venerdì 27 giugno 2014

In quest’estate ci farà compagnia un libro molto famoso, tradotto in diverse lingue: 
RACCONTI DI UN PELLEGRINO RUSSO.
Si tratta di un testo ascetico, scritto da un anonimo russo, che può essere considerato come la versione ortodossa dell’IMITAZIONE DI CRISTO.
Racconti di un pellegrino russo è, infatti, un testo ascetico, scritto da un anonimo russo.
Esso divulgò la pratica mistica della preghiera interiore perpetua, la preghiera del cuore ed è assieme alla Filocalia una delle opere più diffuse prodotte dalla spiritualità ortodossa.
L'origine del racconto è sconosciuta. La redazione è successiva al 1853 perché cita la guerra di Crimea e antecedente il 1861, quando ebbe luogo la liberazione dei servi della gleba russi.
 L'opera fu pubblicata per la prima volta a Kazan', in Russia, nel 1881 con il titolo "Откровенные рассказы странника духовному своему отцу" - letteralmente, "Resoconto sincero di un pellegrino al suo padre spirituale".
Il protagonista è un pellegrino che attraversa l'Ucraina e la Russia portando con sé solo pane secco e la Bibbia. Partecipando a una messa resta molto colpito dall'esortazione di San Paolo a "pregare incessantemente" (1 Tessalonicesi 5,17) e si mette alla ricerca di chi gli insegni come fare a vivere la vita di ogni giorno e contemporaneamente avere la propria mente continuamente rivolta a Dio in preghiera. Incontra, infine, uno "starec" che gli insegna la cosiddetta preghiera di Gesù o preghiera del cuore, che consiste nella ripetizione incessante, secondo il ritmo del respiro, della formula "Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore", una frase adattata dal Vangelo (Luca 18,13). Quando poco dopo il santo monaco muore lasciandogli il proprio rosario, il pellegrino riprende il viaggio completando il proprio bagaglio con l'acquisto di una copia consunta della Filocalia, il libro che insegna l'esicasmo.
Nei capitoli successivi si mostra il progresso spirituale del pellegrino e gli insegnamenti che trae dall'interazione con le persone che incontra nel suo cammino.
Nella prefazione all'edizione del 1884 troviamo una spiegazione dell'origine e del piano dell'opera
I racconti sono la trascrizione di un testo in possesso di un monaco sul Monte Athos, fatta dall'abate Paissy, superiore del monastero dei Ceremissi a Kazan', morto il 26 agosto 1883 (cfr. il suo necrologio sul "Monitore dell'Eparchia di Kazan'" il 21,1883). I racconti furono pubblicati per esaudire il desiderio di molti devoti, che li avevano letti in manoscritto. Non si conosce l'autore.
Probabilmente  i fatti si si sono svolti così: il pellegrino, giunto a Irkutsk, è accolto da un uomo devoto ai pellegrini e dimora presso di lui per un certo tempo, fino al giorno in cui scioglierà il suo voto sulla tomba di sant'Innocenzo, ricevendo, dal fedele che lo ospita, informazioni sul modo di arrivare a Gerusalemme. Frattanto egli cerca e trova un padre spirituale, come è costume dei pellegrini; questi, osservando in lui l'orazione della Preghiera di Gesù, gli domanda verosimilmente come e da chi l'abbia appresa. Questo episodio dà l'avvio alla narrazione e spiega anche perché il primo racconto cominci dal punto in cui il Pellegrino impara da un maestro in tale disciplina la Preghiera di Gesù, e perché, anziché parlare di se stesso, egli tocchi questo argomento solo nel terzo racconto e in modo marginale. Ma non gli riesce di raccontare tutto in una volta. Narra soltanto la metà dei suoi esercizi nella sacra scienza della Preghiera di Gesù, poiché l'ulteriore progresso in questo esercizio è interrotto dalla morte del maestro; la seconda parte degli esercizi è condotta a termine sotto la guida e l'aiuto degli scritti dei santi Padri, quando il Pellegrino è in viaggio verso Irkutsk. Tale è il tema del secondo racconto, che termina con l'arrivo in questa ultima città. Il terzo è un racconto breve, di congedo, prima della partenza verso Gerusalemme. Mentre si prepara al viaggio, il Pellegrino si reca ancora una volta a salutare il padre spirituale e in risposta a una sua domanda, racconta in breve la propria vita. Il quarto racconto comincia in modo occasionale. Il Pellegrino, in procinto di partire, si trattiene per caso in città per qualche giorno. Non resiste al desiderio di vedere ancora una volta il suo maestro, che gli chiede di raccontare qualche altro episodio edificante che gli sia capitato durante i suoi viaggi.
Si possono rintracciare nei testi ‘’Le tre chiavi’’ al tesoro dell'orazione interiore e alcuni ammaestramenti dei Santi Padri, celebri per l'insegnamento della Preghiera di Gesù, quali Simone il Nuovo Teologo, Gregorio il Sinaita, Niceforo il Monaco, e i solitari Ignazio e Callisto (parte prima). Importanti sono anche alcuni brevi sermoni di altri Padri, cioè di Esichio, sacerdote di Gerusalemme, di Filoteo il Sinaita, del metropolita Filippo, di Teolepto, e i detti di Barsanufio il Grande e di Giovanni, suo collaboratore (parte seconda). A conclusione c’è il racconto di abba Filemone."

Primo racconto

(Vasily Perov, Pellegrino (1870)Galleria Tretjakov, Mosca.

