venerdì 30 gennaio 2015

DIARIO DELLA 
DIVINA MISERICORDIA 
DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA


RIASSUNTO DEL CATECHISMO DEI VOTI RELIGIOSI.
D. Che cos'è il voto?
R. È una promessa volontaria fatta a Dio di eseguire un'azione più perfetta
D. E da ritenere obbligatorio un voto in materia già prescritta da un comandamento?
R. Sì. L'esecuzione di un'azione in cose prescritte da un comandamento
ha doppio valore e merito, ma la sua omissione è una doppia trasgressione
e cattiveria, poiché se s'infrange il voto, al peccato contro il comandamento
si aggiunge il peccato di sacrilegio.
D. Perché i voti religiosi hanno un valore così grande?
R.Perché costituiscono il fondamento della vita religiosa, approvata dalla
Chiesa, in cui i membri, uniti in una comunità religiosa, s'impegnano a
tendere incessantemente alla perfezione, per mezzo dei tre voti religiosi
di povertà, castità e obbedienza, emessi secondo le regole.
D. Che cosa significa tendere alla perfezione?
R. Tendere alla perfezione significa che lo stato religioso in sé non solo
esige che venga raggiunta la perfezione, ma obbliga sotto pena di peccato
ad un impegno quotidiano per la sua conquista.
E pertanto il religioso che non intende giungere alla perfezione trascura
il principale dovere del proprio stato.
D. Che cosa sono i voti religiosi solenni?
R. I voti religiosi solenni sono così vincolanti
che, in casi eccezionali, solo il Santo Padre può dispensare da essi.
D. Che cosa sono i voti semplici?
R. Sono voti meno vincolanti; dai perpetui e dagli annuali dispensa la Santa Sede.
D. Qual è la differenza fra il voto e la virtù?
R. il voto comprende soltanto ciò che è prescritto sotto pena di
peccato; la virtù invece tende più verso l'alto e facilita l'osservanza del
voto, e al contrario, infrangendo il voto, si vien meno anche alla virtù e la
si ferisce.
D. Che obblighi impongono i voti religiosi?
R. I voti religiosi impongono l'obbligo di impegnarsi per il conseguimento delle virtù e
della totale sottomissione ai Superiori ed alle Regole, in base alla quale si
consegna la propria persona a vantaggio dell'ordine, rinunciando a tutti i
diritti su di essa e sulle sue attività, che dedica al servizio di Dio.
IL VOTO DI POVERTA’. Il voto di povertà è una rinuncia volontaria al
diritto di proprietà od al suo uso, per amore del Signore.
D. Quali oggetti riguarda il voto di povertà?
R. Tutti i beni ed oggetti che appartengono alla Congregazione.
Su ciò che abbiamo consegnato, cose o denaro, dopo la loro accettazione,
non si ha più alcun diritto. Tutte le regalie od i doni
che talvolta si possono ricevere a titolo di riconoscenza od altro, per
diritto appartengono alla Congregazione. Ogni entrata per lavoro od
anche le rendite, non possono essere usate senza violare il voto.
D. Quando s'infrange o si viola il voto in ciò che riguarda il settimo
comandamento?
R. S'infrange quando, senza permesso, si prende per sé
o per qualcun altro una cosa che appartiene alla casa. Quando senza
permesso si trattiene presso di sé qualche cosa al fine di
impossessarsene. Quando senza autorizzazione si vende o si cambia
qualche cosa di proprietà della Congregazione. Quando una data cosa la
si usa per uno scopo diverso da quello al quale l'aveva destinata il
superiore. Quando in genere si dà qualche cosa o la si prende senza
permesso. Quando per negligenza si rovina o si guasta qualche cosa.
Quando trasferendosi da una casa ad un'altra si porta via qualche cosa
senza permesso. Nei casi in cui s'infranga il voto di povertà, il religioso è
tenuto egualmente alla restituzione nei confronti della Congregazione.
LA VIRTÙ DELLA POVERTÀ. È la virtù evangelica che impegna il
cuore a distaccarsi dall'affetto per i beni temporali, cosa alla quale il
religioso è strettamente tenuto in virtù della professione.
D. Quando si pecca contro la virtù della povertà?
R. Quando si desiderano cose contrarie a tale virtù.
Quando ci si attacca a qualche oggetto, quando si fa
uso di cose superflue.
D. Quanti e quali sono i gradi della povertà?
