
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE
DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2015
“Chiesa senza frontiere, Madre di tutti”
Cari fratelli e sorelle!
Gesù è «l’evangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in persona»
(Esort. ap. Evangelii gaudium, 209). La sua sollecitudine, particolarmente
verso i più vulnerabili ed emarginati, invita tutti a prendersi cura delle
persone più fragili e a riconoscere il suo volto sofferente, soprattutto nelle
vittime delle nuove forme di povertà e di schiavitù. Il Signore dice: «Ho avuto
fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero
straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36). Missione
della Chiesa, pellegrina sulla terra e madre di tutti, è perciò di amare Gesù
Cristo, adorarlo e amarlo, particolarmente nei più poveri e abbandonati; tra di
essi rientrano certamente i migranti ed i rifugiati, i quali cercano di
lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta.
Pertanto, quest’anno la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha per
tema: Chiesa senza frontiere, madre di tutti.
In effetti, la Chiesa allarga le sue braccia per accogliere tutti i popoli,
senza distinzioni e senza confini e per annunciare a tutti che «Dio è amore» (1
Gv 4,8.16). Dopo la sua morte e risurrezione, Gesù ha affidato ai discepoli la
missione di essere suoi testimoni e di proclamare il Vangelo della gioia e
della misericordia. Nel giorno di Pentecoste, con coraggio ed entusiasmo, essi
sono usciti dal Cenacolo; la forza dello Spirito Santo ha prevalso su dubbi e
incertezze e ha fatto sì che ciascuno comprendesse il loro annuncio nella
propria lingua; così fin dall’inizio la Chiesa è madre dal cuore aperto sul
mondo intero, senza frontiere. Quel mandato copre ormai due millenni di storia,
ma già dai primi secoli l’annuncio missionario ha messo in luce la maternità
universale della Chiesa, sviluppata poi negli scritti dei Padri e ripresa dal
Concilio Ecumenico Vaticano II. I Padri conciliari hanno parlato di Ecclesia
mater per spiegarne la natura. Essa infatti genera figli e figlie e «li
incorpora e li avvolge con il proprio amore e con le proprie cure» (Cost. dogm.
sulla Chiesa Lumen gentium, 14).
La Chiesa senza frontiere, madre di tutti, diffonde nel mondo la
cultura dell’accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va
considerato inutile, fuori posto o da scartare. Se vive effettivamente la sua
maternità, la comunità cristiana nutre, orienta e indica la strada, accompagna
con pazienza, si fa vicina nella preghiera e nelle opere di misericordia.
Oggi tutto questo assume un significato particolare. Infatti, in
un’epoca di così vaste migrazioni, un gran numero di persone lascia i luoghi
d’origine e intraprende il rischioso viaggio della speranza con un bagaglio
pieno di desideri e di paure, alla ricerca di condizioni di vita più umane. Non
di rado, però, questi movimenti migratori suscitano diffidenze e ostilità, anche
nelle comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di
persecuzione o di miseria delle persone coinvolte. In tal caso, sospetti e
pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere
con rispetto e solidarietà
lo straniero bisognoso.
Da una parte si avverte nel sacrario della coscienza la chiamata a
toccare la miseria umana e a mettere in pratica il comandamento dell’amore che
Gesù ci ha lasciato quando si è identificato con lo straniero, con chi soffre,
con tutte le vittime innocenti di violenze e sfruttamento. Dall’altra, però, a
causa della debolezza della nostra natura, «sentiamo la tentazione di essere
cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore»
(Esort. ap. Evangelii gaudium, 270).
Il coraggio della fede, della speranza e della carità permette di
ridurre le distanze che separano dai drammi umani. Gesù Cristo è sempre in
attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e
negli esuli, e anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse,
talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro acquisito benessere. Lo ricordava
il Papa Paolo VI, dicendo che «i più favoriti devono rinunciare ad alcuni dei
loro diritti per mettere con maggiore liberalità i loro beni al servizio degli
altri»
Lett. ap. Octogesima adveniens, 14 maggio 1971, 23).
