sabato 30 maggio 2015

DOMENICA DELLA SANTISSIMA TRINITA'

ADORO TE
TRINITA' INFINITA

ADORO TE
FONTE DELLA VITA




MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE

Messaggio a Ivan - 29 Maggio 2015

“Cari figli, anche oggi desidero invitarvi a pregare per i miei pastori nella Chiesa. Pregate, cari figli, affinché accolgano me, accolgano i miei messaggi e vivano i miei messaggi. Perché siano portatori dei miei messaggi in questo mondo stanco. Cari figli, essi, fortificati dallo Spirito Santo e dalla fede, siano portatori del Santo Vangelo ed evangelizzatori nelle famiglie! Pregate, cari figli, per i miei pastori e siate perseveranti nella preghiera. Grazie per aver risposto anche oggi alla mia chiamata.”



Messaggio del 25 Maggio 2015  
  
"Cari figli! Anche oggi sono con voi e con gioia vi invito tutti: pregate e credete nella forza della preghiera. Aprite i vostri cuori, figlioli, affinché Dio vi colmi con il suo amore e voi sarete gioia per gli altri. La vostra testimonianza sarà forte e tutto ciò che fate sarà intrecciato della tenerezza di Dio. Io sono con voi e prego per voi e per la vostra conversione fino a quando non metterete Dio al primo posto. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

martedì 26 maggio 2015

ALL'INSEGNA DELLA SOBRIETA'

