martedì 2 dicembre 2014

DIARIO DELLA 
DIVINA MISERICORDIA 
DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA



Un giorno mi lamentai con Gesù, perché ero un peso per le consorelle.
Gesù mi rispose: “Non vivi per te, ma per le anime. Dalle tue
sofferenze trarranno vantaggio altre anime. Le tue prolungate
sofferenze daranno loro la luce e la forza per uniformarsi alla
Mia volontà” La sofferenza più dura per me consisteva nel fatto che mi
sembrava che né le mie preghiere nè le buone azioni fossero gradite a
Dio. Non avevo il coraggio di alzare gli occhi al cielo. Ciò mi causava una
sofferenza così grande che diverse volte, quando ero in cappella per le
preghiere comunitarie, la Madre Superiora, finite le preghiere mi
chiamava presso di sé e mi diceva: « Chieda, sorella, a Dio grazia e
consolazione perché, come noto in realtà io stessa e le Suore mi
riferiscono, al solo vederla, sorella, lei suscita compassione. Non so
proprio cosa fare con lei. Le ordino di non affliggersi per nessuna ragione».
 Ma tutti questi colloqui con la Madre Superiora non mi procuravano
sollievo, né alcun chiarimento della mia situazione. Un buio ancora più
fitto mi nascondeva Dio. Cercavo aiuto nel confessionale, ma anche lì non
lo trovavo. Un pio sacerdote avrebbe voluto aiutarmi, ma io ero così
degna di commiserazione che non riuscivo nemmeno a spiegargli i miei
tormenti e questo mi causava una tortura ancora maggiore. Una tristezza
mortale aveva invaso la mia anima a tal punto, che non riuscivo a
nasconderla, ma era evidente anche all'esterno. Avevo perso la speranza.
La notte diventava sempre più buia. Il sacerdote dal quale mi confessavo
una volta mi disse: « Io vedo in lei, sorella, delle grazie particolari e sono
completamente tranquillo sul suo conto. Perché dunque si tormenta
tanto? ». Ma io allora questo non lo capivo e perciò mi meravigliavo
enormemente quando per penitenza mi veniva ordinato di recitare il Te
Deum od il Magniflcat e talvolta di sera dovevo correre velocemente per
il giardino, oppure ridere forte dieci volte al giorno. Queste penitenze mi
stupivano molto, ma ciononostante quel sacerdote non mi fu di molto
aiuto. Evidentemente il Signore voleva che Lo adorassi con la sofferenza.
Quel sacerdote mi confortava dicendo che in quello stato ero più gradita
a Dio, che se avessi sovrabbondato nelle più grandi consolazioni. « Che
grande grazia di Dio, sorella, che lei nell'attuale stato di tormenti
spirituali non offenda Dio, ma cerchi di esercitarsi nelle virtù. Io osservo
la sua anima, sorella; vi scorgo grandi disegni da parte di Dio e grazie
speciali e vedendo ciò in lei, sorella, ne rendo grazie al Signore ».
Però, nonostante tutto, la mia anima si trovava in un supplizio e in un
tormento inesprimibili. Imitavo il cieco, che si fida della propria guida e
la tiene saldamente per mano e non mi allontanavo nemmeno un attimo
dall'obbedienza, che fu la mia àncora di salvezza in quella prova di fuoco.
O Gesù, Verità Eterna, consolida le mie deboli forze. Tu, Signore, puoi
tutto. So che i miei sforzi senza di Te sono niente. O Gesù, non
nasconderTi davanti a me, poiché io non posso vivere senza di Te.
Ascolta il grido della mia anima. La Tua Misericordia, Signore, non si è
esaurita, perciò abbi pietà della mia miseria. La Tua Misericordia supera
l'intelligenza degli Angeli e degli uomini messi insieme e, sebbene a me
sembri che Tu non mi ascolti, tuttavia ho posto la fiducia nel mare della
Tua Misericordia e so che la mia speranza non rimarrà delusa. Soltanto
Gesù sa quanto è pesante e difficoltoso compiere i propri doveri, quando
un'anima è in quello stato di tormenti interiori, le forze fisiche sono
ridotte e la mente è offuscata. Nel silenzio del mio cuore ripetevo a me
stessa: « O Cristo, per Te le delizie e l'onore e la gloria e per me la
sofferenza. Non m'attarderò nemmeno di un passo nel seguirTi, benché
le spine mi trafiggano i piedi ».

Quando fui mandata a curarmi nella casa di Plock, ebbi la fortuna di ornare
di fiori la cappella. Il fatto accadde a Biala.
Suor Tecla non sempre aveva tempo e perciò spesso ornavo la
cappella da sola. Un giorno raccolsi le rose più belle per abbellire la
camera di una certa persona. Quando mi avvicinai al portico, vidi Gesù
che era li in piedi nel portico e mi domandò amabilmente: « Figlia Mia,
a chi porti quei fiori? ». Il mio silenzio fu la risposta al Signore, dato
che in quel momento mi resi conto che avevo un attaccamento molto
sottile per quella persona, di cui in precedenza non m'ero accorta. Gesù
scomparve immediatamente. Io all'istante gettai quei fiori per terra ed
andai davanti al SS.mo Sacramento col cuore pieno di riconoscenza per
la grazia di aver conosciuto me stessa. O Sole Divino, vicino ai Tuoi raggi
l'anima nota anche i più piccoli granelli di polvere, che a Te non
piacciono. O Gesù, Verità Eterna, nostra Vita, invoco e mendico la Tua
Misericordia per i poveri peccatori. O Cuore dolcissimo del mio Signore,
pieno di compassione e di insondabile Misericordia T'imploro per i
poveri peccatori. O Cuore Santissimo, Sorgente di Misericordia, dal quale
scaturiscono raggi di grazie inconcepibili per tutto il genere umano, da Te
imploro la luce per i poveri peccatori. O Gesù, ricorda la Tua dolorosa
Passione e non permettere che periscano anime redente col Tuo
preziosissimo e santissimo Sangue. O Gesù, quando considero il grande
prezzo del Tuo Sangue, gioisco per il suo grande valore, dato che una sola
goccia sarebbe bastata per tutti i peccatori. Benché il peccato sia un
abisso di cattiveria e d'ingratitudine, tuttavia il prezzo pagato per noi è
assolutamente incomparabile. Pertanto ogni anima abbia fiducia nella
Passione del Signore, speri nella Misericordia. Iddio non nega a nessuno
la Sua Misericordia. il cielo e la terra possono cambiare, ma la
Misericordia di Dio non si esaurisce. Oh! quale gioia arde nel mio cuore,
quando considero questa Tua incomprensibile bontà, o Gesù mio. Voglio
condurre ai Tuoi piedi tutti i peccatori, affinché lodino la Tua
Misericordia per i secoli infiniti. O Gesù mio, benché una notte buia mi
circondi e nuvole oscure mi velino l'orizzonte, so tuttavia che il sole non
si spegne. O Signore, benché non Ti possa comprendere e non
comprenda il Tuo operare, confido però nella Tua Misericordia. Se
questa è la Tua volontà, o Signore, che io viva sempre in tale oscurità, Sii
benedetto. Una cosa soltanto Ti chiedo, o mio Gesù, non permettere che
io Ti offenda in nessun modo. O Gesù mio, Tu solo conosci la nostalgia e
le sofferenze del mio cuore. Sono lieta di poter soffrire almeno un po' per
Te. Quando sento che la sofferenza supera le mie forze, allora mi rifugio
presso il Signore nel SS.mo Sacramento ed un profondo silenzio è il mio

colloquio col Signore.

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