martedì 28 luglio 2015


  • UN RACCONTO PER L'ESTATE
LETTERA ENCICLICA


LAUDATO SI' 


DEL SANTO PADRE FRANCESCO

SULLA CURA DELLA CASA COMUNE
(13 - 16)

13. La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con   vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi. 
14. Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i Vescovi del Sudafrica, «i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio».  Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità. 
15. Spero che questa Lettera enciclica, che si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa, ci aiuti a riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta. In primo luogo, farò un breve percorso attraverso vari aspetti dell’attuale crisi ecologica allo scopo di assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile, lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue. A partire da questa panoramica, riprenderò alcune argomentazioni che scaturiscono dalla tradizione giudeo-cristiana, al fine di dare maggiore coerenza al nostro impegno per l’ambiente. Poi proverò ad arrivare alle radici della situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde. Così potremo proporre un’ecologia che, nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda. Alla luce di tale riflessione vorrei fare un passo avanti in alcune ampie linee di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la politica internazionale. Infine, poiché sono convinto che ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo, proporrò alcune linee di maturazione umana ispirate al tesoro dell’esperienza spirituale cristiana.
16. Ogni capitolo, sebbene abbia una sua tematica propria e una metodologia specifica, riprende a sua volta, da una nuova prospettiva, questioni importanti affrontate nei capitoli precedenti. Questo riguarda specialmente alcuni assi portanti che attraversano tutta l’Enciclica. Per esempio: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita. Questi temi non vengono mai chiusi o abbandonati, ma anzi costantemente ripresi e arricchiti.



domenica 26 luglio 2015



MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE
Messaggio, 25. luglio 2015
"Cari figli! Anche oggi con gioia sono con voi e vi invito tutti, figlioli, pregate, pregate, pregate perché possiate comprendere l' amore che ho per voi. Il mio amore è più forte del male, figlioli,  perciò avvicinatevi a Dio perché possiate sentire la mia gioia in Dio. Senza Dio, figlioli, non avete né futuro, né speranza, né salvezza, perciò lasciate il male e scegliete il bene. Io sono con voi e con voi intercedo presso Dio per i tutti vostri bisogni. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

  • UN RACCONTO PER L'ESTATE
LETTERA ENCICLICA


LAUDATO SI' 


DEL SANTO PADRE FRANCESCO

SULLA CURA DELLA CASA COMUNE
(9 - 12)

9. Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi. Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che «significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. È un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. È liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza ». 1Noi cristiani, inoltre, siamo chiamati ad « accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. È nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta ».

San Francesco d’Assisi 

Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore. 

11.La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. Così come succede quando ci innamoriamo di una persona, ogni volta che Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, la sua reazione era cantare, coinvolgendo nella sua lode tutte le altre creature. Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e «li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione ». La sua reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una sorella, unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste. Il suo discepolo san Bonaventura narrava che lui, « considerando che tutte le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella ». 20 Questa convinzione non può essere disprezzata come un romanticismo irrazionale, perché influisce sulle scelte che determinano il nostro comportamento. Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio.
12. D’altra parte, san Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle
creature per analogia si contempla il loro autore »
(Sap 13,5) e «la sua eterna potenza e divinità vengono
contemplate e comprese dalla creazione del
mondo attraverso le opere da lui compiute » (Rm
1,20). Per questo chiedeva che nel convento si lasciasse
sempre una parte dell’orto non coltivata,
perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo
che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare
il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza.21
Il mondo è qualcosa di più che un problema da
risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo
nella letizia e nella lode.


mercoledì 22 luglio 2015

CAMPO LAVORO
23 . 29 2015
Comunità terapeutica per tossicodipendenti,
San Francesco di Gemini (LE)

GIOVEDI’ 23.7.15
ORE 21.15 P.zza Marconi
CI PRESENTIAMO…
(Presentazione del campo e incontro con la comunità)

VENERDI’ 24.7.15
ORE 21.15 P.zza Marconi
INSIEME C’È PIÙ FESTA

DOMENICA 26.7.15
ORE 21.15 P.zza Marconi
LA GIOIA DELLA FEDE

MERCOLEDI’ 29.7.15
ORE 21.15 P.zza Marconi

LA SFIDA DELLA VITA

domenica 19 luglio 2015


FEELINGS... UNA VACANZA A COSTO ZERO!!!

30 Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano
 fatto e insegnato.
31 Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'». 
(Marco 6,30-31)

L’estate è sinonimo di sole, mare, vacanze e riposo.
Molte volte, però al sole, al mare e alle vacanze non si associa il riposo, capita spesso che si torni dalle vacanze più stanchi della partenza, per il caldo, per il traffico, per la fatica stessa del partire, andare, tornare, affaticarsi – in maniera diversa – ma sempre affaticarsi e affannarsi.
Cresce il numero di coloro che scelgono luoghi di preghiera e di silenzio ed è in quei luoghi che sperimentano il riposo, il riposo vero; riposo che non vuol dire ozio o un girovagare a zonzo senza meta, ma che vuol dire fermarsi, fuori  e dentro, perché il problema vero è riuscire a riposare ‘’dentro’’, far calmare tutte le ansie, gli affanni, le preoccupazioni, far tacere i pensieri che si affollano dentro, far tacere i rumori dentro e fuori.
Si può anche andare nel luogo più meraviglioso del mondo, ma se non si fa del cuore il luogo più meraviglioso del mondo… non esiste luogo di vacanza in cui si può davvero sperimentare il riposo.
Il riposo non è tanto un fatto fisico, quanto un fatto interiore, sentire il movimento calmo delle onde dentro di sé, sentire il calore del sole nell’anima infreddolita dal lungo inverno del peccato, della solitudine immensa vissuta tra la folla quotidiana, sentire l’avanzare lento della notte che in pace fa addormentare lo spirito e in pace dispone il riposo dell’anima e del corpo.
È commovente l’attenzione di Gesù verso la stanchezza dei suoi discepoli; loro gli si fanno intorno per raccontargli ciò che hanno fatto e le difficoltà incontrate e Gesù, quasi un po’ sconcertandoli, li invita a non affannarsi oltre, ma solo a trovare riposo in Lui, in disparte, semplicemente seduti intorno a Lui.
Sembra che non gli interessi tanto il risultato della loro semina, sa che hanno lavorato con passione e impegno; sembra che non gli serva il rendiconto della missione, ma solo che possano riposarsi per il lavoro fatto, il salario che vuole dare loro per il lavoro è quel meritato riposo, quell’abbraccio silenzioso, quella carezza che ristora l’anima e rinfranca dagli affanni.
‘’Venite a me voi che siete stanchi e affaticati ed io vi ristorerò’’.Risultati immagini per adorazione eucaristica
In questa bollente estate, dopo un anno di affanni, afflizioni e corse senza soste, ciò di cui abbiamo bisogno è questo ristoro che solo Gesù può offrirci, il riposo vero, la pace che ci permette di riprendere le energie consumate per mesi, di riallacciare il contatto con noi stessi e con il nostro Dio.
I luoghi di preghiera, i santuari o i conventi organizzati appositamente per il riposo fisico e spirituale di ognuno sono mete importanti per rinfrancarsi e dissetarsi presso la Fonte del Puro Amore e della Salute fisica e spirituale; ma per chi non ha la possibilita' di usufruire di tali luoghi, c’è un’opportunità a costo zero  e a Km zero, un luogo proprio all’angolo della propria casa, aperto in ogni momento, con posti sempre disponibili e senza costi per il biglietto, a nessuno è vietato l’ingresso, non ci sono limiti d’età, non ci sono distinzioni di razza, non ci sono impegni faticosi o lavori di sorta: si può mangiare alla mensa della Parola e dissetarsi alla Fonte dell’Amore, ci si può fermare tutto il tempo che si vuole… di questi tempi… una vacanza simile a costo zero è quanto mai  desiderabile e non solo per l’assenza di spese, ma per i benefici, illimitati e abbondanti che se ne ricevono, ci si sazia molto più di un lauto pasto e ci si sente rinfrancati e leggeri molto più di un bagno fresco nella canicola estiva… è meravigliosa una cosa simile, davvero raccomandabile!
Per chi vuole sperimentarlo vi dò l’indirizzo, è l’unica cosa che serve per poterne prendere parte: è un luogo che si trova in ogni città e  paese, anche nel più sperduto e  più disabitato come il nostro, la sua posizione è sempre centrale rispetto al centro abitato, si tratta sempre di una costruzione importante e imponente, visibile da molto lontano, sormontata da un alto campanile che fa da sentinella oltre a scandire il tempo cronologico e quello dello spirito, si chiama: CHIESA e in essa, laddove c’è l’adorazione quotidiana, come nel nostro paese, ci si può fermare liberamente e liberamente cercare e vivere quel meritato riposo necessario all’anima e al corpo.
Qui da noi, c’è poi un appuntamento serale speciale in più: Feelings, cioè un invito a lasciarsi prendere ‘’dentro’’ , attraverso immagini, suoni, parole, per sperimentare tutto il bello di quel mondo interiore che spesso non conosciamo o peggio ancora che non abbiamo mai aperto e sperimentato.
Venite, adoriamo… non è solo l’invito rivolto ai pastori nella notte di Natale… è l’invito rivolto ad ogni uomo o donna, giovane o bambino, vecchio o ammalato che vuole sperimentare la bellezza del riposo in Gesù, del ristorarsi alla Sua Fonte, del silenzio ristoratore, della quiete che rinfranca… venite sostiamo… venite riprendiamo in mano la nostra vita, i nostri giorni, il nostro tempo… ed offriamolo a Colui che ce l’ha donato, per poi ricevere in cambio quel meritato riposo che rallegra l’anima e riaccende lo spirito.
Feelings è la libertà del riposo, la libertà del concedersi un attimo di tempo per sé… per scoprire che i ‘’paradisi artificiali’’ proposti dal mondo a costi super, niente hanno a che fare con la semplicità e la profondità dell’esperienza paradisiaca che si può fare … alle undici… di una sera di mezza estate… in un paese sconosciuto al mondo… seduti su un banco  di una chiesa… immersi nel silenzio degli angeli… in comunione tra il cielo e la terra, con se stessi e con Dio… ed è Paradiso!!!
Se una vacanza non è coniugata con il riposo... non è vacanza e allora... venite  … adorate… riposatevi… ristoratevi… rinfrancatevi… vi aspettiamo, 
martedì dalle 21,00 in poi!!!
È un attimo di vacanza, a costo zero… ma dai vantaggi inquatificabili!

