DIARIO DELLA
Wilno, 2.VIII.1934. Venerdì, dopo la S. Comunione, venni trasportata
in ispirito davanti al trono di Dio. Davanti al trono di Dio vidi le
Potenze
celesti, che adorano Dio incessantemente. Al di là del trono vidi uno
splendore inaccessibile alle creature; vi entra soltanto il Verbo
Incarnato,
come Mediatore. Quando Gesù penetrò in quello splendore, sentii queste
parole: “Scrivi subito quello che
ascolti: sono il Signore nella
Mia Essenza e non
conosco imposizioni né bisogni. Se chiamo
delle creature
alla vita, questo è per l'abisso della Mia
Misericordia”. In quello stesso momento mi vidi nella nostra cappella
come prima, nel mio inginocchiatoio; la S. Messa era terminata; queste
parole le trovai già scritte. Allorché vidi quanto il mio confessore doveva
soffrire a causa di quest'opera, che Iddio suo tramite sta mandando
avanti, mi spaventai per un momento e dissi al Signore: Gesù, dopotutto
quest'impresa è Tua e perché ti comporti così con lui, sembra quasi che
gliela ostacoli, mentre esigi che la attui? “Scrivi che giorno e notte il
Mio sguardo
riposa su di lui e che permetto queste contrarietà
per aumentare i
suoi meriti. Io do la ricompensa non per il
risultato
positivo, ma per la pazienza e la fatica sopportata per
Me ».
Wilno, 26.X.1934.
Venerdì, mentre dall'orto andavo a cena con le
educande, erano le sei meno dieci, vidi Gesù sulla nostra cappella, con lo
stesso aspetto di quando L'avevo visto la prima volta: così come è dipinto
in questa immagine. I due raggi, che uscivano dal Cuore di Gesù,
coprirono la nostra cappella e l'infermeria e poi tutta la città e si
estesero
sul mondo intero. Ciò durò forse circa quattro minuti e poi scomparve.
Anche una delle figliole, che era assieme a me un po’ dietro
alle altre, vide
quei raggi, ma non vide Gesù e non vide da dove uscivano i raggi. Rimase
molto impressionata e lo raccontò alle altre ragazze. Le ragazze
cominciarono a ridere di lei dicendole che le era sembrato di vedere
qualcosa e forse era una luce proveniente da un aereo, ma essa rimase
saldamente ferma sulla propria opinione e disse che mai in vita
sua aveva
visto raggi di quel genere. Dato che le ragazze le obiettarono anche che
forse quello era un riflettore, essa allora rispose che conosceva la luce
dei
riflettori. « Raggi così non ne avevo visti mai ». Quella ragazza dopo cena
si rivolse a me e mi disse che quei raggi l'avevano talmente
impressionata, che non riusciva a darsi pace: « Continuamente ne avrei
parlato »; eppure non aveva visto Gesù. E mi ricordava continuamente
quei raggi, mettendomi così in un certo imbarazzo, dato che non potevo
dirle di aver visto Gesù. Pregai per questa cara anima, perché il Signore
le
concedesse le grazie di cui aveva tanto bisogno. Il mio cuore si rallegrò,
perché Gesù stesso si fa conoscere nella Sua opera. Benché abbia avuto
per questo motivo grandi dispiaceri, tuttavia per Gesù si può sopportare
tutto. Quando andai all'adorazione, sentii la vicinanza di Dio. Dopo un
momento vidi Gesù e Maria. Quella visione riempì la mia anima di gioia e
chiesi al Signore: Quale è, Gesù, la Tua volontà in questa questione, sulla
quale il confessore mi ordina di interpellarTi? Gesù mi rispose: « E Mia
volontà che stia
qui e che non si licenzi ». E domandai a Gesù
se
andava bene la scritta: « Cristo, Re di Misericordia ».
Gesù mi rispose: «Sono Re di
Misericordia », e non disse: « Cristo ».
« Desidero che questa immagine venga esposta al pubblico la prima
domenica dopo Pasqua. Tale domenica è la festa della Misericordia.
