che resta della fede quando la si è
perduta.
Michel Onfray (1959),
filosofo francese legato a una visione materialista: "Dio non è morto
perché non è mortale. Una finzione non muore."
Drammatica quest’ultima affermazione!!!
Questo rapido e quanto mai incompleto excursus storico-sociale sul
concetto di religione e sulla esistenza di Dio è sufficiente per farci capire che
quanto più il pensiero umano sembra aver toccato sfere d’eccellenza, tanto più
grande e forte è l’opposizione a Dio, la negazione della sua esistenza.
L’uomo che crede di avere in sé le verità, crede di poter negare l’unica
Verità vera e lo fa intervenendo ad ampio raggio, influenzando, spesso molto
efficacemente, grandi masse di popolazione anche per molti secoli.
Tutto questo accade quando la Ragione lavora da sola, quando viene
separata dal resto delle facoltà umane, quando viene innalzata ad unica "
facoltà che dà i principi della conoscenza a priori", quella famosa ‘’Ragion pura’’ di kantiana memoria,
dove per pura si intende ‘’assolutamente indipendente dall’esperienza,
tradizionalmente riferita alla materia impura’’.
Ma l’uomo non può essere scisso nelle sue facoltà, tutto in lui
contribuisce alla comprensione del concetto di vita, di morte, di fede: la
Ragione da sola può raggiungere sì alcune conoscenze, ma saranno sempre e soltanto
parziali e limitate se non intervengono le altre facoltà a disposizione della
mente e dell’animo umano, è nel loro insieme che l’uomo può cogliere la Verità,
se tutto partecipa, in modo unanime e armonico, alla visione unitaria del senso
dell’esistere; così facendo, l’uomo è in grado di andare oltre i limiti della
Ragione, del visibile, dell’esperienza materiale, permettendo a Dio di
intervenire e di entrare nella sua storia, ma soprattutto di riconoscere il Suo
Passo nel nostri giorni.
Bisogna, infatti, sottolineare che è stato dato certamente all’uomo
di cogliere il senso del divino, ma che da sole la Ragione e la volontà dell’uomo non bastano,
occorre un’alleanza, potremo anche dire ‘’una complicità’’ tra l’uomo e Dio,
una relazione intima che permette l’interazione fra le due dimensioni
esistenziali: quella divina e quella terrena.
La Ragione da sola può fare ben poco, è fortemente limitata se non
permette a tutte le altre forze di interagire con lei per una comprensione più profonda
del mistero della vita.
Sono tanti gli esempi che confermano l’importanza del coinvolgimento
di tutta la persona umana in una corretta indagine metafisica; la storia ci
mette davanti tante esperienze ‘’umane’’ che dimostrano, inequivocabilmente,
quale è veramente la nostra realtà, quale è la verità sulla nostra esperienza
terrena.
I santi che si sono avvicendati nel corso dei secoli sono state
persone simili a noi in tutto e per tutto: analfabeti o intellettuali, poveri o
ricchi, donne e uomini, grandi e
piccoli, perfino bambini, di ogni tempo, di ogni parte del mondo, di ogni
situazione socio-economica, di ogni credo politico o religioso… sono davvero
tante le esperienze in questo campo che hanno dato risposte e prove che non
lasciano dubbi e che non possono essere ignorate, a meno che non si voglia
negare l’evidenza; anche in questo caso riportiamo qualche esempio, anzi un
esempio per tutti: la conversione di Bruno Cornacchiola, ateo convinto e
determinato ad uccidere il papa, ci dà lui stesso le risposte alle nostre
domande , in un’intervista di un giornalista fatta qualche anno fa:
-
Caro Cornacchiola, tu sei testimone di fatti
che suscitano ironica curiosità negli scettici e vivo interesse nei credenti.
Come ti senti di fronte a questo mistero che ti supera?
-
Io parlo
sempre in modo semplice. Il mistero che ho vissuto, l'apparizione della
Madonna, lo confronto col mistero che ha il sacerdote. Questi è investito di
una potenza divina per la salvezza del prossimo. Lui non si accorge della
grande potenza che ha, ma la vive e la distribuisce agli altri. Così è per me
davanti a questo grande fatto. Ho la grazia non tanto di vedere la grandezza
dell'accaduto, quanto di vivere una vita pienamente cristiana.