sabato 18 luglio 2015


  • UN RACCONTO PER L'ESTATE

LETTERA ENCICLICA


LAUDATO SI' 


DEL SANTO PADRE FRANCESCO

SULLA CURA DELLA CASA COMUNE

(5 - 8)


5. San Giovanni Paolo II si è occupato di questo tema con un interesse crescente. Nella sua prima Enciclica, osservò che l’essere umano sembra «non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo». Successivamente invitò ad una conversione ecologica globale. Ma nello stesso tempo fece notare che si mette poco impegno per «salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana ». 
 La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli «stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società ».  L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale e «tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato». Pertanto, la capacità dell’essere umano di trasformare la realtà deve svilupparsi sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio.

 6. Il mio predecessore Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a « eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente ». 10 Ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché «il libro della natura è uno e indivisibile » e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, «il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana »
Papa Benedetto ci ha proposto di riconoscere che l’ambiente naturale è pieno di ferite prodotte dal nostro comportamento irresponsabile. Anche l’ambiente sociale ha le sue ferite. Ma tutte sono causate in fondo dal medesimo male, cioè dall’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti. Si dimentica che «l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura ». Con paterna preoccupazione ci ha invitato a riconoscere che la creazione risulta compromessa «dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi». 

 Uniti da una stessa preoccupazione 

7. Questi contributi dei Papi raccolgono la riflessione di innumerevoli scienziati, filosofi, teologi e organizzazioni sociali che hanno arricchito il pensiero della Chiesa su tali questioni. Non possiamo però ignorare che anche al di fuori della Chiesa Cattolica, altre Chiese e Comunità cristiane – come pure altre religioni – hanno sviluppato una profonda preoccupazione e una preziosa riflessione su questi temi che stanno a cuore a tutti noi. Per citare solo un esempio particolarmente significativo, voglio riprendere brevemente parte del contributo del caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo, con il quale condividiamo la speranza della piena comunione ecclesiale. 

8. Il Patriarca Bartolomeo si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché «nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici», siamo chiamati a riconoscere «il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente ». Su questo punto, egli si è espresso ripetutamente in maniera ferma e stimolante, invitandoci a riconoscere i peccati contro la creazione: «Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compromettano l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati». 
Perché « un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio».

martedì 14 luglio 2015




  • UN RACCONTO PER L'ESTATE
  • Quest'estate il libro da leggere sotto l'ombrellone ce lo offre papa Francesco: ''LAUDATO SI' ''  più che un'enciclica è un manuale di salvataggio o di sopravvivenza, necessario a noi di oggi per il futuro di chi verrà.
  • E' uno sguardo ampio e obiettivo sulla nostra realtà, che non si ferma all'oggi, ma preannunzia i tempi a venire; è un richiamo alla responsabilità di tutti, impegnati, ognuno per il proprio ruolo, a custodire quanto di bello ci è stato affidato: un Creato meraviglioso, che rischia, per nostra incuria, di soccombere sotto il nostro sguardo distratto e voluttuoso.

  • La voluttà, l'avidità, l'occhio avido di beni per se stessi è il dramma peggiore del nostro secolo: il volere tutto per sè, tutto e subito, fino alla distruzione, all'estinzione degli stessi beni naturali, senza mai girarsi indietro e rendersi conto dello scempio fatto e senza mai guardare in avanti e rendersi conto che quello scempio sarà pagato dalla generazione futura sulla propria pelle.

  • Ciò che lasciamo morire oggi, domani non ne resterà traccia; ciò di cui non ci prendiamo cura oggi, domani si ripercuoterà sulla salute, sull'esistenza di chi erediterà questo mondo ''trafitto non con un raggio di sole'', ma dalla lacerazione di un tessuto naturale che non sempre può essere ricucito, non tutti gli strappi ecologici sono ricucibili e ripristinabili.

  • Una riflessione salutare, dunque, è quella che ci dona papa Francesco, per il presente, per il futuro, per il rispetto della bellezza e della perfezione del Creato, dono del Creatore alla sua creatura, un dono inestimabile per un amore ... senza misura!

  • Dal pennello di Dio
  • il mondo è uscito bello:
  • per incuria dell'io
  • il mondo non è più quello!


Pensiamo... riflettiamo... e soprattutto... 

reimpariamo a ragionare!





LETTERA ENCICLICA


LAUDATO SI' 


DEL SANTO PADRE

FRANCESCO

SULLA CURA DELLA CASA COMUNE
(1 - 4)



1. «Laudato si’, mi’ Signore », cantava san

Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava

che la nostra casa comune è anche come una

sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e

come una madre bella che ci accoglie tra le sue

braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra

matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et
produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».

2. Questa sorella protesta per il male che le
provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e
dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo
cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari
e dominatori, autorizzati a saccheggiarla.
La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal
peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia
che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria
e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più
abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa
e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del
parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi
siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è
costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è
quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica
e ristora.
Niente di questo mondo ci risulta indifferente

3. Più di cinquant’anni fa, mentre il mondo
vacillava sull’orlo di una crisi nucleare, il santo
Papa Giovanni XXIII scrisse un’Enciclica con
la quale non si limitò solamente a respingere la
guerra, bensì volle trasmettere una proposta di
pace. Diresse il suo messaggio Pacem in terris a tutto
il “mondo cattolico”, ma aggiungeva «nonché
a tutti gli uomini di buona volontà ». Adesso, di
fronte al deterioramento globale dell’ambiente,
voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo
pianeta. Nella mia Esortazione Evangelii gaudium,
ho scritto ai membri della Chiesa per mobilitare
un processo di riforma missionaria ancora da
compiere. In questa Enciclica, mi propongo specialmente
di entrare in dialogo con tutti riguardo
alla nostra casa comune.

