venerdì 4 luglio 2014

PANE SPEZZATO

''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA


PARTE SECONDA
Capitolo 5 
Destino glorioso dei giusti e punizione degli empi
[15]I giusti al contrario vivono per sempre,
la loro ricompensa è presso il Signore
e l'Altissimo ha cura di loro.
[16]Per questo riceveranno una magnifica corona regale,
un bel diadema dalla mano del Signore,
perché li proteggerà con la destra,
con il braccio farà loro da scudo.
[17]Egli prenderà per armatura il suo zelo
e armerà il creato per castigare i nemici;
[18]indosserà la giustizia come corazza
e si metterà come elmo un giudizio infallibile;
[19]prenderà come scudo una santità inespugnabile;
[20]affilerà la sua collera inesorabile come spada
e il mondo combatterà con lui contro gli insensati.
[21]Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini,
e come da un arco ben teso,
dalle nubi, colpiranno il bersaglio;
[22]dalla fionda saranno scagliati
chicchi di grandine colmi di sdegno.
Infurierà contro di loro l'acqua del mare
e i fiumi li sommergeranno senza pietà.
[23]Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso,
li disperderà come un uragano.
L'iniquità renderà deserta tutta la terra
e la malvagità rovescerà i troni dei potenti.


PER RIFLETTERE INSIEME…
Per cercare di capire un po’ di più il senso di quanto qui ci viene detto, ci serviremo del salmo 93, che fa quasi da risonanza a questi versetti:
Dio che fai giustizia, o Signore,/Dio che fai giustizia: mostrati!
2 Alzati, giudice della terra,/rendi la ricompensa ai superbi.
3 Fino a quando gli empi, Signore,/fino a quando gli empi trionferanno?
4 Sparleranno, diranno insolenze,/si vanteranno tutti i malfattori
?
5 Signore, calpestano il tuo popolo,/opprimono la tua eredità.
6 Uccidono la vedova e il forestiero,/danno la morte agli orfani.
7 Dicono: «Il Signore non vede,/il Dio di Giacobbe non se ne cura».
8 Comprendete, insensati tra il popolo,/stolti, quando diventerete saggi?

Chi ha formato l'orecchio, forse non sente?/Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda?
10 Chi regge i popoli forse non castiga,/lui che insegna all'uomo il sapere?
11 Il Signore conosce i pensieri dell'uomo:/non sono che un soffio.

Sia nel Salmo che nella Sapienza, la parola chiave è una domanda:
’L'Altissimo ha o non ha cura del giusto?.’’

Vediamo di rispondere, come sempre, con dei fatti concreti.
Nel  salmo 93, il salmista invoca il Dio della giustizia e implora il suo intervento contro le iniquità dell’empio che ‘’sparla, dice insolenze, si vanta delle sue cattive azioni, calpesta il povero, uccide l’orfano e la vedova ed è convinto che Dio non veda e non conosca le sue opere’’, è sicuro di poter fare tutto quello che vuole perché tanto - pensa -  il Signore ‘’non se ne cura’’.
L’empio di sempre è fortemente convinto che non c’è nessun Dio che faccia giustizia al povero o, se ci fosse, che Egli non se ne curi, non veda e non senta.
Ovviamente queste convinzioni gli servono per giustificare  il suo libero agire.
Sono le convinzioni dell’ateo di ogni tempo, di ieri come di oggi: l’inesistenza di Dio o la sua presenza/assenza, la sua lontananza e la sua indifferenza ai dolori del mondo.
Il salmista continua, però, e, ragionando, conclude che è impossibile che il Signore non si prenda cura della sua creatura: chi ha formato l’orecchio… può non sentire? Chi ha plasmato l’occhio… può non vedere? Chi ha creato tutto con sapienza ed è Sede della Sapienza … può non sapere?
Chi è Giusto … può non fare giustizia?
Chi ama… può non prendersi cura di colui che ama?
Il versetto 15 del quinto capitolo della Sapienza dà risposta e conferma all’invocazione del salmista, una risposta chiara e netta, che non lascia dubbi, dice  fermamente  che  ‘’ l’Altissimo ha cura dei giusti e dà loro la ricompensa promessa’’.