-
Partiamo dagli antefatti. Tu eri miscredente,
nemico acerrimo della Chiesa e avevi in animo di uccidere il papa Pio XII. Come
arrivasti a tanto odio?
-
All'odio
arrivai attraverso l'ignoranza, cioè la non conoscenza delle cose di Dio. Da
giovane appartenevo al Partito d'Azione e a una setta protestante, agli
Avventisti. Da questi ricevetti una forma di odio verso la Chiesa e i suoi
dogmi. Non ero miscredente, ma soltanto pieno di odio verso la Chiesa. Credevo
di aver raggiunto la verità, invece combattendo la Chiesa odiavo la verità.
Volevo uccidere il papa per liberare il popolo da una schiavitù e da una
ignoranza nella quale, come mi insegnavano, lo teneva la Chiesa. Quello che
intendevo fare ero sicuro che fosse a beneficio dell'umanità.
-
Poi un giorno, il 12 aprile 1947, tu fosti
protagonista di un evento che fece cambiare rotta alla tua vita. In una zona
malfamata e periferica di Roma, tu "vedesti " la Madonna. Puoi dire
in breve come andarono esattamente le cose?
-
Qui
bisogna fare una premessa. Tra gli avventisti ero diventato direttore della
gioventù missionaria. In questa veste cercavo di educare la gioventù a
rifiutare l'Eucaristia, convincendola che non è presenza reale di Cristo; a
rifiutare la Vergine, convincendola che non è Immacolata, a rifiutare il Papa convincendola
che non è infallibile. Dovevo parlare di questi argomenti a Roma, in piazza
della Croce Rossa, il 13 Aprile 1947, che era di domenica. Il giorno prima,
sabato, volli portare la mia famiglia in campagna. Mia moglie era malata.
Portai con me solo i bambini: Isola, 10 anni; Carlo, 7 anni; Gianfranco, 4
anni. Presi anche la Bibbia, un taccuino e una matita, per stendere appunti su
quello che dovevo dire il giorno seguente.
Senza dilungarmi, mentre i bambini giocano,
perdono e ritrovano la palla. Io gioco con loro, ma la palla si perde di nuovo.
Vado a cercare la palla con Carlo. Isola va a raccogliere dei fiori. II bambino
più piccolo rimane solo, seduto ai piedi di un albero di eucalyptus, di fronte
a una grotta naturale. Ad un certo punto chiamo il bambino, ma non mi risponde.
Preoccupato mi avvicino a lui e lo vedo inginocchiato davanti alla grotta. Lo
sento mormorare: “ Bella signora!” io penso ad un gioco. Chiamo Isola e questa
arriva con un mazzetto di fiori in mano e si inginocchia pure lei esclamando:
“Bella signora!”
Poi vedo che anche Carlo s'inginocchia ed
esclama: « Bella signora! ». Cerco di farli alzare, ma sembrano pesanti dei
quintali. Mi metto paura e mi chiedo: ma che cosa succede? Non penso ad una
apparizione, ma ad un incantesimo. Ad un tratto vedo due mani bianchissime
uscire dalla grotta, mi toccano gli occhi e non ci vedo più. Poi vedo una luce
magnifica, splendente, come se il sole fosse entrato dentro la grotta e vedo
quella che i miei bambini chiamano la
“Bella Signora”.
E' scalza, con un manto verde sulla testa,
un vestito bianchissimo e una fascia rosa con due lembi fino al ginocchio. In
mano ha un libro color cenere. Lei mi parla e mi dice: « Io sono quella che
sono nella Trinità divina: sono la Vergine della Rivelazione” e aggiunge: “Tu
mi perseguiti. Ora basta. Rientra nell'ovile e obbedisci ». Poi aggiunse tante
altre cose per il Papa, per la Chiesa, per i sacerdoti, per i religiosi…
Mi fermo qua, perché credo che ce ne sia abbastanza per capire che il
Mistero fa parte della nostra vita, il Mistero ci sorprende, ci esorta,
interviene nella nostra vita, ci rivela la nostra identità, ci mette davanti
alla Verità, e la Verità è una sola, quella che la stessa Madonna della Rivelazione
diede a Bruno che, in qualità di protestante, cercava di combattere la Chiesa
con la Bibbia stessa, proprio come accade ancora oggi un po’ in tutto il mondo,
l’obiettivo è sempre lo stesso: quello di mettere la Chiesa contro se stessa,
cogliere la Parola in fallo, in contraddizione, così come i farisei e i
sadducei facevano al tempo di Gesù, ma la Madonna è chiara e precisa nel
rispondere a questi tentativi: ‘’Tu puoi
scrivere contro di me, ma io sono quella che è scritta qui, nella Bibbia:
Immacolata, sempre Vergine. Madre di Dio, Assunta in Cielo’’.