R. In pratica nella professione religiosa i gradi della povertà sono quattro. Non
disporre di nulla senza dipendere dai superiori (stretta materia del voto).
Evitare il superfluo, accontentarsi delle cose necessarie (costituisce
virtù). Propendere volentieri per le cose più vili e ciò con soddisfazione
interiore - come la cella, l'abbigliamento, il vitto, ecc. Gioire
dell'indigenza.
IL VOTO DI CASTITÀ.
D. A che cosa obbliga questo voto?
R. A rinunciare al matrimonio e ad evitare tutto ciò che è proibito dal sesto e
dal nono comandamento.
D. La mancanza contro la virtù è una violazione del voto?
R. Ogni mancanza contro la virtù è contemporaneamente una violazione del voto,
perché qui non c'è differenza fra il voto e la virtù, come invece per la povertà e l'obbedienza.
D. Ogni pensiero cattivo è peccato?
R. Non ogni pensiero cattivo è peccato, ma lo diviene quando alla riflessione
dell'intelletto si unisce il compiacimento della volontà ed il consenso.
D. Oltre ai peccati contrari alla castità, c'è qualche cosa, che arreca danno alla virtù?
R. Arrecano danno alla virtù la libertà dei sensi, la libertà della fantasia e la libertà dei
sentimenti, la familiarità e le amicizie troppo tenere.
D. Quali sono i sistemi per conservare la virtù?
R. Vincere le tentazioni interiori con la presenza di Dio ed inoltre lottando senza paura. Le tentazioni esterne invece, col fuggire le occasioni. In genere sono sette i metodi principali. Il
primo è la custodia dei sensi, poi la fuga delle occasioni, evitare l'ozio,
allontanare sollecitamente le tentazioni, evitare qualsiasi amicizia
specialmente quelle particolari, coltivare lo spirito di mortificazione,
rivelare le tentazioni al confessore. Ci sono inoltre cinque mezzi per
conservare la virtù: l'umiltà, lo spirito di preghiera, l'osservanza della
modestia, la fedeltà alla regola, una sincera devozione alla SS.ma Vergine
Maria.
IL VOTO DELL'OBBEDIENZA.
Il voto dell'obbedienza è superiore ai primi due, dato che esso in realtà costituisce un'offerta totale, un olocausto, ed è il più necessario perché forma e mantiene in vita tutta la
struttura religiosa.
D. A che cosa obbliga il voto di obbedienza?
R. Il religioso col voto di obbedienza s'impegna davanti a Dio ad ubbidire al
legittimi superiori, in tutto ciò che gli comanderanno in forza della
regola. Il voto di obbedienza rende il religioso soggetto al superiore in
virtù della regola per tutta la vita e in tutte le questioni. Il religioso
commette peccato grave contro il voto, ogni volta che non ubbidisce ad
un ordine dato in virtù dell'obbedienza o della regola.
LA VIRTU’ DELL'OBBEDIENZA.
La virtù dell'obbedienza arriva più in alto del voto, comprende la regola,
le disposizioni e anche i consigli dei superiori.
D. La virtù dell'obbedienza è necessaria al religioso?
R. La virtù dell'obbedienza è così necessaria al religioso che, anche se agisse
positivamente andando contro l'obbedienza, le sue azioni diverrebbero
cattive o senza merito.
D. Si può peccare gravemente contro la virtù dell'obbedienza?
R. Si pecca gravemente quando si disprezza l'autorità o
l'ordine del superiore. Quando dalla disobbedienza deriva un danno
spirituale o materiale alla Congregazione.
D. Quali mancanze mettono in pericolo il voto?
R. I preconcetti e l'antipatia verso il superiore, la mormorazione e le critiche;
l'infingardaggine e la trascuratezza.
I GRADI DELL'OBBEDIENZA.
Esecuzione sollecita e totale.
Obbedienza della volontà, quando la volontà induce l'intelletto a
sottomettersi all'opinione del superiore.
Sant'Ignazio dà tre metodi che facilitano l'obbedienza:
Vedere sempre Iddio nel superiore, chiunque egli sia.
Giustificare dentro di sé l'ordine o l'opinione del superiore.
Accettare ogni ordine come se venisse dal Signore, senza discutere e senza pensarci
su. Il mezzo generale poi è l'umiltà. Niente è difficile per l'umile.
Signore mio, infiamma il mio amore per Te, affinché fra le tempeste, le sofferenze
e le prove, il mio spirito non venga meno. Vedi quanto sono debole.

L'amore può tutto.

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