Non so quanti comuni abbiano la fortuna di avere lo stesso nome del proprio protettore, il nostro  paese questa ‘’fortuna’’ ce l’ha e credo che non siano pochi quelli che possono dire altrettanto; ma c’è un’altra fortuna ancora più grande anche se forse più rara: quella di una comunità che riesce ad imitare il santo protettore, almeno in alcune scelte di vita, questa sì che è una fortuna anzi, per essere più precisi, direi una ‘’grande grazia’’.
Il nostro protettore è San Mauro Abate, un monaco benedettino cresciuto sotto la diretta guida e sapienza di San Benedetto e che ha fatto della sua vita ‘’ una risposta d’amore a Gesù presente negli infermi, negli afflitti, nei bisognosi… vivendo la carità… e riconoscendo il Signore in ogni fratello bisognoso’’ così come  recita la novena a lui dedicata.
Ecco, la vera fortuna consiste proprio in questo: nell’imitare san Mauro e nel gareggiare con lui in carità.
Certo, gareggiare con lui è un po’ più difficile, perché lui è un gigante della carità, ma certamente è possibile imitarlo in piccoli gesti di carità, così come la realtà immediata ce lo consente.
Dico questo perché l’appena conclusa festa patronale ci ha fatto fare esperienza concreta di tutto ciò e cioè ci ha permesso di imitare san Mauro nel suo amore per Dio e per il prossimo.
Generalmente le feste patronali si consumano fra ‘’tarallucci e vino o meglio dire… tra canti, balli e frizzi… barzellette e varietà di ogni genere…’’; l’attenzione è quella di cercare il cantante più famoso ma a meno prezzo, il comico più in voga ma accessibile per contenuti, lo spettacolo più divertente… e il più possibilmente ‘’decente’’, cioè limitato, per quanto possibile, nell’uso di parolacce e volgarità di ogni genere.
Questo perché si tratta pur sempre di una iniziativa religiosa, che non ha come unico obiettivo il divertimento fine a se stesso, ma un divertimento adatto a tutti, che abbia, possibilmente, qualche messaggio educativo o per lo meno che non ci siano messaggi diseducativi e che non incentivi la volgarità.
Di questi tempi è un po’ difficile trovare chi resta in determinati parametri: magari vanno bene le canzoni, ma poi c’è sempre il barzellettiere di turno che scatena gli applausi degli spettatori con quattro parolacce e un sacco di battute a doppio senso.
Sì, direi che è una bella impresa organizzare una festa in cui ci sia l’utile e il dilettevole, ma ancora più dura come impresa è il fare in modo che vada bene per tutti   e cioè che non ci siano contestazioni, dirette o indirette, sulle scelte fatte… perché, come è ormai d’uopo, direi quasi d’obbligo, ogni festa patronale porta con sé il suo bel bagaglio di commenti del tipo: ‘’  sarebbe stato meglio fare così… sarebbe stato meglio non farla proprio… sarebbe stato meglio…’’.
Assodata l’incontentabilità del popolo ed assodata la difficoltà nel trovare professionisti bravi, a buon prezzo e contenuti nel linguaggio… e messe in conto tutte le difficoltà… occorre decidere, cercando di accontentare possibilmente tutti o almeno di limitare i dissensi.
Trattandosi di una festa religiosa dovrebbe essere quasi tacito il consenso verso iniziative che abbiamo una qualche attinenza con la motivazione della festa: celebrare, cioè, il Signore insieme al santo di turno, così che la festa sia occasione per conoscere meglio il santo in questione e nel limite del possibile, imparare ad imitarlo… perché in fondo… una festa patronale altro non è se non il  fare dell’ esperienza cristiana del santo  una via da seguire per incontrare Dio.
Si dà il caso, però, che questa motivazione sia troppo, ma proprio troppo di sottofondo nelle feste patronali, talmente implicita che pure quando viene palesemente esplicitata incontra tanti di quei dissensi da scoraggiare anche il più perseverante e testardo organizzatore.
Perché se è festa ci deve essere il divertimento e non è divertimento se non ci sono parolacce, battute oscene e argomenti diciamo poco adatti ai minori di 18 anni!
Bel dilemma, dunque, e bel problema per chi deve affrontare la spinosa questione della festa patronale.
Meno male che con l’aiuto del buon Dio e l’intercessione del santo patrono, in un modo o nell’altro la questione si risolve… per buona pace dei lamentatori di turno.
Vediamo nel dettaglio come è stata affrontata nel nostro paese… se le motivazioni sono state quelle esposte, le conseguenze sono tutte da valutare… anzi potremmo dire che il coro comune è stato in perfetta sintonia con quanto si voleva dimostrare che non c’è festa senza parolacce: mancando quelle la festa è un flop!
Il flop si ha quando la parola chiave non è il ‘’divertimento a prescindere’’, ma la ‘’sobrietà che s’impone’’, e non potrebbe essere altrimenti trattandosi di una festa a carattere religioso, che nasce per dare gloria a Dio attraverso i santi; non è pensabile scindere totalmente l’aspetto religioso da quello civile, anche la scelta del professionista di turno non può non essere in sintonia con la natura della festa.
Sappiamo bene, però, che la storia ha preso altre strade e ha fatto altre scelte per decenni e decenni, per cui ora tentare o sperare di farcela nell’invertire la rotta è quanto mai complicato e faticoso.
Resta, tuttavia, il fatto, che c’è una realtà che parla da sé, che non può essere ignorata: è una festa a sfondo religioso, il divertimento ci sta bene… ma con sobrietà e coerenza, altrimenti si confermerebbe semplicemente il vecchio detto del ‘’predicare bene e razzolare male’’, non si può sperperare denaro in tempo di crisi e di sacrifici e non si possono proporre spettacoli dove la volgarità ha la meglio sulla buona educazione e sui buoni principi.
Ora, tornando alla festa appena trascorsa, c’è da dire che l’esito dei festeggiamenti è strettamente legato alla logica che ognuno segue: c’è il tradizionalista conservatore  per il quale è un’offesa al passato proporre cambiamenti; c’è il riformista cauto che cambia parere a secondo del consesso in cui si trova ad esprimere il proprio parere; c’è l’indifferente ad ogni iniziativa che si intraprende; c’è l’incoerente per natura e, per fortuna, c’è anche chi comprende l’importanza del cambiamento ed ha il coraggio di esprimersi sapendo di andare controcorrente.
AFFRESCO DI SAN MAURO NELL'IPOGEO
 DELLA CHIESA MADRE
A conclusione di tutto questo si può dire che : san Mauro Abate è un mirabile esempio di carità fraterna e di contemplazione mistica, lo sguardo rivolto a Dio e la mano tesa ai fratelli, il suo insegnamento è chiaro ed è a noi che consegna la sua testimonianza, è a noi che affida la prosecuzione del suo esempio, siamo noi che dobbiamo traghettare il suo amore per Dio e i fratelli verso i decenni a venire, istruendo le nuove generazioni, ma se noi non siamo convinti  di ciò che dobbiamo trasmettere non renderemo sicuramente un buon servizio alla nostra società: l’attenzione non deve essere rivolta allo spettacolo di varietà e a quello pirotecnico, ma al messaggio che il santo continua a trasmetterci dopo secoli, invariato nella sua bellezza e profondità.
Ma se noi non sappiamo più chi e che cosa festeggiamo come possiamo pensare di trasmetterlo ai posteri? Se non abbiamo compreso la vastità della portata della fede del nostro protettore… che cosa potremo dire ai nostri figli, ai nostri nipoti per motivare una simile festa?
Una festa religiosa non ha niente a che fare con l’ apparenza della tradizione, non è un obbligo storico il perpetrare una tale ricorrenza, che non nasce certamente come bisogno di festeggiamenti popolari ma come desiderio di omaggiare figure-chiave nel cammino del cristianesimo, testimoni di fede, esempi di Carità; se partiamo da questa considerazione allora il problema si risolve da solo, altrimenti s’innesca un meccanismo di rivalsa, un contenzioso infinito che vede schierati riformisti e conservatori come in uno scontro personale per delineare il percorso da seguire.
Ma come sono andate veramente le cose?
Le serate sono state sicuramente insolite ma non casuali: il senso è stato quello di dare spazio a Dio, al locale e al sobrio divertimento.
La prima serata ha visto la presenza di un gruppo carismatico del Rinnovamento proveniente da Montemurro, un’esperienza sicuramente forte oltre che nuova per la nostra parrocchia nonchè particolarmente suggestiva, così com’è tipico di questo movimento religioso.
Una discreta partecipazione che si è lasciata pienamente coinvolgere e che ha espresso pareri molto positivi sull’iniziativa.
La seconda sera si è dato spazio al locale e non certamente per una sorta di campanilismo, ma perché siamo tentati di cercare sempre molto lontano i talenti, quando nella stessa popolazione ci sono esperienze valide  sicuramente da valorizzare che niente hanno da invidiare agli altri.
Un gruppo di bambini che si sono preparati in questi mesi scorsi hanno proposto uno spettacolo all’insegna della semplicità ma anche dell’impegno personale e di una discreta professionalità.
Applaudire ai propri bambini è forse il segno più bello per esprimere la gioia della festa.
I bambini hanno un posto speciale nel cuore di ciascuno, sono loro che portano con sé le nostre speranze e le nostre aspettative, vanno seguiti, amati e resi protagonisti della storia del proprio paese, affinchè si costruisca e si consolidi quel senso di appartenenza che lega fra loro i cittadini di ogni singola realtà urbana.
Nella terza serata uno spettacolo di varietà all’insegna della spensieratezza ha preceduto i fuochi pirotecnici che hanno concluso i festeggiamenti per l’anno in corso.
Tra una cosa e l’altra si sono inserite le cerimonie religiose, i momenti di preghiera individuale, l’adorazione eucaristica, la processione per le vie cittadine e un incontro-conferenza con un parroco della vicina parrocchia che ha parlato della religiosità del nostro paese nel 1500.
Risultati immagini per venditori ambulanti di calziniSe tutto questo è stato palese, c’è stata un’altra iniziativa che è rimasta un po’ più nell’ombra, ma che sicuramente merita un risalto maggiore: diceva il parroco nel commentare le parole di San Paolo durante la celebrazione della S. Messa ‘’ guai a me se non annunciassi il Vangelo… con la vita prima ancora che con le parole’’.
Una frase non casuale né tanto meno di circostanza, ma che aveva un preciso riferimento ad un’iniziativa in corso: da alcuni anni, infatti, il parroco raduna i venditori ambulanti che espongono le loro bancarelle per le vie del paese ed offre loro vitto e alloggio per i giorni di permanenza in paese, mettendo a disposizione la sua casa, la sua tavola, con spese a proprio carico, con l’unico intento di dare dignità a chi non possiede che la merce che riesce a portarsi addosso. Un esempio concreto di attenzione al bisognoso, al fratello senza distinzione di razza o di credo religioso, così come insegna san Mauro. Senza dubbio un’ iniziativa carica di responsabilità e di lavoro in più, ma sicuramente gradita al cuore stesso del santo protettore oltre che a quello del Signore, il quale non c’invita a banchettare con amici e conoscenti, ma con coloro che ne hanno bisogno perché vivono nell’indigenza e nella miseria quotidiana.
Ecco, se una comunità riesce ad imitare il suo santo protettore… è davvero festa in cielo e sulla terra!
Risultati immagini per venditori ambulanti di calziniSono queste iniziative che danno valore e senso ad una festa patronale, non la scelta del cantante del momento… che svuota le tasche e con esse anche il cuore.
Si fa fatica, purtroppo, a far passare questa logica, molta fatica, perché la nostra fede è perlopiù basata su convinzioni standard piuttosto radicate nell’inconscio collettivo ed uscire fuori dal coro è qualcosa che si paga sulla propria pelle.
Ovviamente le critiche e le lamentele non sono mancate, come ad ogni festa patronale che si rispetti, ma esse, pur avendo il loro peso, e pur lasciando il loro carico di sofferenza, non incidono sulla bontà delle iniziative quando ogni cosa viene fatta partendo da una precisa convinzione: se la festa è per gli uomini, ogni cosa va bene, se invece è per Dio allora occorre rifletterci un attimo e fare ciò che a Lui è più gradito e non ciò che è gradito all’uomo, altrimenti finiremmo per strumentalizzare Dio piegandolo ai nostri bisogni umani, offenderemmo il santo che ci si appresta a festeggiare e si darebbe altro spazio all’io umano che vuole che ogni cosa ruoti intorno a sé, Dio compreso!
Certo, facciamo un po’ fatica a metterci un attimino da parte e fare a spazio a Dio anche in un momento di festa, perché nel nostro immaginario la festa porta inevitabilmente con sé determinati aspetti: mangiare, bere e divertirsi in quantità, lasciando ad altri tempi lo spazio per la preghiera e per la riflessione culturale-religiosa: è difficile scardinare retaggi storico-culturale che guidano la vita di una comunità cittadina; è difficile sì, ma è anche doveroso raccontarsi la verità, fare il punto della propria fede quando ci si trova a gestire cose ad essa strettamente collegate; la fede è vita vissuta in ogni momento, non ha spazi vuoti o momenti di pausa, la fede ce la si porta addosso in ogni momento della propria esistenza, caratterizza tutti i giorni della nostra vita, non è un abito esteriore da mettere e togliere a piacimento, ma un abito interiore con il quale si fa i conti per ogni scelta, decisione o iniziativa che si intende intraprendere, è quel senso di coerenza e di equilibrio interiore che richiede questo e che non si può certamente ignorare o tirare fuori solo all’occorrenza per fare bella figura, come si fa con gli abiti firmati.
Una festa patronale si pone come occasione di crescita umana e spirituale più che come momento ludico e di spensieratezza, anche quello a volte serve, ma senza mai trascurare il fatto che tutto si fa per dar gloria a Dio e non per celebrare se stessi e le proprie voglie.
È una nuova strada quella intrapresa, secondo una logica diversa, la logica stessa di Dio che richiama al buon senso, all’amore fraterno, al divertimento anche… ma con sobrietà.
Nel tirare le somme, fra consensi e dissensi, non so quali siano prevalsi… forse gli ultimi… ma questo non è segno di fallimento… è solo la prova che il cammino verso la santità richiede tempi lunghi, lunghissimi, forse anche plurisecolari… ma che nonostante tutto vale la pena spendersi per questo obiettivo, che vale tutte le critiche e i dissensi, le opposizioni e i malcontenti del momento… fanno  parte del gioco… sono in piena sintonia con la logica dei tempi: l’uomo al centro del Cosmo, Dio relegato in periferia al servizio dell’uomo; l’inalterabilità e l’intoccabilità della sacrosanta tradizione popolare, la prevalenza dell’antropologia sulla teologia.

