martedì 14 luglio 2015




  • UN RACCONTO PER L'ESTATE
  • Quest'estate il libro da leggere sotto l'ombrellone ce lo offre papa Francesco: ''LAUDATO SI' ''  più che un'enciclica è un manuale di salvataggio o di sopravvivenza, necessario a noi di oggi per il futuro di chi verrà.
  • E' uno sguardo ampio e obiettivo sulla nostra realtà, che non si ferma all'oggi, ma preannunzia i tempi a venire; è un richiamo alla responsabilità di tutti, impegnati, ognuno per il proprio ruolo, a custodire quanto di bello ci è stato affidato: un Creato meraviglioso, che rischia, per nostra incuria, di soccombere sotto il nostro sguardo distratto e voluttuoso.

  • La voluttà, l'avidità, l'occhio avido di beni per se stessi è il dramma peggiore del nostro secolo: il volere tutto per sè, tutto e subito, fino alla distruzione, all'estinzione degli stessi beni naturali, senza mai girarsi indietro e rendersi conto dello scempio fatto e senza mai guardare in avanti e rendersi conto che quello scempio sarà pagato dalla generazione futura sulla propria pelle.

  • Ciò che lasciamo morire oggi, domani non ne resterà traccia; ciò di cui non ci prendiamo cura oggi, domani si ripercuoterà sulla salute, sull'esistenza di chi erediterà questo mondo ''trafitto non con un raggio di sole'', ma dalla lacerazione di un tessuto naturale che non sempre può essere ricucito, non tutti gli strappi ecologici sono ricucibili e ripristinabili.

  • Una riflessione salutare, dunque, è quella che ci dona papa Francesco, per il presente, per il futuro, per il rispetto della bellezza e della perfezione del Creato, dono del Creatore alla sua creatura, un dono inestimabile per un amore ... senza misura!

  • Dal pennello di Dio
  • il mondo è uscito bello:
  • per incuria dell'io
  • il mondo non è più quello!


Pensiamo... riflettiamo... e soprattutto... 

reimpariamo a ragionare!





LETTERA ENCICLICA


LAUDATO SI' 


DEL SANTO PADRE

FRANCESCO

SULLA CURA DELLA CASA COMUNE
(1 - 4)



1. «Laudato si’, mi’ Signore », cantava san

Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava

che la nostra casa comune è anche come una

sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e

come una madre bella che ci accoglie tra le sue

braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra

matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et
produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».

2. Questa sorella protesta per il male che le
provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e
dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo
cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari
e dominatori, autorizzati a saccheggiarla.
La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal
peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia
che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria
e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più
abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa
e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del
parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi
siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è
costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è
quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica
e ristora.
Niente di questo mondo ci risulta indifferente

3. Più di cinquant’anni fa, mentre il mondo
vacillava sull’orlo di una crisi nucleare, il santo
Papa Giovanni XXIII scrisse un’Enciclica con
la quale non si limitò solamente a respingere la
guerra, bensì volle trasmettere una proposta di
pace. Diresse il suo messaggio Pacem in terris a tutto
il “mondo cattolico”, ma aggiungeva «nonché
a tutti gli uomini di buona volontà ». Adesso, di
fronte al deterioramento globale dell’ambiente,
voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo
pianeta. Nella mia Esortazione Evangelii gaudium,
ho scritto ai membri della Chiesa per mobilitare
un processo di riforma missionaria ancora da
compiere. In questa Enciclica, mi propongo specialmente
di entrare in dialogo con tutti riguardo
alla nostra casa comune.

4. Otto anni dopo la Pacem in terris, nel 1971,
il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica
ecologica, presentandola come una crisi che
è « una conseguenza drammatica » dell’attività incontrollata
dell’essere umano: «Attraverso uno
sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia
di distruggerla e di essere a sua volta vittima
di siffatta degradazione ».
 Parlò anche alla FAO
della possibilità, «sotto l’effetto di contraccolpi
della civiltà industriale, di […] una vera catastrofe
ecologica », sottolineando «l’urgenza e la necessità 
di un mutamento radicale nella condotta
dell’umanità », perché «i progressi scientifici più
straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti,
la crescita economica più prodigiosa, se non
sono congiunte ad un autentico progresso sociale
e morale, si rivolgono, in definitiva, contro
l’uomo».

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