In  Isaia 49,8-15 leggiamo: ’’Dice il Signore:«Al tempo della misericordia ti ho ascoltato,nel giorno della salvezza ti ho aiutato.Ti ho formato e postocome alleanza per il popolo,per far risorgere il paese,per farti rioccupare l'eredità devastata,per dire ai prigionieri: Uscite,e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori.Essi pascoleranno lungo tutte le strade,e su ogni altura troveranno pascoli.Non soffriranno né fame né setee non li colpirà né l'arsura né il sole,perché colui che ha pietà di loro li guiderà,li condurrà alle sorgenti di acqua.Io trasformerò i monti in stradee le mie vie saranno elevate.Ecco, questi vengono da lontano,ed ecco, quelli vengono da mezzogiorno e da occidentee quelli dalla regione di Assuan».Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra,gridate di gioia, o monti,perché il Signore consola il suo popoloe ha pietà dei suoi afflitti.
Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.’’
 Queste parole vanno, naturalmente, contestualizzate per comprendere bene chi e di cosa si parla.
In Israele, prima di ripudiare la moglie, il marito doveva riflettere a lungo perché si trattava di una scelta irreversibile, non erano ammessi ripensamenti, non gli era più permesso di riprendersela.
 In esilio, a Babilonia, Israele si sente proprio come una sposa ripudiata. Sa di essere stata infedele, di aver tradito il suo Dio, ha abbandonato ogni speranza di ricostruire il rapporto d'amore infranto e, mestamente, va ripetendo: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato» (v. 14).
È il lamento, la dolorosa esperienza di chi, caduto nell'abisso del peccato, si rende conto di aver fatto scelte di morte ed è convinto che anche il Signore lo rifiuti.
     Questi pensieri sorgono quando vengono proiettati in Dio i nostri criteri di giudizio e le nostre meschinità. Compare allora il Dio suscettibile, permaloso e persino vendicativo. Questa deformazione del suo volto è la più subdola delle astuzie diaboliche e il Signore si premura di cancellarla. Per bocca del profeta dichiara: «Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? Io ti riprenderò con immenso amore» (Is 54,6-7)
 Il suo amore non è una risposta ai meriti o alle dimostrazioni di affetto dell'uomo, è una passione incontenibile che prescinde dalle nostre opere buone, è come l'amore di una madre - ecco la nuova, commovente metafora (v. 16) — un amore incondizionato e invincibile. Una madre ama il figlio non perché è riamata, ma perché è suo figlio e lo amerà sempre, qualunque cosa egli faccia
 Le immagini con cui è presentata la premura di Dio nei confronti delle sue creature sono deliziose, di una tenerezza… materna e delicate come quelle per gli… : « uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro» (Matteo 6,24-34).
‘’E se anche una mamma non si prendesse cura del suo bambino, Io non vi abbandonerò mai… non valete forse più degli uccelli?’’, è promessa di un Dio, questa, che dopo aver generato  con amore, è attento e premuroso verso la sua ‘’prole’’, una Madre meravigliosa e sempre presente, che ascolta, guarda, accoglie, accompagna, conforta, consola, custodisce, ammaestra, guida, soccorre, educa, istruisce, ama, guarisce, aiuta, ha cura dell’intera e per l’intera vita dei figli generati, di tutti i suoi figli.
Quante volte li ha salvati? Fino a  sconvolgere le forze della natura come la divisione delle acque del mar Rosso, a sedare la tempesta che infuriava…
Quante volte li ha guidati alla vittoria sui nemici?