Tutto questo ci aiuti a fare corretto discernimento sulla nostra fede e sul nostro dirci cristiani: sul nostro essere e voler essere … cristiani di fatto… o cristiani di fatti!

lunedì 25 maggio 2015

DIARIO DELLA 
DIVINA MISERICORDIA 
DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA

 E già da qui ho cominciato: nascondo  tutte  le grazie nell'anima ed aspetto
colui che il Signore mi manderà.
Senza alcun dubbio nel mio cuore, ho pregato il Signore, perché Egli si degni di aiutarmi in questi momenti ed un certo coraggio è entrato nella mia anima.
Debbo ancora ricordare che ci sono alcuni confessori che aiutano
l'anima e sono, per quanto ciò può apparire, dei veri padri spirituali, ma
fino ad un certo punto: fino a che tutto va bene; ma quando un'anima si
trova in più gravi difficoltà, allora sono indecisi e non possono, oppure
non vogliono capire quell'anima; cercano di liberarsene al più presto.
Tuttavia se l'anima è umile, ne ha pur sempre qualche piccolo vantaggio.
Dio stesso talvolta invia un raggio di luce nel profondo dell'anima, per la
sua umiltà e fiducia. Talvolta il confessore dice cose che non intendeva
affatto dire ed egli stesso non se ne rende conto. L'anima crede realmente
che queste sono parole del Signore stesso, sebbene dobbiamo credere che
ogni parola in confessionale proviene da Dio, ma quello che ho ricordato
sopra, è qualcosa che viene proprio direttamente da Dio. E l'anima sente
che il sacerdote non dipende da se stesso: dice cose che non vorrebbe
dire. Ecco, in questo modo Dio ricompensa la fede. L'ho sperimentato
parecchie volte su me stessa. Un certo sacerdote molto istruito e
grandemente stimato - m'è capitato qualche volta d'andare a confessarmi
da lui - era sempre stato severo e contrario a me in queste cose, ma una
volta mi disse: « Sappia, sorella, che se Iddio vuole che lei faccia questo,
non bisogna opporvisi. Iddio talvolta vuole essere lodato in questo modo.
Stia tranquilla. Iddio, come ha cominciato, così, terminerà. Ma le dico,
fedeltà a Dio e umiltà e ancor una volta umiltà. Ricordi quello che le ho
detto oggi ». Mi rallegrai pensando che forse quel sacerdote mi aveva
capita. Però le circostanze furono tali, che non ebbi più occasione di
confessarmi da lui. Una volta mi chiamò una delle Madri anziane e
furono fulmini e saette a ciel sereno, senza che mi rendessi conto di cosa
si trattasse. Ma poco dopo capii che si trattava di cosa che non dipendeva
affatto da me. Mi disse: « Lei, sorella, si levi bene dalla testa che Gesù
tratti così familiarmente con lei, con una persona così misera e così
imperfetta. Gesù ha rapporti di confidenza solo con anime sante,
ricordatelo [sic!] bene ». Riconobbi che aveva pienamente ragione
dicendo che sono misera, ma confido nella Misericordia divina. Quando
m'incontrai col Signore, mi umiliai davanti a Lui e dissi: « Gesù, a quanto
si dice, Tu non tratti con persone misere ». Mi rispose: « Sta'
tranquilla, figlia Mia; proprio per mezzo di una simile miseria
voglio mostrare la potenza della Mia Misericordia». Compresi
che la Madre aveva inteso soltanto umiliarmi. O mio Gesù, mi hai
sottoposta a molte prove in questa mia breve vita. Molte cose le ho
capite, alcune delle quali ora mi lasciano meravigliata. Oh! quanto è bene
affidarsi in tutto a Dio e permettere a Dio di agire pienamente nella
nostra anima. 

domenica 17 maggio 2015


ASCENDE IL SIGNORE TRA CANTI DI GIOIA




ANDATE PER LE STRADE DI TUTTO IL MONDO...




martedì 12 maggio 2015

 


