LO SCANDALO DELLE VIRTU’
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Allegoria della Prudenza e della Giustizia |
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Allegoria della Fortezza e della Temperanza |
Una catechesi ‘
’scandalosa’’.
Una catechesi insolita.
Una catechesi fuori dal tempo.
Una catechesi controcorrente.
Eppure una catechesi necessaria.
Direi più che necessaria: ‘’urgente’’.
È da troppo tempo che la Chiesa ha ‘’delegato se non rinunciato’’ ad alcuni
dei suoi ruoli educativi; la Chiesa è Maestra, ma capita a volte che tralasci
alcuni degli obiettivi portanti che fanno da substrato a tutto l’impianto
educativo di natura spirituale o anche familiare, sociale, politico… di cui si
fa carico.
È comprensibile che questo succeda, le epoche storiche che si
succedono rapidamente richiamano l’attenzione della società e quindi della
Chiesa ora su questo ora su quel problema; problemi scottanti, nuovi, delicati,
ingovernabili, urgenti… problemi che assorbono l’attenzione di chi non sta alla
finestra a guardare, ma si rimbocca le maniche e scende in strada a dare il suo
contributo, di parole, opere, pensieri, esempi.
Negli ultimi 50 anni la società è cambiata tantissimo ed ha dovuto
fare i conti con problemi di ogni genere, alcuni dei quali non di facile soluzione;
la Chiesa, dal canto suo, non ha mai chiuse le tende e non si è mai nascosta
nei suoi corridoi affrescati, non è rimasta cioè a guardare passivamente, ma ha
accompagnato il suo cammino di crescita camminando con lei; il suo intervento
non sempre è stato accettato, capito, considerato anche; molto volte si è detto
alla Chiesa di pensare alle sue sacrestie, di tornare ai suoi ceri e alle sue prediche,
di non impicciarsi di fatti che ‘’non la riguardavano’’, la Chiesa non doveva
intromettersi in faccende che riguardano solo l’uomo e la sua libertà… come a
dire che… la Chiesa può occuparsi di tutto fuorchè dell’uomo!
Ma togliendo l’uomo… cosa resta di cui occuparsi?
Se è vero che la Chiesa si occupa del rapporto di Dio con tutta la
Creazione, è anche vero che al vertice della Creazione c’è l’uomo, l’unica
creatura definita ‘’molto buona’’ da Dio stesso e l’unica capace di Dio, cioè
capace di un rapporto consapevole e diretto con il suo Creatore.
Ragion per cui, occuparsi dell’uomo diventa d’obbligo per la Chiesa, cioè
connaturale alla sua missione, alla sua presenza nel mondo; la Chiesa deve
parlare all’uomo, parlare di lui, del suo rapporto con se stesso, con gli
altri, con la natura, con la Creazione tutta, l’attenzione della Chiesa è
rivolta all’uomo per un corretto e migliore rapporto dell’uomo con tutti coloro
e con tutto ciò che lo circonda.
Dice il nostro vescovo che alla Chiesa interessa tutto ciò che
interessa all’uomo, cioè interessa ‘’l’uomo’’ quale creatura amata in modo
speciale da Dio.
La Chiesa questo lo sa bene e si muove di conseguenza.
Ci sono stati, però, dicevo prima, periodi in cui alla Chiesa è stata
tolta la parola, la libertà di intervenire, di dire la sua; periodi in cui la
sua voce è stata oscurata perché ritenuta ‘’oscura’’ cioè tendeva ad essere
tradizionalista e conservatorista, non contribuiva ad ‘’illuminare’’ il nuovo
scenario che si dipanava sotto gli occhi di tutti, ma tendeva a mantenere in
vita antiche concezioni e idee che facevano da freno al bisogno di ‘’uscire
allo scoperto’’ che alcune generazioni
avanzavano.
Crollavano vecchi tabù, si liberavano nuovi bisogni, si pareggiavano
conti tra maschi e femmine, si urlava il diritto a decidere da soli della
propria vita, senza mediazioni, principi o preconcetti di sorta.