‘’ Giosuè e gli altri israeliti attraversano il Giordano e giungono così finalmente nella Terra promessa. Ad aspettarli, però, vi è un possente nemico: Gerico, una città dalle mura inespugnabili e, di certo, non disposta ad accogliere i nuovi arrivati. A capo di questa il sommo sacerdote del dio locale, Zogarin, uomo spietato e sicuro di sé, ma adorato come un semidio dal popolo... Durante la notte, un angelo appare a Giosuè. Il condottiero dovrà fare un giro attorno alle mura, portando con sé l'arca dell'alleanza, per sette giorni di fila. Al settimo giorno, dovrà ordinare agli israeliti di gridare e le mura crolleranno sotto il loro impeto. Il comandante ebreo obbedisce e, nell'ultimo giorno di marcia, scopre …un punto delle mura, costruito con mattoni di fango. Ordina, dunque, ai suoi uomini di gridare, di suonare i corni e le trombe. Le mura di Gerico crollano e gli israeliti possono così entrare all'interno della città… Zogarin, corso a pregare l'idolo locale, finisce schiacciato dalla sua enorme statua. Israele ha vinto e l'inespugnabile Gerico è stata distrutta.’’ (Giosuè 6,20 - 25)
Possiamo citare, ancora, la distruzione dei Filistei da parte di Sansone oppure ‘’ Allora Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim. Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre Mosè, Aronne, e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo’’ (Esodo 17, 8 – 13).
La Potenza di Dio nelle braccia alzate di Mosè, l’intervento potente di Dio tramite un uomo simile ad altri uomini.
 Quante volte ha dato loro da mangiare?
La moltiplicazione dei pani e dei pesci… la manna dal cielo oppure… ‘’ Ora il popolo cominciò a lamentarsi malamente agli orecchi del Signore.  Li udì il Signore…
Il popolo diceva: «Chi ci potrà dare carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell'aglio. Ora la nostra vita inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna.
Mosè udì il popolo che si lamentava in tutte le famiglie… e disse al Signore: «Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, tanto che tu mi hai messo addosso il carico di tutto questo popolo? L'ho forse concepito io tutto questo popolo? O l'ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: Pòrtatelo in grembo, come la balia porta il bambino lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderei la carne da dare a tutto questo popolo? Perché si lamenta dietro a me, dicendo: Dacci da mangiare carne! »
Il Signore disse a Mosè: «… Dirai al popolo: Santificatevi per domani e mangerete carne, perché avete pianto agli orecchi del Signore, dicendo: Chi ci farà mangiare carne? Stavamo così bene in Egitto! Ebbene il Signore vi darà carne e voi ne mangerete.  Ne mangerete non per un giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni, ma per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi venga a noia, perché avete respinto il Signore che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui, dicendo: Perché siamo usciti dall'Egitto?». Mosè disse: «Questo popolo, in mezzo al quale mi trovo, conta seicentomila adulti e tu dici: Io darò loro la carne e ne mangeranno per un mese intero! Si possono uccidere per loro greggi e armenti in modo che ne abbiano abbastanza? O si radunerà per loro tutto il pesce del mare in modo che ne abbiano abbastanza?».  Il Signore rispose a Mosè: «Il braccio del Signore è forse raccorciato? Ora vedrai se la parola che ti ho detta si realizzerà o no».
Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del Signore… Intanto si era alzato un vento, per ordine del Signore, e portò quaglie dalla parte del mare e le fece cadere presso l'accampamento sulla distesa di circa una giornata di cammino da un lato e una giornata di cammino dall'altro, intorno all'accampamento e a un'altezza di circa due cubiti sulla superficie del suolo. Il popolo si alzò e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno dopo raccolse le quaglie. …
‘’ (Numeri 11, 1 – 32)
Ecco che il Signore ascolta il lamento del suo popolo, il suo grido di sofferenza, ascolta le preghiere dei suoi servi e provvede a dare loro nutrimento, secondo quanto richiesto… anche quando il popolo impreca contro Dio, dimentìco dei benefici ricevuti come la liberazione dalla schiavitù degli Egiziani. L’amore per il suo popolo supera il suo sdegno per l’ingratitudine del popolo.
Solo un Padre che ama può sopportare questo!
Quante volte ha dato loro da bere?
‘’Ora tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese e il popolo si fermò a Kades.  Mancava l'acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. Il popolo ebbe una lite con Mosè, dicendo: «Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! Perché avete condotto la comunità del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? E perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni e non c'è acqua da bere».
Allora Mosè e Aronne si allontanarono dalla comunità per recarsi all'ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. Il Signore disse a Mosè: «Prendi il bastone e tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e alla loro presenza parlate a quella roccia, ed essa farà uscire l'acqua; tu farai sgorgare per loro l'acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame».
Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Mosè e Aronne convocarono la comunità davanti alla roccia e Mosè disse loro: «Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?». Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e tutto il bestiame.’’ (Numeri 20, 1  -11)
Il Signore ha dato da bere al suo popolo e a tutto il bestiame nonostante l’ingratitudine del popolo e l’incredulità di Mosè stesso. La fedeltà del Signore va oltre l’infedeltà del popolo.
Non solo all’ acqua, ma anche al vino  il Signore provvede: ‘’Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare» e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». (Giovanni 2, 1 -10).

Ma il Signore ha fatto molto di più per noi: per nutrire il suo popolo il Verbo si è fatto carne; e per salvarlo, il Figlio di Dio si è fatto peccato per espiare i peccati degli uomini; si è fatto, infine, Cibo e Bevanda di salvezza per ricostruire l’Alleanza spezzata dal peccato dell’uomo.
A causa del peccato originale, il Signore ha dovuto mandare l’uomo in esilio su questa terra, ma questa separazione non è stata indolore né per l’uno né per l’Altro: all’uomo sono toccate le sofferenze del suo corpo, a Dio le sofferenze del Cuore; se una madre soffre lontana dai suoi figli, Dio non soffre di meno, per la lontananza e per i pericoli che la sua creatura corre lontana da Lui.
Quello di Dio non è soltanto il prendersi cura delle necessità materiali e spirituali del suo popolo, ma un soffrire per loro e con loro, il che dice di un amore che va molto al di là del semplice prendersi cura.
Quante volte nelle esperienze mistiche di tante anime benedette il Signore ha chiesto di consolare il Suo Cuore e altrettante volte ha chiesto ai suoi ministri di consolare il suo popolo, perché era giunto ai suoi orecchi il grido di dolore e di sofferenza dei suoi figli.
Solo chi ama… soffre!
Soffre l’uomo lontano da Dio; soffre Dio lontano dall’uomo.
Una sofferenza reciproca perché reciproco è l’amore.
Questa è la verità più insopportabile per gli empi, per questo preferiscono pensare e convincere anche gli altri che Dio non esiste e, qualora esistesse, è un Dio vendicativo e cattivo, il loro tentativo è quello di distruggere l’immagine di Dio agli occhi del popolo
Chi sostiene questo e agisce in questo modo, probabilmente, non conosce la storia del popolo a cui appartiene.
È la Storia che dà conferma alla Presenza e all’Amore di Dio per il suo popolo, non sono invenzioni della Chiesa per fare proseliti.
Se ciò non fosse verità, sarebbe già stata dimenticata dalla Storia stessa.
Un Dio che ama, un Dio che soffre, un Dio che si prende cura dei suoi figli è una verità troppo insopportabile per chi ha il cuore accecato dalla tenebra, come continua a dirci la Madonna a Medjugorje.
La vicinanza di Dio è insopportabile solo per chi vive nel peccato, perchè le tenebre non sopportano la Luce!
È una questione di fede, ma anche di cultura. È vero che crediamo per fede, ma è anche vero che la Storia dell’uomo stesso conferma la fede che l’uomo ripone in Dio.
Tutta la storia della salvezza è piena della premura di Dio per la sua creatura e dei suoi potenti e salvifici  interventi, interventi storicamente documentati e testimoniati da tanti, che hanno cambiato, se non stravolte, le sorti di interi popoli, la vita del singolo come quella delle nazioni: - Poi l'Eterno disse: "Ho certamente visto l'afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il suo grido a motivo dei suoi oppressori, poiché conosco le sue sofferenze’’ - (Es 3,7).
Sì, l’Altissimo ha cura dei suoi figli, chi afferma il contrario devo preoccuparsi della sua sordità e della sua cecità perché evidentemente è talmente ottenebrato da non riuscire a sentire nemmeno se stesso, così pieno e fiero di sé, non lascia spazio a nessun altro. In questo caso il problema è suo, del suo ‘’gonfiarsi di sé’’, la sua boria è talmente tanta che si concede la libertà di assegnare ad altri i suoi limiti: non è Dio che non si preoccupa di lui, ma lui che non si preoccupa di Dio.