… UNILATERALE, A PRESCINDERE…

Queste due parole fanno parte di una frase presa dal commento al Vangelo sul foglio liturgico parrocchiale di questa VI Domenica di Pasqua, che si potrebbe definire la Domenica dell’Amore, non solo perchè tutta centrata su questo tema, ma perché ci dà il Centro di tutto il Vangelo, anzi dell’intera Sacra Scrittura, un centro che si chiama AMORE, CARITA’, che altro non è se non il perfetto sinonimo di Dio: DIO E’ AMORE!
Questa frase che ho estrapolata dal resto del testo va ovviamente completata, perché abbia senso; mancano i due estremi: la parte iniziale e quella finale.
Risultati immagini per immagini dell'amore di dioAll’inizio la Parola mancante è molto chiara, si tratta di una parola tanto conosciuta quanto abusata, tanto profonda quanto ampia, tanto breve quanto immensa, tanto maltrattata quanto ricercata, tanto svuotata quanto piena, tanto urlata quanto silenziosa, tanto desiderata quanto rifiutata, tanto cantata quanto maledetta, tanto sacra quanto sacrilega, tanto astratta quanto vissuta… una parola dai mille volti, dai mille sguardi, dai mille modi di essere vissuta, una parola tanto bella, dolce e amabile… quanto violentata e spesso stravolta: la Parola è AMORE!
AMORE.
AMORE UNILATERALE, A PRESCINDERE…
La frase va ancora completata, manca il soggetto, che sicuramente non siamo noi… questo amore unilaterale a prescindere non è certamente il nostro, nessuno di noi è capace di amare a prescindere… a prescindere da se stessi, dai propri interessi, dalle proprie aspettative, dai propri limiti… se una certezza c’è è sicuramente quella che il nostro non è un amore a prescindere!
Eppure noi siamo convinti di amare, di saper amare, siamo convinti di distribuire amore di qua e di là, a tutti, ai quattro venti, a mani piene, a cuore aperto, senza calcoli, senza limiti, ci sentiamo quasi svuotati di amore, pensiamo di seminare amore in ogni momento della nostra vita… pensiamo… crediamo… anzi ne siamo certi… in realtà l’unica certezza è quella del nostro fallimento in questo campo: no, non sappiamo amare, semplicemente perché non sappiamo farlo… a prescindere!
Ama davvero chi ama a prescindere!
Ama soltanto chi ama a prescindere!
Noi non sappiamo staccarci da noi stessi al punto da amare prescindendo da noi stessi, da  amare senza farci condizionare dai nostri risentimenti, dai nostri egoismi, dai nostri egocentrismi mai superati, dalle nostre aspettative spesso deluse, dai nostri desideri nascosti che s’infiltrano nei nostri pensieri quotidiani e li colorano a volte di tinte tante accese da infiammare o addirittura far esplodere l’intera nostra vita.
Ecco, la cartina di tornasole dell’Amore sta tutta in questo: a prescindere!
Non sappiamo amare né tanto meno farci amare, non ci lasciamo amare, né siamo disposti ad imparare ad amare.
Ecco, il Signore si fa Maestro d’Amore, Modello dell’Amore, Esempio da imitare, si fa Amore Egli stesso perché ognuno di noi lo segua in questo; non un Amore teorico ma un Amore tanto reale da farsi addirittura Persona: la Persona di Gesù, Amore Incarnato!
Risultati immagini per immagini dell'amore di dioAmore Amato e Amante.
Amore vissuto, Amore donato,  Amore ricevuto, preso e comunicato.
Amore che si compendia in un verbo che racchiude il senso dell’esistere e del fare: ESSERE, Dio E’ Amore, Dio è l’Amore che esiste e fa esistere, un Amore bifrontale: Io Sono Amore, Io Do’ Amore.
È nell’Essere e nel dare l’Amore che si esprime la Natura più intima di Dio, Egli dà ciò che E’!
Se è Amore non può che dare Amore, se ha Amore non può che dare Amore.
Si può dare Amore soltanto se si è Amore e se si ha Amore.
Questo è solo da Dio!
Ecco allora il senso di quell’ unilateralità che si coniuga con quell’ a prescindere.
Si rafforzano e si confermano a vicenda.
L’Amore di Dio è unilaterale… a prescindere.
Il vero Amore è quello che si dà  anche a chi non potrà mai ricambiarlo; che si dà anche a chi non ti ama; che si dà anche a chi ti odia; che si dà a prescindere da ogni forma di ricambio o di restituzione o di obbligo o anche di bisogno personale che sia fisico o sentimentale.
Il vero  Amore è unilaterale, a prescindere e gratuito!
Dio ama nonostante il nostro disamore nei suoi confronti, nonostante le nostre ribellioni e battaglie personali; nonostante la nostra incapacità di amarlo come e quanto Lui ci ama. Dio ama anche se sa di non essere riamato.
Anche quando noi lo feriamo, Lui ci guarda e ci ama, perché non può fare altro, non può non amarci, considerato che è solo Amore, che è tutto Amore.
Dio non sa che amare e ama tutti… a prescindere!
È Lui che ama sempre; è Lui che ama per primo; è Lui che ama senza aspettarsi amore in cambio.
Ci ama quando lo feriamo, ci ama quando lo rinneghiamo, ci ama quando lo detestiamo, ci ama quando lo tradiamo, ci ama quando non lo ascoltiamo, quando non gli ubbidiamo, quando non compiamo la sua volontà… ci ama quando sbagliamo drammaticamente e quando tragicamente lo chiudiamo fuori dalla nostra vita.
Risultati immagini per immagini dell'amore di dioCi ama … nonostante tutto… a prescindere da tutto… ci ama!!!
Il suo è un Amore  unilaterale perché non è ricambiato. Perché non pretende il nostro ricambio, pur desiderandolo, pur aspettandolo per una vita intera.
Certo che desidera il nostro Amore, certo che attende il nostro amore, certo che gli fa piacere il nostro amore, chi dà amore non può non desiderare amore.
E dargli il nostro amore dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, perché il nostro amore è come la goccia d’acqua che ritornando nel mare ritrova se stessa, perchè si ritrova nel suo ambiente naturale dal quale si era staccata; il tempo trascorso in giro per il mondo è vissuto in attesa di quell’incontro, di quel ritorno nel suo habitat primordiale, in quel luogo dove le parti disperse si ricompongono in un grande Progetto di Vita.
Dio è quel Mare d’Amore al quale tutti noi tendiamo, dal quale tutti noi abbiamo attinto, nel quale tutti noi ci siamo dissetati e dal quale tutti abbiamo ricevuto pienezza.
Dio è la Fonte inesauribile dell’Amore, è quell’Oceano di Misericordia che è la forma più intima e preziosa dell’Amore.
Questo Amore Dio non l’ha tenuto gelosamente per Sé, ma  l’ha trasmesso al Figlio, che si è fatto Amore Incarnato, Spirito e Verità impastati d’Amore, Parola d’Amore.
Parola pensata, amata, realizzata, incarnata: Amore!
Alle caratteristiche ‘’unilaterale e a prescindere’’ va aggiunta la parola ‘’incarnato’’; l’Incarnazione trasforma l’Amore da Parola teorica a Parola realizzata, concretizzata, Parola Viva, vissuta: Dio è Parola vera, Amore Incarnato.
Il vero amore non è quello cantato dai poeti, ideologizzato, teorizzato, poeticizzato ma spesso non vissuto, come nell’esperienza dello Stilnovo, che cantava un amore desiderato ma che manteneva le distanze, in quel caso era veramente unilaterale, ma non a prescindere, perché nasceva da un bisogno personale che non era condiviso, ma apparteneva ai sogni privati e singoli.
Il vero AMORE non è quello delle canzonette, ma quello che si realizza nelle opere: l’Amore ha mani, piedi, voce, cuore, vita.
L’Amore richiede energia, fatica, forza, spirito, anima, mente, tempo.
L’Amore è investimento.
Investimento emotivo, affettivo, spirituale, temporale.
L’Amore si dona con le mani, lo si incontra camminando a piedi, lo si condivide sognando insieme e impegnandosi insieme a realizzare i sogni condivisi, i progetti fatti in due.
L’amore può anche essere unilaterale ma non è mai autoreferenziale: può amare soltanto una Parte, ma è necessaria che ci sia una controparte sulla quale far ricadere l’amore di chi ama.
Dio ci ama, anche se noi non lo amiamo: il suo è un amore unilaterale, ma non autoreferenziale, perché non ama se stesso, ma le sue creature, non si compiace di sé, in una forma di narcisismo cosmico, ma ama la misera creatura che certamente non è alla sua pari; il suo è un amore  che non ricade su se stesso, ma si riversa su altri: Gesù ha preso l’amore ricevuto dal Padre e l’ha comunicato a noi, l’ha riversato su di noi che  a nostra volta  lo prendiamo e lo comunichiamo agli altri in un percorso gratuito e infinito.
È questo il percorso che rende fruttuoso l’amore: ricevere, prendere e comunicare.
L’amore si allarga in cerchi concentrici: riceve la spinta e la rimanda allargata, ampliata, fruttificata.
Ecco il senso di quel ‘’rimanete in me e darete molto frutto’’.
Gesù ci chiede di restare immersi nell’amore per generare altro amore.
L’amore non è da noi, non viene da noi, siamo fonte che riceve non sorgente che genera.
Risultati immagini per immagini dell'amore di dioRiceviamo e doniamo, in uno scambio di comunione che altro non è se non l’Essenza dello Spirito Santo.
L’Amore è la Natura propria dello Spirito Santo.
È  Lui l’Amore. Colui che dona e che viene donato.
È Lui l’Amore. Colui che ama e ci permette di amare, in Lui si ama, con Lui e per Lui si ama.
Il brano di questa Domenica preso da Giovanni 15,9-17 altro non è se non la dichiarazione d’amore di Dio alle sue creature: è il TI AMO dello Sposo alla Sposa!
È Dio che rivela l’intimità dei suoi sentimenti, la profondità del Suo Amore, non ci nasconde niente, è Lui che si apre a noi  in tutta la Sua Bellezza e ci dice che anche Lui ha dei sentimenti, anzi che in Lui non c’è altro che  il sentimento per eccellenza: l’Amore!
È qualcosa di straordinariamente bella questa dichiarazione a cuore aperto di Dio al popolo che Egli ha scelto, che ama e che guida con premura.
Al Suo popolo Egli non nasconde niente, mentre il popolo è continuamente tentato di nascondere ogni cosa al suo Dio.
L’unilateralità a prescindere viene ulteriormente confermata: Lui manifesta a noi apertamente i suoi pensieri, noi invece tendiamo ad oscurarli, a nasconderglieli, a negarli; amare per noi è segno di debolezza, di fragilità, mentre il Signore ne fa il suo punto di forza, la sua ricchezza più grande, il suo dono più grande.
Dio ama anche la nostra debolezza.
Ecco, il Signore si apre a noi malgrado la nostra chiusura a Lui.
Anche quell’invito a restare nel Suo Amore è … a prescindere.
A prescindere da ciò che decideremo di fare: se restare o non restare in Lui.
E il suo invito non è certamente autoreferenziale, non è conseguenza di un amore egoistico, possessivo: non ci invita a restare con Lui per essere suo possesso, ma a restare in Lui e non perché questo sia un vantaggio per Lui, ma perché questo è un vantaggio per noi, perché solo così potremo portare molto frutto.
È a noi che pensa, non a se stesso.
È  il nostro bene che mette al primo posto, non il suo.
Ci vuole con sé, è vero, ma perché questo è un bene per noi.
E cosa significa portare frutto?
Semplicemente… imparare ad amare.
Il Frutto che si aspetta da noi è che noi impariamo ad amare come Lui ci ha amato e come il Padre ha amato Lui.
Non un Frutto qualsiasi, non un Frutto di poco conto, ma un Frutto che è il massimo della sua Stessa Natura: il Frutto della Sua Persona è l’Amore e quello stesso Amore vorrebbe che nascesse, germogliasse e crescesse in noi.
Quale Frutto più grande potrebbe mai darci e chiedere se non  il Suo stesso Frutto?
L’Amore è il Frutto più desiderabile e gustoso, quasi in contrapposizione a quella mela che fu il frutto del tradimento.
Frutto per frutto, si potrebbe dire!
L’Amore per Dio è il Frutto che ci salva e ci riunisce a Lui, la mela (che alcuni considerano come metafora dell’amore carnale), invece, fu il frutto che ci condusse al peccato e ci allontanò dal Suo Amore.
Dobbiamo imparare ad Amare come Dio ci ama, come Lui che è Maestro dei maestri.
Un’ultima considerazione: Gesù non ci ha detto ‘’AmateMI’’ ma ‘’AmateVI’’, è a noi che ha pensato, ha pensato al nostro bisogno di amore, e questa attenzione al nostro bisogno è la conferma del Suo amore per noi ed è la conferma che il suo amore è davvero unilaterale e a prescindere, perché Lui continua a pensare a noi… prescindendo dal nostro amore per Lui!
Risultati immagini per immagini dell'amore di dio 
A conclusione possiamo dire che: l’Amore di Dio è unilaterale, non autoreferenziale e a prescindere dal nostro amarlo o non amarlo, dal nostro accettare o non accettare il suo amore.
Il nostro, invece, è sempre un amore interessato, come anche quello dei discepoli ai quali Gesù disse: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. (Gv 6, 26-27).
Ecco, il nostro è un amore autoreferenziale, non è un amore… a prescindere e non è unilaterale, perché non sopportiamo che qualcuno rifiuti il nostro amore, anzi lo imponiamo con la forza, se non ci viene dato ce lo prendiamo con violenza, fino al punto da non sopportare che la persona amata possa appartenere ad un altro e si arriva ad uccidere per questo.
Il nostro è un amore malato, perché non riesce a prescindere dai nostri bisogni, dal nostro egoismo che chiede e prende con forza ciò che desidera.
Il Signore mette in conto il fatto di non essere riamato, noi no, non accettiamo rifiuti, non permettiamo alla persona amata che ci respinga e mortifichi il nostro amore.
La differenza dunque, fra il nostro amore e quello di Dio, è abissale, è inquantificabile, perché quell’a prescindere fa la differenza… e che differenza!
Il mondo è affamato di amore e lo cerca dappertutto… tranne che nell’Unico Luogo dove può riceverlo gratis e incondizionatamente: nel Cuore stesso di Dio!
Il Suo Cuore è stracolmo di Amore per noi… e se noi lo rifiutiamo non ci fa morire, non ci uccide a causa del nostro rifiuto, come facciamo noi, … ma ci ama ancora di più, perché sa che solo amandoci ci guarirà dal nostro amore malato, offrendoci così una speranza di vera ed eterna felicità.