Sì, noi possiamo scrivere tutto quello che vogliamo, manomettere la
Bibbia stessa, come fanno alcune sette, negare l’evidenza dei fatti, cercare
verità alternative… ma saranno sempre imprese che cadranno nel vuoto, perché la
Verità non può e non potrà mai smentire se stessa.
La Verità di Dio ha forza in se stessa, non è come le verità degli
uomini: dette e negate, trovate e rinnegate… Dio, invece, ha Una-Sola-Parola,
una Parola Eterna ed Universale: ‘’Questa
infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui
abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
La Ragione, da sola, non potrà mai cogliere il senso dell’eternità, perché
la Ragione è finita, mentre l’eternità è infinita, la Ragione stessa comprende
che il Finito non può contenere l’Infinito; ma se l’uomo è capace di tanto,
vuol dire che intervengono altre risorse, altre facoltà che permettono alla Ragione
di andare oltre se stessa; la Ragione non viene esclusa da queste esperienze
mistiche, ma mantiene tutte le sue facoltà, coniugandole con quelle dell’anima
e dello spirito.
I tanti trasporti mistici, le tante conversioni ‘’eccellenti’’ come
quella di sant’Agostino, ci hanno rivelato che c’è una realtà spirituale
parallela a quella terrena, intercomunicabile con essa, accessibile a tutti, c’è
una porta aperta sul cuore, una via d’accesso al Mistero dell’Eternità.
Ecco, ritornando al Mistero dell’Eternità dal quale siamo partiti,
queste esperienze così diverse, che si contrappongono direi: quelle di chi nega
con convinzione e quelle di chi dalla negazione è passato alla comprensione dei
misteri della fede, per esperienza diretta, hanno influenzato il pensiero di
intere generazioni anzi, potremmo dire che, a distanza di secoli, ancora
influenzano fortemente il pensiero contemporaneo, al punto da portare ad una spaccatura
netta, ad uno scontro tra due posizioni completamente opposte, almeno questo è
ciò che emerge ad una prima analisi del problema: da una parte ci sono coloro
che dicono che ‘’la vita è una sola,
bisogna godersela pienamente’’ , dove per ‘’godimento’’ si intende ‘’ mangiare
e bere a dismisura e concedersi tutti i piaceri e i divertimenti che si
riescono a collezionare’’; dall’altra parte ci sono coloro che dicono che ‘’la vita è un cammino verso l’eternità,
bisogna vivere bene ogni momento’’, dove ‘’per vivere bene’’ s’intende ‘’ mettersi
al servizio di Dio e del prossimo’’.
Individuate queste due macro categorie, ora vediamo le sottocategorie
in cui esse si dividono, anzi a voler essere precisi, il primo gruppo quello dei
‘’beoni’’ è piuttosto compatto e determinato sulla propria posizione, sono
pochi quelli che si discostano dall’idea centrale del senso che hanno scelto di
dare alla loro vita; per quanto riguarda il secondo gruppo, invece, le cose
sono un po’ diverse: se l’idea di fondo è quella della proiezione verso l’eternità, le modalità, l’intensità,
la costanza e la coerenza con questa idea varia da persona a persona, per cui ci
troviamo di fronte a questa situazione: siamo
tutti cristiani, siamo tutti credenti, però la vita è oggi, pensiamo al
presente, al futuro ci penseremo a suo tempo; se davvero c’è un paradiso lo
sapremo solo quando saremo dall’altra parte, non dobbiamo preoccuparcene oggi,
abbiamo ben altre preoccupazioni, urgenze e difficoltà, non mancano i problemi
da risolvere, le necessità e gli imprevisti, ne abbiamo abbastanza non c’è che
dire; pensiamo oggi ai problemi di questo mondo e penseremo domani ai problemi dell'altro mondo.