A buona ragione il salmista li definisce ‘’stolti e insensati’’.
Il Signore non solo si prende cura dei giusti ma’’ li protegge con la sua Destra, con il Suo Braccio fa loro da scudo, prepara per loro una magnifica corona regale, un bel diadema riceveranno dalla sua mano''.
Siamo di fronte ad un Dio che protegge come un padre, cura come una madre, difende come un guerriero, pronto a combattere per lui e con lui, non lascia soli nel combattimento della vita, ma si arma di scudo, elmo, spada e fionda, pronto e determinato a fare giustizia al giusto che rischia di soccombere e che implora il suo aiuto.
E’ il Signore Dio degli Eserciti … davanti al quale cammina la giustizia (salmo 84), che pronunzia i suoi giudizi sulla terra e giustizia ‘’imparano gli abitanti del mondo’’,  è il Signore che concede la pace, che da’ successo a tutte le nostre imprese (Is 26,1-4, 7-9.12), che giudica i popoli con giustizia, governa con rettitudine le nazioni della terra… che benedice ed è temuto dai confini di tutta la  terra (salmo 66), nella giustizia Egli giudica il mondo, nel diritto Egli giudica i popoli (Ger 22,3).
E’ il Dio che con potenza:
[13] ha diviso il mare,/ha schiacciato la testa dei draghi sulle acque.
[14]Al Leviatàn ha spezzato la testa,/lo ha dato in pasto ai mostri marini.
[15]Fonti e torrenti ha fatto scaturire,/ha inaridito fiumi perenni.
[16]Suo è il giorno e sua è la notte,/la luna e il sole Lui li ha creati.
[17]Lui  ha  fissato i confini della terra,/l'estate e l'inverno Lui li ha ordinati.(salmo 74)
È il Signore Dio degli eserciti, forte in battaglia, che  difende il suo popolo con giustizia,  a Lui appartiene il diritto, non ritira la Sua Mano e non trattiene in seno la Sua Destra per difendere il suo popolo, il giusto, il povero, perché Lui non dimentica mai la vita dei suoi poveri, resta fedele  alla sua alleanza (salmo 74). È il Dio fedele nonostante la ripetuta infedeltà del suo popolo.
Se la fedeltà di Dio non è mai venuta meno, quanto è, invece,  facile per l’uomo perdere la fedeltà verso Dio, anche quando ha ricevuto da Lui tanti benefici, anche quando tante volte ha usufruito dell’aiuto misericordioso di Dio; tanta è la fatica del mantenersi fedele; molte volte si cede alla tentazione di  invidiare la vita del giusto, pur rendendosi conto del pericolo che si corre, non si riesce a non vedere: ‘’ la prosperità dei malvagi.
[4]Non c'è sofferenza per essi,/ sano e pasciuto è il loro corpo.
[5]Non conoscono l'affanno dei mortali/e non sono colpiti come gli altri uomini.
[6]Dell'orgoglio si fanno una collana/e la violenza è il loro vestito.
[7]Esce l'iniquità dal loro grasso,/dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
[8]Scherniscono e parlano con malizia,/minacciano dall'alto con prepotenza.
[9]Levano la loro bocca fino al cielo/e la loro lingua percorre la terra.
[10]Perciò seggono in alto,/non li raggiunge la piena delle acque.
[11]Dicono: «Come può saperlo Dio?/C'è forse conoscenza nell'Altissimo?».
[12]Ecco, questi sono gli empi:/ sempre tranquilli, ammassano ricchezze.(Salmo 73)  

La realtà che abbiamo davanti ai nostri occhi ci spinge a pensare questo, sembra che ci siano due modi diversi ed opposti di vivere: uno spensierato e soddisfacente, quello degli empi che sembra non abbiano mai problemi in niente; l’altro, quello dei giusti, sempre sovraccarichi di responsabilità, difficoltà, sofferenze, preoccupazioni.
Questi due mondi paralleli  portano, a volte, il giusto allo scoraggiamento: 
[13]Invano dunque ho conservato puro il mio cuore/ e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
[14]poiché sono colpito tutto il giorno,/e la mia pena si rinnova ogni mattina.