L’Amore di Dio prescinde da ogni cosa, anche dall’offesa e dal peccato, il Suo è AMORE senza misura; il nostro, invece, è misurato a spanne, è fortemente condizionato, è semplicemente… non a prescindere!

sabato 9 maggio 2015

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ALLA MADRE DELL' AMORE


Per Maria, Madre di tutte le madri, Sposa di tutte le spose,
 Figlia di tutti i figli, discepola del Figlio e nostra Maestra… 
a Maria, nostra speranza… 
e in Maria…i miei  auguri a tutte le mamme del mondo!

Madre santa, Madre nostra, Maria,
dolce mi è il Tuo Nome
in questa smarrita e desolata vita mia;
necessaria mi è la Tua Presenza
in questa mia tortuosa disperata esistenza;

perdonami, Maria,
perché non ho mai compreso fino in fondo
la bellezza del Tuo Amore,
la grandezza del Tuo dolore,
la meravigliosa fedeltà
al Tuo Dio che tanto amavi
e che tanto t’ha amata
da chiederti in Sposa
per la salvezza di questo Mondo
che contro Lui drammaticamente 
continua a peccare!

O Maria,
risuona dolce, quest’oggi, il tuo Nome
nel vuoto sterile dell’anima mia:
insegnami Tu ad amare
come Tu hai amato il Padre e il Figlio
nei cui Cuori hai trovato
l’Amore infinito per questo mondo scellerato,
per coloro che tengono sempre accesa la Sua agonia
e di spada mille volte al giorno
 ancora ti trafiggono, o Vergine Maria!

Perdono da te imploro,
per me e per questa Umanità,
amore a te chiedo, amore che perdona,
amore che distrugga la nostra vanità;

amore paziente, che mai s’adira,
amore che tutto spera, che tutto crede,
amore che faccia del misero mio cuore
un’offerta gradita
al Dio mio Signore… Padrone della mia vita!

martedì 5 maggio 2015




MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE


Messaggio a Mirjana del 2 Maggio 2015  

"Cari figli

aprite i vostri cuori e provate a sentire quanto vi amo

e quanto desidero che amiate mio Figlio.

Desidero che Lo conosciate di più perché è impossibile conoscerlo e non amarLo, perché Lui è l’amore.

Figli miei, io vi conosco: conosco i vostri dolori e le vostre sofferenze perché le ho vissute.

Gioisco con voi nelle vostre gioie.

Piango con voi nei vostri dolori. Non vi abbandonerò mai. Vi parlerò sempre con mitezza materna e, come madre, ho bisogno dei vostri cuori aperti, affinché con la sapienza e la semplicità diffondiate l’amore di mio Figlio. Ho bisogno di voi aperti e sensibili verso il bene e la misericordia.

Ho bisogno della vostra unione con mio Figlio, perché desidero che siate felici e Lo aiutiate a portare la felicità a tutti i miei figli. Apostoli miei, ho bisogno di voi, affinché mostriate a tutti la verità divina, affinché il mio cuore, che ha sofferto e soffre anche oggi immensamente, possa nell’amore trionfare. Pregate per la santità dei vostri pastori, affinché nel nome di mio Figlio, possano operare miracoli, perché la santità opera miracoli. 

Vi ringrazio."

La Madonna ha benedetto tutti i presenti 

e tutti gli oggetti portati.

Mirjana ha detto che la Madonna oggi è apparsa 

determinata e decisa.




MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE

Messaggio del 25 Aprile 2015  

"Cari figli!

Sono con voi anche oggi per guidarvi alla salvezza.

La vostra anima è inquieta perché lo spirito è debole e stanco da tutte le cose terrene.