4. Otto anni dopo la Pacem in terris, nel 1971,
il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica
ecologica, presentandola come una crisi che
è « una conseguenza drammatica » dell’attività incontrollata
dell’essere umano: «Attraverso uno
sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia
di distruggerla e di essere a sua volta vittima
di siffatta degradazione ».
 Parlò anche alla FAO
della possibilità, «sotto l’effetto di contraccolpi
della civiltà industriale, di […] una vera catastrofe
ecologica », sottolineando «l’urgenza e la necessità 
di un mutamento radicale nella condotta
dell’umanità », perché «i progressi scientifici più
straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti,
la crescita economica più prodigiosa, se non
sono congiunte ad un autentico progresso sociale
e morale, si rivolgono, in definitiva, contro
l’uomo».

venerdì 10 luglio 2015



MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE

Messaggio a Mirjana del 2 Luglio 2015 


“Cari figli, vi invito a diffondere la fede in mio Figlio, la vostra fede. Voi, miei figli, illuminati dallo Spirito Santo, miei apostoli, trasmettetela agli altri, a coloro che non credono, non sanno e non vogliono sapere. Perciò voi dovete pregare molto per il dono dell’amore, perché l’amore è un tratto distintivo della vera fede e voi sarete apostoli del mio amore. L’amore ravviva sempre nuovamente il dolore e la gioia dell’Eucaristia, ravviva il dolore della Passione di mio Figlio, che vi ha mostrato cosa vuol dire amare senza misura; ravviva la gioia del fatto che vi ha lasciato il suo Corpo ed il suo Sangue per nutrirvi di sé ed essere così una cosa sola con voi. Guardandovi con tenerezza provo un amore senza misura, che mi rafforza nel mio desiderio di condurvi ad una fede salda. Una fede salda vi darà gioia e allegrezza sulla terra e, alla fine, l’incontro con mio Figlio. Questo è il suo desiderio. Perciò vivete lui, vivete l’amore, vivete la luce che sempre vi illumina nell’Eucaristia. Vi prego di pregare molto per i vostri pastori, di pregare per avere quanto più amore possibile per loro, perché mio Figlio ve li ha dati affinché vi nutrano col suo Corpo e vi insegnino l’amore. Perciò amateli anche voi! Ma, figli miei, ricordate: l’amore significa sopportare e dare e mai, mai giudicare. Vi ringrazio”.

sabato 4 luglio 2015

PANE SPEZZATO

''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
PARTE SECONDA

 Capitolo 6
II. SALOMONE E LA RICERCA DELLA SAPIENZA
I re devono ricercare la sapienza

La sapienza si lascia trovare

III PARTE


[20]Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.

[21]Se dunque, sovrani dei popoli,

vi dilettate di troni e di scettri,

onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.


PER RIFLETTERE INSIEME…
Riparto, in questa riflessione, dai versetti 20 e 21 già trattati nel testo precedente, perché ci sono delle Parole che aprono strade infinite e che introducono ai versetti successivi, gli ultimi del 6° capitolo.
In questi due versetti si esplicita il traguardo della Sapienza:
[20]Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
[21]Se dunque, sovrani dei popoli, vi dilettate di troni e di scettri, onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.
Nel versetto 20 ci viene detto, molto chiaramente, dove porta la Sapienza: la Sapienza porta al Regno; nel 21° ci viene detto cosa dobbiamo fare per regnare per sempre: bisogna onorare la Sapienza.
Le due parole chiave sono dunque: onorare per regnare sempre.
Regnare credo che sia il desiderio nascosto di ogni uomo: ognuno vorrebbe avere un regno da governare… magari per sempre.
Eccoci, dunque, servito il segreto per realizzare entrambi i desideri: onorare la Sapienza.
Certo, occorrerebbe sollevarsi un attimino più in su dalla Terra, per collocare correttamente la realizzazione di questi due desideri e qui cominciano le prime difficoltà: parlando di Regno, l’uomo pensa subito ad un regno terreno, fatto di mattoni e sudditi da comandare, di bauli con ricchezze di ogni genere in cui inebriarsi e a cui attingere per soddisfare ogni piacere mondano; fatto di soldati pronti a combattere per difendere i propri possedimenti; fatto di mantello e di corona, simboli di regalità e del diritto di vita e di morte su ogni altro uomo.
Già, sembrerebbe il programma di una vita piuttosto allettante, se poi ci aggiungiamo il desiderio di poter vivere in questo modo eternamente … allora si è al culmine del piacere; certo, del piacere… non della felicità, perché quella è un’altra cosa.
Potere, ricchezze e possedimenti soddisfano - se mai -  il piacere di comandare e regnare, di certo non assicurano la felicità!
Se consideriamo che all’uomo interessa più il piacere che la felicità, questa prospettiva sicuramente non dispiacerebbe a nessuno, anzi per molti è l’obiettivo principale della propria esistenza, sono tanti quelli che investono tutte le loro risorse ed energie per raggiungere questo traguardo.
Qualcuno ci riesce anche… ma il prezzo, spesso, è troppo alto!
È questa la parabola del genere umano che mira sempre a grandi cose… peccato che queste grandi cose riguardano quasi esclusivamente la conquista del mondo e delle cose terrene!
Ma, ovviamente, quello di cui ci parlano questi versetti è tutt’altra cosa!
L’invito rivolto ai sovrani dei popoli è di tutt’altra natura: onorate la sapienza, perché possiate regnare per sempre.
Ecco il segreto che fa la differenza: non la forza, non la prepotenza, non la ricchezza sono le strade che conducono al regno… ma il desiderio della sapienza!
Ma chi mai desidera la Sapienza?
Chi ha fatto mai ricorso alla Sapienza per conquistare un regno?
Nessuno.
La sapienza non è mai stata presa in considerazione da nessuno, non è mai stata considerata una forza capace di condurre a traguardi importanti.
La sapienza sa quasi di sconfitta.
Non serve la Sapienza, quanto piuttosto scaltrezza, sagacia, furbizia e astuzia… ben altre  cose rispetto alla sapienza!
Questo perché il regno a cui si mira è quello sottoposto alla caducità delle cose terrene, destinato a passare con le cose di questo mondo, un regno fatto di materia… corruttibile!
Ma il regno a cui invitano questi versetti è tutt’altra cosa!
Parlando di Regno, vengono, ancora, in mente i testimoni di Geova, perché essi fanno del Regno un cavallo di battaglia:  nelle loro interpretazioni ‘’cieli nuovi e terra nuova’’ intendono che alla fine dei tempi essi erediteranno la terra per regnare per sempre in essa.
Un regno fatto di … terra, ovviamente, anche in questo caso!
La loro idea di Regno mi sembra sia piuttosto riduttiva, per non dire… sballata!
Di quale regno si parla in questi versetti ce lo dice, invece, chiaramente Gesù: ‘’Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e la ricchezza.  Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano né mietono né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi
saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena’’ (Mt 6,24-34).
È un programma di vita, questo, l’unico programma di vita che ci conduce a quel Regno indicato nei due versetti.
In questo programma ci sono due punti essenziali: dare e ricevere, ricevere e poi dare.
Il  primo passaggio ci porta a riflettere su tutti i benefici ricevuti da Dio, che sono molti di più di quanto le ricchezze terrene possano darci: Lui ha dato a noi l’intera Creazione, ma ancor di più ha dato a noi tutto il Suo Amore, un Amore carico di ogni bene, tutto ciò che ci serve realmente per vivere una vita secondo la Sua Volontà.
Ma ancora di più: Egli ci ha dato SE stesso. È Lui il Regno Vero!
Noi, per Sua Volontà, già possediamo il Regno!
La sua Incarnazione e la Sua Morte e Resurrezione, uniti al Battesimo, ci hanno già inseriti nel Suo Regno e ce lo hanno dato in eredità. Siamo già coeredi di Cristo ed eredi del Padre. Il Regno è già nostro! Ci viene dato come dono, non come conquista!
Non è meraviglioso questo!!!
Ecco perché ci dice di non preoccuparci di altro… ci basta Lui! Tutto il resto verrà da sé, perché si tratta di preoccupazioni secondarie, di poco conto, la prima nostra preoccupazione sia quella di riconoscere tutto il Bene che ci è stato dato, gratuitamente, solo di questo c’è veramente bisogno, perché solo così si aprono davanti a noi le Porte dell’unico Regno che può darci la felicità.
Egli, dunque, dà a noi e noi riceviamo dalle Sue Mani, dal Suo Amore, dal Suo Cuore.
C’è poi il secondo passaggio: se Dio dà a noi tutto il Suo amore e noi lo riceviamo in dono, anche noi dobbiamo dare a Lui qualcosa in dono, qualcosa che stia più o meno alla pari con il suo dono.
Quando i re della terra vanno a far visita ad altri re, portano sempre un dono equivalente al dono ricevuto da loro, anzi forse di più, perché così manifestano la superiorità della propria potenza.
Ma noi che cosa possiamo dare a Dio, che Lui già non abbia?
È difficile superarlo in generosità!
Eppure c’è una cosa che gli farebbe molto piacere: certo, non potrebbe mai essere alla pari del suo Dono, ma è l’unica cosa che desidera da noi: uno scambio d’amore!
Se Lui ha donato se stesso a noi, noi non possiamo non donare noi stessi a Lui!
Se l’Amante si dona all’amato, l’amato non può non donarsi all’Amante!
Uno scambio che, per quanto impari, in un certo senso è alla pari, perché ognuno delle due parti dà il massimo di sé, cioè tutto se stessi.
In questo scambio si riconosce quanto Dio ha fatto e ha dato a noi; si riconoscono i benefici ricevuti e non si può non desiderare di offrirsi totalmente a Lui.
Questo desiderio intimo, profondo, irresistibile, urgente di darsi a Lui ci riporta a quel desiderio della Sapienza espresso nel versetto 20: il desiderio della sapienza conduce al regno!
La Sapienza, in questo caso, consiste nel comprendere questo scambio d’amore, uno scambio che porta a dire: ‘’Signore, Tu hai dato tutto a me di Te, ora dò io a Te tutto di me!’’.
Questa è Sapienza! Quella Sapienza che conduce al Regno, a quel Regno che ha un Nome ben preciso: Cristo Gesù e  un Luogo ben preciso: il Suo Cuore!
La Sapienza consiste dunque nel dire: Signore mi basti Tu!
Tu solo mi basti… anche se non mi basti mai, perché ho bisogno di Te… sempre, continuamente, necessariamente!
E non serve altro!
Il Regno è già nostro! La conquista è già compiuta!
La Sapienza ci ha dato la comprensione della necessità di ‘’cercare prima di tutto le cose di lassù’’, di sentirne l’ampiezza e la profondità di quanto ci viene dato, di sentire l’intimità di un rapporto che travolge l’esistenza tutta e la riempie di vera Gioia, di felicità vera… ora quel Regno non ci verrà mai più tolto!
Potremo regnare per sempre!
Bellissimo!