[15]Se avessi detto: «Parlerò come loro»,/avrei tradito la generazione dei tuoi figli. (Salmo 73)  
Lo scoraggiamento dura poco, però, per chi confida nel Signore, anche davanti ad un’ apparente realtà di felicità terrena dell’empio, il giusto non lascia la sua strada, cerca le risposte alle sue domande e sa che le troverà solo in un luogo, nel santuario di Dio, sede della Verità:
[16]Riflettevo per comprendere:/ma fu arduo agli occhi miei,
[17]finché non entrai nel santuario di Dio/e compresi qual è la loro fine.
[18]Ecco, li poni in luoghi scivolosi,/li fai precipitare in rovina.
[19]Come sono distrutti in un istante,/sono finiti, periscono di spavento!
[20]Come un sogno al risveglio, Signore,/quando sorgi, fai svanire la loro immagine.
[21]Quando si agitava il mio cuore/e nell'intimo mi tormentavo,
[22]io ero stolto e non capivo,/davanti a te stavo come una bestia.
[23]Ma io sono con te sempre:/tu mi hai preso per la mano destra.
[24]Mi guiderai con il tuo consiglio/e poi mi accoglierai nella tua gloria.
[25]Chi altri avrò per me in cielo?/Fuori di te nulla bramo sulla terra.
[26]Vengono meno la mia carne e il mio cuore;/ma la roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre.
[27]Ecco, perirà chi da te si allontana,/tu distruggi chiunque ti è infedele.
[28]Il mio bene è stare vicino a Dio:/nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere/presso le porte della città di Sion.
(Salmo 73)  
Ecco come il Signore si prende cura del suo popolo, come si occupa di loro, come rende giustizia al povero, come esercita il diritto, come fa giustizia, come combatte per la salvezza del suo fedele.
Nel versetto 11, l’empio mette in dubbio la presenza e l’intervento di Dio «Come può saperlo Dio?/C'è forse conoscenza nell'Altissimo?».
È quasi la sua ossessione questa domanda, quasi che voglia convincere se stesso di questa verità, come se in fondo a se stesso qualcosa si ribelli e non gli dia tregua, la sua volontà di crederci è combattuta da un qualcosa che lo inquieta ed ha bisogno di ripetersela spesso questa domanda: ‘’Come può saperlo Dio? ’Come può saperlo Dio? ’Come può saperlo Dio?’’.
A questa domanda l’empio risponde in vari modi: Dio è inesistente. Dio è sordo, muto e cieco. Dio è vendicativo. Dio è cattivo e violento. Dio  ha gli stessi vizi, difetti, limiti, fragilità, miserie umane. Continua ad avere un’immagine  antropomorfa di Dio: un dio umano è diverso da un Dio che si è fatto Uomo.
Il dio umano dell’empio non contempla la divinità, perché è considerato solo un essere con delle qualità superiori a quelle umane, ma resta circoscritto nella realtà umana, in lui prevale l’ umanità sulla divinità.
Nel Dio che si è fatto Uomo, invece, si parte dalla Divinità di un Dio che scende fra gli uomini, che si fa piccolo con i piccoli, umile in mezzo agli arroganti, ma resta sempre un Dio, la sua divinità prevale sull’umanità.
Il problema vero oltre il quale non riesce ad andare l‘empio è proprio questo: egli ha bisogno di considerare un dio simile a sé, perché non potrebbe sopportare un essere  superiore e migliore di lui. La malvagità dell’empio sta proprio in questo: considerarsi al di sopra di Dio e per poterlo fare ha bisogno di ridurre Dio alla sua misura. Abbassando Dio ed assegnandogli tutti i limiti umani può innalzarsi al di sopra di Dio e realizzare la sua massima iniquità: farsi dio al posto di Dio.
Sono tante le forme di iniquità dell’empio, ma questa è la più grande.
Per realizzare questo scopo cerca di demolire quanto e come può l’intera Creazione con tutte le sue creature. Cerca di sabotare la natura e le sue leggi, di negarle, di pervertirle, di modificarle, di annullarle, crea disordine, ingorghi, dubbi, certezze fatue; cerca di far crollare le fondamenta della vita cristiana: la fede, la speranza, la carità, la famiglia, il rispetto, la solidarietà, l’amicizia, la fedeltà, l’ubbidienza, la docilità allo Spirito…
Già il salmista, ai suoi tempi, diceva questo: ‘’ [20]Sii fedele alla tua alleanza;/gli angoli della terra sono covi di violenza.(salmo 74).