La Chiesa non si è tirata indietro in questo scenario, questo no, ma è
cambiata… in alcuni casi, forse, ha avuto timore di parlare di alcuni
argomenti, per non sembrare arretrata, per non essere anacronistica, per non
perdere consensi e fedeli e per tanti altri motivi… Così facendo ha lasciato,
però, avanzare una mentalità mondana che ha sbaragliato ogni cosa, ha messo in
crisi tutto ciò che la Chiesa aveva costruito e cercato di portare avanti per
secoli.
E cosa aveva portato avanti per secoli?
Una logica diversa da quella del mondo; una logica alternativa; non
sempre facile, non sempre comprensibile, faticosa se vogliamo, esposta a
critiche e derisioni… una logica insita nella Parola di Dio: la Logica stessa
di Dio.
E nella logica di Dio molte cose sono viste diversamente da come le
vede la logica mondana.
Dio è contro il mondo, allora? Dio è contro l’uomo, dunque? Dio e
l’uomo sono nemici, quindi?
Certo che no. Assolutamente no.
La logica di Dio è la logica ‘’più umana che c’è’’; quella, cioè, che
più si addice all’uomo, che più è a suo favore, che meglio comprende l’uomo,
che meglio si adatta all’uomo, l’unica in cui l’uomo si senta veramente
compreso e considerato per quello che è.
Questa logica passa attraverso la Parola di Dio, principalmente, ma
non solo… ci sono dei pilastri che sorreggono, confermano, sviluppano,
permettono di meglio realizzare questa logica, che inseriscono i suoi principi
nel tessuto umano, nel tessuto storico e lo riempiono di sé. Gli danno
pienezza.
Pilastri come quelle che vengono definite ‘’Virtù teologali e
cardinali’’.
La Storia è fatta di avvenimenti concreti, di azioni, decisioni,
scelte concrete e volute, questo vuol dire che la Storia è fatta dagli uomini,
dalle loro vicende; le svolte storiche, positive o negative, sono conseguenze
di decisioni umane.
La differenza la fa il tipo di logica che sostiene l’uomo che in quel
momento è chiamato a decidere per tutti, che ha il compito, cioè, di cambiare
la storia in meglio o in peggio.
Sono tanti i leader politici che hanno impresso una direzione precisa
alla storia del loro tempo, orientandola verso questo o verso quello scopo.
Quando questo compito è toccato a uomini che seguivano la logica di
Dio, i risultati sono stati di un certo tipo, quando è toccato a uomini che
seguivano la logica del mondo, le conseguenze sono state di altro tipo.
È fondamentale dunque che l’uomo abbia la possibilità di conoscere
entrambe le logiche, per poter scegliere, per poter orientare il proprio
intervento nella vita propria o altrui.
La Chiesa ha un po’ taciuto su questo, in questi ultimi tempi. Presa
da altre urgenze, ha messo un po’ da parte alcuni insegnamenti che permettono
alla logica di Dio di inserirsi nel quotidiano.
Nel vecchio catechismo di Giovanni XXIII alcune cose erano chiare e ben evidenziate, anche nelle
catechesi per fanciulli, ragazzi e adulti venivano prese in considerazione alcuni
principi e tradotti in comportamenti adeguati.
Nel nuovo catechismo non mancano i riferimenti agli stessi argomenti,
anzi sono ampiamente trattati, ma poco o per niente conosciuti; forse la difficoltà
nasce proprio da quell‘ ‘’ampiamente trattati’’; il Nuovo C.C.C. è un compendio
eccezionale, magistralmente realizzato, ma oltre che poco conosciuto forse
anche poco apprezzato proprio per la sua mole di conoscenza e di cultura che
porta in sé.
Tolto di mezzo il C.C.C., a parte le encicliche e le convenzioni, sono
pochi i documenti che hanno aiutato l’uomo a riprendere in mano la sua vita, a
conoscere prima di tutto la sua stessa vita, a dominare se stesso, a governare
se stesso in rapporto a Dio e agli altri.