Questo ‘’bellissimo’’, così dolce, così gustoso e così pieno di cose buone e gradevoli, diventa subito amaro se ci si gira intorno e si scopre che ciò che sembra così ovvio, così desiderabile viene, invece, deturpato e distrutto dalla nostra miseria umana.
Per caso, mi sono imbattuto su una pagina di Yahoo in cui gira una domanda: - Cosa significa la frase di Gesù: " Prima cerca il regno di Dio, poi tutto il resto ti sarà dato in sovrappiù?-.
Le risposte sono state circa 7 – 8, ma è stato un tonfo terribile leggerle!
Quella che era stata ritenuta la migliore in classifica, commentava così:
‘’I cristiani non l'hanno capita, oppure, se l'hanno capita e l'hanno taciuta è ancora peggio ... credo non l'abbiano capita.
Il "regno" è dentro noi stessi, la "dimora di Dio" è dentro noi stessi, quindi: non cercare un "regno" un impero all'esterno, la morte lo porterà via ... e tu resterai tale e quale, se entri invece in te stesso e realizzi te stesso trovi il vero tesoro: dalla tua stessa realizzazione avrai ogni benedizione.
E' mettere a "frutto" se stessi, noi stessi produrremo abbondanza.
Come sai, Osho, invece della terminologia "regno di dio" usa il termine "Consapevolezza", difatti, in fondo, il regno di dio altro non è che Consapevolezza.
... oppure, la puoi chiamare Verità: Prima cerca la Verità, il resto ti sarà dato in sovrappiù.
Ma la Verità sei tu stessa/o. Quindi: ritrova prima Te Stessa, il resto arriverà di conseguenza. ‘’.
Questa consapevolezza, questa verità, questo ritrovare se stessi, sono un po’ diversi da quel ‘’ritornò in se stesso’’ di cui ci parla la parabola del figliol prodigo, molto diversi.
In questo caso, infatti, la consapevolezza di cui la ragazza, autrice del commento, ci parla è una conseguenza degli insegnamenti di Osho, una figura molto discussa e molto discutibile, soprattutto molto contraddittoria: a volte parla di Gesù come di un pazzo, altre volte come di un illuminato, di sicuro le sue idee sono molto lontane da quelle di Gesù.
In un altro commento, qualcuno dice che : ‘’L'insegnamento di Osho è stato principalmente sulla libertà interiore, libertà dal potere della mente e da ogni organizzazione che la può nutrire con "cibo alterato".
Nei suoi libri, parla di Gesù e spiega le parabole in modo mirabile, almeno per me lo sono, profondamente e davvero molto spirituali.
Non era contro Gesù, ma contro una cattiva testimonianza che poteva essere fatta di Cristo.. come Energia di Luce. Osho non insegnava, ma nemmeno inneggiava alla rinuncia...
"Tu ed il tuo corpo non siete separati, siete la Manifestazione di un'Unità...Io vi insegno la gioia, non la tristezza...come hanno insegnato per secoli.
Gioisci, gioisci, gioisci… - diceva - perchè secondo me essere Intero significa essere Santo.’’
Voglio dire che se prendi i libri di Osho (che in realtà sono raccolte di suoi discorsi orali fatti in pubblico) ti accorgi che il loro contenuto è valido... più che valido.... anzi, secondo me i discorsi di Osho sono tra le letture più rivoluzionarie e intelligenti dell'ultimo secolo, almeno in ambito spirituale... Come dovrebbe fare un vero maestro spirituale, Osho spezza gli schemi e le strutture mummificate delle vecchie tradizioni... Non nega le antiche dottrine e tradizioni: soltanto le libera semplicemente della polvere che ci si è accumulata sopra... La maggior parte degli insegnamenti mistici del passato erano al loro tempo rivoluzionari, pieni di energia... La "rivoluzione" dei messaggi di persone come Buddha o Gesù poi con il tempo però si mummifica, perde il significato attivo e trasformatore originale e degenera in tradizione e religione (che poi è quello che è accaduto anche con l'insegnamento di Osho, anch'esso degenerato quasi a religione ormai)... Quello che dicevano Buddha e Gesù non è in contrasto con gli insegnamenti e discorsi di Osho... anzi, credo che molto probabilmente personaggi rivoluzionari come Gesù e Buddha fossero caratterialmente molto simili ad Osho... soprattutto a Buddha, che era decisamente più diretto e irriverente di Gesù …
Osho non predicava affatto di spendere tutta la propria vita nei piaceri momentanei e nelle ricchezze, ma era consapevole del fatto che piaceri terreni e ricchezze fanno parte di una totalità e che la maggior parte dei disturbi mentali e spirituali dei seguaci delle religioni occidentali deriva appunto dalla frattura della loro totalità... Il mondo è un tutt'unico... l'uomo è un tutt'unico... Le religioni che vogliono spezzare l'uomo in un campo di battaglia tra una parte del suo essere ed un’altra sono la causa della dannazione dell'essere umano.... Il vero demonio e diavolo è chi ha cominciato questa storia assurda che spiritualità e piaceri terreni non possono andare di pari passo e fare entrambi parte dell'esperienza di vita di un essere umano sobrio ed equilibrato...