C’è dunque un andare nettamente fuori da quella visione cristiana
della vita, un discostarsi pericolosissimo, una distanza preoccupante tra il
credo cristiano e la vita del cristiano, preoccupante perché egli è davvero
convinto di essere un ‘’buon cristiano’’, in realtà il suo cristianesimo fa un
po’ acqua e la sua fede è molto ma molto diluita nell’ acqua torbida ed
avvelenata del pressapochismo, del relativismo, del secolarismo,
dell’indifferenza, della superficializzazione della fede stessa, una fede ad
acqua di rose, a pelo d’acqua, che non
scalfisce più di tanto, che non occupa spazio più di tanto, che non produce più
di tanto, che non ascolta e che non dice più di tanto.
Si potrebbe quasi parlare di ‘’omologazione’’ di pensiero, tra quello del
laicista ateo e quello del cristiano-non-cristiano, non c’è molta differenza tra i due, a quanto
pare, il risultato è lo stesso, se non peggiore: chi sceglie di mettersi fuori
da un credo religioso fa una sua scelta, sbagliata ma consapevole, il suo schieramento è chiaro e netto (speriamo non definitivo!); chi, invece, dice
di ‘’star dentro l’ovile’’, ma in realtà razzola in altri campi o si nutre in
altri pascoli, oltre a rinnegare ciò che egli stesso dice di professare, è
incoerente e infedele a se stesso, confuso in se stesso, vive un senso di
appartenenza che in realtà non ha mai scoperto quale sia, crede che la sua
adesione sia al cristianesimo, ma il suo comportamento e il suo pensiero
smentiscono questa adesione, la sua identità non è coerente con quanto egli
dice di credere.
Si vive una sorta di ambiguità, un’ambivalenza pericolosa, dannosa per
se stessi ed anche per gli altri, perché il cristiano che crede di vivere da
cristiano, non sa di essere un ‘’modello’’ per gli altri, un ‘’esempio’’ per
chi guarda le sue opere e ascolta le sue parole, per cui ciò che lui dice viene
preso in seria considerazione da chi ascolta, viene imitato spesso da chi
guarda; un cattivo cristiano darà dunque un cattivo esempio se non è coerente
con ciò in cui dice di credere, creerà convinzioni sbagliate in chi ha bisogno
di modelli chiari, affidabili, coerenti, sicuri.
Non poche volte capita di sentire, in luoghi magari impensabili, come
davanti ai bar o nei negozi, la tanto famosa quanto disastrosa frase ‘’ e va pure in chiesa ogni giorno!’’,
come a dire che ci si aspetta che la condotta di coloro che pregano ogni giorno
sia impeccabile, perfetta, indiscutibilmente corretta; quando a questa condotta
non corrispondono fatti o parole adeguate ecco che la società grida alla
scandalo, si stupisce e finisce con il credere, a buona ragione, che si può
essere buone e brave persone anche senza essere dei ‘’cristiani’’, perché non
tutti i cristiani sono buoni, anzi il numero di coloro che possono dirsi
davvero tali è ben esiguo, tanto esiguo… troppo esiguo, drammaticamente esiguo!
Cosa ci dice tutto questo? Su che cosa dobbiamo riflettere? Qual è il
problema vero?
Anzi direi ‘’ chi è il problema vero’’?
Il problema vero è l’uomo e la sua fragilità, la sua drammatica scelta
di rifiutare l’aiuto di Colui che tutto può e nel cui Nome tutto è possibile!
Il problema vero è solo questo: credere
o meno in Colui che ci ha salvati!
Il Vangelo di oggi dice: ‘’chiunque
vede il Figlio e crede in lui avrà la vita eterna; e io lo risusciterò
nell’ultimo giorno’’.(Giovanni 6,37-40)
Un credere che non vuol
dire ‘’credo però…, credo ma…, credo se…,
credo… ma non sono del tutto sicuro che…’’; il ‘’Credere’’ cristiano è un patto di Alleanza indissolubile, a tempo
indeterminato, credere in tutto e per sempre, credere come fiducia e abbandono totale; non si può essere credenti
a metà, credenti a singhiozzo, credenti… che non credono veramente!
Questo ‘’credere’’ ci chiede tutto e ci prende tutto, ma soprattutto
ci dà tutto, ci riempie di tutto, ci soccorre in tutto.