La violenza ha da sempre accompagnato il cammino dell’uomo sulla terra, ma l’uomo giusto non è mai stato lasciato da solo, egli, infatti, ha invocato l’aiuto del Signore e non è mai rimasto deluso, come si legge nel salmo 74:
19]Non abbandonare alle fiere la vita di chi ti loda,/non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
[21]L'umile non torni confuso,/l'afflitto e il povero lodino il tuo nome.
[22]Sorgi, Dio, difendi la tua causa,/ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno.
[23]Non dimenticare lo strepito dei tuoi nemici;/il tumulto dei tuoi avversari cresce senza fine
Ma se pure il tumulto degli avversari cresce senza fine, anche se: ’’il nemico ha insultato Dio,/un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome. Dio è e resta il nostro re dai tempi antichi, perché Lui ha operato la salvezza nella nostra terra. ‘’ (salmo 74, 12 - 18).
Alle provocazioni dell’empio, il Signore risponde così:
 3]Nel tempo che avrò stabilito/io giudicherò con rettitudine.
[4]Si scuota la terra con i suoi abitanti,/io tengo salde le sue colonne.
[5]Dico a chi si vanta: «Non vantatevi»./E agli empi: «Non alzate la testa!».
[6]Non alzate la testa contro il cielo,/non dite insulti a Dio.
[7]Non dall'oriente, non dall'occidente,/non dal deserto, non dalle montagne
[8]ma da Dio viene il giudizio:/è lui che abbatte l'uno e innalza l'altro.
[9]Poiché nella mano del Signore è un calice/ricolmo di vino drogato.
Egli ne versa:/fino alla feccia ne dovranno sorbire,/ne berranno tutti gli empi della terra.
[11]Annienterò tutta l'arroganza degli empi,/allora si alzerà la potenza dei giusti.(salmo 75).
Il Signore ha un modo tutto suo di combattere, nessuno gli è pari, nessuno è forte come Lui in battaglia, perché:
[17]Egli prenderà per armatura il suo zelo/e armerà il creato per castigare i nemici;
[18]indosserà la giustizia come corazza/e si metterà come elmo un giudizio infallibile;
[19]prenderà come scudo una santità inespugnabile;
[20]affilerà la sua collera inesorabile come spada/e il mondo combatterà con lui contro gli insensati.
[21]Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini,/e come da un arco ben teso, dalle nubi, colpiranno il bersaglio;
[22]dalla fionda saranno scagliati/chicchi di grandine colmi di sdegno.
Infurierà contro di loro l'acqua del mare/e i fiumi li sommergeranno senza pietà.
[23]Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso,/li disperderà come un uragano.
Nel salmo 76 si dice ancora:
[4]Qui spezzò le saette dell'arco,/lo scudo, la spada, la guerra.
[5]Splendido tu sei, o Potente,/sui monti della preda;
[6]furono spogliati i valorosi,/furono colti dal sonno,/nessun prode ritrovava la sua mano.
[7]Dio di Giacobbe, alla tua minaccia,/si arrestarono carri e cavalli.
[8]Tu sei terribile; chi ti resiste/quando si scatena la tua ira?
[9]Dal cielo fai udire la sentenza:/sbigottita la terra tace
[10]quando Dio si alza per giudicare,/per salvare tutti gli umili della terra.
[11]L'uomo colpito dal tuo furore ti dà gloria, gli scampati dall'ira ti fanno festa.
[12]Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli,/quanti lo circondano portino doni al Terribile,
[13]a lui che toglie il respiro ai potenti;/ è terribile per i re della terra.
E possiamo continuare ancora con il Magnificat: ‘’ ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote’’.
E se ancora non avessimo compreso l’Onnipotenza del Signore, possiamo farci aiutare da S. Francesco che bene conosceva la sua Potenza e non smetteva mai di lodarla, come possiamo ben vedere in questo canto di lode al DIO ALTISSIMO:
Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,
Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra.
Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dèi,
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero.
Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza,
Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine,
Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.
Tu sei gaudio e letizia, Tu sei nostra speranza, Tu sei giustizia,
Tu sei temperanza, Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza.
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.
Tu sei protettore, Tu sei custode e nostro difensore,
Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio.
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu sei la nostra carità.
Tu sei tutta la nostra dolcezza, Tu sei la nostra vita eterna
grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.
Certo, S. Francesco ci dà un grande aiuto, ma in realtà chi potrà mai comprendere fino in fondo la grandezza e la potenza di Dio?
È Amore senza fine. È Giustizia senza fine. È Onnipotenza senza fine.
Se è inimmaginabile per noi la sua onnipotenza, quanto più lo sarà per gli empi, per coloro che non credono.
Il loro narcisismo gli preclude l’apertura a Dio, restando così chiusi in se stessi, vivendo solo per se stessi, guardando, ammirando e credendo solo in se stessi.
Questo loro comportamento non è certo senza conseguenze, per sé e per gli altri e quali esse siano le possiamo leggere  negli ultimi versetti di questo quinto capitolo:  L'iniquità renderà deserta tutta la terra e la malvagità rovescerà i troni dei potenti.
L’ iniquità dell’empio nasce dentro di sé ma non resta su di sé, si diffonde e contagia tutta la terra tanto da metterla in serio pericolo.
L’iniquità e la malvagità hanno un potere enorme, il pericolo vero sta nella capacità di trasformare il bene in male e farlo passare per bene, per questo molti cadono nella trappola, proprio perchè credono  normalità ciò che è molto lontano dalla normalità, in questo modo tutto diventa possibile, giusto, buono, basta soltanto leggere la faccenda da un altro punto di vista: è la perversità del relativismo.
Tutto è giusto, tutto è buono, tutto è lecito, tutto è possibile, tutto è normale… anche uccidere moglie e figli per intrecciare nuove relazioni senza avere impedimenti o ‘’pesi’’ di nessun genere, come ci raccontano le cronache degli ultimi giorni: un padre uccide due figli piccolissimi perché anche dopo il divorzio i figli restano!
Il Male è questo. Il relativismo porta a questo. Alla convinzione che la mia libertà di agire è al di sopra di ogni legittimo impedimento, per superare il quale è giusto arrivare anche ad uccidere.
Quale gesto potrebbe essere più malvagio di questo?
Quale gesto potrebbe rappresentare il Male in modo più efficace e concreto?
Abbiamo perso la capacità di discernere il Bene dal Male, il buono dal Cattivo; in nome di un diritto alla libertà di pensiero ci siamo persi nei labirinti della malvagità.
Parlare non basta, bisognerebbe invocare pietà.
Sì, pietà per questo genere umano che si è smarrito, che non sa più distinguere la destra dalla sinistra;
pietà per chi apre la bocca e non lo collega più nè al cuore né alla ragione;
pietà per chi trasforma Dio in un uomo e un uomo in Dio;
pietà  per chi nella sazietà delle parole è diventato anoressico nello spirito;
pietà per chi non ha mai saputo che l’amore di Dio per l’uomo supera di gran lunga l’amore dell’uomo per Dio;
pietà per chi non sa che è l’Amore di Dio a contenere quello umano: ‘’restate in Me e Io in voi’’;
pietà per chi nega, contro l’evidenza, l’amore di Dio;
pietà per chi non è mai riuscito a sperimentare il vero amore per Dio;
pietà per chi confonde la bontà di Dio con il buonismo, la Giustizia con la malvagità;  la dottrina con la dittatura, l’apertura all’uomo con la sottomissione all’uomo stesso.
Pietà, Signore, pietà per le nostre miserie, perché solo la tua pietà potrebbe darci una qualche speranza di perdono.
La pietà implica la compassione: compassione occorre implorare per questo genere umano che fa di tutta l’erba un fascio, confonde e mescola le cose con l’unico criterio del non avere criterio.
Non basta neanche l’appello alla misericordia, perché la misericordia implica la giustizia e davanti a quella… siamo tutti mancanti! Tutti!


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