E parlare di ‘’dominio di sé’’ oggi è quanto mai scandaloso!
Il dominio di sé lo si raggiunge seguendo un percorso virtuoso, chiaro
e preciso.
Ma parlare di virtù è ancora più scandaloso!
Le virtù (teologali, ma non di meno quelle cardinali), nella coscienza
collettiva, appartengono ad un passato storico lontano, ad un parlare della
Chiesa antiquato e inopportuno.
Una catechesi sulle virtù è dunque scandalosa, perché osa richiamare l’attenzione
dell’uomo sul rispetto di se stesso, sul rispetto degli altri, sul rispetto
verso Dio!
Ma la parola ‘’rispetto’’ è fuori moda da tanto!
Ed è altrettanto fuori moda parlare di buon senso, di moralità, di dominio
di sé, di autocontrollo.
È scandaloso dire che è necessario mettere un freno ai propri impulsi,
ai propri istinti, alla propria libertà!
Parlare di queste cose si rischia di vedere le chiese vuote, le
catechesi disertate.
È più normale per noi ‘’accettare
con indifferenza’’ gli omicidi-suicidi che si moltiplicano senza limite, che ci
scuotono un attimo e poi tutto finisce in un ‘’che ci possiamo fare!’’.
Un ‘’che ci possiamo fare’’
che sa di rassegnazione ad una degenerazione generazionale che sembra aver
preso una direzione che va contro se stessa. Contro natura.
Una generazione che non ama più se stessa, né tanto meno l’altro, né tanto
meno Dio.
Né tanto meno la vita che ha ricevuto come dono gratuito.
Certo che se non ama se stessa, non saprà amare né l’altro né Dio né la
vita. Né tanto meno il BENE.
E se uccide se stessa, uccide l’altro e uccide Dio come se fosse un
fatto normale.
È una società, la nostra, che tende ad uccidere il BENE.
Le persecuzioni dell’ISIS contro i cristiani sono segno tangibile di
questa lotta contro il BENE: i cristiani rappresentano infatti il BENE, perché il
loro credo si basa sull’Amore, Amore che è BENE SUPREMO; combattere i cristiani
significa combattere il BENE, quel BENE che loro amano e che cercano di vivere;
le persecuzioni dell’ISIS nascondo dunque dalla volontà di uccidere il BENE,
cancellarlo dalla faccia della terra.
Il nostro sentirci impotenti sa di rassegnazione.
Ecco perchè proporre una catechesi sulle virtù richiede una certa dose
di coraggio!
Significa osare rischiare!
Significa proporre con chiarezza la logica di Dio mettendola a confronto con quella
del mondo.
La logica di Dio ama e costruisce; la logica del mondo odia e
distrugge.
Se rassicurare i fedeli sul fatto che Dio è misericordioso è già di
per sé un’impresa, far passare il concetto che seguire la logica di Dio vuol
dire anche saper rinunciare, sapersi dominare, saper controllare le provocazioni
forti che provengono dai sensi, dal marcio che a volte abita in noi… più che
un’impresa… è un suicidio annunciato!
Questo semplicemente perché la
parola VIRTU’ non rientra più da tempo nel vocabolario di nessuno, né giovani
né meno giovani, nè Chiesa, né casa, nè scuola, né politica, né economia, né in
nessun altro ambito di vita; la parola VIRTU’ è stata depennata dal linguaggio
orale e cancellata da quello scritto.
Continua a persistere la convinzione che la parola Virtu’ sia legata,
in un certo senso, alla parola TABU’ come a dire che il virtuoso è colui che è
fuori dal mondo, che non vive nel mondo, che non si concede i piaceri del mondo
per una sorta di pudore che è più un proibirsi i piaceri del mondo, piuttosto
che una libera scelta di gestire i piaceri del mondo.