Questo credere così assoluto e totalizzante spaventa in questi tempi
dove le certezze sono inesistenti, dove i tempi sono da intendersi sempre parziali
e limitati; spaventa un’ adesione totale, un fidarsi ad occhi chiusi, spaventa
perché in questo mondo, la cronaca ci insegna che non ci si può fidare più
neanche di se stessi, assistiamo ad una crescita esponenziale del numero degli
omicidi/suicidi in ambito familiare: di chi fidarsi, se non ci si può fidare
del proprio padre e della propria madre? Genitori biologici a tutti gli
effetti! Carne della propria carne e sangue del proprio sangue! Di chi fidarsi,
dunque?
Sì, solo Lui è sicuro, solo Lui è affidabile, solo Lui è fedele, solo
Lui ha una sola Parola ed è il suo ‘’Sì’’ all’uomo, ‘’Sì, conto su di te, sì ho fiducia in te, sì resterò con te fino alla
fine, sì non smetterò mai di bussare al tuo cuore, sì non smetterò mai di
amarti, nonostante la tua infedeltà e il rifiuto del Mio Amore’’.
È un SI’, questo, che ci salva, ci ridona speranza, ci santifica… sì,
il Sì di Dio all’uomo è il sigillo della santità: l’uomo è santo perché Dio gli
ha detto di Sì!
Ed è su questo Si’ che noi ci giochiamo la nostra vita terrena e
quella ultraterrena: se al suo SI’ corrisponde il nostro Si’, allora niente
potrà separarci, né morte né tribolazione, né dolore né sofferenza; se, invece
al suo SI’ corrisponde il nostro NO o il nostro SI’ parziale e limitato, allora
tutto sarà più difficile, tutto sarà più complicato: ecco, dice il Signore, poiché tu non sei né carne né pesce allora ti
vomiterò dalla mia Bocca!
Nel rispetto della libertà dell’uomo, il Signore accetta il suo rifiuto,
il suo mettersi fuori dalla Sua Protezione, fuori dalla Sua Misericordia, fuori
dal Suo Amore… in questo caso sarà la Sua Giustizia ad intervenire, a guidare
la Sua Mano.
L’uomo è libero di mettersi fuori, di negare, di opporsi, di credere
in quella ‘’leale opposizione’’ di
cui è convinto Woody Allen, può illudersi di essere così grande da potersi
opporre alla grandezza di Dio, di combattere con Lui da pari a Pari, sì l’ipertrofico
IO umano può anche giungere a convincersi di tanto, ma non potrà mai impedire a
Dio di esercitare la Sua Giustizia e la Giustizia di Dio, lo sappiamo (e se non
lo sappiamo è bene tenerlo ben presente!)… è ben diversa dalla giustizia umana!
Anche ora, in questi giorni, in cui l’argomento ‘’ETERNITA’ ’’ ci sfiora un po’ più da vicino, perché le
visite al cimitero ci stimolano in questo senso, le risposte che ci diamo sono
sempre le stesse, di fronte alla morte si risponde con la ’’ rassegnazione, colpa di un cattivo destino,
del Signore che ci manda i castighi, del Signore che ci toglie le persone care,
perché l’uomo è solo una pedina nelle Mani del Signore, come piace a Lui così
va la nostra vita, a Lui non interessa la nostra sofferenza, non ha riguardo
per nessuno, il Signore è ingiusto, gioca sporco con la vita dell’uomo …’’.
Non sono certo queste le risposte di un cristiano, neanche la realtà
della morte ci fa comprendere il senso della nostra fede, anzi ce lo distorce
ancora di più, mentalità pagane si sovrappongono, l’ ignoranza della fede fa il suo gioco, l’analfabetismo religioso
dilagante ci porta su sponde nemiche.
Forse proprio in questi giorni più che in altri, proprio nel trovarci
faccia a faccia con la morte, con la sua violenza, con la sua crudeltà, proprio
in questi giorni… la nostra fede vacilla più che mai!
Superare la violenza della morte non è facile, ringraziare il Signore
quando ci viene a mancare una persona cara non è scontato né tantomeno
‘’normale’’, non è normale ringraziare nel dolore, è più normale accusare per
quel dolore, puntare il dito, scagliarsi contro.
