lunedì 3 novembre 2014

MORIRE… CON DIGNITA’!?

Non so se mi ha fatto più male la notizia della scelta di Brittany di ‘’lasciarsi morire’’ o le parole con le quali è stata data la notizia al TG, che portavano con sé tutto il sapore dolciastro dello scoop e tutta l’amarezza insopportabile della sconfitta: ‘’ha scelto di MORIRE CON DIGNITA’ ‘’.
Così il mondo ha appreso della morte di Brittany che ha organizzato la sua morte come l’evento più importante della sua vita.
Ma mi chiedo: COSA C’ENTRA LA DIGNITA’ CON IL SUICIDIO PREMEDITATO ED ORGANIZZATO?
C’è da chiederselo e c’è anche da darsi delle risposte plausibili… ammesso che ci siano!
La nostra tendenza ad addolcire con parole ‘’importanti’’ anche le notizie più devastanti ha raggiunto davvero il limite… se non l’ha già oltrepassato da tempo!
È di moda la parola ‘’DIGNITA’ ‘’ in questi ultimi giorni, tirata in ballo dal papa nelle sue udienze e nei suoi appelli al mondo sulla ‘’dignità del lavoro, dignità della vita, dignità della famiglia…’’ ed ecco che il mondo subito la strumentalizza mettendola dappertutto, anche dove proprio cozza contro la crudeltà del concetto che accompagna: un suicidio assistito non è certo una morte dignitosa!
Certo che non lo è! Guai se lo fosse!
Autorizzerebbe i tanti milioni di persone in tutto il mondo, dichiarati ''senza speranza'' dalla scienza, a togliersi la vita, creando in loro la convinzione di aver fatto ‘’un atto di carità verso se stessi’’, un gesto di attenzione al proprio corpo… è terribile questo!
È terribile perché le parole trasformano i valori, li fanno apparire per ciò che non sono, li deviano dal loro concetto di fondo, pervertono le idee, stravolgono le convinzioni, distruggono il concetto di ‘’VALORE’’ stesso, perché diventa una sorta di contenitore dove ci si può mettere di tutto, anche la morte assistita che diventa così ‘’dolce, giusta, desiderabile’’ solo perché è l’uomo che può scegliersela da solo!
La sua vita è soltanto nelle sue mani, può farne ciò che vuole… è l’eco di quel ‘’il corpo è mio e me lo gestisco io’’ che ha riempito le bocche dei sessantottini svuotandone per sempre il cuore.
 ‘’La dolce morte’’ non può e non potrà mai essere un valore, non ha niente a che fare con i valori, non solo con quelli tipicamente cristiani, ma nemmeno con quelli etici che riguardano l’intera Umanità: il concetto di eutanasia che significa appunto ‘’dolce morte’’ è un termine coniato per depistare ed invertire il concetto di vita con quello di morte e viceversa.
Perché si è arrivati a tanto? Come abbiamo potuto permettere che si arrivi a tanto?
Una domanda la cui risposta spaventa… terrorizza!
C’è una Umanità, non una generazione sola, ma un’ intera Umanità, composta da ogni fascia di età e da ogni provenienza sociale, che mostra al mondo la sua fragilità!
Smarrito il concetto di VITA ecco che emerge negli uomini tutta la fragilità della carne, delle emozioni, della speranza.
Il suicidio assistito altro non è se non la sconfitta del cuore!
La sconfitta dell’uomo.
La sconfitta della vita.
La sconfitta della Scienza… perché quando la Scienza non può risolvere, non può intervenire oltre certi limiti ecco che s’inventa una soluzione estrema: dato che non posso salvarti, posso aiutarti a morire e posso anche addolcirti ed abbreviarti la morte!
Vi sembra una soluzione questa!
A scuola capita, a volte, di trovarsi di fronte ad un ragazzo che è fiero del suo sapere, sempre pronto a dare le risposte giuste, anche quelle più difficili, sembra sicuro di sé, un genio che tutti vorrebbero come figlio; poi accade che un giorno di fronte alla sua incapacità di svolgere una consegna assegnata, egli scoppi in lacrime e si rifiuti di eseguire il compito, perché si  trovato di fronte a qualcosa che si rende conto non è in grado di svolgere; la sua fierezza si trasforma in rabbia e rifiuto di mettersi alla prova. Le sue lacrime ne rivelano la fragilità, il suo rifiuto la sconfitta morale, uno schiaffo morale al suo orgoglio lievitato in maniera abnorme.