Del resto, il carattere multiculturale delle società odierne incoraggia
la Chiesa ad assumersi nuovi impegni di solidarietà, di comunione e di
evangelizzazione. I movimenti migratori, infatti, sollecitano ad approfondire e
a rafforzare i valori necessari a garantire la convivenza armonica tra persone
e culture. A tal fine non può bastare la semplice tolleranza, che apre la
strada al rispetto delle diversità e avvia percorsi di condivisione tra persone
di origini e culture differenti. Qui si innesta la vocazione della Chiesa a
superare le frontiere e a favorire «il passaggio da un atteggiamento di difesa
e di paura, di disinteresse o di emarginazione ... ad un atteggiamento che abbia
alla base la ‘cultura dell’incontro’, l’unica capace di costruire un mondo più
giusto e fraterno» (Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del
Rifugiato 2014).
I movimenti migratori hanno tuttavia assunto tali dimensioni che solo
una sistematica e fattiva collaborazione che coinvolga gli Stati e le
Organizzazioni internazionali può essere in grado di regolarli efficacemente e
di gestirli. In effetti, le migrazioni interpellano tutti, non solo a causa
dell’entità del fenomeno, ma anche «per le problematiche sociali, economiche,
politiche, culturali e religiose che sollevano, per le sfide drammatiche che
pongono
alle comunità nazionali e a quella internazionale»
(Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, 29 giugno 2009, 62).
Nell’agenda internazionale trovano posto frequenti dibattiti
sull’opportunità, sui metodi e sulle normative per affrontare il fenomeno delle
migrazioni. Vi sono organismi e istituzioni, a livello internazionale,
nazionale e locale, che mettono il loro lavoro e le loro energie al servizio di
quanti cercano con l’emigrazione una vita migliore. Nonostante i loro generosi
e lodevoli sforzi, è necessaria un’azione più incisiva ed efficace, che si
avvalga di una rete universale di collaborazione, fondata sulla tutela della
dignità e della centralità di ogni persona umana. In tal modo, sarà più
incisiva la lotta contro il vergognoso e criminale traffico di esseri umani,
contro la violazione dei diritti fondamentali, contro tutte le forme di
violenza, di sopraffazione e di riduzione in schiavitù. Lavorare insieme, però,
richiede reciprocità e sinergia, con disponibilità e fiducia, ben sapendo che
«nessun Paese può affrontare da solo le difficoltà connesse a questo fenomeno,
che è così ampio da interessare ormai tutti i Continenti nel duplice movimento
di immigrazione e di emigrazione»
(Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2014).
Alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la
globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le
condizioni dei migranti. Nel medesimo tempo, occorre intensificare gli sforzi
per creare le condizioni atte a garantire una progressiva diminuzione delle
ragioni che spingono interi popoli a lasciare la loro terra natale a motivo di
guerre e carestie, spesso l’una causa delle altre.
Alla solidarietà verso i migranti ed i rifugiati occorre unire il
coraggio e la creatività necessarie a sviluppare a livello mondiale un ordine
economico-finanziario più giusto ed equo insieme ad un accresciuto impegno in
favore della pace, condizione indispensabile di ogni autentico progresso.
Cari migranti e rifugiati! Voi avete un posto speciale nel cuore della
Chiesa, e la aiutate ad allargare le dimensioni del suo cuore per manifestare
la sua maternità verso l’intera famiglia umana. Non perdete la vostra fiducia e
la vostra speranza! Pensiamo alla santa Famiglia esule in Egitto: come nel
cuore materno della Vergine Maria e in quello premuroso di san Giuseppe si è
conservata la fiducia che Dio mai abbandona, così in voi non manchi la medesima
fiducia nel Signore. Vi affido alla loro protezione e a tutti imparto di cuore
la Benedizione Apostolica
Nessun commento:
Posta un commento