Sì, la Virtu’ resta legata ad un preconcetto arcaico che sa di
proibizionismo, piuttosto che ad una buona pratica che porta ad apprezzare e a
vivere meglio i piaceri del mondo.
È un aspetto, questo, poco o per niente conosciuto, delle Virtu’, che
resta chiuso magari in ambiti strettamente religiosi (seminari, conventi…), ma
che non raggiunge più l’uomo laico da tempo, da troppo tempo. E i danni sono
incalcolabili. I danni sono sotto gli occhi di tutti.
Tutti giudicano, tutti si lamentano, tutti hanno ormai paura della
propria stessa ombra: genitori che uccidono i figli, figli che uccidono
genitori e nonni, mariti che uccidono mogli, mogli che tradiscono mariti,
colleghi che uccidono soci ed amici… e parlare poi del contesto mondiale …
diventa un necrologio deprimente e inaccettabile.
Eppure a nessuno passa per la mente che forse qualcosa non va in
questa società. Che forse qualcosa si può fare. Che forse la soluzione non
viene sempre dagli altri, ma comincia da se stessi. Che forse occorre mettere
qualche limite alla propria libertà che ormai invade quella altrui e se ne
appropria fino al punto di strumentalizzare la morte pur di non perdere ciò di cui ci si è
appropriati: cioè della vita dell’altro.
L’egoismo umano ormai non ha più limiti. Si finisce con il convincersi
che l’altro è proprietà propria e se ne può fare ciò che si vuole, ci si
appropria del diritto di vita o di morte di colui/colei che si dice di amare.
Un amore in cui l’altro diventa proprietà personale è un amore malato.
Se l’amore diventa possesso dell’altro allora è la morte dell’amore!
E questa società in cui viviamo ci sta dando da tempo prove che si va
verso l’involuzione del concetto di amore. Non si ama più se stessi e non si è
capaci di amare più l’altro con la libertà che l’amore richiede.
Non si è capaci di accettare se stessi né di dominare se stessi e si
inveisce contro l’altro che cerca riparo e soluzioni ad un amore possessivo che
soffoca e poi uccide nell’anima e nel corpo.
Ci spaventa un mondo simile.
Ma non siamo disposti a prendere provvedimenti per cercare di
invertire la rotta.
Il mondo di oggi non consente spazi a provvedimenti che andrebbero a
scuotere le comodità nichilistiche in cui si è caduti, in cui ci si è rifugiati
come una coperta che ripara dal freddo glaciale, non certamente sufficiente per
impedire al gelo di penetrare nelle ossa.
La Chiesa, negli ultimi tempi, è stata un po’ latitante su questo
versante, di Virtù non ne se ne parla da anni.
La parola VIRTU’ sa di antico.
Guai a proporla in questi tempi ultramoderni ed ultratecnologici.
Saranno anche ‘’ultra-‘’ in tante cose, ma sicuramente sono anche
ultra-violenti, ultra-deprimenti, ultra-egoistici.
Non c’è ambito in cui la violenza oggi non faccia da padrona, persino
quando si è soli la violenza prevale sulla propria persona!
Come dire che questo non è vero!!!
Come contraddire questa realtà che ormai soffoca il piacere e la
libertà di vivere con le sue scelte e i comportamenti dissennati di tanta gente
definita ‘’tranquilla, persone normali… persone insospettabili...'’!
La realtà è questa.
Affermare il contrario significa nascondere la testa sotto la sabbia e
vedere tutto rosa anche dove il buio è totale.
Quali dunque le possibili soluzioni a tutto questo? Ammesso che
soluzioni ci siano!
Quali argini al dilagare violento della violenza?
Certo, dopo aver ascoltato la catechesi sulle Virtù cardinali, tenuta
dal parroco della nostra parrocchia, viene da pensare che forse è necessario,
anzi urgente, cominciare a cambiare rotta.