Sono situazioni reali che si verificano tutti i giorni fra i banchi della scuola.
È la stessa reazione della Scienza davanti al confine della Morte: la Scienza, gonfia dei suoi successi, non accetta i suoi limiti e rivela tutta la sua fragilità nel momento in cui condisce di dignità e di dolcezza la sua sonora sconfitta! La scienza non versa lacrime, ma esulta per il risultato raggiunto: è riuscita a far passare per vittoria la sua più disastrosa sconfitta: non ti lascio sola di fronte all’inevitabilità della morte, ma ti accompagno come un caro amico, non temere, non soffrirai, è questione di istanti, non ti accorgerai di nulla, fidati, stai tranquilla, vedrai… sarà dolce morire così!
È come trovarsi davanti ad una persona disperata che ti porge un pugnale e ti dice: ’’Uccidimi perché non voglio più vivere!’.
Chi prenderebbe quel pugnale e farebbe quanto gli viene chiesto? Chi? C’è qualcuno che avrebbe il coraggio di farlo o non si cercherebbe forse di abbracciare quella persona, di disarmarla,  consolarla e farla sentire amata, non la si aiuterebbe forse a riflettere, non la si inviterebbe a calmarsi e a trovare insieme altre soluzioni meno drastiche, meno estreme?
Dire sì al  suicidio assistito è impugnare quel pugnale e spingerlo profondamente nel petto di chi glielo porge!
Spingere un pugnale nel petto di una persona o infilarle un ago avvelenato in un braccio è la stessa cosa, cambia il mezzo utilizzato, il gesto apparentemente meno cruento dell'ago rispetto al pugnale... ma il risultato è lo stesso, l'obiettivo è lo stesso: uccidere una persona!
Con o senza il suo consenso, resta un omicidio; se c'è anche la volontà dell'ammalato, allora c'è anche l'aggravante del suicidio!
 Il sibilo del Serpente è ben rintracciabile in questa azione, ma nessuno ci fa caso, perché … sono azioni fatte per  confortare, per aiutare, che danno quella risposta che si vuol sentirsi dire: non soffrirai affatto, non soffrirai più, non lascerò che tu soffra ancora, ci sono qua io e farò per te quel che tu non riesci a fare da sola!!!
Che cos’ha di diverso, dunque, il ‘’suicidio assistito’’ dalla ‘’pena di morte’’ in vigore in tanti Stati e contro la quale si manifesta da tutti gli angoli della Terra?
Dove sta la differenza fra le due scelte?
Che nella prima è una scelta personale e nella seconda è conseguenza di una condanna?
Differenza apparente: è un suicidio nel primo caso e un omicidio nell’altro, ma resta in ogni caso ‘’una scelta di morte’’ da parte dell’uomo, diretta verso se stessi o verso gli altri, per motivi diversi, ma sempre conseguenza di quella mentalità che porta a credere che ‘’la morte’’ sia una soluzione, una possibilità di salvezza!
Salvezza dai dolori di questo mondo, salvezza perché si toglie di mezzo un pericoloso killer e quindi si mette al sicuro la popolazione… salvezza per la scienza che non deve ammettere i suoi limiti, ma esultare per le sue ‘’amare vittorie’’ che altro non sono se non disperate sconfitte.
Ecco, diciamolo chiaro: il tentativo di tanto clamore è spingere ad una legalizzazione dell’eutanasia, strumentalizzare questi casi di grave sofferenza apparentemente  per avviare una riflessione in Parlamento, come si suol dire, in realtà si mira a convincere le coscienze che ciò sia un diritto di tutti e quindi ottenere un’approvazione dal basso, così il gioco è fatto: quando la popolazione spinge, preme verso determinate scelte, il Governo non può non ascoltare la volontà comune, non può non tenerne conto,  le decisioni che dovrà prendere dovranno essere il più possibilmente aderenti alla volontà del popolo.
Presentare la morte di Brittany come una ‘’libertà’’ un diritto dovuto, come una cosa buona, una scelta che sa quasi di romanzesco, che emoziona, che commuove … ‘’certo, avrebbe sofferto tanto e poi sarebbe morta lo stesso, meglio così, si è evitata tante sofferenze inutili!’’, è questa l’idea che viene commercializzata, è questa la convinzione che viene lasciata passare per giusta, è questo il concetto di vita e di morte che viene avvalorato!
E noi lo accettiamo mettendoci l’anima in pace… povera ragazza… almeno così ha smesso di soffrire!