Se tu non capisci la parola di Dio
i diavoli però capiscono quel che tu leggi e tremano.

 Pregate senza posa

Per grazia di Dio io sono un uomo e cristiano, per azioni gran peccatore, per condizione un pellegrino senza terra, della specie più misera, sempre in giro da paese a paese. Per ricchezza ho sulle spalle un sacco con un po’ di pane secco, nel mio camiciotto la santa Bibbia, e basta. La ventiquattresima domenica dopo la Trinità sono entrato in chiesa per pregare mentre si recitava l’Ufficio; si leggeva l’Epistola dell’Apostolo ai Tessalonicesi, in quel passo dove è detto: "Pregate senza posa". Quella parola penetrò profondamente nel mio spirito, e mi chiesi come sarebbe stato possibile pregare senza posa dal momento che ognuno di noi deve occuparsi di tanti lavori per sostenere la propria vita. Ho cercato nella Bibbia e ho letto coi miei occhi proprio quel che avevo inteso:
Bisogna pregare senza posa, pregare con lo spirito in ogni occasione, pregare in ogni luogo alzando mani pure.
Avevo un bel riflettere, non sapevo proprio cosa decidere. "Che fare?", pensavo. Dove trovare qualcuno che mi possa spiegare quelle parole? Andrò nelle chiese dove predicano uomini di gran fama, e forse là troverò quel che cerco. E mi misi in cammino. Ho ascoltato molte prediche magnifiche sulla preghiera. Erano però istruzioni sulla preghiera in generale; che cosa è la preghiera, perché è necessario pregare veramente, su questo, nemmeno una parola. Ho sentito una predica sulla preghiera in spirito e sulla preghiera perpetua; ma non mi si diceva come fare per giungere a questa preghiera. Così, frequentando le prediche non sono riuscito ad avere quel che desideravo. Allora ho smesso di andare alle prediche e ho deciso di cercare con l’aiuto di Dio un uomo sapiente ed esperto, che mi sapesse spiegare quel mistero dal quale il mio spirito era rimasto invincibilmente attratto. Quanto tempo ho camminato! Leggevo la Bibbia e chiedevo se non si potesse trovare in qualche luogo un maestro spirituale o una guida saggia e piena di esperienza. Una volta mi fu detto che in un villaggio viveva da molti anni un signore che si occupava di salvare l’anima sua: "Egli ha una sua cappella, non si muove mai e senza posa prega Dio e legge libri spirituali". A queste parole non camminai più, ma mi misi addirittura a correre verso il villaggio; vi giunsi e mi diressi subito alla casa di quel signore. – Che vuoi da me? –, mi chiese. – Ho sentito dire che siete un uomo pio e saggio; per questo vi chiedo in nome di Dio di spiegarmi che cosa vuol dire questa espressione dell’Apostolo: "Pregate senza posa", e come sia possibile pregare in questo modo. Ecco quel che voglio capire e pure non ci so arrivare da solo. Il signore rimase qualche istante in silenzio, mi guardò con attenzione e disse: – La preghiera perpetua è lo sforzo incessante dello spirito umano per giungere a Dio. Per riuscire in questo benefico esercizio, conviene chiedere spesso al Signore di insegnarci a pregare senza posa. Prega di più, e con più zelo; la preghiera ti farà capire da sé come può diventare perpetua; per questo ci vuole molto tempo. Dopo queste parole mi fece servir da mangiare, mi diede qualche moneta per il viaggio e mi congedo. Ma non aveva saputo spiegare nulla. Ripresi la mia via; pensavo, leggevo, riflettevo come meglio potevo a quel che mi aveva detto quel signore, e pure mi era impossibile comprendere; avevo tanta voglia di arrivarci che le mie notti passavano senza sonno. Dopo aver percorso duecento verste, arrivai a un capoluogo di provincia. Vi scorsi un monastero. Nella locanda mi dissero che in quel monastero viveva un superiore pio, caritatevole e ospitale. Andai da lui. Mi accolse con bontà, mi fece sedere e mi offrì da mangiare. – Padre santo, gli dissi, non ho bisogno di un pranzo; vorrei invece che voi mi deste un insegnamento spirituale: come fare per salvare l’anima?

– Ecco: vivi secondo i comandamenti, prega Dio e sarai salvo!

– Ho sentito dire che bisogna pregare senza posa, ma non so come fare a pregare senza posa e non posso nemmeno comprendere che cosa significhi la preghiera perpetua. Vi prego, Padre, spiegatemi questo. – Non so, fratello, come spiegartelo meglio. Ma aspetta. Ho un piccolo libro dove questo è esposto bene – e prese L’istruzione spirituale dell’uomo interiore di san Dimitri –: prendi, leggi questa pagina. Cominciai a leggere questo passo:

Le parole dell’Apostolo: Bisogna pregare senza posa si applicano alla preghiera fatta con l’intelligenza; l’intelligenza, infatti, può essere sempre immersa in Dio e pregarlo senza posa.

– Vi prego, spiegatemi come l’intelligenza può rimanere sempre immersa in Dio senza distrarsi e pregarlo senza posa.

– È molto difficile, se Dio non avrà concesso questo dono, disse il superiore. Ma non aveva detto niente. Rimasi da lui tutta la notte, e il mattino, dopo averlo ringraziato per la sua cortese accoglienza, mi misi in cammino senza saper bene dove andare. Ero triste per la mia incapacità di capire, e per consolazione leggevo la santa Bibbia. 
Così per cinque giorni seguitai a camminare per la strada maestra...

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