
Papa Francesco \ Udienza Generale 8.3.15
Francesco: bambini che soffrono, "grido che sale a Dio''

Torna sulla catechesi dedicata alla famiglia il Papa in
questo luminoso mercoledì di Pasqua per completare la riflessione sui bambini,
visti quest’oggi col volto della sofferenza. “Storie di Passione” le chiama
Francesco: piccoli rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del
loro futuro o, nei Paesi ricchi, vittime di crisi familiari, di vuoti educativi
e condizioni di vita disumane:
“Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi, che è stato un
errore farli venire al mondo. Questo è vergognoso! Non scarichiamo sui bambini
le nostre colpe, per favore! I bambini non sono mai “un errore”.
Un sistema sbagliato
In queste situazioni hanno bisogno semmai di più amore,
prosegue il Papa, ribadendo più di una volta le responsabilità singole e
collettive degli adulti nei drammi dei più piccoli:
“Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada
mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è
un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo
costruito”.
Dio non dimentica nessuna lacrima
“Il Padre non dimentica nessuna lacrima come neppure la
responsabilità sociale delle persone e dei Paesi va perduta”, sottolinea ancora
Francesco. E responsabilità sociale significa, spiega il Pontefice, non
nascondersi dietro “difese legali d’ufficio” - del tipo 'non possiamo farci
nulla', oppure 'non siamo un ente di beneficenza'" - come anche
accompagnare le fatiche dei genitori che generosamente accolgono bambini con
gravi difficoltà:
“E’ vero che grazie a Dio i bambini con gravi difficoltà
trovano molto spesso genitori straordinari, pronti ad ogni sacrificio e ad ogni
generosità. Ma questi genitori non dovrebbero essere lasciati soli! Dovremmo
accompagnare la loro fatica, ma anche offrire loro momenti di gioia condivisa e
di allegria spensierata, perché non siano presi solo dalla routine
terapeutica”.
Nessun bambino "è un errore"
Voce della Chiesa di oggi, il Papa offre dunque tenerezza
materna e benedizione di Dio per genitori e figli, ma anche condanna e
rimprovero fermo, perché, dice, ”con i bambini non si scherza!”. Infine,
Francesco consegna alle migliaia di fedeli che lo ascoltano, l’immagine di una
società ideale che troverebbe misericordia anche nel giudizio divino, se
stabilisse un principio di fondo:
“E’ vero che non siamo perfetti e che facciamo molti errori.
Ma quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli
adulti sarà giudicato troppo costoso o troppo grande, pur di evitare che un
bambino pensi di essere uno sbaglio, di non valere niente e di essere
abbandonato alle ferite della vita e alla prepotenza degli uomini”. Che bella
sarebbe una società così! Io dico che a questa società, molto sarebbe
perdonato, dei suoi innumerevoli errori. Molto, davvero”.
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