Ecco dove finisce e dove comincia ogni nostra sapienza: in un minestrone da pentolone tipico delle streghe protagoniste delle filastrocche per bambini in cui ci si mette di tutto di più: dal sangue dei vampiri, alle mosche fritte, ai ragni ripieni…!
Come possiamo ben capire, la confusione regna abbondantemente e le ibridazioni ideologiche oltre alle manipolazioni di imbroglioni e ciarlatani sono all’ordine del giorno e ci fanno dire stupidaggini da discoteca.
Le nostre idee sono così ‘’normalmente’’ paradossali, contraddittorie, contorte che non ce ne rendiamo più conto! È davvero impressionante tutto questo!
Come si può dire allo stesso tempo che Osho spiega in modo mirabile le parabole, come se avesse compreso ogni cosa di Gesù e subito dopo dire che l’insegnamento di Gesù è ormai mummificato!?
Come si può dire che le idee personali di Osho sono simili a quelle di Gesù, quando il primo coniuga sfacciatamente i piaceri mondani con una spiritualità che di spirituale ha ben poco o proprio niente direi, mentre Gesù distingue molto bene le due cose, senza condannare né l’una né l’altra, ma solo invitando a fare una scelta consapevole, vuole aiutarci a capire la differenza fra le due cose così da poter scegliere ciò che per noi è più importante?
La scelta è fra Dio e il mondo, non perché Dio sia contro il mondo, ma perché il mondo è contro Dio.
Da quel che ci viene detto, Osho condanna soltanto l’abuso, cioè la misura strapiena, eccessiva di ogni cosa, permettendo però allo stesso tempo ogni cosa ed ogni sorta di promiscuità e di illecita mondanità;  non mi sembra che questo ci aiuti a compiere il salto di qualità, perché in sostanza il suo messaggio in fondo è questo: non c’è peccato in niente, tutto è permesso, tutto, in ogni ambito e in ogni campo, compreso i piaceri mondani e carnali, senza limiti o tabù di sorta, tutto è buono… l’importante è non esagerare in nessuna delle cose fatte!
Paragonare questo all’insegnamento di Gesù mi lascia davvero senza parole!
Questo, ovviamente, accade soltanto perché l’ignoranza della religione che professiamo è talmente tanta che ci porta a dare risposte improvvisate e terribilmente superficiali da confondere ancora di più chi le dice oltre che chi le ascolta o le  legge.
È davvero sconcertante constatare quanti  cascano in questi errori dottrinali, quanti si fanno trascinare da false dottrine, dannose e pericolose perché ingannano con il loro voler liberare l’uomo dai tabù e dai tradizionalismi: consentendo tutto, ma con misura, sembra che si sia scoperta l’acqua calda, la migliore dottrina del mondo di ogni tempo!
Eppure Osho è quasi considerato una divinità, un illuminato, un maestro da seguire per l’illuminazione dei suoi insegnamenti.
Gesù, invece, viene criticato, attaccato, demolito, lacerato in ogni sua parola e in ogni sua azione, solo perché la libertà che Lui ci propone ha a che fare con la Verità profonda dell’Essere che non prevede mezze misure: la Verità vi farà liberi!
Certo la libertà alla quale si riferisce Gesù non è limitata ai piccoli piaceri del mondo o a quei tabù per cui tanti si dannano per eliminarli definitivamente, come se tutto il nostro mondo cominci e finisca su un solo argomento: eliminare i limiti della carnalità!
Il livello della nostra sapienza insipiente è davvero al massimo!
Se un ciarlatano del taglio di Sai Baba, con i suoi giochi di prestigio, ti trasforma la cenere in polvere d’oro, tutti gridano al miracolo, perché un uomo ha fatto questo.
Se Gesù dà la vista ai ciechi o l’udito ai sordi… tutti lo mettono sotto accusa, perché ha fatto questo di sabato, spostando così l’attenzione da ciò che Gesù ha fatto a quando l’ha fatto, minimizzando anzi sorvolando completamente sulla grandezza  del segno operato da Gesù.
Ma come è possibile giungere a simili livelli?
Mi chiedo di quale sapienza l’uomo può vantarsi?
Se Gesù dice che non si possono servire Dio e la ricchezza contemporaneamente, perché appartengono a due logiche opposte, o si servirà l’una e si disprezzerà l’altra…. , questo viene visto come un tabù: come se Gesù odiasse coloro che sono ricchi, demonizzando la ricchezza in se stessa… il concetto di fondo, ovviamente, va ben oltre questi discorsi  ma non si cerca né si chiede di sapere niente di più … perchè a molti basta questo, è tutto ciò che a loro interessa;  chi dice invece che le due cose spaccano l’uomo e lo distruggono, perché lo dividono in se stesso, impedendogli di realizzarsi nella sua interezza, chi dice che  è giusto e possibile mettere insieme spiritualità e piaceri di ogni genere, basta trovare il giusto mezzo, questi è degno di essere seguito, applaudito, divinizzato quasi!
Semplicemente perché è una soluzione pratica che fa comodo ed accontenta gli uni e gli altri!
Chi permette all’uomo di fare ciò che vuole, sentendosi sempre a posto, l’importante è non superare mai la misura, costui è la sapienza in persona, degno di onore e gloria e rispetto universale!
Una verità … degna di sapienza… non c’è che dire!
Ci vuole una grande intelligenza per una grande verità come questa!
Uno sforzo mistico eccezionale! Una filosofia di vita straordinaria!
Una verità che pacifica le anime e fa tacere le coscienze: non demonizza le ricchezze e non sminuisce la fede!
Il gioco è fatto!
Bella soluzione! Proprio bella… bella per attirare le mosche nel barattolo del miele… e,purtroppo, ne cascano tante, molte, troppe!
Peccato che faccia una piccola piega: per avere consensi e fare adepti è più facile eliminare le difficoltà e consentire ciò che si vuole venga consentito, nascondendosi dietro concetti di pseudolibertà interiore e di fantomatiche verità ideologiche.
Le contraddizioni e le differenze fra Gesù e Osho sono macroscopiche, eppure molti, come il nostro amico, ma anche come tanti altri, sostengono che siano alquanto simili: ‘’Osho ti dice che non esiste il peccato... l’unica consapevolezza è il comportarsi responsabilmente, si tratta di una sfida ancora maggiore, perchè non c'è nessun tabù a limitarti... Tutto a quel punto dipende solo dalla propria capacità di gestire la propria "via di mezzo", la misura giusta....- (una misura, ovviamente, relativa solo a se stessi).
Gesù, invece, al giovane che gli chiede cosa deve fare per avere la vita eterna, prima gli dice di osservare i comandamenti, cioè seguire la legge del Signore, poi, alla sua risposta affermativa, fissandolo lo ama ed aggiunge: ‘’Una cosa sola ti manca per avere la vita eterna: va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi...(Mc 10, 16-30) - intendendo dire con questo: sono Io la vera Ricchezza, sono Io l’Amore più grande della tua vita, se è questo quello che cerchi… allora l’hai trovato: vieni, seguimi e prendi tutto il mio amore per te!
Così dicendo, Gesù mette in crisi il giovane e lui se ne va triste: osservare la legge fino in fondo, dalla giovinezza, va bene. Anche un ricco potrebbe osservare i comandamenti da miliardario con una discreta sicurezza e, dall’alto della sua sicurezza, dire a Dio: "Ti amo e voglio la vita eterna che solo Tu puoi offrirmi".
In questo caso, egli lascia fuori le sue sicurezze materiali dal rapporto con Dio.
Separa il suo desiderio di vita eterna dal bisogno di ricchezze terrene, per non perdere né l’una né le altre: è lui che è separato in se stesso, diviso fra due amori, fra due bisogni, che mette a parità, senza stabilire una priorità.
Gesù, invece, lo mette davanti ad una scelta chiara e definitiva: scegli a cosa tieni di più, cosa metti al primo posto: Me o la ricchezza? A cosa tieni davvero più di tutto il resto? Chi o che cosa sei disposto a lasciare: Me o la tua ricchezza?
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
Gesù lo invita a prendere le distanze da tutto ciò che è corruttibile per offrirgli l’ incorruttibile: al posto delle sue ricchezze terrene, Gesù gli offre tutto il Suo Amore, un tesoro che vale più della terra e del Cielo messi insieme, davanti al cui valore incommensurabile ogni altra cosa scompare.
 In pratica, gli chiede di svuotare il suo cuore da ogni altro bene terreno, per poterlo riempire unicamente del Suo Bene, del Suo Amore, la sua generosità va anche oltre e gli dice che … ‘’chi lascerà i suoi amori terreni per Lui, in cambio avrà cento volte tanto e nel futuro la vita eterna’’.
Quel giovane capisce che ciò che Gesù gli sta chiedendo è superiore alla sua capacità d’amare e al suo desiderio di vita eterna.
Misura i suoi limiti e questo lo rattrista, perché si rende conto che non riesce a superarli: quell’invito è troppo alto per lui.
Se al posto di Gesù, la domanda l’avesse fatta ad Osho, la sua risposta sarebbe stata sicuramente più comoda e sarebbe stata accolta con maggiore facilità: gli avrebbe magari chiesto di fare qualche opera di carità di tanto in tanto, così da ridurre il suo patrimonio e pacificare la sua coscienza e poi divertirsi tranquillamente con la restante ricchezza
Mi sembra ben diverso il concetto e ben diversa e ben più alta è la sfida che Gesù propone.