Voi figlioli, pregate lo Spirito Santo perché vi trasformi e vi riempia con la sua forza di fede e di speranza, perché possiate essere fermi in questa lotta contro il male. Io sono con voi e intercedo per voi presso mio Figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

L'INCOMPRENSIBILE BELLEZZA DEL MARTIRIO

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Verrebbe da dire ‘’ di scandalo in scandalo’’.
Dopo lo scandalo delle virtù, parliamo oggi dello scandalo del martirio, di fronte al quale inorridisce il mondo non credente ed esulta quello dei credenti.
Quando il nostro parroco commenta il tragico martirio dei cristiani da parte dell’Isis o parla della persecuzione dei cristiani in molte parti del Medio Oriente, come nel Pakistan, nell’Afghanistan, nella Siria…, conclude  sempre con un’esclamazione:
 ‘’E’ bellissimo questo!!!’’.
È un’esclamazione che ci devasta. Che ci lacera. Che ci fa inorridire.
Si fa un po’ fatica a comprendere il motivo di questa esultanza nel parlare della crudeltà con la quale centinaia di cristiani vengono trucidati, sgozzati davanti ad un mondo intero, crocifissi come ai tempi degli antichi romani…
Risultati immagini per martiri cristianiCome si fa a dire ‘’è bellissimo!!!’’ di fronte alla persecuzione di donne, uomini, bambini che vengono sfollati dalle proprie abitazioni, ammucchiati (quando questo avviene!) per anni nei campi di accoglienza per profughi, picchiati e maltrattati, senza futuro, senza speranza, senza libertà, senza dignità, senza più sentirsi parte di un’umanità che prevede diritti per tutti!
Come si fa ad esultare quando i quartieri cristiani di Aleppo, in Siria, vengono bombardati da anni facendo centinaia di morti; quando studenti e studentesse universitari vengono massacrati solo perché cristiani; quando bambini cristiani vengono arsi vivi in Pakistan, quando centinaia di studentesse cristiane vengono rapite, violentate e uccise da gruppi di terroristi come Boko Aram; quando i migranti cristiani vengono buttati a mare dagli scafisti per alleggerire i gommoni che rischiano di rovesciarsi e perdere il ‘’prezioso carico di merce umana’’ fonte di guadagno e di speculazioni mafiose; come si fa ad esultare quando, tanto il mondo orientale  quanto quello occidentale, sembrano smaniosi di cancellare le tracce di tutto ciò che è cristiano, di epurare ogni ambito esistenziale dall’influenza del pensiero cristiano ( in Francia, per esempio, si epura perfino la toponomastica, se le vie sono intitolate a figure cristiane di rilievo); come fa un cristiano ad esultare sapendo che la religione cristiana è la più perseguitata, quella che conta più morti a causa del suo Credo, quella i cui fedeli subiscono le più terribili torture e sevizie oltre che umiliazioni di ogni genere; come si fa ad esultare di fronte all’indifferenza del  mondo davanti ai massacri dei cristiani, un mondo che si gira dall’altra parte, che non concede nessun tipo di attenzione a chi muore per la sua fede!
Risultati immagini per martiri cristianiDire che tutto questo è bello… è davvero sconcertante!!!
Si fa parecchia fatica a trovare in tutto questo qualcosa di bello!
Un ‘’bellissimo’’ che, in verità, mi fa sempre, personalmente, un po’ trasalire.

Eppure… eppure… eppure…

eppure il nostro parroco non è certo una pietra di scandalo:  con il suo  ‘’È BELLISSIMO’’ vuole solo farci intravedere una straordinaria realtà, la bellezza di una verità che è davvero sconvolgente, da brivido.
Ci sconvolge davvero non per la paura, ma per la gioia che  queste testimonianze portano in sé!
VUOLE FARCI PROVARE  E  SENTIRE IL BRIVIDO DEL PASSAGGIO 
DI DIO NELLA NOSTRA VITA!
Nella nostra vita personale e collettiva, nella vita dell'uomo di ogni tempo.
Il vero scandalo è dunque credere e farci credere in questo!
Credere e farci credere che  Dio entra davvero nella nostra misera storia e la trasforma in qualcosa di eccezionale, la illumina con il Suo Santo Spirito, la unisce alla Sua e la santifica, le permette di entrare nella Sua Eternità.
Questo dovrebbe darci davvero un brivido profondo, che venga a scuoterci dalle nostre fragilità, dalle nostre arroganze, dalle nostre comodità, dalle nostre indifferenze nei confronti del Suo Amore.
Dovremmo davvero sentire quel brivido forte nel pensare 
che il Signore ha visitato e redento il suo popolo.

Ma sentire quel brivido non è da noi.

Questo è il nostro limite di ‘’cristiani comodi’’!

Di cristiani attaccati ai fatti, alle parole, radicati nel visibile e non nelle Promesse di un Dio che ci ama di un Amore senza misura; di cristiani che impoveriscono e privano la Sua Parola della  bellezza del Suo aprirci a nuovi orizzonti e proporci orizzonti infiniti. Di cristiani le cui coscienze sono talmente indurite da non essere più in grado di sentire quel sussulto che ci viene da testimonianze autentiche e concrete non tramandate dalla Storia ma realizzate sotto i nostri occhi.
Il martirio ha due modalità di lettura, cioè cambia volto a secondo di come lo si legge:
se con la logica del mondo o con quella della fede.
Per la prima, un martirio è sempre sinonimo di dolore, di morte, di ingiustizia, 
di libertà privata.
Il martirio è una forma di brutale violenza verso chi s’impegna per la pace, per il Bene, per l’amore universale; nel martirio non c’è niente di bello, al contrario c’è una sofferenza all’ennesima potenza.
Letto così…  diventa incomprensibile e scandalosa l’ esclamazione ‘’è bellissimo!!!’’!
Ma c’è una chiave di lettura che stravolge l’orrore che il mondo così brutalmente ci propone; c’è una logica  d’amore che inonda ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola, detta o non detta, che investe ed avvolge ogni cristiano che dà la vita, consapevolmente, per testimoniare 
il suo amore per Cristo.
I martiri di oggi ci permettono di toccare con mano il senso concreto della fede.
Di questa ‘’FEDE’’ che noi occidentali abbiamo sempre più svuotata di senso e di contenuti, di fiducia, di speranza, di abbandono totale in Colui in cui diciamo di credere.
Nel martirologio del 15 aprile scorso veniva riportata la testimonianza di Marone, martire della libertà evangelica del I secolo. È la storia di un cristiano e dei suoi amici condannati perché araldi di un messaggio in grado di rovesciare i troni: ‘’Marone era amico di Domitilla, cugina dell’imperatore Domiziano. Assieme a Eutiche e Vittorino, Marone convinse la giovane della famiglia imperiale a non sposare Valeriano, console che mirava a un potere più alto attraverso le promesse nozze. La cugina dell’imperatore fu esiliata perché cristiana e i suoi amici furono condannati ai lavori forzati. Marone fu inviato a 130 miglia da Roma, sulla Salaria, dove morì martire nell’anno 100.’’
La sua testimonianza di sangue ci parla di sfida ad un potere terreno e di fiducia verso un potere ultraterreno. Una fiducia che ha pagato con la vita, convinto che la sua vita terrena non avrebbe avuto senso senza quella fiducia in un Potere Superiore.