I Santi che festeggiamo in questi giorni e i nostri cari defunti ci
parlano, invece, di una verità diversa: la morte non è l’ultima parola, con la
morte non finisce ogni cosa, la morte non annulla l’uomo, la morte è stata
sconfitta una volta per tutte, la morte non può niente contro l’uomo che crede
in Dio, la morte non ha potere contro il Signore della Vita: chi ha scelto di
camminare in Dio durante la sua vita, non può dubitare di essere in Lui dopo la
sua morte; ognuno si troverà sulla strada che ha scelto di percorrere.
Le persone più anziane di fronte a domande sull’eternità, usano
rispondere: ’’Nessuno è mai tornato dall’aldilà
per darcene conferma’’; a ciò si potrebbe rispondere: ‘’ Gesù è il Primo dei Risorti, Lui stesso ce
ne dà prova inequivocabile; la Sua Resurrezione è la prova più schiacciante e
concreta della resurrezione dei nostri corpi, come Lui ci ha promesso’’.
Ma non basta, no non ci basta la Sua Parola, la parola degli uomini
che negano tale Verità ha più potere su
di noi che non quella di Cristo.
Allora chiediamoci, col viso tra le mani: ‘’In chi io credo? In che
cosa io credo? Che cristiano sono? Sono davvero un cristiano? Credo davvero nella resurrezione dell'ultimo giorno? Credo davvero che Gesù è risorto? Credo nella vita eterna?''
Chiediamocelo, tutti, ed abbiamo il coraggio di rispondere sinceramente,
onestamente, togliendo ogni ipocrisia dal nostro cuore, facendo come Pietro che
riconosce il suo peccato ed implora il perdono dal Maestro e non come Giuda che
riconosce il peccato e diffida della Misericordia del Signore.
Il rischio grave è quello di dare per scontata la risposta, di rispondere immediatamente senza riflettere veramente, convinti di essere a posto, convinti di aver compreso ogni cosa e di comportarsi di conseguenza; non si può trattare delle cose di Dio così come facciamo con quelle degli uomini, con superficialità e pressapochismo, sulle cose di Dio bisogna riflettere molto profondamente, ripetutamente, consapevolmente, saggiamente ed anche quando siamo sicuri della nostra risposta bisogna continuare a chiedersi ogni giorno se si continua a camminare sulla strada giusta oppure si è deviato, bisogna fare una verifica quotidiana, costante, sincera, perchè è molto, troppo facile smarrirsi, deviare, credere di essere al sicuro quando invece si è già fortemente in pericolo.
Il rischio grave è quello di dare per scontata la risposta, di rispondere immediatamente senza riflettere veramente, convinti di essere a posto, convinti di aver compreso ogni cosa e di comportarsi di conseguenza; non si può trattare delle cose di Dio così come facciamo con quelle degli uomini, con superficialità e pressapochismo, sulle cose di Dio bisogna riflettere molto profondamente, ripetutamente, consapevolmente, saggiamente ed anche quando siamo sicuri della nostra risposta bisogna continuare a chiedersi ogni giorno se si continua a camminare sulla strada giusta oppure si è deviato, bisogna fare una verifica quotidiana, costante, sincera, perchè è molto, troppo facile smarrirsi, deviare, credere di essere al sicuro quando invece si è già fortemente in pericolo.
Occorre chiedersi se davvero crediamo che il nostro è il Dio della Vita Vera, quella Vita che ci è stata
promessa e di cui i Santi già sperimentano la bellezza e il gaudio; se il nostro è
il Dio della Speranza, dell’ Amore, della Gioia… se crediamo che tutto quello che ci è stato
promesso ci verrà dato veramente… se prendiamo sul serio la Parola di
Dio o se diamo importanza alle parole umane che, la storia ci insegna, ricadono su se stesse, creando
un gran polverone e lasciando solo macerie, macerie che ci sporcano e ci
appesantiscono, macerie che seppelliscono il nostro cuore, lasciandolo morire
non avendo più aria da respirare.
Il cristiano è colui che cerca il Respiro di Dio… ed il Signore è ben
felice di darlo a chi lo cerca con cuore puro e sincero!
E tu, tu che credi di essere un buon cristiano, hai mai cercato il Respiro di Dio? La Sua Voce? la Sua Volontà? Pensaci. Pensaci. Pensaci!
E tu, tu che credi di essere un buon cristiano, hai mai cercato il Respiro di Dio? La Sua Voce? la Sua Volontà? Pensaci. Pensaci. Pensaci!
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