Alla proposta di Gesù di mettere il Suo Amore al di sopra di ogni altro amore, il giovane prova tristezza e se ne va chiuso in un silenzio glaciale, perché aveva molti beni e quei beni riempivano tutto il suo cuore, capì che non vi era spazio per nessun altro, la sua scelta era irrevocabile: il suo cuore aveva abbracciato la ricchezza, per questo rifiutò l’abbraccio di Gesù.
L’afflizione che ne derivò fu perché nel rendersi conto che il suo cuore era già occupato da un altro amore, capì di aver perso qualcosa di più grande, ma capì anche di non essere disposto a rinunciare alle sue sicurezze, a quelle sicurezze che i beni terreni gli assicuravano: l’amore di Gesù sarebbe stato un salto nel vuoto, le ricchezze materiali invece gli davano certezze concrete.
Ecco, la nostra sapienza ci porta a scegliere le strade più facili, più comode, più convenienti per noi e di conseguenze a seguire più volentieri coloro che ci facilitano ogni cosa tirando fuori quegli insegnamenti che ognuno vuole sentirsi dire.
Osho avrebbe fatto fortuna, sicuramente, in ogni tempo… il suo primo seguace sarebbe stato sicuramente questo giovane!

Dice ancora il nostro amico: ‘’ In India puoi trovare gli Aghori, che sono mistici che riescono a meditare e a trovare Dio in tutto ciò che ripugnano gli esseri umani normali... essi meditano nei cimiteri, tra gli escrementi, tra le carcasse e i cadaveri, riuscendo serenamente a trovare il divino in queste cose... Osho incarna gli aspetti più estremi del suo paese d'origine... Osho è uno dei pensatori più geniali perchè riesce a trovare il sacro in ogni cosa... e se ogni cosa è "sacra", se ogni cosa può essere una via al divino allora non vi è peccato e non vi è dannazione... ovviamente questa via spirituale, che Julius Evola avrebbe definito estremamente "virile" ed "eroica", è per persone mature, con un minimo di senso di responsabilità e intelligenza... Se Osho dice che…’’.
Se Osho dice che… e di cose Osho ne dice tante e quali cose dice!… ma è meglio fermarsi qua, perché si entrerebbe in una boscaglia spinosa e piuttosto intricata e senza vie d’uscita, anche perchè ciò che serve per la nostra riflessione ce l’abbiamo già: se i mistici indiani trovano Dio in ciò che c’è di più ripugnante al mondo, Gesù ci fa intravedere l’amore di Dio nella bellezza del Creato: nei gigli del prato e negli uccelli del cielo che non seminano e non lavorano, ma hanno il vestito più bello, superiore a quello di Salomone e mai nessuno di loro è morto né di fame nè di freddo!
Se c’è differenza, dunque, fra Gesù e Osho?
Come tra il cielo e la terra! Come tra la notte e il giorno! Come tra la luce e le tenebre!
Chi gioca sporco, vive di cose sporche; chi è la Verità in Persona, la trova nelle cose vere e belle!
Tutto qua!
Quello che sconcerta veramente è che … dietro alle proclamate libertà dai tabù di ogni genere professate da  Osho, molti sanno che si nascondevano ben altri interessi e libertà… eppure tanti, pur avendo sentito pareri molto diversi sul suo conto,  lo hanno seguito per  ‘’trarre ispirazione dal suo insegnamento, per cercare di raggiungere quello che lui può non avere raggiunto’’; qualcuno lo afferma apertamente in uno dei commenti e dice che:  ’’C'è chi mi ha detto che è un grande maestro di vita e anche chi mi ha detto che è solo un ciarlatano ed un pervertito, personalmente ho letto alcuni dei suoi libri e devo dire che mi sono piaciuti molto.
Si potrebbe obiettare che ha una visione molto sua delle cose, ma non mi pare sia in netto contrasto con gli insegnamenti di Buddha o Gesù. E' vero che a volte risulta in disaccordo, ma non tanto da dire che la pensava in maniera opposta.
Certamente, si può dire che ha una visione molto più "terrena" del vivere, ma non lo definirei millantatore per questo. Semplicemente è in accordo su alcuni punti, e meno su altri (alla fine Osho predicava le sue idee, quindi non devono per forza essere identiche ed in totale accordo con quelle degli altri).’’.
Mi chiedo: ma perché siamo disposti ad accettare e a giustificare sempre tutto di tutti, anche l’inaccettabile, riusciamo a convincerci che ci sia qualcosa di buono anche in un ciarlatano e poi vivisezioniamo Gesù e critichiamo nel modo peggiore le cose più buone, più sagge, più giuste e sante che Egli ci dice?
Benedetta sapienza umana! Ma dove ce l’abbiamo la testa?
Anche nel migliore dei casi, in cui uno sembra che abbia capito qualcosa… ecco che arriva il capitombolone… in un altro commento, infatti, si legge:  ‘’Come molti "Santoni", anche Osho divenne ricchissimo alle spalle dei credenti, è questo per come concepisco io la spiritualità è un punto a suo sfavore... Gli unici scritti che veramente mi hanno emozionato e continuano a farlo sono gli insegnamenti di Gesù, che io non vedo o adoro come un DIO, ma come un vero ILLUMINATO, ciò che Gesù disse 2000 anni fa è ancora attuale... ‘’.
Sembrerebbero le parole di una ‘’redenta’’, invece è la negazione di ogni parola detta da Gesù!
Se non credo che Gesù è Dio e se non lo adoro come un Dio, essendo Lui Dio e Figlio di Dio… ma di quale Gesù  parlo dunque? Di quale Gesù ammiro gli insegnamenti?
Mi chiedo: ma un illuminato può mai essere considerato più grande di un Dio?
Un illuminato, per quanto illuminato, resta sempre e soltanto un uomo.
Un normale e misero uomo.
Se dico che Gesù per me è un illuminato, l’ innalzo al di sopra di un dio o l’abbasso a livello umano?
La risposta viene da sé!
Le nostre parole sanno di vuoto e di contraddizione, qualcuno direbbe che portano in sè l’odore dello zolfo… e credo che non abbia torto… solo chi fa il menzognero per mestiere può arrivare a confonderci le idee fino a questo punto, può scovare strategie così sottili da eludere anche l’intelligenza umana.
C’è da chiedersi davvero: chi è Gesù per noi?
C’è da chiedersi davvero: in quale Gesù crediamo? Perché ci diciamo cristiani?

Quello che posso dire di fronte a queste risposte che ci vengono da commenti liberi e spontanei è che probabilmente la nostra ignoranza è così tanta da farci ergere a giudici di tutto e di tutti, anche perfino di un Dio; forse, prima di aprire bocca o digitare parole sui tasti di un computer occorrerebbe chiedersi se si hanno veramente delle cose da dire e quale fondamento esse abbiano o almeno sulla base di cosa andiamo a fare le nostre affermazioni!
Nella nostra società, ormai, la libertà di parola supera la libertà di pensiero, o meglio dire: la parola sembra che spesso sia piuttosto scollegata dal pensiero e questo non credo che ci faccia onore.
Nella società dell’usa e getta anche le parole hanno lo stesso valore… o peggio… hanno perso il loro valore!
Parole vuote e parole che svuotano!
Poveri noi!
La nostra intelligenza soffre da tempo per mancanza di sapienza, va in apnea, come il respirare in assenza di ossigeno!
L’ossigeno che ci manca è la Verità della Parola di Dio, la sua corretta lettura, senza interpretazioni personali o mediazioni di falsi maestri.
È un’intelligenza anoressica, la nostra, altre volte è bulimica, ondeggia tra i due eccessi in maniera paurosa, nel mezzo… l’ignoranza totale della Verità!
In tema di spiritualità, noi ci poniamo sempre ai limiti estremi: o siamo troppo creduloni, senza esercizio del giudizio critico o troppo critici ma senza l’esercizio dell’intelletto.
Fra questi due estremi c’è tutto lo spazio per un mondo di imbroglioni e di ciarlatani che fanno rabbrividire.
Torno a chiedermi che fine abbia fatto l’uomo!
Che fine abbiano fatto le sue belle facoltà!
Quale uso ne facciamo o se almeno siamo consapevoli di avere delle facoltà da esercitare!