Risultati immagini per martiri cristianiParlando di  martirio spesso siamo portati a credere che il martirio sia legato ad un arco temporale ristretto ai primi secoli d.C.; per l’enorme distanza di tempo, questo ci porta, inconsciamente, a catalogare i martiri quasi come delle figure immaginarie, ‘’quasi irreali’’ perché le sevizie e le torture che molti di loro hanno subìto ci spingono a considerarli dei ‘’supereroi sì, ma poco reali’’, perché non si può sopravvivere in una fornace ardente, in un’arena con leoni affamati, non si può lasciarsi bruciare vivi e cantare le lodi del Signore. No. Umanamente non si può.
Forse questa distanza temporale ci spinge a considerarli quasi protagonisti di racconti per bambini, in cui anche le imprese disperate e umanamente impossibili diventano possibili e con esiti positivi.
Questi martiri moderni, quanto mai contemporanei alle nostre esistenze, ci parlano della bellezza di una fede reale, concreta, totale, vissuta, praticata, realizzata; una fede così straordinaria da segnare il corso della storia con il proprio sangue.
Il bello di queste testimonianze sta nel restituirci la dimensione reale di una fede non solo teorizzata o fatta di consuetudini, abitudini, tradizioni.
 NON UNA FEDE EMOTIVA MA UNA FEDE VIVA.
Il martirio ci rimanda alla bellezza della fede vissuta.
Di quella fede non raccontata con le parole, ma con i fatti.
Persone reali, non supereroi né personaggi di fantasia; persone senza superpoteri e senza capacità retoriche. Cristiani che muoiono nel silenzio, nella solitudine, nell’abbandono del mondo, che non predicano, che non accendono ceri, che non profumano di sacrestia, che non hanno banchi per pregare ed inginocchiarsi per ore.
Cristiani che non hanno statue da portare in processione cantando e alternando discorsi privati tra una decina e l’altra del rosario; che non hanno l’obbligo morale della formazione continua, che non si lamentano se la catechesi dura dieci minuti di più o se fa freddo tra le mura della chiesa; cristiani che non hanno nemmeno la consolazione dei Sacramenti, perché strappati con violenza alle loro pratiche religiose.
Cristiani che non sono ‘’cristiani comodi’’, ma ‘cristiani molto scomodi’’, sì molto scomodi per tanti motivi: perché ci interpellano, ci pungono nel vivo della nostra fede, ci chiedono: dov’è la tua fede?
Risultati immagini per martiri cristianiCos’è la tua fede? Cosa sei disposto a dare, a fare, ad offrire per la tua fede?
Che ci scuotono dentro fino a farci vergognare della limitatezza della nostra fede.
Ci mettono in crisi soprattutto quando pensiamo  che loro, in molti casi,  sono frutto di un’evangelizzazione occidentale cominciata secoli fa; la loro fede è frutto della fede di tanti martiri missionari europei partiti  in tempi proibitivi per portare la bellezza della parola di Dio in luoghi sconosciuti e violenti; in altri casi sono cristiani le cui origini si perdono nella notte dei tempi e che hanno mantenuto saldo il cuore negli insegnamenti dei Padri.
Non si tratta certo di cristiani di serie B, cristiani cioè sprovveduti, illusi o tanto semplici da essere ingenui.
Tutt’altro. È la forza della loro fede che stupisce noi. Che scuote noi.
Che rimprovera la nostra superficialità.
Il loro esempio è parte della nostra realtà. Accade oggi. Oggi.
Il loro credo è il nostro stesso credo. Oggi.
Il loro coraggio, però, non è il nostro stesso coraggio. Oggi.
La forza della loro fede non è equiparabile alla nostra. Oggi.
Sì, è davvero bellissima la testimonianza di questi uomini, donne e bambini che danno la loro vita per Gesù. Che danno TUTTO per Gesù! Il loro presente e il loro futuro… offerto a Gesù!
Risultati immagini per martiri cristianiUna testimonianza da brivido, è vero, ma non per quel ‘’bellissimo’’ che ad un ascolto superficiale potrebbe sembrare quasi offensivo nei loro confronti, quasi un esultare per la loro morte violenta; un brivido che ha una natura diversa, che proviene non da una reazione epidermica, ma da una relazione profonda che  unisce il sangue dei martiri di oggi al Sangue dell’Agnello, del Primo Martire Cristo Gesù.
Nel loro morire c’è la morte di Cristo. C’è la morte di ogni cristiano.
Nel loro risorgere c’è la resurrezione di Cristo, la resurrezione di ogni cristiano.
In questo, tutti noi cristiani crediamo: copti, caldei, ortodossi…
In questo sta il nostro vanto: nel Cristo crocifisso e risorto!
Nel sangue liberamente donato per lavare le colpe dell’Umanità.
In quel Sangue che ci interroga su che tipo di cristiani siamo:
se siamo cristiani parolai o cristiani praticanti?
E se cristiani praticanti: per abitudine o per urgenza interiore?
E se per urgenza: quanto vale la propria vita? Quale vita viene prima: la propria o quella di Gesù?
E se viene prima quella di Gesù: quanto siamo disposti a dimostrarlo?
Sul campo e con i fatti e non solo a distanza e con le belle parole?
Il martire è il cristiano vero, completo, perfetto!
Ecco la bellezza di un’esperienza che avvolge e che sconvolge: rinunciare a se stessi per Cristo!
È la dimostrazione concreta della priorità di Dio nella propria vita.
E questo è tutto quello che la nostra fede ci chiede, che si aspetta da noi.
Una fede viva la si dimostra morendo per essa!
Non è paradossale… è semplicemente la conseguenza di una certezza: l’Amore vince sempre; è la dimostrazione che chi incontra  un Amore Grande  non è disposto a perderlo… costi quel che costi!
La bellezza del martirio consiste semplicemente in questo: in un morire per avere Vita, in un dare il poco che si è, per avere il di più di cui non siamo degni, ma che ci viene offerto gratuitamente
come dono d’Amore.
La bellezza del martirio è una bellezza che impreziosisce la nostra fede, che la fortifica, che la illumina che la rende viva… lavata nel sangue dei cristiani veri!

