LA PROVA DELLE
PROVE, L'ABBANDONO ASSOLUTO, LA
DISPERAZIONE. Quando l'anima esce vittoriosa dalle prove
precedenti e, sebbene forse incespicando, continua a combattere
valorosamente, e con profonda umiltà grida al Signore: « Salvami, che
perisco! », ed è ancora abile alla lotta, allora un buio tremendo avvolge
l'anima. L'anima vede dentro di sé soltanto peccati. Ciò che prova è
tremendo. Si vede abbandonata completamente da Dio; sente come se
fosse oggetto del Suo odio ed è ad un passo dalla disperazione. Si difende
come può; tenta di risvegliare la fiducia, ma la preghiera è per lei un
tormento ancora maggiore: le sembra di spingere Dio ad adirarsi di più.
E come se fosse posta su di un'altissima vetta che si trova sopra un
precipizio: l'anima anela fervidamente verso Dio, ma si sente respinta.
Tutti i tormenti ed i supplizi del mondo sono nulla in confronto alla
sensazione in cui è completamente immersa, cioè il rigetto da parte di
Dio. Nessuno le può arrecare sollievo. Vede che è tutta sola; non c'è
nessuno in sua difesa. Alza gli occhi al cielo, ma sa che non è per lei;
tutto, per lei, è perduto. Dalle tenebre cade in tenebre ancora più fitte.
Le sembra di aver perduto Dio per sempre, quel Dio
che amava tanto.
Questo pensiero le procura un tormento indescrivibile; ma essa non si
rassegna a ciò. Prova a guardare verso il cielo - ma invano - ciò le
procura
un tormento ancora più grande. Nessuno può illuminare una tale anima,
se Iddio vuole tenerla nelle tenebre. il rigetto da parte di Dio lo sente
in
modo vivamente terrificante. Erompono dal suo cuore gemiti dolorosi,
così dolorosi, che nessun ecclesiastico confessore li comprende, se non
c'è passato lui stesso. Allora l'anima subisce ancora sofferenze da parte
dello spirito maligno. Satana la schernisce: « Vedi come sei ridotta?
Continuerai ad essere fedele? Eccoti la ricompensa: sei in nostro potere».
(Però Satana ha tanto potere su quell'anima, quanto Iddio gliene
permette. Dio sa quanto possiamo resistere). « E cosa hai guadagnato per
esserti mortificata? E che ricavi ad esser fedele alla regola? A che scopo
tutti questi sforzi? Sei respinta da Dio! ». Quella parola « respinta »
diviene un fuoco che penetra in ogni nervo fino al midollo delle ossa,
trapassa da parte a parte tutto il suo essere. Giunge ora il momento
supremo della prova. L'anima non cerca più aiuto; si chiude in se stessa e
perde di vista tutto ed è quasi come se si rassegnasse al tormento di
essere respinta. E un momento questo che non so definire. E l'agonia
dell'anima. Quando quel momento cominciò ad avvicinarsi a me la prima
volta, ne fui liberata in virtù della santa obbedienza. Fu la Maestra che
vedendomi si spaventò e mi mandò a confessarmi. Il confessore però non
mi comprese; non provai nemmeno un'ombra di sollievo. O Gesù, dacci
dei sacerdoti esperti! Quando gli dissi che stavo passando nell'anima le
pene infernali, mi rispose che era tranquillo per la mia anima, poiché
vedeva nella mia anima una grande grazia di Dio. Io però di questo non
capii nulla e nemmeno un piccolo raggio di luce penetrò nella mia anima.
Ormai comincio a sentire la mancanza delle forze fisiche e non riesco più
a far fronte ai miei doveri. Non posso più nascondere le sofferenze,
benché non dica nemmeno una parola su quello che soffro; il dolore
tuttavia che si riflette sul mio volto mi tradisce e la Superiora mi ha
detto
che le suore vanno da lei e dicono che quando in cappella mi guardano
provano compassione per me, dato che ho un aspetto così spaventoso.
Tuttavia, nonostante gli sforzi, l'anima non è in grado di nascondere tale
sofferenza. Gesù, Tu solo sai come l'anima gema in questi tormenti,
immersa nelle tenebre; e tuttavia ha fame e sete di Dio, come le labbra
infuocate hanno sete di acqua. Muore e inaridisce; muore di una morte
che non fa morire, cioè non può morire. I suoi sforzi non sono nulla. Essa
sta in balia di una mano potente. Ora la sua anima passa sotto il potere
del Giusto. Cessano tutte le tentazioni esterne, tace tutto ciò che la
circonda, come un agonizzante non ha più la percezione di quello che gli
sta attorno: tutta la sua anima è raccolta sotto la potenza del Giusto e
tre
volte santo Iddio. Respinta per l'eternità. Questo è il momento più teso e
soltanto Iddio può provare un'anima in questo modo, poiché Lui solo sa
che l'anima può sopportarlo. Quando l'anima è stata compenetrata da
parte a parte da quel fuoco infernale, precipita quasi nella disperazione.
La mia anima sperimentò questo momento quando ero in cella tutta sola.