E cambiare rotta non significa gridare al mondo che sta sbagliando
direzione, non significa puntare il dito contro l’egoismo dell’altro, non
significa dire all’altro che sta invadendo la tua libertà, non significa dire
all’altro che il suo comportamento non ti va… significa semplicemente dire a se
stessi: IO CHI SONO? CHE COSA STO FACENDO? DOVE STO ANDANDO? COME MI STO
COMPORTANDO? I MIEI DESIDERI SONO DAVVERO GIUSTI? A CHE PUNTO STO NELLA
CONOSCENZA DI ME STESSO? SONO IN GRADO DI CAPIRE L’ALTRO? QUANTO SPAZIO DO’ A
ME STESSO E QUANTO NE DO’ A DIO E ALL’ALTRO? QUANTO AMO ME STESSO E COSA
SIGNIFICA LA PAROLA AMORE PER ME? AMARE SIGNIFICA POSSEDERE? SIGNIFICA GESTIRE
I PENSIERI E I DESIDERI DELL’ALTRO? PIEGARE LA LIBERTA’ DELL’ALTRO AI MIEI
BISOGNI? IL MIO EGOISMO QUANTO PESA NEL MIO RAPPORTO CON GLI ALTRI?...
Ecco, significa porsi poche domande di fondo, pochissime domande che
ti rivoluzionano i giorni, che ti scombussolano, ti sconvolgono la vita, perché
quella perfezione che credevi di avere si sgretola davanti a te, nelle tue mani
e ti rendi conto di essere solo ‘’polvere’’, non polvere di stelle, ma polvere
del suolo, cioè semplice creatura ed in questa semplicità si gioca ogni
rapporto con sé, con gli altri e con Dio.
Sì, la catechesi sulle virtù è stata ‘’ tanto illuminante, quanto
sconcertante’’.
Sconcertante ed illuminante perché ha dimostrato che essere ‘’virtuosi’’
non significa essere fuori dal mondo, fuori dal tempo, ma essere ‘’cristiani
migliori’’, che sanno vivere la vita con
misura e pienezza allo stesso tempo.
Forse noi nel tentativo di vivere con pienezza abbiamo dimenticato di
vivere con misura.
Forse ci siamo riempiti a dismisura di tante, tante cose, da averne
perso la misura ed ora fuori misura è solo il nostro egoismo che fa strage di
affetti, bisogni e desideri.
Perdendo la misura abbiamo perso la pienezza e la bellezza della vita,
abbiamo perso noi stessi, che ci siamo allargati a dismisura schiacciando gli
altri contro il muro del nostro orgoglio distruttivo.
In sintesi si può dire che da queste catechesi è venuto fuori un concetto di virtu’ davvero
sconvolgente: le virtù cristiane non vogliono annebbiare i sensi, non vogliono
reprimere gli impulsi, non vogliono togliere niente ai diritti e alle libertà
umane, non vogliono privare l’uomo del piacere di vivere, né impedire di
concedersi piaceri legati ai sensi o agli istinti; il loro ruolo non è
certamente questo.
Le Virtù non fanno altro che accrescere, sviluppare, illuminare,
affinare e permettere di vivere con pienezza e maggiore consapevolezza tutte le
facoltà umane: da quelle prettamente spirituali a quelle specificamente
intellettive, emotive, sensoriali, affettive.
Le virtù non fanno violenza alla libertà dell’uomo, ma permettono
all’uomo di vivere in pienezza le sue facoltà, di conoscere meglio le sue
potenzialità, di costruire un rapporto più rispettoso di se stessi con se
stessi, con gli altri e con Dio.
Non c’è cosa più a favore dell’uomo delle virtù cristiane!
Abbiamo un tesoro nascosto, ma a quanto pare si ha paura di
dissotterrarlo!
Quando di parla di principi morali, molto spesso ci si deve scusare
per aver osato pronunciare la parola ‘’morale’’, altra parola scandalosa.