I martiri, di ieri e di oggi, ci insegnano che la vera fede è superare il momento presente, che credere è già andare oltre la morte; che credere è vivere nella Verità e nella Libertà di un Amore più grande; credere è rinunciare a sé per aderire a qualcosa di incomprensibile, di invisibile, ma di realmente esistente.
Risultati immagini per martiri cristianiIn un Qualcuno che ci toglie tutto, che ci chiede tutto, perché possa restare solo Lui.
La fede vera è credere che prima ancora della nostra stessa vita, è più importante l’Amore di un Dio che toglie tutto, chiede tutto, che non dà (apparentemente)niente, ma che ci ricolma di una gioia infinita alla quale non è possibile rinunciare, come a dire … posso rinunciare alla mia vita, ma non alla Gioia che mi viene dalla presenza di Dio nella mia vita.
Ecco perché è bello questo cammino d’Amore: perché se agli occhi del mondo il martire è colui che viene abbandonato da Dio, se la sua morte è una sconfitta per la sua fede, quasi a dimostrazione dell’impotenza di un Dio che non può far niente di fronte alla potenza(o violenza) umana, agli occhi di Dio, invece, è preziosa quella morte, è un dono a Lui gradito, perché prova di un amore grande, illimitato, totale.
Morire con una lama che preme sul collo lodando il Signore… non è umano, non basta il coraggio umano per morire così, ci vuole ben altro, ci vuole una Forza Superiore per morire lodando quel Dio che sembra non veda e non ascolti il grido del suo fedele; morire per amore di un Dio che sembra averti abbandonato nel momento più difficile non è possibile. Non è umanamente possibile. Da solo l’uomo non potrebbe.
Se ciò invece è possibile ed avviene sotto gli occhi di un mondo intero, vuol dire che c’è Qualcosa di molto più grande, di infinitamente più grande che porta a mettere la propria vita in secondo piano e rende la morte qualcosa di bello, di veramente bello, perché accettata per un Bene Superiore, perché letta con gli occhi della fede.
Risultati immagini per martiri cristianiI martiri di oggi sono cristiani che non muoiono in preda ad un delirio mistico, che non hanno né visto né sentito nella loro vita niente di trascendente; sono  cristiani che hanno semplicemente avuto fiducia nell’insegnamento della Chiesa; sono coloro di cui Gesù ebbe a dire: ‘’Beati coloro che pur non avendo visto, crederanno.’’. Ecco chi sono i martiri di tutti i tempi: sono i Beati!
Il martirio è un’esperienza di beatitudine vera, concreta, reale, è la conferma al fatto che le Parole di Gesù sono sempre attuali e non perdono mai la loro potenza e ampiezza salvifica.
I cristiani copti, cristiani etiopi ed eritrei sgozzati davanti alle telecamere da gruppi di terroristi islamici non contemplavano davanti ai loro occhi la Gloria dei Cieli, come fu per il primo martire Stefano, non avevano davanti ai loro occhi né Gesù, né Mosè né Isaia come fu per gli apostoli che contemplarono la trasfigurazione del Signore;  avevano, invece, davanti a loro solo la più cruda crudeltà umana, la violenza più brutale, l’ingiustizia più efferata perchè immotivata contro innocenti, la drammatica immobilità di un mondo che sta a guardare e non interviene per condannare questi atti di disumana violenza … e ditemi se tutto questo non è bellissimo, se morire così non è un dono grande, più grande di quello di Stefano e degli stessi apostoli!
La Grazia di essere fedeli alla Chiesa in condizioni simili non ha confronti, non ha spiegazioni razionalmente plausibili, non ha metri di misura possibili, perché è la prova di un Amore senza misura!
Un Sì e un No avrebbe potuto cambiare la loro sorte, un sì o un no avrebbe fatta la differenza: sì a Dio e no all’Islam, oppure viceversa un sì come rinuncia al proprio Dio e un piegarsi ad un dio straniero.
Risultati immagini per martiri cristianiSarebbero stati salvi!
Il loro sì a Dio ha causato la loro morte terrena, ma ha portato a compimento un progetto di vita che oltrepassa la vita terrena, è stato l’inizio di una Vita senza fine, di una Vita illuminata da un Amore che non muore, è il provare quell’Abbraccio che ti dice: ‘’Vieni anima benedetta, vieni anima che hai saputo amare, vieni in quel Regno che è stato preparato per te fin dall’inizio dei secoli, vieni perché Colui che hai amato senza mai vedere, è qui e ti amerà per sempre’’.
Il loro Sì è un atto d’amore inspiegabile e quindi terribile per chi non crede.
È un atto d’amore bellissimo per chi conosce bene Chi loro amano, Chi è Colui che tanto amano al punto da dare la propria vita per amore suo.
Ecco vedere in quei gesti di efferatezza indicibile, il Volto Buono di Gesù che ti fa posto nel Suo Regno… significa andare oltre il presente oltre l’immediatezza temporale, oltre il sensibile, significa non fermarsi a ciò che gli occhi vedono ma pregustare quella Gioia che il Signore già riversa nei cuori, straziati e lacerati dalla violenza della Bestia che agisce per mezzo di mani assassine, capaci di uccidere il corpo  ma non l’anima.
E ditemi se questo non è bellissimo!
Ditemi se questo non è incredibilmente stupefacente! Meraviglioso! Se non è stupendamente bello!
Ora… il mio trasalire non è più un grido di dolore, ma è un’esultanza di gioia!
È la gioia per una Speranza che davvero non muore mai!
La logica della fede cristiana può apparire incomprensibile, ma è possibile, è reale, è fatta di gesti, azioni, decisioni concrete. È una scelta di vita che oltrepassa la vita!
Morire al mondo per vivere nell’Eternità!
Quanto deve essere grande una fede così!
Quanto deve essere salda una fede di una simile altezza!
Una fede talmente radicata in Dio che nemmeno la morte può separare l’amante dall’Amato!
Non solo è bellissima una simile fede, ma è quasi desiderabile, invidiabile… se pensiamo alla nostra fede che non regge la più piccola mancanza, un solo istante di abbandono, una sola speranza delusa, un solo privilegio non avuto, una sola domanda non corrisposta; una fede, la nostra, che crolla alla prima difficoltà, che dubita davanti al primo ostacolo, che implode distruggendo ogni cosa davanti ad un grido non ascoltato!
Quanto è immatura la nostra fede, quanto è debole, fragile, superficiale,  limitata perché legata ai risultati tangibili immediati, legata al sensibile, al visibile, alla domanda e risposta immediata, legata al bisogno di avere soluzioni per le nostre piccole grandi tragedie personali; quanto è imperfetta la nostra fede che vuole tutto e subito, quasi a piegare il volere divino a quello personale!
Quanto è meschina una fede simile!
Le nostre reazioni di fronte al silenzio di Dio sono più violente di quelle dei terroristi: se non mi risponde vuol dire che non mi ascolta veramente; se non mi dà ciò che chiedo, vuol dire che non è davvero così potenze come ci vogliono far credere; se non mi dà gioie spirituali, conforto nella desolazione, vuol dire che probabilmente non esiste  davvero!
Ecco, il dubbio subito ci assale, subito distrugge ogni cosa, cancellando dalla memoria anche i benefici avuti e per i quali non si è mai nemmeno ringraziato.
Il nostro è un credere interessato, legato al chiedere e all’avere, ad un tornaconto spirituale e materiale legato al momento presente.
Certo che credere nelle Promesse di un Dio passando per il filo di una spada è qualcosa di più.
Tanto di più!
Di più profondo. Di più lacerante. Di più pieno. Di più bello!
E non c’entra affatto con eventuali tendenze suicide o con il meccanismo perverso del masochismo…
è semplicemente la forza di una fede che crede oltremisura.
È la misura colma di un amore donato!
È la perfetta imitazione di Cristo!
È la perfetta imitazione di un Dio trasceso, incarnato, morto e risorto!
Imitare Cristo fino alla morte, e alla morte di Croce, è il compimento di una fede viva, vera, realizzata con i fatti e non fatta di parole.
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Quel sangue sparso dai terroristi non è rimasto sulla spiaggia e non è stato lavato dalla marea pomeridiana, ma è entrato a far parte di quel Calice già colmo del Sacrificio del Figlio di Dio.
E ditemi se questo non è bello! Se non è bellissimo questo!
Se tutto questo non è straordinariamente bello!!!
I martiri cristiani sono un dono bellissimo di Dio alla sua Chiesa sempre in balìa dei venti di tempesta che la agitano e la deviano nel suo percorso nelle acque tempestose della vita; a questa Chiesa sempre attratta dal fascino di una mondanità che vorrebbe spazzare via le promesse di Dio.
I martiri sono i ‘’cartelli stradali di direzione’’ sono indicazione sicura di un percorso che porta al traguardo atteso e desiderato: il Regno Eterno di Dio.
Se la nostra fede non regge chiamate del genere, se non regge l’impatto con il mondo, con la violenza, con l’ingiustizia umana, allora bisogna veramente interrogarsi mille volte al giorno in cosa consiste la propria fede, chiedersi in quale direzione si sta camminando, chiedersi se la bellezza di un martirio ci toglie speranza o  contribuisce ad aumentarla; chiedersi se quel ‘’bellissimo’’ davvero riempie il nostro cuore di gioia o gli fa nascere dubbi sulla bellezza della fede cristiana; chiedersi se credo che quelle morti sono davvero care e preziose agli occhi del Signore e se risplendono davanti a noi come lampade che illuminano i nostri passi… passi stanchi, spaventati, terrorizzati, increduli e lenti… lentissimi, incerti e sempre indecisi,
dubbiosi su tutto.
Loro hanno dato la loro risposta. Adesso tocca a noi.
Tocca a ciascuno di noi nel silenzio del proprio cuore.
Tocca a noi metterci  cuore a cuore con il nostro Dio e dirgli il nostro sì incondizionato o il nostro no titubante.
Tocca a noi verificare se la violenza  violenta è in grado di spegnere la nostra fede o se invece diventa  fuoco che alimenta la Speranza?
Loro hanno amato fino alla morte e alla morte di Croce: e noi?
Chiedersi se la nostra fede è non veder con gli occhi, ma credere con il cuore ciò che gli occhi non vedono o  è invece una fede che pur vedendo con gli occhi continua a non credere con il cuore!?
Dovremmo davvero riuscire a intravedere nello scandalo della Croce … la bellezza straordinaria del martirio; nella sconfitta ad opera della Morte… 
la Vittoria Suprema della Vita che non muore!
Dovremmo riuscire a dare una risposta all’interrogativo: se davvero morire per Cristo lo consideriamo la vera Grazia, il dono d’Amore per eccellenza!
Se nella morte violenta riusciamo a intravedere la bellezza della Vittoria della Morte sulla Vita!
È sicuramente difficile… ma è altrettanto sicuramente possibile!
La nostra risposta sarà l’indicatore di salute della nostra fede!


Chiediamo, dunque, al Signore di confermarci nella fede, di rafforzare la nostra fede,  che la nostra azione apostolica sia coerente nel credere e nel vivere, nel sentire e nel rispondere, nell’avere e nel dare, nel prendere e nel donare… nel vivere e… nel morire!!!