« Desidero che questa immagine venga esposta al pubblico la prima
domenica dopo Pasqua. Tale domenica è la festa della Misericordia.
Attraverso il
Verbo Incarnato faccio conoscere l'abisso della
Mia Misericordia
». Avvenne in modo mirabile! Come il Signore aveva
chiesto, il primo tributo di venerazione per questa immagine da parte
della folla ebbe luogo una prima domenica dopo Pasqua. Per tre giorni
quest'immagine fu esposta al pubblico e fu oggetto della pubblica
venerazione. Era stata sistemata ad Ostra Brama su di una finestra in
alto, per questo era visibile da molto lontano. Ad Ostra Brama venne
celebrato un triduo solenne a chiusura del Giubileo della Redenzione del
Mondo, per il 19° centenario della Passione del Salvatore. Ora vedo che
l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia
richiesta dal Signore. Un certo giorno vidi interiormente quanto dovrà
soffrire il mio confessore. Gli amici ti abbandoneranno e tutti ti
contrasteranno e le forze fisiche diminuiranno. Ti ho visto come un
grappolo d'uva, scelto dal Signore e gettato sotto il torchio delle
sofferenze. In certi momenti, padre, la tua anima sarà piena di dubbi per
quanto riguarda quest'opera e me. E vidi come se Iddio stesso gli fosse
contrario e domandai al Signore perché si comportasse così con lui, come
se gli rendesse difficile quello che ordina. Ed il
Signore disse: « Mi
comporto così con
lui, per far comprendere che quest'opera è
Mia. Digli che
non abbia paura di nulla. Il Mio sguardo è
rivolto giorno e
notte su di lui. Nella sua corona ci saranno
tante corone
quante sono le anime che si salveranno tramite
quest'opera. Io
do il premio per le sofferenze, non per il buon
esito nel lavoro
». O mio Gesù, Tu solo sai quante persecuzioni sto
sopportando per il fatto che Ti sono fedele e che mi attengo decisamente
alle Tue richieste. Tu sei la mia forza; sostienimi, affinché possa sempre
fedelmente adempiere tutto quello che richiedi da me. Io da sola non
sono capace di nulla, ma se Tu mi sostieni, tutte le difficoltà non contano
niente. O Signore, vedo bene che la mia vita, dal primo momento in cui la
mia anima ricevette la capacità di conoscerTi, è una lotta incessante e
sempre più accanita. Ogni mattina durante la meditazione mi preparo
alla lotta per tutto il giorno e la S. Comunione mi dà la sicurezza che
vincerò e così avviene. Ho paura di quel giorno in cui non ho la S.
Comunione. Questo Pane dei Forti mi dà ogni energia per portare avanti
quest'opera ed ho il coraggio di eseguire tutto quello che richiede il
Signore. Il coraggio e l'energia, che sono dentro di me, non sono miei, ma
di Chi abita in me: l'Eucaristia. O Gesù mio, quanto sono grandi le
incomprensioni! Talvolta, se non ci fosse l'Eucaristia, non avrei il
coraggio di proseguire sulla strada che mi hai indicato. L'umiliazione è il
mio cibo quotidiano. È logico che la promessa sposa si adorni con ciò che
interessa al suo promesso Sposo, perciò la veste dello scherno che ha
coperto Lui, deve coprire anche me. Nei momenti in cui soffro molto,
cerco di tacere poiché non mi fido della lingua, che in quei momenti è
propensa a parlare di sé, ed invece deve servirmi per lodare Iddio per i
tanti benefici e doni che mi ha elargito. Quando ricevo Gesù nella S.
Comunione Lo prego ardentemente perché si degni di guarire la mia
lingua, in modo che con essa non offenda né Iddio, né il prossimo.
Desidero che la mia lingua lodi Dio incessantemente. Grandi colpe si
commettono con la lingua. Un'anima non può giungere alla santità, se
non tiene a freno la propria lingua.
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