E desidero nuovamente dire
alcune parole all'anima che vuole tendere decisamente alla santità e
riportare frutto cioè vantaggio della confessione. La prima, totale
sincerità e apertura. Il più santo ed il più saggio dei confessori non può
infondere a viva forza in un'anima ciò che desidera, se l'anima non è
sincera ed aperta. Un'anima insincera, chiusa, si espone a grandi pericoli
nella vita spirituale e lo stesso Gesù non si dona ad una tale anima in
modo superiore, perché sa che essa non ricaverebbe vantaggi da queste
grazie speciali. La seconda parola, l'umiltà. Un'anima non ricava adeguati
vantaggi dal sacramento della confessione, se non è umile. La superbia
tiene l'anima nelle tenebre. Essa non sa e non vuole penetrare
esattamente nel profondo della sua miseria: si maschera e fugge da tutto
ciò che dovrebbe guarirla. La terza parola è l'obbedienza. Un'anima
disobbediente non riporterà alcuna vittoria, anche se fosse Gesù stesso a
confessarla direttamente. Il confessore più esperto non può essere di
alcun aiuto ad una tale anima. Un'anima disobbediente si espone a
grandi sventure e non progredirà affatto nella perfezione e non se la
caverà nella vita spirituale. Iddio ricolma di grazia nel modo più
abbondante le anime, ma le anime obbedienti. Oh! quanto sono graditi
gl'inni che sgorgano da un'anima che soffre! Tutto il cielo rimane
estasiato di fronte ad una tale anima, specialmente quando è provata da
Dio. Essa indirizza verso di Lui i suoi nostalgici lamenti. La sua bellezza
è
grande, perché proviene da Dio. Va attraverso il deserto della vita ferita
d'amore divino. Essa tocca la terra con un piede solo. Un'anima che è
uscita da quei tormenti è profondamente umile. La limpidezza della sua
anima è grande. Essa, senza bisogno di rifletterci in certo modo, conosce
meglio che cosa in un dato momento occorra fare e che cosa tralasciare.
Avverte il più piccolo tocco della grazia ed è molto fedele a Dio. Essa
riconosce Iddio da lontano e gode di Dio ininterrottamente. Essa in
pochissimo tempo scopre Iddio nelle anime degli altri, in genere in
quanti le stanno attorno. L'anima viene purificata da Dio stesso. Dio
come puro Spirito introduce l'anima in una vita puramente spirituale.
Iddio stesso aveva preparato quest'anima in precedenza e l'aveva
purificata, cioè l'aveva resa idonea ad uno stretto rapporto di intimità
con
Sé. Secondo un modo spirituale essa ha rapporti di intimità col Signore
in un riposo amoroso. Si rivolge a Lui senza l'uso dei sensi. Iddio riempie
l'anima con la Sua luce. La sua mente illuminata vede chiaramente e
distingue i gradi in questa vita spirituale. Vede quando si univa a Dio in
modo imperfetto, quando vi prendevano parte i sensi e lo spirito era
unito ai sensi, sebbene già in maniera superiore e speciale, però
imperfetta. Vi è un'unione col Signore superiore e più perfetta: è quella
intellettuale. Qui l'anima è più riparata dalle illusioni; la sua
spiritualità è
più profonda e più pura. In una vita, in cui ci sono i sensi, li si è più
esposti alle illusioni. L'accortezza sia dell'anima stessa che dei
confessori
dovrebbe essere maggiore. Vi sono momenti nei quali Iddio introduce
l'anima in uno stato puramente spirituale. I sensi si spengono e sono
come morti. L'anima è unita a Dio nella maniera più stretta: è immersa
nella Divinità. La sua conoscenza è totale e perfetta; non dettagliata,
come prima, ma generale e completa. Gioisce per questo.
Nessun commento:
Posta un commento