Nel calderone di Internet ormai bolle di tutto… ma proprio di tutto e l’odore dello zolfo si disperde nell’aria sempre di più… sempre più in alto… sempre più in là… fino a toccare Dio. Sì, anche Dio.
Perché poi alla fin fine, il traguardo  è sempre Lui… ne troviamo conferma in un altro commento in cui si leggeva questo:  “Gesù, anche se figlio di Dio, si è presentato come persona umile e rivolta ad una moltitudine di persone di bassa cultura e per essere capito doveva necessariamente usare un linguaggio facilmente comprensibile. Una divinità o si fa capire da tutti o impone come ha fatto Dio padre incidendo sulla pietra i comandamenti.
Gesù, da quello che mi risulta, ha sempre parlato del regno dei cieli e che lui stesso avrebbe regnato su di esso e quindi necessariamente quel regno è raggiungibile solo dopo la morte, e di conseguenza bisogna meritarselo in vita. Il presupposto è la fede, quindi crederci al di là di ogni ragionamento. Non inventiamoci nulla... la vita per Gesù è solo una prova di obbedienza cieca e questo è proprio quello che rimane difficile accettare dai non credenti in lui.’’.
Un altro ancora dice, in maniera spicciativa e lapidaria, riferendosi al Regno di Dio:  
“… Certo che significa la morte!  Il significato è più o meno questo: una volta morto tutto quello che ti mettono nella tomba (tipo gioielli) è un sovrappiù.”
Vedete come la logica di Dio viene completamente stravolta?
Vedete fino a che punto arrivano le nostre interpretazioni-fai-da-te?
Vedete in quale grande fango siamo immersi, eppure siamo convinti di essere adagiati su cuscini di seta?
È ovvio che quel ‘’sovrappiù’’ che Gesù promette a chi cerca prima di tutto il regno di Dio, non ha niente a che fare con i gioielli o ‘’la roba’’ posta nella bara di un defunto: non siamo mica ancora ai tempi degli antichi Egizi che credevano che nell’aldilà avrebbero continuato a fare ciò che hanno fatto sulla terra!?
O forse sì!?
Dubbio terrificante!!!
O forse certezza sconcertante: il mettere nella bara gli oggetti personali del defunto è tradizione presente in tutte le parrocchie, compresa la nostra!
Comunque, limitare quel ‘’sovrappiù’’ agli oggetti personali del defunto, fossero anche gioielli, lascia davvero senza parole!
Gli errori teologici, poi, presenti nel commento precedente, sono probabilmente frutto di un’ infarinatura lontana, ma molto lontana, di una conoscenza catechistica tra l’altro distorta, chissà se sin dall’inizio o col tempo!
I comandamenti di Dio non sono assolutamente un’imposizione di pensiero, un segno di autorità dittatoriale, ma una via per una vita migliore, nel rispetto di Dio e del prossimo.
È un aiuto divino per correggere le nostre perversioni, i nostri eccessi, il nostro andare allo sbaraglio, il nostro distruggerci a vicenda.
I suoi comandamenti vogliono soltanto richiamarci a ciò che è giusto fare o non fare, per vivere meglio, per vivere in pienezza, si pongono come opportunità per giungere al Regno promesso. Sono scelte di vita, non imposizioni!
Nessuno impone niente, ma tutto viene disposto perché ciascuno dia il meglio.
Mi sembra che la logica sia ben diversa!
La chiave di lettura dei comandamenti non è come vengono presentati, ma il perché ci vengono dati: non può essere imposizione ciò che ci viene dato per amore, questa contraddizione annullerebbe di per sé il valore stesso dei comandamenti.
Quanto all’affermazione di Gesù che’lui stesso avrebbe regnato su di esso (sul Regno) e che pertanto quel regno è raggiungibile solo dopo la morte”, anche qui siamo distanti mille anni luce e più dalla verità: Gesù non ha mai detto che regnerà su un regno, perché quel Regno è Lui stesso e non dobbiamo aspettare di morire per potervi entrare, semplicemente perché ciò che Lui desidera e che ognuno di noi decida di entrare nel Regno del Suo Cuore Misericordioso, oggi, domani, ogni giorno, sempre e in ogni tempo, non è necessario che cada la barriera della morte per entrare nel suo Cuore, chiunque può farlo in qualsiasi momento: il Regno di Dio è già venuto a noi con l’Incarnazione e la resurrezione di Cristo!
Dice ancora la nostra amica che la vita per Gesù è una prova di obbedienza cieca: no, nessuno mai ci ha chiesto obbedienza cieca!
Gesù stesso dice che il nostro dire deve essere più che chiaro: sì sì, no no!
Il suo linguaggio può essere stato duro, ma nessuno può dire che non sia stato chiaro e comprensibile a tutti.
L’obbedienza cieca sa di paura, di dittatura, di terrore, di ingiustizia quasi, l’obbedienza cieca non prevede la consapevolezza e la responsabilità nelle scelte e nelle azioni, non prevede la partecipazione o l’adesione volontaria né la conoscenza piena delle cose.
Gesù non ha mai nascosto niente, ha detto la verità con chiarezza, così che le scelte siano davvero sempre consapevoli.
Ciò che il Signore ci chiede, in realtà, è solo una prova di fiducia.
La fiducia non è obbedienza cieca, non è un andare a tentoni, non è un obbligo, ma abbandono responsabile  e volontario nelle Mani di Qualcuno al Quale io so che sta molto a cuore la mia vita, il mio presente e il mio futuro, Qualcuno che mi ha dimostrato questo amore concretamente, mandando Suo Figlio a morire per me, perché anch’io possa entrare in quel Regno d’Amore che è il misericordioso Cuore di Gesù, Figlio di Dio e nostro Signore.
Mi pare che la differenza sia sostanziale!
Purtroppo, le convinzioni che Dio imponga come una dittatura la sua logica di vita, che terrorizzi con punizioni chi sbaglia, che consideri gli uomini come dei robot telecomandati… continuano a persistere in molti,  molti infatti sono fermi a queste convinzioni, che siano convinzioni personali o indotte non cambiano la realtà, per molti la conoscenza di Dio inizia e finisce qui.
Per molti questo è sufficiente per esprimere giudizi critici sugli insegnamenti di Gesù e dare consigli ad altri.
Certo, saremmo davvero nei guai se ci fermassimo davvero solo e soltanto a questo e se la nostra fede si reggesse solo su questo, saremmo come coloro di cui ci parla Marco in  6,1-6:
‘’Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è
stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?
Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone?
E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.
E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.’’