La sofferenza umana è terribile, lo sappiamo, ad ogni livello, ad ogni età, di fronte alla sofferenza bisogna davvero porsi con tutto il rispetto di cui si è portatori, guai a deriderlo, a banalizzarlo o a sottovalutarlo, la sofferenza mette l’uomo in uno stato di fragilità coatta, perché porta con sé una serie di implicazioni psicologiche che devastano più della malattia stessa.
Avere a che fare con la sofferenza umana, sia essa fisica che morale o spirituale, mette sempre in uno stato di ‘’ riverenza ’’ , sì… di ossequio e di soggezione allo stesso tempo… rivela tutta la fragilità della carne, la fragilità delle emozioni, il limite umano: non è possibile oltrepassare il confine della Vita se la Volontà divina non interviene!
Ieri, al telegiornale, si sono susseguite due notizie: il suicidio assistito di Brittany, ragazza ventinovenne affetta da tumore al cervello e la vicenda di una donna adulta che ritorna alla vita dopo che il suo cuore si è fermato per 20 minuti grazie all’intervento ad una beata in via di canonizzazione alla quale la sua famiglia si era affidata promuovendo una veglia con le suore del posto.
Due vicende contemporanee, due risposte diverse alla morte, a morte sicura in entrambi i casi.
Quale la migliore? Quale la più giusta?
Se la morte di Brittany viene fatta passare quasi come una forma di speranza verso chi non ha più speranza, la seconda è l’esempio di chi spera contro ogni speranza: la donna aveva subito un incidente in cui aveva persa la vita un’altra persona ed anche lei era stata data per spacciata pe le gravi ferite riportate all’addome e al cuore. Nel suo caso la sua famiglia ha chiesto aiuto a chi ha potere oltre la morte e la sua richiesta è stata accolta: il cuore si è fermato per venti muniti, il primario chirurgo aveva abbandonato l’intervento dicendo di non voler operare su un cadavere, qualcuno però non si è arreso ed ha continuato il massaggio cardiaco a cuore aperto, mentre la famiglia era riunita in preghiera… si avverte la presenza di una Forza nella sala operatoria… poi il cuore riprende a battere e la donna è salva!
La sua famiglia non ha perso la speranza, anche dopo che  ormai la scienza aveva abbandonato, aveva tratto le sue tragiche conclusioni: è morta, non si può tornare indietro quando il cuore smette di funzionare!
Nel caso di Brittany, invece, la famiglia, il marito e la madre, hanno appoggiato e sostenuto la scelta della ragazza, tenendole la mano nel momento del distacco, standole vicino quando sul suo letto qualcuno le regalava la  morte.
Due vicende che ci interpellano profondamente, ci sconvolgono per l’intensità delle emozioni e del dolore che portano con sé e ci aprono spazi di riflessione che non potranno chiudersi velocemente come si è abituati a fare di fronte alle notizie giornalistiche.
La parola ‘’suicidio’’ accompagnata dall’aggettivo ‘’assistito’’ diventa una sorta di panacea, un rimedio, un’occasione che la Scienza concede a chi non ce la fa più; sa quasi di beneficenza questa possibilità, quando invece nasconde un orrore tragico e terribile.
Negli ultimi tempi assistiamo ad un fenomeno davvero anomalo: se da una parte la Scienza cerca di salvare anche chi non ha più speranza, dall’altra parte  toglie  speranza a chi sa che non potrà più fare niente per darle ancora giorni da vivere.
La notizia, sempre al TG è di qualche sera fa: al Gasline di Genova si cerca di salvare una bambina di 26 settimane portata in grembo da una madre dichiarata morta e tenuta in ‘’vita’’ con le macchine che respirano ed alimentano un corpo considerato clinicamente morto.
Tentativo estremo, ma denso di speranze!
È un accanimento terapeutico? È la lotta per la vita? È la speranza che non muore?
È la Scienza che non molla?
Le risposte sono diverse a seconda del valore che si dà alla vita e della ‘’potenza’’ che si dà alla Scienza o al Creatore della vita.
Risposte diverse!
Ma davvero possono esserci risposte diverse di fronte ad una scelta di Vita?
Davvero si può soppesare la Vita e la Morte e scegliere ora l’una ora l’altra?
Lo sconcerto prende, l’indecisione avanza, la fragilità disorienta, la miseria umana prende il sopravvento sulla speranza evangelica!