Ma un mondo che non ha la misura di se stesso, che non prende a misura
del suo vivere una logica basata sulla giustizia, sulla legalità, sull’onestà
dei principi, che non pone paletti per difendere le libertà altrui, che
permette agli istinti e agli impulsi di governare ogni cosa… è un mondo che va
verso l’autodistruzione, come già sta accadendo sotto i nostri occhi, che
continuiamo a tenere chiusi per non vedere l’orrore che ormai riempie i nostri
giorni.
Le volontà suicide e gli omicidi di massa non solo frutto di menti
malate, anche quelle, ma non solo quelle.
È l’uomo che si sta rivoltando contro se stesso, è un cammino perverso
quello che l’uomo ha imboccato, un cammino che non va più a suo favore, ma che
si rivolta contro lo stesso dono della vita.
Non sono menti malate quelle che stanno insanguinando il Medio Oriente,
ma menti perverse.
E non sempre sono menti malate quelle che uccidono i figli perché diventati
scomodi.
Sono solo menti fuori controllo.
L’autocontrollo non viene da fuori, ma da dentro.
Quando questo ‘’dentro’’ è marcio, è vuoto, è sterile… ecco che
succedono i drammi come l’aereo che si schianta contro le montagne per un
delirio di onnipotenza di qualcuno, per quel bisogno che ormai prende tutti, di
essere al centro dell’attenzione del mondo, nel bene o nel male.
Le virtù sono un bene prezioso, una guida sicura, un vademecun quanto
mai necessario oggi più che mai; sono una bussola in questo mare tempestoso
dove le correnti ti trascinano di qua e di là, in balìa di istinti e impulsi
che si confondono con i bisogni e i desideri e ti trascinano a fondo, portando
con te parte di quell’umanità di cui Qualcuno ti aveva reso responsabile.
Camminare guidati dalle virtù cristiane non significa privarsi di
questo o di quello, ma al contrario, significa riuscire a godere meglio di
questo o di quello, cioè a vedere e a prendere il meglio di ciò che la vita
offre, vivendolo in pienezza e in
armonia con quanto è stato dato all’uomo come dono gratuito.
Parlare nello specifico delle virtù è avviare un percorso sconosciuto
che porta lontano… ma forse, noi, uomini e donne, cristiani e non cristiani, protagonisti
di questo Millennio… forse noi… abbiamo paura di affrontare questo cammino…
forse affrontare i fantasmi e gli scheletri che ci portiamo dentro… ci fa più
paura di questo mondo che gli scheletri li nasconde nei bagagliai delle proprie
auto, nei fossi lungo le proprie strade, nei sacchetti della spazzatura… che
prima o poi… vengono fuori con tutto il loro carico di dolore, di sgomento, di
sconcertante verità.
Forse ci fa paura più quello che ci portiamo dentro che quello che
vediamo fuori, nonostante la gravità di tanti atti di sconcertante brutalità.
Forse riflettere se ‘’’infierire con 35 colpi di coltello sul corpo
della propria compagna’’ sia o non sia da definirsi ‘’atto di crudeltà’’… ci
spaventa molto meno del fare i conti con l’egoismo sfrenato che ci portiamo
dentro.
Forse preferiamo convincerci che la violenza appartiene solo agli
altri.
Forse preferiamo convincerci che il male, il marcio, il vuoto sia solo
negli altri.
Forse ci fa comodo convincerci che noi siamo cristiani migliori degli
altri… ma le comodità fasulle prima o poi vengono a galla… ed allora è dura
fare i conti con la Verità!
Sì, siamo diventati ‘’cristiani comodi’’… e se le virtù dovessero
venire a scomodarci… meglio attaccarle come ‘’segno di arretratezza della
Chiesa’’ e difendersi così da esse… piuttosto che tirare fuori qualche lacrima nello
sbirciare nella propria anima o magari scoppiare in un pianto dirotto nel
guardare con gli occhi di Dio nelle ferite profonde che stringono in ceppi di
legno quel cuore che forse non batte più da tempo nel nostro petto e che
abbiamo sostituito con uno artificiale… che continua a battere senza però…
saper più amare!
Senza sapere più amare!!!