Gli insegnamenti e i prodigi compiuti da Gesù erano  motivo di scandalo: se quei prodigi li avesse fatto uno come Osho, sarebbe stato innalzato a un dio, ma avendoli fatti un Dio sono ritenuti oggetto di scandalo, inaccettabili.
Lo scandalo vero è la nostra incapacità di saper leggere le cose nella loro corretta intenzione e nella verità che portano in sé;  noi tendiamo a  deturpare tutto, a manipolare a nostro favore tutto ciò che non ci piace o ci è d’inciampo, ci è scomodo, in modo tale da prendere ogni cosa che la vita offre, senza problemi di coscienza di sorta.
La sapienza manifestata da Gesù era pietra d’inciampo per gli uomini di quel tempo, per questo lo disprezzavano; ciò che fa male è rendersi conto che dopo duemila anni le cose non solo non sono cambiate, ma sono anche peggiorate; loro vedevano, ma non capivano, noi capiamo ma non vogliamo vedere.
La nostra situazione è peggiore della loro!
Non credere nella Sapienza di Gesù significa restare inchiodati nella nostra autosufficienza, imbalsamati nelle nostre certezze spicciole, nei nostri tribunali di piazza e nei  salotti di varietà, nelle nostre letture eclatanti, i cui insegnamenti trovano spazio fra i sentieri impercorribili delle nostre perversioni.
Gesù ci libera dai nostri recinti, mentre tipi come Osho ce ne costruiscono in abbondanza intorno a noi, e noi ci fidiamo ‘’ciecamente’’ di quelli come lui, di urlatori di piazza, di guru che parlano di libertà imprigionando le coscienze  nei recinti pericolosi del Bene distorto.
La sapienza di Gesù scandalizza perchè si fa ‘’segno di contraddizione’’, ci provoca nell’intimità più profonda del nostro essere e va alla radice del nostro egoismo; qui la battaglia si fa dura, non reggiamo la verità e sprofondiamo nelle nostre contraddizioni, vie d’uscita che ci esiliano da noi stessi, prendiamo le nostre cose ed andiamo fuori da noi stessi, come il figliol prodigo, raminghi, alla mercè dei falsi profeti che parlano alla mente e l’affascinano, l’ammaliano, porgendole il frutto che alletta i suoi sogni proibiti.
La parola di Gesù è stata rifiutata e lo è tutt’ora, ma proprio questo rifiuto ci conferma la forza della Sapienza che essa porta in sé; l’uomo non desidera la Sapienza, la fugge, la deride, la manipola, non sopporta la forza della verità, l’uomo si conferma come il peggior nemico di se stesso nel momento in cui preferisce l’inganno cosciente alla bellezza della verità insita nella Sapienza.
Cerchiamo segni, cerchiamo miracoli da Dio per poter poi dire che è tutto un inganno; davanti all’inganno vero, invece, ci lasciamo poi sedurre e soggiogare volontariamente.
Nel prologo, Giovanni scriveva: ‘’E’ venuto nella sua casa e i suoi non l’hanno accolto’’.
Il rifiuto di Gesù continua a caratterizzare ogni tempo, compreso il nostro, permangono le resistenze di sempre: i nazaretani non potevano accettare i segni compiuti da Gesù perché era uno di loro, un uomo comune, lo conoscevano bene nella sua quotidianità e familiarità, non poteva essere Dio, neanche l’evidenza bastò a far cambiare loro idea.
Di tanti uomini comuni, noi, invece, ne facciamo idoli, pur conoscendo le loro origini e il loro passato, spesso discutibile: siamo davvero strani! Molto strani! Noi uomini moderni!
Nel brano di Marco, sopra citato, troviamo una risposta anche all’affermazione della nostra amica che parlava dell’imposizione della volontà Dio sulla nostra libertà: Gesù si sente rifiutato e disprezzato dai suoi, potrebbe dare loro risposte e segni di ogni genere per farsi accettare e dare conferma alle sue parole, potrebbe imporre con forza la sua autorità, eppure sceglie di tacere e di andar via, non si impone con la violenza, non obbliga nessuno a credere, non dà spiegazioni ulteriori, non può, tuttavia, non guarire e consolare quei poveri ‘’in spirito’’ che lo riconoscono per quello che è, al di là dei preconcetti e dei pregiudizi dei sapienti delle sinagoghe.
La Sapienza di Gesù è una sfida alla nostra incredulità!
Si può vincere questa sfida soltanto spogliandosi delle proprie paure, della propria boria,
dei pregiudizi e dei giudizi sbagliati che spesso ci influenzano se non usiamo senso critico  ed umiltà, se non siamo disposti ad andare fino in fondo e cercare la verità delle cose accettandola, poi, per quella che è.
Se i nazaretani non sono riusciti a fare questo, noi non siamo certo più bravi di loro.
Se gli ammalati e i poveri sono riusciti a vedere Dio nel volto di Gesù, un motivo ci sarà pure stato, considerato che  gli altri non sono riusciti a farlo.
Forse perché, in realtà, essi non cercavano il volto di Dio, ma soltanto qualcuno da accusare e disprezzare.
Dice il salmo26:
8 Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;
9 il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto.
Ecco, forse bisognerebbe cominciare da qui: dal cercare il suo volto e dal non aver paura se il volto avrà lo sguardo di un profugo, la pelle nera di un immigrato, lo sguardo perso di chi ha subìto violenza, le labbra inaridite dei bambini africani, il pensiero affranto di una vedova, la pelle  consumata di un lebbroso, la vita spezzata di un tossicodipendente.
Sì, occorrerebbe davvero avere il coraggio di cercare il Suo Volto e la Sua Sapienza e riuscire a guardarla negli occhi, senza distogliere lo sguardo, per la vergogna  della propria incredulità, per la pochezza della propria fede, per la fragilità della propria coscienza.
Marco conclude dicendo che ‘’Gesù non vi potè operare nessun prodigio… ma solo impose le mani a pochi  malati  e li guarì’’… ecco … come sarebbe bello essere uno di quei pochi malati ed essere guariti nella nostra incredulità, piuttosto che essere tra i dottori delle sinagoghe e disprezzare Gesù… per la Sua Sapienza!
Come sarebbe bello essere quel povero che grida e il Signore l’ascolta, quell’emorroissa che cerca il suo mantello e il Signore la guarisce, essere quel Giairo che cerca il Signore per ridare vita a sua figlia che muore… come sarebbe bello lasciarsi condurre per mano dalla Sua Sapienza, lasciare che il Signore prenda la nostra mano e dica anche a noi: Talità kum… fanciulla, io ti dico: alzati!
Sì, sarebbe bello se questo invito fosse rivolto a noi, a me… per rinascere a vita nuova!
Sarebbe bello poter dire: ‘’A te ho gridato e tu mi hai guarito’’(salmo 30, 3)
Una vita nuova dove … il povero grida e il Signore l’ascolta e lo guida in terra piana…
Lasciarsi ‘’fare’’ dalla Sapienza di Dio significa riconoscere la grandezza di Dio, lodarlo e magnificarlo ogni giorno, significa ripetere ogni giorno con il salmista (salmo 33):

1Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.
3Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino.
4Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.

5Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato.
6Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti.

7Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce.
8L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva.

9Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia.
10Temete il Signore, suoi santi, nulla manca a coloro che lo temono.
11I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

12Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del Signore.
13C’è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?

14Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde.
15Sta lontano dal male e fà il bene, cerca la pace e perseguila.

16Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
17Il volto del Signore contro i malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo.

18Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce.
19Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti.

20Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore.
21Preserva tutte le sue ossa, neppure uno sarà spezzato.

22La malizia uccide l'empio e chi odia il giusto sarà punito.
23Il Signore riscatta la vita dei suoi servi, chi in lui si rifugia non sarà condannato

Sì, la scuola della sapienza, cioè della ricerca di Dio, è esigente e richiede separazione netta dal male, rettitudine, lealtà, adesione al bene, abbandono fiducioso.
Gustare quant’è buono il Signore… è alla base di ogni sapienza, ma per poter gustare Dio occorre riconoscere la propria povertà, e ammettere la propria malattia, perché egli consola i poveri e guarisce gli ammalati e li libera da tutte le loro angosce.
Beato l'uomo che in lui si rifugia, chi cerca il Signore non manca di nulla.
Ecco, la Sapienza comincia da qui… dal rifugiarsi nel Signore, dall’ assaporare la sua bontà, dal desiderare la vita e bramare lunghi giorni per gustare il bene, dal preservare la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde, dallo stare lontano dal male e fare il bene, dal cercare la pace e perseguirla, dall’ imparare  il timore del Signore, cioè il "rispetto" del Signore, principio e somma di tutta la sapienza!
Se ci lasciamo guidare dalla Parola di Dio… il profitto è assicurato… ci verrà detto al versetto 25 del sesto capitolo!
È da stolti… rinunciare a tanto!

Fidarsi delle parole di un Dio è più che fidarsi delle parole di un uomo: un uomo può anche ingannare, Dio no. MAI!