È vero che S. Francesco si rivolgeva alla morte chiamandola ‘’nostra sorella Morte corporale’’ , ma quanta distanza c’è tra la sua definizione e la scelta di Brittany: S. Francesco l’accoglieva come parte della vita e compartecipe alla Vita stessa, non la intendeva come un ostacolo ma  nemmeno come una soluzione, una via di fuga, ma semplicemente come realtà della nostra vita terrena di fronte alla quale tutti siamo messi e che bisogna accoglierla quando essa decide di farci visita; Brittany, invece, ha strumentalizzato la morte, cercando in essa la vita che non avrebbe più potuto avere, secondo la Scienza, ma chi può escludere l’intervento divino, chi può opporsi o prevenire la Volontà divina!? Chi può conoscere il domani? Il dopo?
Tanti si sono risvegliati dal coma profondo dopo anni, tanti si sono salvati dopo la dichiarazione della scienza di non poter fare più nulla.
Come spiegare il caso di un tredicenne il cui  Cuore si ferma per 15 minuti e poi riparte tra lo stupore e l’incredulità dei medici che, malgrado loro, si trovano a gridare al  miracolo?
È accaduto a ROMA l’ 11 ottobre del 2008: ‘’un ragazzino di 13 ha visto il suo cuore smettere di battere per quasi 15 minuti, per poi riprendere a pulsare. Il giovane atleta, James Dorothy, promessa britannica del tennis, si stava allenando quando ha avuto un malore. Chiamati i soccorsi il ragazzino è stato portato subito in ospedale dove lo avevano dato per spacciato, invece anche dopo ben 900 secondi senza palpiti, il cuore di James ha ripreso a funzionare.
E ora gli stessi medici del Great Ormond Street Hospital di Londra che lo hanno rimesso in piedi gridano al ‘’miracolo.’’
«Per me è stato sconvolgente - dice a sua volta la madre del giovane, Sarah - l'ho lasciato lì sul campo a giocare a tennis, e mentre lo pensavo impegnato nel solito allenamento lui era in una stanza di rianimazione circondato da 12 medici. Non mi hanno dato molte speranze, e mi hanno spiegato che se il cuore si ferma per oltre 10 minuti è già altamente compromesso».
E invece James ce l'ha fatta, è  vivo, il suo cuore sta bene, non potrà più giocare a calcio, ma potrà vivere!
Chi potrà, dunque, mai delimitare i confini tra la Vita e la Morte?
La Scienza, da una parte, resta esterefatta di fronte a certi eventi, dall’altra continua a credere di avere il potere di vita e di morte: di dare la vita quando vuole e di dare la morte su richiesta personale!
Definirla contraddizione paradossale è dir poco, direi: orgoglio fuori luogo, orgoglio ferito, incapacità di accettare i propri limiti… è la stessa incapacità che sta emergendo in questa umanità contemporanea: la fragilità delle emozioni, del pensiero, della speranza, quando la vita non è più un valore da tutelare, un dono da accogliere e rispettare, quando si lascia morire la Vita di fronte alla possibilità di lasciar vivere la Morte e si sceglie quest’ultima… allora è segno che la miseria umana ha davvero toccato il fondo se non l’ha già oltrepassato da tempo!
Nessuna volontà umana può o deve sostituirsi a quella divina. Mai. Nessuno mai.
Ed invece la realtà ci mette di fronte altre verità, altre scelte.
C’è da augurarsi e da lavorare affinchè l’uomo rinsavisca da questa sua ‘’moderna e quanto antica malattia’’ che lo corrode da dentro che è quella di … farsi dio al posto di Dio!
Morire con dignità non significa affatto ‘’libertà di uccidersi’’, ma saper soffrire, accettando la morte, con il sorriso sulle labbra, come Maria Marchetta, come Nennolina, come Santa Teresina, come tutta quella schiera di uomini e donne che davvero hanno saputo accogliere la morte corporale come ‘’la visita di una cara sorella’’.
Difficile sicuramente, impossibile sì… ovviamente per gli uomini che camminano senza Dio… non a chi sceglie Dio come compagno del proprio dolore e nelle sue mani affida la sua vita!

La dignità della morte non consiste nello scegliersi l’ora o il modo della propria dipartita o il farmaco più indolore e rapido, ma nell’accogliere quel dolore che non si è in grado di accettare e di sopportarlo e farne strumento di salvezza, esempio di vita, luogo di speranza, prova dell’amore per la vita e desiderio di Vita Eterna!

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