Quando l'anima cominciò a sprofondare nella disperazione, sentii che
stava giungendo la mia agonia. Allora afferrai un piccolo crocifisso e lo
strinsi spasmodicamente in mano. Sentii che il mio corpo si distaccava
dall'anima e, sebbene desiderassi andare dai Superiori, non avevo più le
forze fisiche. Pronunciai le ultime parole: « Confido nella Tua
Misericordia», e mi sembrò quasi di aver spinto Iddio ad un'ira ancora
più grande e sprofondai proprio nella disperazione e solo di tanto in
tanto erompeva dall'anima mia un lamento doloroso, un lamento
inconsolabile. L'agonia dell'anima. E mi sembrava che ormai sarei
rimasta in quello stato, dato che con le mie forze non avrei potuto
uscirne. Ogni ricordo di Dio è un mare indescrivibile di sofferenze,
eppure c'è qualcosa nella mia anima che anela fervidamente a Dio; ma a
lei sembra che abbia solo lo scopo di farla soffrire di più. Il ricordo del
precedente amore, che Dio le aveva elargito, è per lei un tormento di
nuovo genere. I Suoi occhi l'han trapassata da parte a parte e tutto è
stato
bruciato nell'anima dallo sguardo di Lui. Fu un lungo momento finché
entrò nella cella una delle suore e mi trovò quasi morta. Si spaventò e
andò dalla Maestra, che in virtù della santa obbedienza mi ordinò di
alzarmi da terra ed all'istante sentii le forze fisiche e mi sollevai da
terra
tutta tremante. La Maestra conobbe subito in pieno lo stato della mia
anima. Mi parlò dell'insondabile Misericordia di Dio e disse: « Non si
preoccupi affatto, sorella; glielo ordino in virtù dell'obbedienza ». E mi
disse ancora: « Ora vedo che Iddio la chiama ad una grande santità. Il
Signore vuole averla vicino a Sé, dato che permette queste cose e così
presto. Sia fedele a Dio, sorella, poiché questo è un segno che la vuole in
alto nel cielo ». Io però non capii nulla di quelle parole. Quando entrai
in
cappella sentii come se tutto si fosse staccato dalla mia anima, come se
fossi appena uscita dalle mani di Dio. Sentii l'inafferrabilità della mia
anima. Sentii che ero una piccola bimba. All'improvviso vidi
interiormente il Signore, il quale mi disse: « Non temere, figlia Mia,
Io sono con te ».
In quello stesso momento svanirono tutte le
tenebre e
le angosce, i sensi furono inondati da una gioia indescrivibile, le facoltà
dell'anima ripiene di luce. Voglio ricordare ancora che, sebbene la mia
anima fosse già sotto i raggi del Suo amore, le tracce del supplizio
passato
rimasero ancora per due giorni nel mio corpo. Il volto pallido come
quello di una morta, gli occhi iniettati di sangue. Solo Gesù sa quello che
ho sofferto. In confronto alla realtà, è sbiadito quello che ho scritto.
Non
so come esprimermi. Mi sembra di essere tornata dall'aldilà. Provo
disgusto per tutto ciò che è creato. Mi stringo al Cuore del Signore come
un lattante al petto della madre. Guardo alle cose con occhi diversi. Sono
consapevole di quello che ha fatto il Signore con una parola nella mia
anima; di questo vivo. Al solo ricordo del martirio passato, mi vengono i
brividi. Non avrei creduto che si potesse soffrire così, se io stessa non
l'avessi passato. E una sofferenza completamente spirituale. Tuttavia in
tutte queste sofferenze e battaglie non ho mai tralasciato la S. Comunione.
Quando mi sembrava che non avrei dovuto comunicarmi,
prima della S. Comunione andavo dalla Maestra e le dicevo: « Non posso
andare alla S. Comunione; mi sembra che non dovrei andarci ». Essa
però non mi permetteva di tralasciare la S. Comunione e io andavo e mi
sono resa conto che solo l'obbedienza mi ha salvato. La Maestra stessa, in
seguito, mi disse che quelle mie esperienze erano finite presto, « soltanto
perché lei è stata obbediente. È dovuto solo alla potenza dell'obbedienza
che lei ne è uscita così valorosamente ». E vero che il Signore stesso mi
ha tirato fuori da quel supplizio, ma la fedeltà all'obbedienza Gli era
piaciuta. Benché queste siano cose spaventose, tuttavia nessun'anima
dovrebbe spaventarsene eccessivamente, poiché Dio non dà prove al di
sopra di quello che possiamo. E d'altronde forse mai permetterà su di noi
simili tormenti. Ma lo scrivo perché se al Signore dovesse piacere
condurre qualche anima attraverso simili tormenti, non si spaventi, ma
sia in tutto, per quanto dipende da lei, fedele a Dio. Iddio non fa torto
all'anima, poiché è l'amore stesso, e per questo amore incomprensibile ci
ha chiamato all'esistenza. Però quando mi son trovata in quella tremenda
afflizione, questo non lo comprendevo. O Dio mio, ho conosciuto che non
sono di questa terra; me l'ha impresso nell'anima in modo energico il
Signore. I miei rapporti di familiarità sono più col cielo che con la
terra,
benché non trascuri in nulla i miei doveri.
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